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Saviano vs Difensori casalesi( e in primis sandokan)

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2010 04:26
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17/06/2010 09:03
 
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LA LETTERA
Sandokan pentiti, il tuo potere è finito
di ROBERTO SAVIANO
ORA che ti hanno arrestato anche il primo figlio, è giunto il tempo di collaborare con la giustizia, Francesco Schiavone. Sandokan ti chiama ormai la stampa, Cicciò o' barbone i paesani, Schiavone Francesco di Nicola, ti presentano i tuoi avvocati. E Nicola, come tuo padre, hai chiamato tuo figlio a cui hai dato lo stesso destino. Destino di killer. Accusato di aver ucciso tre persone, tre affiliati che avevano deciso di passare con l'altra famiglia, con i Bidognetti. Nessuno si sente sicuro nella tua famiglia, il tuo gruppo ormai non dà sicurezza. Non ti resta che pentirti. Questa mia lettera si apre così, non può iniziare diversamente, non può cominciare con un "caro". Perché caro non mi sei per nulla. Neanche riesco a porgertelo per formale cortesia, perché la cortesia rischia già di divenire una concessione che va oltre la forma. Scrivendo non userò né il "voi" che considereresti doveroso e di rispetto, né il "lei". Chi usa il "lei", lo so bene, per voi camorristi si difende dietro una forma perché non ha sostanza. Allora userò il tu, perché è soltanto a tu per tu che posso parlarti.

Sei in galera da più di dieci anni. Prima ti eri rinchiuso a Casal di Principe in una casa bunker sotterranea. È lì che ti hanno scovato e arrestato. Oggi hanno catturato tuo figlio in un buco analogo, solo più piccolo: stesso luogo, stessi arredi, simboli di un potere sterile - il televisore a cristalli liquidi - , divenuti più dozzinali con il trascorrere degli anni.

Persino stessa passione per la pittura. Cos'hai pensato quando hai saputo che l'hanno stanato, quando ti hanno riferito che a guidare il blitz identico a quello che ha portato alla tua cattura c'era lo stesso uomo, Guido Longo, allora capo della Dia napoletana, oggi questore di Caserta? Cosa hai pensato quando hai visto l'antimafia di Napoli diretta dal Pm Cafiero de Raho combattere ancora lì, non indebolita nonostante le mille difficoltà? Che sensazione ti ha generato scoprire che "Nic'ò barbone" si è arreso con il tuo stesso gesto, l'identico modo di alzare le mani, quasi si trattasse di un tuo clone, non di tuo figlio? Cosa provi ora che la moglie di Nicola subirà le stesse pene che ha subito tua moglie? I tuoi nipoti vivranno come i tuoi figli senza padre, con i soldi mensili versati da qualche tuo vicario e il destino da camorrista già scritto perché intorno tutti vogliono così, perché tu vuoi così. Cosa provi? È a questo che è valsa la tua scalata alla testa dell'organizzazione, con tutti gli ordini di morte che hai impartito, con tutti gli uomini un tempo tuoi sodali che hai ucciso addirittura letteralmente con le tue stesse mani?

Ogni tuo amico ti è divenuto nemico, hai fatto ammazzare Vincenzo De Falco con cui eri cresciuto, hai fatto ammazzare i parenti di Antonio Bardellino, l'uomo che ti aveva dato fiducia, potere e persino amicizia. Vi tradite l'un l'altro e sapete dal primo momento che questo accadrà anche a voi stessi. Perché questa è la vostra vita, uccidere i vostri più cari amici, distruggere coloro con cui siete cresciuti per non essere distrutti. E sarete distrutti da coloro che oggi vi sono amici, che oggi stanno crescendo nei vostri affari. Come ti sei sentito Francesco Schiavone Sandokan quando in una relazione che hai fatto consegnare ai tuoi legali affermi di vedere fantasmi che ti vengono a trovare nella tua cella? Come ti senti quando piangi, quando ti senti impazzire, quando fai il finto pazzo pur di uscire dalla galera? Quando vieni a sapere che l'altro tuo figlio, Emanuele, è stato arrestato come un qualunque tossico che vende hashish per avere soldi? Lui figlio del capo dell'impero del cemento che si fa beccare come un tossico qualsiasi? Quando il tuo ordine era quello di non far spacciare in paese e invece tuo figlio finisce per farlo a Rimini, come ti senti? L'unica speranza che hai è quella di pentirti, non devi continuare a indossare la maschera della tigre feroce, mentre sei diventato un gatto rinchiuso e castrato.

