| | | | Post: 392 Post: 392 | Utente Senior | | OFFLINE | |
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05/06/2011 17:36 | |
Legittima l'opinione postata da Trixam perchè, credo, da lui condivisa. Legittimo l'articolo di Stagnaro: anche lui in fondo cerca una soluzione terza tra opposte tendenze (tutto al pubblico o tutto ai privati), in nome degli investimenti e dell'efficienza della gestione e avverte che non bisogna essere semplicistici di fronte a questioni complesse. Il nodo è la regolazione. Personalmente ritengo che i beni relativi a servizi di interesse generale (ci metto anche la formazione scolastica e universitaria e la tutela della salute, nonché linee almeno essenziali di traporto e impianti telefonici e telematici di base; si potrebbe invece privatizzare del tutto la radiotelevisione, salvo un canale snello di servizio)debbano essere in linea di principio pubblici e che il pubblico debba gestire secondo queste direttive: far pagare di più chi può, ma di meno o nulla a chi non può, secondo controlli rigorosi e sanzioni a chi imbroglia (il sevizio deve essere universale), amministrare bene soldi di tutti (nessuna lottizzazione partitica: prevedere anche gestioni a controllo popolare, con rappresentanti di utenti e consumatori eletti nei consigli di amministrazione ed eventualmente revocabili in sede di verifica periodica sul raggiungimento degli obiettivi), mantenere efficienti gli impianti. Un pubblico (meglio: un collettivo, anche sulla base dell'art. 43 comma, Cost., nella parte - moderna, ma mai attivata - della gestione da parte di comunità di utenti...) efficiente, non certo sprecoe, clientelare e speculativo. Utopia? Fore, ma non meno di quella di chi crede alla favola del filantropismo privato...
Voterò perciò con convinzione sì, come negli altri referendum, su tutti i quali spero che si raggiunga il quorum, ma consapevole che la battaglia è solo all'inizio. Un sì bloccherebbe la legittimazione della speculazione sui beni comuni, poi c'è da costruire l'efficiente gestione sotto (ribadisco) controllo collettivo |