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Percolato nel sottosuolo della discarica Chiaiano, l'ombra della camorra

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2011 20:19
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21/03/2011 20:19
 
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NAPOLI - I magistrati vogliono vederci chiaro sulla discarica di Chiaiano. E in particolare sulle aziende che vi lavorano sospettate, secondo i pm, di legami con la camorra. Sulla scorta di tali motivazioni stamane i carabinieri del Noe stanno perquisendo la discarica situata alla periferia nord di Napoli (che tra l'altro chiuderà a maggio), nell’ambito di un’inchiesta della Dda su presunte infiltrazioni della criminalità nella gestione dell’impianto e presunte irregolarità nell’assegnazione degli appalti.
Undici gli avvisi di garanzia emessi dal procuratore, Giovandomenico Lepore, e dai sostituti Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio. Secondo l’accusa i clan avrebbero condizionato la gestione degli appalti, in particolare quello per la fornitura di argilla; tra gli indagati vi sarebbero dirigenti della società che gestisce l’impianto.

ARGILLA «ABUSIVA» - Agli indagati vengono contestati i reati di traffico di rifiuti e frode in pubbliche forniture. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Noe, quando si decise di allestire una discarica nella cava prima adibita a poligono di tiro venne usato materiale di qualità scadente per impermeabilizzare il suolo: in particolare si fece uso di argilla estratta abusivamente nel Salernitano. Il risultato fu che il suolo è rimasto permeabile e il percolato è finito nel sottosuolo. Nel corso dell’operazione, i militari hanno sequestrato un’altra discarica di 15.000 metri quadri a Giugliano di proprietà della famiglia Carandente, ritenuta vicina al clan Mallardo. Anche da questo impianto sarebbe stato preso materiale per allestire la discarica di Chiaiano.

LA IBI - L’inchiesta verte in particolare sulla società Ibi, che gestisce il sito oltre ad altri impianti in Campania e a quello di Bellolampo a Palermo, e sulla Edil Car, controllata dalla famiglia Carandente, che ha ottenuto il subappalto. L’ipotesi della procura è che attraverso queste due società (la prima già destinataria di un’interdittiva antimafia) i clan camorristici Mallardo e Zagaria controllassero lo sversamento dei rifiuti e i relativi appalti. Agli atti dell’inchiesta ci sono le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui l’ex imprenditore del settore dei rifiuti Gaetano Vassallo.

IL COMITATO: FERMATE I CONFERIMENTI - I comitati attivi a Chiaiano e Marano chiedono a gran voce il sequestro dell'immondezzaio. «Lo Stato per poter aprire la discarica di Chiaiano è sceso a patti con i poteri criminali, e questa inchiesta è la riprova delle denuncie da noi fatte in questi anni – commentano Antonio Musella ed Egidio Giordano portavoce dei comitati e della Rete Commons - Siamo davanti ad un disastro che viene fuori con grande ritardo: il 16 maggio infatti è prevista la chiusura della discarica. Siamo stanchi di registrare continuamente le nostre ragioni che vengono supportate sempre più dalle inchieste giudiziarie. Bisogna mettere una parola fine alla vicenda di Chiaiano ed adoperarsi da subito per la bonifica dell’intera zona. È assurdo che la magistratura non abbia sequestrato la discarica: è come sostenere che un palazzo sia costruito con materiale scadente, ed una volta accertato il fatto si lasci costruire lo stesso senza scongiurare un disastro ulteriore». Pertanto reclamano il sequestro della discarica, «e vogliamo capire dal procuratore capo Lepore per quale motivo non venga emesso un provvedimento che potrebbe almeno scongiurare altri disastri». Inoltre, gli attivisti reclamano chiedono che la SapNa blocchi immediatamente il conferimento a Chiaiano «e che si metta una parola fine ad un ciclo dei rifiuti fondato su discariche ed inceneritori ed un intreccio permanente tra politica e malaffare».

LEGAMBIENTE: «DOVEVA ESSERE LA PIU' SICURA D'EUROPA» - Anche Legambiente Campania va giù duro: «Un'inchiesta che ancora una volta mira la fiducia dei cittadini nello Stato e la sua credibilità. Dov'era - si chiede il presidente Michele Buonomo - chi doveva controllare quella che era stata spacciata come la discarica più sicura dell'emergenza? E sull'assenza e le mancanze dello Stato che la camorra fa affari d'oro, una holding di colletti bianchi, servizi deviati, imprenditori conniventi, criminali che da decenni ha decretato quell'area fino al giuglianese come “piano regolatore della camorra” dei rifiuti».





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