Castrato come Francesco Bidognetti, tuo alleato e allo stesso tempo rivale, ormai sull'orlo del pentimento, che deve per forza mantenere la pace con uomini che gli hanno ucciso parenti e alleati. Che deve vedere le sue donne tradirlo una alla volta. Un uomo che del comando ormai conserva soltanto il ricordo. Oggi ha difficoltà a mantenere il suo gruppo, i sequestri di beni e gli arresti lo stanno divorando. Eppure i tuoi uomini, quelli che tuo figlio avrebbe ucciso, erano disposti a passare con lui pur di non stare sotto il comando del tuo erede. Hai sempre saputo quale fosse il tuo destino. Fatturate miliardi di euro all'anno, il patrimonio del tuo clan è simile a quello di una manovra finanziaria, ma il vostro non è un destino da uomini. È solo un destino da criminali, coloro che si credono re e si ritrovano prigionieri. Con il wc accanto al tavolo dove mangiate, con un secondino che vi ispeziona, con i vostri figli che hanno vergogna di dire chi siete, e un vetro che vi impedisce di toccare finanche le mani delle vostre mogli.

Come sopporti questa ripetizione di un copione che tu stesso hai scritto sulla pelle della tua discendenza, che a sua volta doveva inciderla nella carne altrui? Sei fiero che il tuo primogenito rischi di finire i suoi giorni in carcere? Costretti a vivere come topi. Per mesi, anni. Condannati, già prima di ogni sentenza, a nascondervi, a mentire, a camuffarvi, a pagare uomini dello Stato per aiutarvi, a comprare politici per difendervi, a mercanteggiare promesse e favori in cambio di protezione e sotterfugi. Ma anche a costringere dei poveri vostri compaesani ad accogliervi sotto minacce, mentre alle vostre famiglie tocca farsi svegliare dalla polizia nel cuore della notte o farsi pedinare per giorni e giorni. È questa la sostanza del vostro impero. Hai avuto e hai ancora molti politici in pugno, condizioni gli appalti di molta parte di questo Paese. Proprio perché stai in galera e porti il peso del tuo potere, ti consideri migliore rispetto a imprenditori e parlamentari vicini che valuti codardi. Eppure di questa superiorità cosa ti rimane? Loro stanno fuori e tu sei dentro. Perché continua a difenderli il tuo silenzio? Cosa mai potrà compensare il tuo ergastolo e la distruzione continua della tua famiglia? Non lo vedi? Francesco Schiavone, che cos'hai ottenuto? L'ergastolo e un futuro sepolto in galera. Non hai più alcuna speranza di uscirne fuori finché sei vivo. E allora, che cosa pensi, che ragioni ti dai della tua vita?

Credo, in realtà, di sapere a cosa stai pensando. Che adesso gli affari fuori sono buoni. La crisi economica aumenta il business del clan la tua galera passa in secondo piano. Pensi che hanno anche promulgato leggi favorevoli. La legge sulle intercettazioni sarà d'ora in avanti il vostro scudo, con questa legge non avrebbero mai potuto arrestare tuo figlio, la legge sul processo breve potrà tornarvi utile. Avete politici alleati nei posti chiave, e (se verrà confermato quanto dichiarano le accuse dell'antimafia di Napoli) il sottosegretario allo sviluppo Nicola Cosentino è in diretto rapporto con la tua famiglia. Non perché tuo parente ma perché in affari con te. Quindi pensi di avere un ministero importante dove passano soldi e favori nelle tue mani.

