border="0"

Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

<b> Brevi massime giurisprudenza 2010 per l'esame di avvocato </b>

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2010 00:50
Email Scheda Utente
Post: 12.532
Post: 9.429
Utente Master
OFFLINE
16/10/2010 00:50
 
Quota

spero possa risultare utile


Va comunque versato l’assegno divorziale anche se la ex è ricca
Cass. Sez. Civ. Sentenza n. 4079/2010
La Cassazione ha chiarito che per determinare la misura dell'assegno di divorzio bisogna tenere conto del tenore di vita avuto durante il matrimonio compiendo una comparazione tra quella che è l'attuale situazione patrimoniale e reddituale del richiedente e quella della famiglia al momento della rottura del rapporto. E' necessario peraltro tenere conto anche di eventuali miglioramenti delle condizioni economiche di chi è tenuto a versare l'assegno che si configurino come dei naturali e prevedibili sviluppi dell'attività svolta durante il matrimonio.
Il lavoratore demansionato merita il risarcimento morale
Cass. Sez. Unite sentenza n. 4063/2010
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno affermato che i danni da demansionamento vanno risarciti infatti nella sentenza si legge:"l'esistenza del demansionamento e' stata accertata dai giudici di merito in base ad una ricostruzione puntuale dei compiti affidati al dipendente dopo la sua assegnazione alla sede della direzione provinciale sino alla cessazione del rapporto per pensionamento". Sarebbe oltretutto emersa la "sostanziale privazione di mansioni" ai danni del lavoratore che, per "caratteristiche, durata, gravità e frustrazione professionale", e' stata esattamente identificata "negli aspetti di vissuta e credibile mortificazione derivanti dalla situazione lavorativa in cui si trovò ad operare".
Il paziente non può essere risarcito se non dimostra che non avrebbe accettato l'intervento se informato
Cass. sez. civ. sentenza n. 2847/2010
La Cassazione ha di recente affermato che nel caso in cui il medico abbia omesso di informare il paziente sui rischi e sulle caratteristiche di un determinato intervento, l'eventuale pretesa risarcitoria da parte del paziente, per danni consistiti nel peggioramento delle sue condizioni di salute, è accoglibile solo nel caso in cui quest'ultimo dimostri che, se fosse stato informato su tali rischi, avrebbe verosimilmente rifiutato di sottoporsi all'intervento stesso. Per la Cassazione, infatti: "per addossare al medico le conseguenze negative dell'intervento, necessario e correttamente eseguito, sarebbe occorso addivenire alla conclusione che la paziente non vi si sarebbe sottoposta se fosse stata adeguatamente informata, non potendosi altrimenti affermare la sussistenza di nesso dì causalità tra la violazione (omessa informazione) e il bene giuridico che si assume leso (la salute)".
Sono esclusi dal fallimento i beni del fondo patrimoniale
Cass. sez. Civ. sentenza n. 1112/2010
Secondo la Cassazione prendendo in considerazione il D. Lgs n. 5 del 2006 che ha modificato l'art. 155 della legge fallimentare, si deve escludere la "confondibilità" di beni destinati a soddisfare esigenze specifiche (come accade nel caso di fondo patrimoniale) con gli altri beni di proprietà dell'imprenditore fallito.
Schiaffeggiare i figli è reato
Cass. sez. pen. sentenza n. 2100/2010
La Cassazione ha stabilito che anche un isolato ceffone ''quando sia vibrato con tale violenza da cagionare pericolo di malattia e' sufficiente a fare avverare l'ipotesi criminosa prevista dall'art. 571 c.p.'' relativa all'abuso dei mezzi di correzione.
Se il lavoratore è imprudente non può essere risarcito dei danni
Cass. sez. civ. sentenza n. 25/2010
La Corte di Cassazione ha stabilito che il lavoratore addetto all'uso di macchinari pericolosi ha il dovere di prestare particolare attenzione poichè un comportamento imprudente potrebbe escludere, in caso di danni, il diritto al risarcimento del danno. Per la Cassazione infatti vale il seguente principio:"con riguardo all’esercizio di attività pericolosa, [...] anche nell’ipotesi in cui l’esercente non abbia adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno, [...] la causa efficiente sopravvenuta, che abbia i requisiti del caso fortuito e sia idonea [...] a causare da sola l’evento, recide il nesso eziologico tra quest’ultimo e l’attività pericolosa, producendo effetti liberatori, e ciò anche quando sia attribuibile al fatto di un terzo o del danneggiato stesso".
E’ maltrattamento in famiglia imporre una fede religiosa
Cass. VI sez. pen. sentenza n. 64/2010
La Cassazione ha sottolineato che "l'imposizione ad altri delle proprie convinzioni religiose" costituisce una "condotta consapevolmente antigiuridica" ed è un comportamento illecito perseguibile a norma dell'art. 572 del codice penale che punisce i maltrattamenti in famiglia con la pena della reclusione da uno a cinque anni.
