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Cerca di far uccidere la madre dall' amica perche' ha ancora tempo per laurearsi...

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2010 21:55
Email Scheda Utente
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29/06/2010 14:51
 
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Re: Re: Re:
ViTAnUeVa, 28/06/2010 15.53:




la volontaria della croce rossa ha tentato l'omocidio per ottemperare ad un compito assegnatole dall'amica [SM=x43628]




la mia era una battuta ovviamente...certe decisioni non le capirò mai
Email Scheda Utente
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Utente Master
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30/06/2010 18:25
 
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- «Il mio amore è più grande delle accuse»

«Perdono mia figlia che mi voleva
uccidere con la sua amica»

La lettera della madre aggredita



BORDIGHERA (Imperia) — Poche righe, scritte a mano. Con una calligrafia decisa che è l’impronta del temperamento di chi le ha pensate e legate a qualcosa che è più di una speranza: «Io non credo che sia stata Federica. In ogni caso, anche se davvero fosse stata lei a chiedere di fare quello che mi è stato fatto, le sto vicino e la perdono. In questi anni abbiamo vissuto tanti momenti difficili insieme».

Il momento che Paola Berselli sta però vivendo nella sua casa di Bordighera da quando l’amica del cuore di sua figlia ha cercato di ucciderla con un coltello e un batticarne è così difficile da volerlo cancellare. Federica «Kikka» Bellone, la sua secondogenita, una laurea annunciata che esisteva solo nella menzogna raccontata dalla ventiseienne alla madre fino alla vigilia della tesi, è accusata di aver armato la mano di Chiara Cortese Pellin, 28 anni, che giovedì sera l’ha aggredita.
Così lei, poche ore prima dell’udienza per la convalida del fermo della figlia, ha scritto su un foglietto quello che negli ultimi giorni ha ripetuto ai pochi che ha voluto attorno nella sua casa gialla chiusa al mondo come un fortino. L’ha piegato in quattro e l’ha consegnato all’avvocato di Federica perché le facesse sapere che non crede alle accuse che le sono state mosse dall’amica e che in ogni caso il suo amore di mamma è più grande di ogni cosa. Ma quelle poche righe Paola Berselli le ha scritte anche perché la figlia potesse uscire al più presto dal carcere di Genova Pontedecimo. Almeno questa sua ultima speranza si è concretizzata: al termine dell’interrogatorio di garanzia, durante il quale Federica si avvalsa della facoltà di non rispondere, il gip Maria Grazia Leopardi ha accolto la richiesta di arresti domiciliari presentata dall’avvocato Alessandro Moroni perché non c’è rischio di reiterazione di reato.

Federica da ieri è a San Remo, nella casa del nonno e del padre con il quale non aveva più rapporti da quasi vent’anni. La stessa casa dove proprio il genitore, Mauro Vincenzo Bellone, 56 anni, promotore finanziario, ha appena finito di scontare a sua volta i domiciliari in seguito a una condanna per truffa. La sua amica e compagna Chiara, ex bambinaia e volontaria della Croce Rossa, invece, dopo aver confessato il tentato omicidio e aver accusato Federica di essere stata al suo fianco nel pianificare il gesto folle, è ospite di parenti in provincia di Cuneo.

Il legame tra le due ragazze, un rapporto che va oltre l’amicizia e che mamma Paola non approvava, rimane sullo sfondo. Al centro della vicenda sulla quale indagano i carabinieri di Bordighera c’è invece la bugia che Federica ha raccontato in famiglia per giorni, mesi, anni: per venerdì scorso la madre aveva organizzato la festa di laurea della figlia, ma la ragazza, studentessa di Giurisprudenza, da tre anni ormai non dava più esami. Una bugia pesante al punto da essere coperta alla vigilia della falsa laurea con un gesto così estremo? I precedenti, da Stefano Diamante in poi non mancano, ma forse le due ragazze puntavano anche ad ereditare i soldi della donna, figlia a sua volta di una famiglia benestante ed ex dirigente di una società specializzata in forniture alimentari per il settore della ristorazione. Un’ipotesi alla quale però gli investigatori non credono fino in fondo.

Indagano invece sui contatti che Chiara avrebbe avuto con due possibili «sicari» prima di decidere di aggredire in prima persona la mamma di Federica: due giovani residenti in provincia di Varese, uno italiano, l’altro di origini pachistane. A loro la giovane avrebbe dato 32 mila euro, un anticipo di una somma ben più consistente mai intascata dopo il rifiuto dei due di portare a termine il piano omicida. A casa di uno di loro i carabinieri hanno trovato duemila euro in contanti.
Ma anche un’auto comprata di recente forse proprio con il denaro ottenuto. Fonti investigative dicono che la prima a implorare dal carcere il perdono della madre sia stata Federica. Anche in questo caso attraverso un biglietto la cui esistenza è stata però negata dal difensore della ragazza: una richiesta di perdono, del resto, equivarrebbe a un’ammissione di colpa. Di certo ci sono le lacrime della giovane davanti al biglietto della madre, prima e poi durante l’interrogatorio di garanzia: quando l’ha letto s’è commossa.



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30/06/2010 21:55
 
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che gentaglia
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