Ma tu sei e rimani in galera però. Ricordi quello che ha detto Domenico Bidognetti su Nicola Ferraro quando si è pentito? L'ha accusato non perché anche Nicola Ferraro sia tuo parente, ma per gli affari che fa con te e tramite te. Ricordi? Dovresti saperlo. Lui ha dichiarato che "Nicola Ferraro prelevava i rifiuti speciali delle officine meccaniche, anzi fingeva di prelevare i rifiuti ma in realtà faceva delle false certificazioni e venivano smaltiti illegalmente". Lui leader casertano dell'Udeur molto legato a Clemente Mastella è stato arrestato nella retata che azzerò il partito. "Era un imprenditore molto vicino al clan dei casalesi. Prima era più vicino alla famiglia Schiavone, poi deve essersi avvicinato a Antonio Iovine". E poi - continua Domenico Bidognetti che conosci bene e tu stesso l'hai in qualche modo allevato - "a testimonianza dei buoni rapporti fra il Ferraro ed il clan, un anno fa Cicciariello (Francesco Schiavone, cugino omonimo di Sandokan n. d. r.) mi disse che voleva mandare a dire a Ferraro di intercedere presso il suo 'comparè Clemente Mastella Ministro della Giustizia, per fare revocare, un po' per volta, i 41 bis applicati a noi casalesi. Non so dire se poi Cicciariello attuò questo proposito".

Ecco prima o poi, supponi, qualche politico amico attenuerà la tua pena e tornerai come quando eri giovane a vivere in carcere come in un hotel. Se non toccherà a te stesso, magari a Nicola, tuo figlio. Ti è stato consentito di incontrare un boss di Cosa Nostra, Giuseppe Graviano, mandante dell'uccisione di Don Puglisi, responsabile della morte di Falcone e Borsellino e delle stragi che nel '93 colpirono Firenze, Milano e Roma. Chissà cosa vi siete detti nei vostri colloqui durante l'ora d'aria al carcere di Opera, dove entrambi scontate il regime del 41 bis? Avete stretto alleanze, avete escogitato nuove strategie? Avete messo a punto degli strumenti per rivalervi su coloro che vi hanno punito, nel caso non fossero disposti a venire a patti? Avete vagheggiato di avere in mano, pur dal cortile di un carcere di massima sicurezza, il destino dell'Italia? Pensate che il vostro silenzio o una vostra mezza parola possa delegittimare i vertici del potere politico? Mettergli paura? Ingenuità, Schiavone. Non ti rendi conto che siete divenuti burattini pensando di essere burattinai. Ma non vedi quello che sta accadendo?

Ciclicamente appoggiate politici che vi fanno promesse, vi usano per ottenere ciò che gli torna utile, vi scaricano quando non servite più, quando intravedono delle alternative. Perché in questo Paese in cui il potere è sempre in mano a pochi e soliti, i soli di cui è certo che verranno prima o poi rimpiazzati da qualche rivale emergente siete voi.
La camorra è potente ma la sua forza si basa sul fatto che i camorristi continuamente cambiano, sono interscambiabili. I cimiteri sono pieni di camorristi indispensabili. Non stai vedendo che stanno eliminando il tuo gruppo? E quello di Bidognetti? E i fedeli Iovine e Zagaria? I due latitanti? Ancora liberi. Liberi di fare affari, di dirigerli. I tuoi reggenti diventati re nei fatti, perché non esiste nessuna incoronazione, mentre le detronizzazioni, quelle esistono, e prima o poi vengono scritte con il sangue, se non quello del sovrano decaduto, almeno quello dei suoi ultimi fedeli. È questo ciò che ti attende e lo sai. Loro ti tradiranno (se non lo stanno già facendo) proprio come tu hai tradito Antonio Bardellino e Mario Iovine.

Quattro anni fa feci un invito nella piazza di Casal di Principe. Lo feci alle persone, soprattutto ai ragazzi che erano lì presenti. Li invitai a cacciarvi dai nostri paesi, a disconoscervi la cittadinanza, a togliere il saluto alle vostre famiglie. "Michele Zagaria, Antonio Iovine, Francesco Schiavone, non valete niente". Urlai con lo stomaco e con la volontà di dimostrare che si potevano fare i vostri nomi, in quella piazza. Che non succede proprio nulla se si fanno. Che non sono impronunciabili, neanche quando si chiede non a una, due, o cinque persone, ma a molte, moltissime, di denunciarvi, di spingervi ad andarvene da Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa, Casapesenna. A liberare queste terre. Tuo padre mi ha definito un buffone, non è l'unico a pensarla così. Tu stesso hai fatto scrivere dai tuoi avvocati che racconto menzogne. Sulle pareti di Casal di Principe mai è apparso un insulto a te, neanche dopo la strage di Casapesenna che avevi ordinato. Invece decine e decine le scritte contro di me, e appena si pronuncia il mio nome, i giovani delle mie zone mi riempiono di insulti. E quando vedono i tuoi figli, cosa fanno? Che cosa rappresentano questi ragazzi senza madre, senza padre, con gli occhi delle polizie sempre puntati addosso? Ti credi un uomo a far vivere così i tuoi figli? Tua moglie in prigione, i figli mollati ai parenti. È da uomo di onore, questo? Da uomo di rispetto?