Per aversi usucapione non basta aver pagato le rate del mutuo
Cass. II sez. civ. sentenza n. 225/2010
La Cassazione ha stabilito che in costanza di matrimonio, il coniuge che voglia far accertare l'avvenuto acquisto per usucapione della metà della casa coniugale di fatto intestata all'altro coniuge, deve dimostrare di aver compiuto atti tali da aver trasformato la "detenzione comune" in un vero e proprio compossesso e, per questo, non è sufficiente dimostrare di aver pagato una parte del mutuo.
Lo sciatore non sempre risponde delle lesioni provocate nell’ incidente sulla pista da sci
Cass. IV sez. pen. sentenza n. 1459/2010
La Corte di Cassazione infatti ha stabilito che chi provoca un incidente sulle piste non è necessariamente responsabile dell'accaduto, perchè se dimostra di essere stato "prudente" può essere assolto anche se ha provocato lesioni a terzi. Per la Corte, infatti, quando uno sciatore rispetta con diligenza le regole dello sport ed e' "prudente", non può considerarsi responsabile in caso di incidenti sulle piste.
Non c’è risarcimento dei danni se il pericolo può essere evitato
Cass. sez. civ. sentenza n. 25772/09
In materia di danno da cose in custodia la Corte di Cassazione ha stabilito che: "il giudizio sulla pericolosità della cosa inerte va fatto in relazione alla sua normale interazione con la realtà circostante". Infatti per la Corte è necessario esaminare se una determinata situazione di oggettivo pericolo costituisca un'insidia non superabile con l'ordinaria diligenza e prudenza, ovvero se sia suscettibile di essere prevista e superata con l'adozione delle normali cautele da parte del danneggiato.
Le operazioni di vendita sono nulle se l’avviso arriva in ritardo
Cass. sez. civ. sentenza n. 22390/09
La Corte di Cassazione ha stabilito che nel giudizio di divisione: “premesso che nella fattispecie il giudice istruttore aveva delegato ad un notaio l’espletamento delle operazioni divisionali e quindi della vendita dell’immobile per cui è causa, ai sensi dell’art. 790 primo comma c.p.c. il suddetto notaio aveva l’obbligo di dare avviso, almeno cinque giorni prima, ai condividenti ed ai creditori intervenuti del luogo, giorno ed ora in cui le operazioni avrebbero avuto inizio; poiché nel presente giudizio tale avviso è stato comunicato tardivamente alla (…), come rilevato dalla sentenza impugnata, e quest’ultima non ha quindi potuto partecipare – come pure era suo diritto quale condividente – alla vendita all’incanto del bene, deve concludersi che tale irregolarità procedurale ha determinato la nullità di tutte le operazioni divisionali inerenti alla vendita dell’immobile”.
Non si è tenuti a prevedere le imprudenze altrui alla guida
Cass. sez. pen. sentenza n. 46741/09
La Corte di Cassazione precisando che sulla strada ci sono ''troppe condotte imprudenti'', ha affermato che non si può pretendere da un automobilista di prevedere anche la condotta indisciplinata altrui. Nella sentenza è spiegato che non solo si arriverebbe a soluzioni irrealistiche ma si ''condurrebbe a risultati non conformi al principio di personalita' della responsabilita', prescrivendo obblighi talvolta inesigibili e votando l'utente della strada al destino del colpevole per definizione o, se si vuole, del capro espiatorio''.
Il medico può rifiutare il ricovero del paziente
Cass. sez. pen. sentenza n. 46152/09
Sul rifiuto del ricovero di un paziente la Cassazione ha evidenziato che la responsabilità penale può esservi soltanto nell'ipotesi in cui "l'urgenza del ricovero sia effettiva e reale per l'esistente pericolo di conseguenze dannose alla salute della persona". Per la Cassazione ''non rientra fra l'omissione di atti d'ufficio un diniego di ricovero ospedaliero caratterizzato per le modalita' inurbane e volgari con cui il medico si e' espresso e non per l'antigiuridicita' richiesta dalla norma che punisce il rifiuto indebito di un atto dell'ufficio che va compiuto senza ritardo''.
Nel contratto di agenzia si può violare sporadicamente il diritto di esclusiva
Cass. sez. civ. sentenza n. 8948/09
La Suprema Corte ha stabilito che nel contratto di agenzia, per stabilire se lo scioglimento del contratto sia avvenuto o meno per un fatto imputabile al preponente o all’agente, tale da impedire la possibilità di prosecuzione anche temporanea del rapporto, può essere utilizzato per analogia il concetto di giusta causa di cui all’art. 2119 c.c., previsto per il lavoro subordinato. La Corte precisa che non sono idonee a concretare giusta causa di recesso la violazione da parte del preponente del diritto di esclusiva avvenuta in modo sporadico e di scarsa incidenza sull’economia complessiva del rapporto.

