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I Vescovi al New York Times: “Avevamo segnalato scandali e chiesto a Roma misure drastiche, ma risposero solo con frasi sciocche”

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2010 13:13
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04/07/2010 13:07
 
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La rivolta dei vescovi anglosassoni: tutti in Vaticano sapevano
- I prelati raccontano al New York Times: “Abbiamo segnalato gli scandali e chiesto a Roma misure più drastiche, ci risposero soltanto con frasi sciocche”

- i primi interventi dei vescovi americani e canadesi agli scandali in Louisiana nel 1984 fino a quando “durante un sinodo del 1990» un vescovo canadese chiese contromisure.
A rispondergli fu Ratzinger, spiegando che il vero problema era “il brusco calo nel numero di preti”...


Maurizio Molinari per La Stampa


I vescovi anglosassoni rompono il silenzio sullo scandalo della pedofilia
e chiamano in causa Joseph Ratzinger affidando al New York Times una dettagliata ricostruzione di oltre 20 anni di falliti tentativi di spingere il Vaticano ad adottare misure drastiche anti-abusi.


Sono i vescovi australiani Geoffrey Robinson e Philip Edward Wilson, con l'irlandese Eammon Walsh, a raccontare come le gerarchie ecclesiastiche anglosassoni tentarono invano di convincere il Vaticano a reagire.

L'episodio-chiave avviene nell'aprile 2000 quando 17 vescovi di Australia, Canada, Inghilterra, Galles, Irlanda, Nuova Zelanda, Scozia, Sud Africa, Stati Uniti e Indie Occidentali arrivano in Vaticano per incontrarsi con alti prelati, incluso Ratzinger prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 1981.

«Il messaggio che volevamo recapitare - spiega Walsh, vescovo ausiliario di Dublino - era che se dei singoli preti riuscivano a proteggersi dietro le leggi canoniche per impedire ai vescovi di imporre la disciplina, bisognava trovare un'altra maniera per procedere».

Anche l'australiano Robinson, vescovo ausiliare emerito di Sydney, partecipò a quell'incontro e ricorda che «vennero dette frasi sciocche». «Roma non aveva esperienza di prima mano su cosa avveniva nelle diocesi più colpite» aggiunge, lasciando intendere come forse ciò spiega perché «il Vaticano è così in ritardo» nella lotta contro la pedofilia.

Ad aggiungere un altro tassello è Philip Edward Wilson, arcivescovo di Adelaide, che ricorda «la grande confusione che regnava ovunque» a Roma quando fra gli anni 80-90 i vescovi anglosassoni recapitavano denunce di abusi e richieste pressanti di interventi non solo a Ratzinger ma anche alla Segreteria di Stato, alla Signatura Apostolica, al Consiglio pontificio dei testi legislativi e alle Congregazioni del Clero, dei Vescovi, della Divisa Preghiera, della Disciplina dei Sacramenti e dell'Evangelizzazione dei Popoli.

Come dire, tutti in Vaticano sapevano.
Sulla base delle testimonianze raccolte, il New York Times fa risalire i primi interventi dei vescovi americani e canadesi agli scandali in Louisiana nel 1984 - per il prete molestatore Gilbert Gauthé - e nel Newfoundland - dove le vittime furono i bambini di un orfanotrofio - fino a quando «durante un sinodo del 1990» un vescovo canadese chiese contromisure. A rispondergli fu Ratzinger, spiegando che il vero problema era «il brusco calo nel numero di preti».
Nel 1992 furono i vescovi americani a tornare alla carica ma ancora senza esito.
Si arriva così al 2002 quando i vescovi Usa decidono di agire da soli, adottando l'obbligo di denunciare alle autorità civili i preti pedofili ma il rigetto della Santa Sede è immediato. Sebbene Ratzinger, da Papa, abbia condannato la pedofilia come nessun altro suo predecessore il New York Times conclude che «a c5 anni dall'inizio del papato non è ancora chiaro se vuole dare ascolto ai vescovi che vogliono punire gli abusi».
E tale esitazione si rispecchia nelle passate decisioni di Ratzinger che da quando diventò vescovo a Monaco «è stato parte di una cultura di negazione, ostruzione e resistenza», scrive il giornale. A chiamare in causa l'attuale Papa è anche la ricostruzione di quanto avvenne nel maggio 2001 allorché Giovanni Paolo II gli affidò l'incarico di occuparsi della «disciplina dei preti» e Ratzinger rispose che era una competenza che spettava alla sua Congregazione «dal 1922»: ammettendo dunque di essere stato lui titolare del dossier dalla nomina a prefetto nel 1981.

Scritte offensive rivolte al Papa, in italiano, ma anche frasi in lingua straniera, caratteri in cirillico e numeri, sono state scoperte ieri notte davanti alla porta della Scala Santa, adiacente a piazza San Giovanni, a Roma. Le scritte, in vernice rosso-arancione, sono forse opera di uno straniero, e la gendarmeria vaticana parla di «graffiti di cui non si comprende il significato». Il sindaco Gianni Alemanno ha espresso solidarietà al Papa, e una condanna dell'atto di vandalismo è venuta da tutti gli schieramenti politici.


LA RICOSTRUZIONE:

Joseph Ratzinger viene nominato vescovo di Monaco e 3 mesi dopo cardinale.

Gennaio 1980
Ratzinger manda in terapia il prete Peter Hullerman accusato di molestie, che però poi viene riassegnato a un'altra parrocchia.

Novembre 1981
Ratzinger è nominato prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.

Ottobre 1984
Lo scandalo dei pedofili emerge per la prima volta in America con l'incriminazone del prete Gilbert Gauthé.

Agosto 1989
Mons. Charles Curran è obbligato a dimettersi dall'Università Cattolica per aver criticato Ratzinger.

Aprile 2000
I vescovi anglofoni chiedono a un incontro segreto in Vaticano politiche più aggressive contro gli abusi.

Maggio 2001
Giovanni Paolo II assegna a Ratzinger la giurisdizione sui casi di abusi su minori.

Gennaio 2002
Il caso del prete-molestatore John Geoghan fa esplodere lo scandalo nella Chiesa cattolica Usa.

Giugno 2002
I vescovi Usa si impegnano a denunciare tutti gli abusi alle autorità civili.

Dicembre 2002
Ratzinger accusa i media di «screditare la Chiesa» con le rivelazioni degli abusi.

Gennaio 2004
I cattolici laici Usa avvertono Ratzinger che lo scandalo sta crescendo.

Maggio 2005
Ratzinger eletto Papa.

Aprile 2008
Benedetto XVI incontra privatamente alcune vittime di abusi a Boston ed esprime «profonda vergogna».

Maggio 2010
Il Papa dice che lo scandalo dimostra che i maggiori problemi della Chiesa sono «al suo interno» e invoca «giustizia» e non più solo «perdono».


Fonte: Maurizio Molinari per La Stampa 03-07-2010

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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04/07/2010 13:13
 
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mah, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. Spero di cuore che questo cancro sia estirpato dal nostro mondo, coloro che usano dio soggiogando la gente che crede, per ottenere ricchezza e potere, devono essere distrutti.




~Luca
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