Non è un uomo una persona che fa vivere così la propria famiglia. Questo lo sai nel profondo di te stesso. Una vecchia espressione napoletana identifica con un'espressione molto efficace un potere fatto solo di sbruffoneria: "guappi di cartone". Voi la usate per definire un uomo che parla e poi non agisce e ha paura. Io la uso per mostrare quanto sia codardo il vostro potere di morte, corrotto il vostro business, e che il vostro silenzio difende tutti quei colletti bianchi, imprenditori, editori, commercialisti, onorevoli, ingegneri che lavorando per voi pensando soltanto di lavorare per delle imprese di cui non vogliono conoscere l'origine. Guappo di cartone sei perché ordini esecuzioni di persone disarmate, fai sparare alle spalle a innocenti. Guappo di cartone perché temi ogni mossa che possa compromettere le tue entrate di danaro, perché sei disposto a perdere faccia e dignità per un versamento in euro. Guappo di cartone che costringi al silenzio della paura tutti i tuoi paesani se vogliono lavorare nelle tue imprese. Guappo di cartone perché non fai crescere nessuna impresa che con te e con i tuoi non faccia affari. Guappo di cartone perché avveleni la terra dove i tuoi avi avevano piantato le pesche, i meli, e ora la terra avvelenata non produce nulla se non cancro.

Può sembrarti assurdo ma siccome nessuno te lo chiede, te lo ripeto io un'altra volta. Collabora con la giustizia. Prima che tutti i tuoi figli finiscano in galera o ammazzati. Prima che le tue figlie siano costrette a matrimoni combinati per farti ancora contare qualcosa, prima che i tuoi nipoti debbano tutti legarsi attraverso matrimoni agli imprenditori locali per cercare di controllarli, sempre, ovunque, in ogni momento. Invita a pentirsi anche tuo fratello Walter. Fuori dal carcere si sentiva il protagonista di Scarface. Non c'era assessore, sindaco, segretario di partito o imprenditore che non volesse fare patti e affari con lui. E ora? Ora in galera lo divora una malattia, ha perso un figlio, è divenuto uno scheletro che cammina e implora ai giudici clemenza, lui che non l'ha mai data alla sua terra e ai suoi nemici. Per cosa taci ancora? Pensi che ti renda onore tutto questo? Pensi che ti rispettino coloro che il tuo silenzio difende? Tutti coloro che avete reso potenti, sensali con la coscienza pulita perché non sparavano, ma costruivano, smaltivano, votavano, governavano. Tutti questi non sono lì con voi. E andranno con chi comanda. Ieri eravate voi oggi sono altri, e domani altri ancora. Loro saranno amici di chi conta. Come sempre. E voi morirete in carcere.

Tu cosa vuoi, Francesco Schiavone? La tua morte? Rimpiangi di non essere finito ammazzato? Come tuo nipote Mario Schiavone "Menelik"? Facesti uccidere per vendicare la sua morte un carabiniere innocente Salvatore Nuvoletta, aveva vent'anni quando il clan dei casalesi chiese la sua testa, non fu lui ad uccidere in un conflitto a fuoco tuo nipote. E l'hai fatto ammazzare lo stesso. Tu e i tuoi uomini. Uccidendolo mentre era disarmato, mentre giocava con un bambino. Questo è onore?

Io sono cresciuto in terra di camorra e so come ragioni. Consideri smidollato chi ha paura di morire, chi ha paura del carcere. Sai che se vuoi davvero comandare sulla vita delle persone, devi pagarlo questo potere. Tu e i tuoi amici vincete perché sapete sacrificarvi mentre i politici e gli imprenditori di questo paese non sanno farlo. Quante volte ho sentito pronunciare queste parole dai miei conterranei. Ma non per tutti è così.