Le coppie sposate e quelle di fatto sono regolate dalle stesse regole
Cass. I sez. civ. sentenza n. 23411/09
La Corte di Cassazione intervenendo in materia di affido condiviso ha affermato il principio che i figli dei genitori non sposati debbono avere gli stessi diritti rispetto a quelli delle coppie sposate. L'uguaglianza tra il trattamento riservato a coppie sposate quello per le coppie di fatto deve infatti "realizzare il principio della proporzionalità". In particolare con riguardo all’assegno di mantenimento la Corte afferma che: ''il genitore collocatario, essendo piu' ampio il tempo di permanenza del figlio presso di lui, avra' necessita' di gestire, almeno in parte, il contributo al mantenimento da parte dell'altro genitore, dovendo provvedere in misura piu' ampia alle spese correnti e all'acquisto di beni durevoli che non attengono necessariamente alle spese straordinarie (indumenti, libri)''.

Il furto è aggravato anche nei centri commerciali
Cass. V sez. pen. sentenza n. 43452/09
La Corte di Cassazione ha di recente stabilito che un centro commerciale è un po' come la casa perchè vi si "svolge parte delle attivita' della vita privata" della gente. Si tratta delle aggravanti previste dall'art. 624 bis c.p. che punisce "i furti commessi in abitazione o in luogo di privata dimora". La nozione di privata dimora - spiega la Corte - "comprende qualsiasi luogo destinato permanentemente o transitoriamente all'esplicazione della vita privata o delle attivita' lavorative, culturali, professionali".
Anche se si perde la potestà genitoriale si deve continuare a mantenere figli
Cass. sez. civ. sentenza n. 43288/09
Secondo la Corte di Cassazione la perdita della potestà non è affato motivo per esimersi dagli obblighi del mantenimento. "La pronuncia della decadenza dalla potesta' genitoriale lascia inalterati i doveri di assistenza del genitore decaduto, penalmente sanzionati, sicche' il provvedimento non incide sulla responsabilita' penale, e, pertanto, non preclude la commissione del reato di cui all'art. 570 c.p. e non ne fa venire meno la permanenza".
Le coppie di fatto non sono sempre equiparabili a coppie sposate
Cass. sez. pen. sentenza n. 44047/09
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’assimilabilità delle coppie di fatto con le coppie sposate non è cosa automatica. Secondo la Corte: "la convivenza 'more uxorio' non e' sempre e comunque meccanicamente assimilabile al rapporto di coniugio, mancando in essa i caratteri di certezza e di tendenziale stabilita' propri del vincolo coniugale, essendo invece basata sull'affectio quotidiana, liberamente e in ogni istante revocabile".
Se c'è reciproca assistenza è famiglia di fatto
Cass. sez. pen. sentenza n. 40727/09
La Corte di Cassazione ha stabilito che una coppia va considerata come una famiglia se vi è una certa "stabilità del rapporto". Secondo la Cassazione il richiamo alla famiglia contenuto nell’art. 572 c.p. "deve intendersi riferito ogni consorzio di persone fra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti stabili rapporti di assistenza e solidarietà”.
Gli atti della PA sono sempre accessibili se non è imposto il segreto
Cass. VI sez. pen. sentenza n. 39706/09
La Corte di Cassazione ha stabilito che:“occorre (…) ricordare come la legge n. 241/1990 abbia rivoluzionato la disciplina degli atti e dell’accesso agli stessi, sancendo in definitiva il principio che tutto ciò che non è segreto è accessibile. Essa contiene soltanto la regolamentazione del diritto di accesso e non anche di un parallelo obbligo di segretezza, regolando tale diritto unicamente in base all’interesse del richiedente, ovvero alla giustificazione addotta dallo stesso. Con ciò il legislatore ha inteso porre soltanto un freno all’ipotetico proliferare di richieste, che potenzialmente potrebbero paralizzare la Pubblica Amministrazione, esigendo il requisito dell’interesse, quale elemento regolatore del generico principio della completa accessibilità agli atti, restando quest’ultima comprimibile solo attraverso l’imposizione del segreto nei casi previsti dalla legge. E il caso in rassegna non rientra tra le ipotesi di segreto normativamente previste, né risulta che il Sindaco avesse imposto alcun vincolo sugli atti e sulla vicenda di (…)”.
Commette omissione di soccorso il passeggero che scappa dopo l'incidente
Cass. IV sez. pen. sentenza n. 37455/09
