Ho visto solo una parte della trasmissione e un pezzo ripescato da you tube.
Mi ha lasciato piuttosto indifferente, nel senso che mi sembrava tutto già visto e già sentito.
Benigni ha fatto qualche bella battuta ma in generale il suo è stato un compitino antiberlusconiano non degno del suo talento, non è più graffiante come un tempo, diciamo che da quando ha vinto l'oscar si è imborghesito e infatti i suoi ultimi film mi sono sembrati delle patacche.
Se non fosse stato per il pubblico coreano che applaudiva a comando, sarebbe stata una scena imbarazzante.
Saviano mi è sembrato meno efficace di altre volte, il suo racconto sembrava meno spontaneo, più macchinoso, strangolato dalla necessità di avere forma bipartisan e contenuti antiberlusciani per compiacere la sinistra intellettuale che negli ultimi tempi lo aveva visto con sospetto dopo l'intervista a Panorama(un giornale del sultano, che scandalo!) in cui dichiarava la sua simpatia per scrittori di destra e un'altra in cui si era addirittura permesso di dire che Israele è una democrazia e non uno stato nazista. Una cosa che per i papaveri rossi è stato un vero orrore!
In generale mi è sembrato un programma tipico della tv italiana che è sempre concentrata sul suo ombelico, provinciale e gretta, come il paese che la guarda.
Una tv che si prende maledettamente sul serio e crea un proprio universo-mondo in cui pretende di rinchiudere la realtà stritolandola in una lotta di potere mediatico tra oligarchie pseudoculturali. Prendiamo il tema dei finanziamenti alla cultura.
Possibile che uno come Saviano, che è uno dei pochi che riesce a vivere dei proventi delle proprie opere, non abbia pensato per un solo attimo di dire: “ok, il governo taglia i fondi, ma noi del mondo della cultura prima di andare in piazza non dovremmo farci un esame di coscienza”?
Prendiamo la lista dei film finanziati con soldi pubblici nell'ultimo anno, quanti sono stati i film di qualità? Davvero l'Italia non avrebbe potuto sopravvivere senza Marocco Last Minute, che è costato alle tasche del contribuente 2 milioni di euro e ne ha incassati 300.000?
La corte dei conti nella sua relazione del 2004 ha definito il sistema dei finanziamenti al cinema un “colossale ruberia”, forse che forse che la corte è berlusconiana?
In Francia i fondi al cinema sono il quintuplo dell'Italia,, ma il 90% dei film finanziati riesce a restituire allo stato il contributo e a produrre guadagno, autoalimentando una catena di solidarietà ed efficienza che negli ultimi dieci anni ha prodotto capolavori come Amelie e La classe. Perché non diciamo sinceramente che la parola cultura in bocca a certi figuri nasconde semplicemente una corporazione parassitaria che vive di sussidi pubblici senza produrre nulla?
E perchè il contribuente dovrebbe mantenere questi priviliegiati?
Nel 2002 Harold Pinter, uno dei più grandi commediografi inglesi premio nobel nel 2005, fece una intervista alla BBC in cui disse: “Odio la Tatcher, ma devo ammettere che è grazie a lei che ho riscoperto il mio lavoro. Noi scrittori a furia di ricevere contributi eravamo diventati dei funzionari pubblici annoiati che si erano dimenticati dei loro padroni: i lettori”.
Ecco forse se Saviano avesse detto una cosa così, avrebbe suscitato un vespaio di polemiche da cui sarebbe nato un vero dibattito in grado di produrre qualche idea utile.
Ma questa è la differenza tra un intellettuale come Pinter che parlava alla BBC, cioè una televisione pubblica che nel suo statuto dice chiaro che è al servizio del popolo britannico; e uno come Saviano che parlava dalla Rai che è al servizio delle oligarchie partitiche.
Ma alla fine che importa?
Non ho dubbi che in questi giorni sarà presentato il solito emendamento alla finanziaria da una manina occulta, i soldi per i cinematografari d'assalto torneranno, gli “artisti” torneranno nei loro teatri vuoti e l'Italia seguirà il suo solito andazzo di paese pecorone strutturalmente inadatto alla crescita delle idee che sono le uniche che fanno crescere la democrazia. Devo dire che mi fanno un po' sorridere quelli che sostengono che questo sia un programma di cultura, programmi come questo, che sono le punte avanzate della tv, sono la dimostrazione di come l'Italia sia un paese culturalmente sterile.
Saviano poveretto continuerà nel suo limbo, metà autore pop pubblicato dalla mondadori e metà cooptato nella casta culturale della sinistra madamin da ancien régime.
Quello che non capisco di Saviano è se si presti volontariamente al gioco mordendo il freno della sua coscienza, nel qual caso sarebbe un atto di viltà da parte sua; o se invece lui sia davvero così, un bravo narratore di superficialità, uno che deve colpirti al cuore perché al cervello non ci sa arrivare.
Chissà. In questi giorni rileggevo Ignazio Silone e mi veniva quasi da piangere.
Ecco con tutto il rispetto per Saviano e Benigni, credo che per alzare il livello culturale nel nostro paese avremmo bisogno di dieci, cento, mille Silone.
Peccato che la gente come Silone non si possa produrre con un finanziamento pubblico, ma bisogna aspettare che la natura dia il talento.
[Modificato da trixam 10/11/2010 00:07]