Prima o poi vi schiacceranno. Prima o poi tutti i vostri affari, il vostro cemento, i vostri voti, i vostri rifiuti tossici, tutto questo sarà destinato a finire. Non è la volontà che muta il destino delle cose, e tu, Schiavone, non sei che l'ennesimo di una catena infinita. Ma forse potresti fare un gesto, una scelta che compensi almeno in parte tutto quanto hai fatto. Mostra tutto. Sollevati dal tuo potere, dal potere dei tuoi affari, sottosegretari, sindaci, presidenti di provincia, sollevati dai veleni, dai morti, dalle dannate famiglie che credono di disporre di cose, persone, e animali come sovrani. Collabora con la giustizia, Schiavone. Invita a consegnarsi Antonio Iovine e Michele Zagaria. Sarebbe un gesto che ridarebbe a te e ai tuoi dignità di uomini. Provate ad essere uomini e non utili bestie feroci da business e accordi. Collabora con la giustizia, mostra che sei ancora un essere umano e non solo un agglomerato di cellule capace solo con rancore e avidità di strisciare di covo in covo, o di cella in cella.








CAMORRA
"Sandokan pentito? Saviano glielo dica in faccia"
Sifda dei difensori dopo la lettera al boss
La controreplica dell'autore di Gomorra: pronto al confronto in carcere con Francesco Schiavoni: "Colgo l'invito poiché credo fermamente in quello che penso e scrivo"
di CONCHITA SANNINO
Francesco Schiavone al momento dell'arresto
NAPOLI - Un altro affronto. Secco come uno schiaffo, mentre a Casal di Principe continuano a cadere i latitanti. Una scossa che non piacerà al padrino Francesco Schiavone detto Sandokan. E certo non è gradito ai suoi avvocati. "Se Saviano ci tiene tanto a provocare fino al pentimento il detenuto Sandokan, perché non chiede un colloquio, non si fa autorizzare dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e viene fino in carcere a convincerlo?". Una provocazione calma, anche venata di sorriso, quella rivolta dal difensore Mauro Valentino. Eccola, la risposta immediata alla lettera aperta 1 che Roberto Saviano ha inviato, attraverso Repubblica, al boss di Casal di Principe.


In carcere, Sandokan può leggere giornali nazionali e usare la televisione. Fatale che sia stato investito dall'urto. L'impatto penetra nel reparto bunker del carcere più grande d'Europa, Milano Opera. Si infila oltre quel cortile dell'ora d'aria che ha pareti alte cinque metri e una rete per copertura. Entra nella cella di sei metri per quattro e riempie la gabbia dove Schiavone, padrino a capo di una famiglia mafiosa parzialmente sfaldata, sta scontando i suoi giorni distillati di risentimento e silenzio, di lettere compulsive alla moglie e odio per i nemici, di farmaci antidepressivi e tristezza dopo la cattura del primogenito, Nicola. E di alimenti passati con il contagocce e abbondanza solo di libri e riviste, pittura e motocilette, Settecento e feste del casertano.

La risposta, ora, è un velo di sarcasmo. "Ma da tecnico", dice l'avvocato Valentino, primo dei difensori del capocosca. "Perché - sottolinea il legale - Saviano non glielo declama in faccia, a Schiavone? Il suo discorso, per me, è condito di frasi offensive e gratuite, vedi "guappo di cartone". Saviano ha pure la scorta, può fare entrare nel penitenziario anche quella. Si accomodi. Lui non teme nulla. E nulla, a mio parere, ha da temere. Non mi risulta sia mai stato minacciato". Saviano, interpellato, dice secco: "Ci sto. Colgo l'invito, poiché credo fermamente in quello che penso e scrivo. Se fossi autorizzato, metterei piede a Milano Opera e lo farei senza timore".

Saviano torna anche sul caso di Gaspare Spatuzza, il collaboratore cui è stato vietato lo status di pentito: "È quasi un modo per ricattarlo, per dirgli basta, è tutto finito, nessuno ti proteggerà. Bisogna permettergli di raccontare tutto quello che sa". Spatuzza, per Saviano, ha ancora molte informazioni da fornire, "certamente da verificare: ma togliendogli la protezione si impedisce di verificare e conoscere nel dettaglio gli elementi. Ormai in Italia la situazione dei collaboratori di giustizia è in difficoltà: si preferisce puntare sulle grandi retate più che sul racconto del business dall'interno".