La Cassazione ha affermato che anche i passeggeri che si trovano a bordo di un veicolo che ha causato un incidente hanno l'obbligo di prestare soccorso a chi è stato investito. I giudici hanno insistito sul fatto che i passeggeri "si dovevano fermare per verificare se" la donna investita "avesse bisogno di soccorso. E invece si sono allontanati", commettendo l'ipotesi di reato prevista dall'189 Cds. che punisce appunto l' omissione di soccorso
E' responsabile tutta l'equipe per gli errori in sala operatoria
Cass. IV sez. pen sentenza n. 36580/09
La Corte ha ricordato che "nel caso in cui l'attività dell'equipe e' corale, cioè riguarda quelle fasi dell'intervento chirurgico in cui ognuno esercita il controllo del buon andamento di esso, non si può addebitare all'uno l'errore dell'altro e viceversa". Per questo "non e' consentita la delega delle proprie incombenze agli altri componenti poiché ciò vulnererebbe il carattere plurale del controllo che ne accresce l'affidabilità".
La madre separata che non permette gli incontri tra padre e figli commette reato
Cass. Sez. pen. Sentenza n. 34838/09
La Cassazione ha di recente affermato che commettono un reato le madri separate che non favoriscono gli incontri con l'altro genitore. Un comportamento del genere, infatti, spiega la Corte, lungi dal "tutelare l'effettivo interesse" del minore, denota "il proposito di vulnerare l'interesse del marito a frequentare il figlio in costanza di separazione coniugale".
Non si applica la regola del patto commissorio se non c’è obbligo di restituzione del denaro ricevuto dall’alienante
Cass. civ., Sez. II, Sentenza n. 19288/2009
La Cassazione ha affermato che la vendita con patto di riscatto non vale quando la somma versata dall’acquirente non rappresenta il pagamento del prezzo ma l’esecuzione di un mutuo. Un contratto del genere non integra direttamente il patto commissorio vietato dal Codice civile ma rappresenta comunque un mezzo per eludere la norma imperativa ex articolo 2744 Cc e va dunque ritenuto «in frode alla legge» in base all’articolo 1344 c.c.
Va risarcito anche il danno psicologico per le operazione estetiche andate male
Cass. III sez. civ. sentenza n. 18805/09
La Cassazione ha di recente affermato che in caso di interventi di chirurgia estetica, se un ritocco viene eseguito male è possibile ottenere il risarcimento del danno anche per il disagio psicologico che consegue alla presenza di cicatrici deturpanti Con riferimento al caso di specie la Cassazione ha affermato che "la presenza di cicatrici deturpanti non può considerarsi non funzionale allorche' vengano in considerazione l'estetica e la sfera sessuale della persona" e che:"il fatto stesso che si debba ricorrere ad una psicoterapia manifesta la presenza di un turbamento grave" " di cui un giudice non può non tenere conto.
Risponde il Ministero per i danni provocati dallo scuolabus
Cass. Sez. Un. civili sentenza n. 16503/09
Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione hanno stabilito che: :“come noto, in contrapposizione all’art. 2043 c.c., che fa sorgere l’obbligo del risarcimento dalla commissione di un ‘fatto’ doloso o colposo, il successivo art. 2055 considera, ai fini della solidarietà nel risarcimento stesso, il «fatto dannoso», sicché, mentre la prima norma si riferisce all’azione del soggetto che cagiona l’evento, la seconda riguarda la posizione di quello che subisce il danno, ed in cui favore è stabilita la solidarietà. Deriva, da quanto precede, che l’unicità del fatto dannoso richiesta dal ricordato art. 2055 per la legittima predicabilità di una responsabilità solidale tra gli autori dell’illecito deve essere intesa in senso non assoluto, ma relativo al danneggiato, ricorrendo, pertanto, tale forma di responsabilità pur se il fatto dannoso sia derivato da più azioni o omissioni, dolose o colpose, costituenti fatti illeciti distinti, ed anche diversi, semprechè le singole azioni o omissioni abbiano concorso in maniera efficiente alla produzione del danno (…). In altri termini, per il sorgere della responsabilità solidale dei danneggianti l’art. 2055, comma 1, c.c. richiede solo che il fatto dannoso sia imputabile a più persone, ancorché le condotte lesive siano tra loro autonome e pure se diversi siano i titoli di responsabilità di ciascuna di tali persone, anche nel caso in cui siano configurabili titoli di responsabilità contrattuale e extracontrattuale, atteso che l’unicità del fatto dannoso considerata dalla norma suddetta deve essere riferita unicamente al danneggiato e non va intesa come identità delle norme giuridiche da essi violate (…)”

