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Referendum sull'acqua: le ragioni del No

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2011 13:40
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05/06/2011 18:39
 
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Io nella filantropia non ho mai creduto, né in quella dei privati né in quella dello stato sociale.
Non ho mai creduto nemmeno alle posizioni fideistiche, del tipo che votando Si ci si schiera contro la speculazione sui beni comuni. Nel referendum di domenica prossima non si vota pro o contro la speculazione. Giusto per ripetere il concetto, la proprietà dell'acqua rimane pubblica in ogni caso, essa è stata affermata in una legge del 1994, la legge Galli, e ribadita dalla legge Napolitano Vigneri. Quello su cui si vota è la GESTIONE dell'acqua.
La legge Ronchi prevede che la gestione dei sistemi idrici sia affidata tramite una gara pubblica a cui possono partecipare ANCHE i soggetti privati, in alternativa prevede che le municipalizzate possono continuare nella gestione ma con l'obbligo di trovare un partner industriale, da individuare sempre tramite gara ad evidenza pubblica, fondando società miste in cui i comuni potranno detenere al massimo il 60% del capitale sociale. Questa è la materia del contendere.

Si tratta di una legislazione che si adegua non solo alle normative europee, ma alla strada scelta dai paesi più avanzati in tema di implementazione dell'offerta dei servizi pubblici.
Se davanti a questo mi si dice che si preferisce che sia lo stato ad occuparsi anche della gestione, io posso non essere d'accordo, ma quando si aggiunge che però deve essere uno stato diverso da quello che è ed è sempre stato, allora non riesco più nemmeno a capire.
Specialmente quando si tratta di uno stato come il nostro dove nelle aziende pubbliche è lottizzata anche l'assunzione del vice aiutante parcheggiatore.
Dare allo stato la gestione e la regolazione significa favorire il conflitto di interessi che in altri settori tanto denunciamo e consegnarci mani e spiedi alla spirale perversa delle lottizzazioni, con la nomina del dirigente amico che poi fa assumere tutta la famiglia del politico che l'ha nominato e poi affida l'appalto truccato all'imprenditore che è amico del politico di riferimento e che per farselo assegnare paga la tangente ecc.... mentre i conti dell'azienda vanno allo sfascio e per aggiustarli si ricorre alla tasca di pantalone, cioè lo stato, che i soldi li prende dai soliti noti, con l'aumento della spesa pubblica che comporta l'aumento della pressione fiscale, l'unica classifica che ormai il nostro paese scala in europa.

Il secondo problema è quello delle tariffe. Per come è prospettata la disposizione normativa, anche io ho dei dubbi e temo che possa nascondere una forma di rendita. Resta indubitabile però che portare l'acqua nelle case( e penso alle migliaia di persone che in regioni come la sicilia il bene pubblico ancora non lo hanno) ha un costo enorme e non è mai gratis.
Secondo una stima di federutility la manutenzione dei nostri sistemi idrici(che perdono il 37% del carico, una indecenza) costerà 64 miliardi di euro. Escludendo che questi soldi li tiri fuori la divina provvidenza, da qualche porta bisognerà trovarli. Dunque chi paga?
Le strade sono due: o la tariffa copre tutti o gran parte dei costi, o si va a carico della fiscalità generale, in ogni caso non è gratis niente. Ora in un paese come l'Italia dove solo il 2% dei contribuenti dichiara di guadagnare più di 70.000 euro e dove denunciamo sempre il fatto che c'è una gigantesca evasione fiscale, siamo sicuri che la scelta di pagare con la fiscalità generale sia la più socialmente giusta? O invece è quella che favorisce la possibilità per i furbi di sottrarsi alla partecipazione dei costi?


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