Parole che penetrano. È l'effetto Gomorra che si moltiplica. La lettera di ieri non ha per bersaglio un impero con i suoi traffici, ma il senso stesso di un'esistenza da capo mafioso al capolinea, la sua pelle, le sue ore, la sua discendenza. "Che destino è il tuo? Una vita da topi cui costringi i tuoi figli. Pèntiti", dice Saviano. E per Schiavone sono nuovi colpi di maglio, come provano le irate considerazioni nelle sue lettere contro "gli avvoltoi giornalisti", contro "il marchio che ci condanna". Ogni giorno parte un fax dal carcere indirizzato alla moglie Giuseppina Nappa detta Maria Pia, quasi laureata. Il marchio del rito. "Caro dolce amore mio". Ogni giorno, lei risponde con un telegramma: "Caro dolce marito". Messaggio che spesso arriva in ritardo, tra le ire del boss. "Le poste mai hanno funzionato e mai funzioneranno".

Poi, l'invito di Saviano. Sono i colpi per il boss forse più sottili e dolorosi - perché non contemplati dalle regole del rischio criminale e delle stangate giudiziarie. Persino più intollerabili delle stesse sentenze, del "fine pena mai" scritto in ultimo dalla Cassazione, l'altro nome dell'ergastolo. "Collabora con la giustizia, riscatta il sangue", gli grida Saviano. Risponde l'altro legale del boss, l'avvocato Alfonso Baldascino. "Noi restiamo i tecnici al servizio della giustizia. Se il detenuto Schiavone mi chiede di difenderlo nell'innocenza, io così faccio. Se poi si vuole pentire? Non mi fa né caldo né freddo. Quanto ai pentiti, ho sempre pensato che sia immorale il contratto che la giustizia firma con i pentiti". Immorale? "Certo, i pentiti dicono 8 o 9 cose buone e una falsa. Quella falsa porta in carcere un innocente. Loro mettono in vendita le conoscenze, lo Stato paga".
A mille chilometri, nella sua Casale, intanto l'affondo dello Stato continua. Lavorano "gli incappucciati". Sono i poliziotti che fanno le riunioni sotto il neon anche a mezzogiorno, porte chiuse e persiane sprangate, in un palazzo confiscato alla mafia di Sandokan, una cellula investigativa radicata nel paese, voluta due anni fa dal capo della polizia Antonio Manganelli. È l'avanguardia dell'antimafia nel cuore dell'Antistato. A guidarli c'è un giovane in polo viola, Alessandro Tocco, 37 anni, quello che ha catturato il figlio del padrino. Sono gli infiltrati, nella patria di Sandokan.
xxx Meglio essere vittima che complice.xxx
http://www.studibiblici.it/conferenze.html

Schiavo di nessuno,Servo di tutti.
http://www.studibiblici.it/videoomelieindiretta.html
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17/06/2010 09:41
 
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Mi è piaciuto Saviano...e bravo!!!!

ora sandokan gli ha chiesto un confronto in carcere.....mah voglio dire cosa cambierebbe?????

sto sandokan se somiglia un pò a tutti quei fanciulli di napoli montati e "so tutto io" sarà troppo scemo per collaborare con la giustizia...si terrà stretto i suoi svariati ergastoli in nome della "famiglia"....

cmq spero che lo stato dia il colpo di grazia ai casalesi..e non finisca tutto qui!

ps. Bravo Saviano...vai in carcere e aprogli la testa al microcefalo
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17/06/2010 11:18
 
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bravo saviano!


"quando un diritto diventa privilegio,un paese diventa cattivo"!

"IAMM A DA' MAZZAT PRIM E ABBUSCA'!!!!"
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17/06/2010 12:04
 
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Grande Roberto!!!Avanti cosi'!!!
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17/06/2010 12:09
 
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barvo savianoooooooo
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17/06/2010 12:10
 
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scusate bravo.........
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17/06/2010 12:10
 
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barvo savianoooooooo
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18/06/2010 00:26
 
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saviano offende dicendo guappo di cartone... hihi il punto è che questo credono davvero in ciò che dicono.. ovviamente non rispondo nel merito. Si tratta di un sfida inutile.. non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
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18/06/2010 04:26
 
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Inutile andare in carcere, si tratta di un "gergo" tutto camorrista, il dimostrare di avere le palle..
Qui non c'entra avere o non avere le palle...
Inutile che Saviano vada in carcere, è un gioco non suo. Sandokan non si convertirà solo perché Saviano lo incontra.
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