La casa familiare non può essere assegnata se figli si allontanano
Cass. sez. civ. sentenza n. 16802/09
Resta quindi requisito imprescindibile per un provvedimento di questo tipo l'affidamento dei minori o la convivenza con maggiorenni non autosufficienti. Se, quindi, i figli si sono allontanati dalla casa coniugale viene meno la ragione dell'applicazione dell'istituto in questione, che non può neanche trovare giustificazione nella circostanza che il coniuge già affidatario sia comproprietario dell'immobile in questione.
Il risarcimento per l'inerzia del Consiglio dell'Ordine che non emette il provvedimento disciplinare va chiesto al giudice amministrativo
Cass. Sez. Un. civ. sentenza n. 14812/09
Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione hanno pronunciato il seguente principio di diritto “la controversia instaurata dall’avvocato nei confronti del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati (ente pubblico non economico), tendente a conseguire il risarcimento del danno che l’attore assume essere conseguenza del mancato esercizio dell’azione disciplinare nei confronti di suoi colleghi, nonché dell’avvenuto rilascio del parere di congruità sulle parcelle professionali in favore di quei colleghi stessi, è devoluta alla giurisdizione del giudice amministrativo, trattandosi, nel primo caso, della contestazione del mancato esercizio di una funzione pubblica, nel secondo caso dell’impugnazione di un atto soggettivamente ed oggettivamente amministrativo, che non si esaurisce in una mera certificazione della rispondenza del credito alla tariffa professionale, ma implica la valutazione di congruità del quantum”.
L’assegno di divorzio non deve impedire di far fronte alle esigenze primarie di chi lo paga
Cass. sez. civ. sentenza n. 14214/09
La Corte di Cassazione riaffermando che: "l'accertamento del diritto all'assegno di divorzio va effettuato verificando l'adeguatezza dei mezzi economici a disposizione del richiedente a consentirgli il mantenimento di un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio, o che poteva legittimamente e ragionevolmente fondarsi su aspettative maturate nel corso del matrimonio, fissate al momento del divorzio”, nella parte motiva della sentenza ha spiegato che quand'anche in astratto l'ammontare dell'assegno raggiunga importi elevati, bisogna considerare che detto assegno non può finire con l'incidere "sul reddito dell'onerato in misura tale da impedire a quest'ultimo di far fronte alle esigenze di vita di carattere primario".

I vicini vanno risarciti anche se il cane abbia in aperta campagna
Cass. sez. pen. sentenza n. 30747/09
La Cassazione ha stabilito che può essere condannato ai sensi dell’art. 570 c.p. il padre separato che si disinteressa degli aspetti educativi del figlio, sia perchè viene meno agli obblighi di assistenza nei confronti del minore sia perchè si è "disinteressato completamente a tutte le vicende riguardanti il figlio, venendo anche meno al dovere di educazione, che rientra tra gli obblighi di assistenza cui si riferisce l'art. 570 c.p.”.

Non possono essere chiuse le luci del vicino se la costruzione non è utile
Cass. sez. civ. sentenza n. 16841/09
La Corte di Cassazione ha affermato che: "il sacrifico del vicino di tenere luci nel muro è subordinato all'effettiva erezione di una costruzione in appoggio o in aderenza del muro stesso, che però apporti una concreta utilità a chi l'ha costruita: è questa la sola condizione richiesta dall'art. 904 c.c., comma 2, per sacrificare il diritto del vicino di tener le luci nel muro". Con riferimento al caso di specie: "l'edificazione di tale muro, costruito in aderenza della preesistente finestra lucifera, in considerazione tra l'altro della sua eccessiva altezza [...] non era giustificato ai fini della sopraelevazione dell'edificio, nè da ragioni estetiche nè da necessità tecniche o funzionali, in modo tale che la sua costruzione poteva integrare un vera e propria turbativa del possesso della luce".
Pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 09 luglio 2009 le tabelle sui danni da lesione micropermanente
G.U. del 09 luglio 2009
Pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 09 luglio 2009 le tabelle sui danni da lesione micropermanente ai sensi dell'art. 139 dlgs 209 del 2005.

- un punto vale euro 728,16

- l'inabilità passa ora ad euro 42,48.

I datori di lavoro hanno degli obblighi precisi per arginare le morti bianche
Cass. sez. pen. sentenza n. 27819/09
La Cassazione ha affermato che il datore di lavoro, "in quanto titolare della relativa posizione di garanzia", ha "l'obbligo di istruire i lavoratori sui rischi connessi alle attività lavorative svolte" e deve "adottare tutte le opportune misure di sicurezza, la effettiva predisposizione di queste". Ed ancora il datore deve anche garantire "il controllo, continuo ed effettivo, circa la concreta osservanza delle misure predisposte per evitare che esse vengano trascurate o disapplicate". Spetta poi sempre al datore di lavoro "il controllo sul corretto utilizzo, in termini di sicurezza, degli strumenti di lavoro e sul processo stesso di lavorazione".
È appropriazione indebita prelevare profitti dai conti della società
Cass. sez. pen. sentenza n. 26281/09
La Corte di Cassazione ha stabilito che risponde di appropriazione indebita e non di infedeltà patrimoniale (perseguibile solo su querela degli altri soci) il manager di una società che preleva dai conti il profitto di un’operazione commerciale. “In altri termini – prosegue la Corte -, nell’ottica di riferimento dell’art. 2634 c.c. l’atto di disposizione è astrattamente legittimo, seppur in concreto dannoso per la società, raggiungendo un livello di vera e propria illiceità penale solo ove sul piano materiale risulti qualificato da un autonomo e preesistente conflitto di interessi”. Nel caso di specie, ha osservato la Corte, “seppur vi è stato abuso di posizione (elemento – questo – comune tanto all’art. 2634 quanto all’art. 646 aggravato ex art. 61 n. 11 c.p.), è però mancato il soddisfacimento d’un legittimo interesse giuridicamente meritevole di tutela, atteso che quello del ricorrente era un interesse (arricchirsi senza causa con danno per la società) civilisticamente sprovvisto di protezione, oltre che penalmente illecito”.
Nelle obbligazioni pecuniarie non rileva l’attività svolta dal creditore in caso di danno da svalutazione
Cass. II sez. civ. sentenza n. 12828/09
La Suprema Corte ribadisce che la ripartizione dei creditori in categorie, è ormai superata ed il maggior danno da svalutazione può essere dovuto a tutti.
Infatti, il risarcimento del danno si ritiene esistente in via presuntiva ogni volta che, durante la mora, il tasso medio di rendimento netto dei titoli di Stato (con scadenza inferiore o uguale a dodici mesi) sia stato superiore al saggio degli interessi legali. Il creditore può chiedere a titolo di risarcimento una somma superiore a quella che scaturisce dal saggio di rendimento dei titoli di Stato. Ma dovrà provare l’esistenza e l’ammontare del danno, anche se potrà farlo in via presuntiva. Inoltre, quando il creditore è davvero un imprenditore, sarà tenuto a provare di aver fatto ricorso al credito bancario e, dunque, di aver pagato gli interessi passivi, oppure dovrà produrre i bilanci della società per dimostrare la produttività della sua impresa per le somme investite.
E’ concorso in peculato se il sindaco tace gli illeciti degli amministratori
Cass. II sez. pen. sentenza n. 20515/09
La Suprema Corte ha affermato che se il sindaco è a conoscenza di attività distrattive poste in essere da amministratori, deve intervenire per impedirne la realizzazione altrimenti risponde del reato a titolo di concorso omissivo. I sindaci nell’esercizio dei loro poteri di controllo e di vigilanza, hanno il potere-dovere di intervenire tutte le volte in cui gli amministratori della società violino la legge penale.
E' falsa testimonianza se la moglie tace dei maltrattamenti davanti al giudice
Cass. Sez. pen. Sentenza n. 26606/09
La moglie che, innanzi al Giudice, tace dei maltrattamenti del marito per paura di possibili ritorsioni va condannata per falsa testimonianza. Nella sentenza la Suprema Corte riconosce che l'esimente prevista dall'art. 384 c.p. che prevede la non punibilità di ha commesso taluni reati per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell'onore, "non e' limitata ai soli casi di necessita' di salvare i beni della liberta' e dell'onore, ricorrendone le condizioni dello stato di necessita'" anche nei casi di "grave nocumento alla integrita' fisica". Questo perche' "il temuto danno alla incolumita' fisica si riverbera negativamente sulla stessa liberta' morale della persona minacciata".
Non si applica la continuazione nei reati commessi alla guida
Cass. IV Sez. pen. Sentenza n. 25933/09
La Cassazione di recente ha statuito che: “il giudice a quo, ha escluso l’applicabilità dell’81 c.p., applicando distinte sanzioni per ogni violazione, in quanto l’art.8 della l. n. 689 del 1981, richiamato dal ricorrente testualmente, prevede la possibilità di irrogare un’unica sanzione per più violazioni solo se consumate con un’unica condotta (cosiddetto concorso formale) ma non consente affatto l’applicazione dell’istituto della continuazione così come disciplinato dall’art.81 c.p.”. “Nel caso di specie – concludono gli Ermellini - è palese come le violazioni contestate corrispondano a distinte condotte (…), onde ad ognuna di esse deve necessariamente corrispondere un autonomo periodo di sospensione nella patente di giuda che il giudice del merito ha ritenuto di contenere nel minimo edittale o in misura ad esso prossima”.
Il diritto di nascita esiste sempre
Cass. III sez. civ. sentenza n. 10741/09
La Corte di Cassazione ha chiarito come "la mancanza di consenso informato", tale da porre la madre nelle condizioni di poter scegliere per l'interruzione volontaria della gravidanza, "non può dar luogo a risarcimento anche nei confronti del nascituro poi nato con malformazioni, oltre che nei confronti della gestante madre". Il nascituro per la Suprema Corte, non ha "diritto al risarcimento qualora il consenso informato necessitasse ai fini dell'interruzione di gravidanza (e non della mera prescrizione di farmaci), dal momento che non esiste il diritto a non nascere se non sano".





Per leggere gli altri messaggi devi essere iscritto al forum!
Login
Username o Email
Password
Accedi con:

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:49. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com