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Uno studio rivela: la green economy fa aumentare la disoccupazione.

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2010 02:06
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26/05/2010 12:04
 
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La "green economy" è molto trendy, e sta diventando difficile trovare analisi del mercato del lavoro, soprattutto per l'area europea, che non considerino favorevolmente l'impatto della creazione di posti di lavoro "verdi" (montatori di pannelli solari, professionisti dell'eolico, eccetera). Se la "green economy" pone tutta una serie di questioni di opportunità, circa l'incastro fra formazione e lavoro, da essa ci si può aspettare una spinta importante alla creazione di nuovi posti di lavoro?

La domanda è al centro di un lavoro di Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro, Are Green Jobs Real Jobs?, che indaga l'effetto occupazionale dei sussidi alle fonti rinnovabili a partire dai più recenti dati empirici e da alcune simulazioni degli autori. Nella prima parte, lo studio guarda ai casi di successo in Europa: Germania, Danimarca e Spagna. Nella seconda, si concentra sull'Italia.

Secondo gli autori, per raggiungere gli obiettivi comunitari il nostro paese dovrà spendere circa sei miliardi di euro nel 2020, con la creazione - a seconda degli scenari - di un numero compreso tra 55 e 112mila posti di lavoro grazie alle energie eolica e solare fotovoltaica.

Con le stesse risorse, per ogni posto di lavoro verde se ne potrebbero produrre 4,8 nell'economia in generale, e 6,9 nell'industria manifatturiera. Per Lavecchia e Stagnaro, non è un risultato sorprendente: è noto che le tecnologie rinnovabili sono ad alta intensità di capitale, non di lavoro. Quindi il sostegno pubblico a queste fonti energetiche può essere giustificato sulla base di obiettivi extra-economici (migliorare ambiente e qualità della vita), ma non in virtù della possibilità di creare maggiore operazione. Un argomento da ponderare, man mano che cresce la green jobs-mania
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26/05/2010 13:48
 
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sottovaluti sempre l'importanza delle tutela dell'ambiente che ovviamente non può essere lasciata ai privati (cito pigouv?)..

inoltre le risorse sono a termine..e lo stesso discorso dell'alta intensità di capitale dovrebbe essere fatto anche per le centrali nucleari (proverbio partenopeo: a ro vec e a ro ciec= dove vedo e dove non vedo)
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26/05/2010 14:22
 
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Re:
trixam, 26/05/2010 12.04:

... un lavoro di Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro, Are Green Jobs Real Jobs?, che indaga l'effetto occupazionale dei sussidi alle fonti rinnovabili a partire dai più recenti dati empirici e da alcune simulazioni degli autori... per raggiungere gli obiettivi comunitari il nostro paese dovrà spendere circa sei miliardi di euro nel 2020, con la creazione - a seconda degli scenari - di un numero compreso tra 55 e 112mila posti di lavoro grazie alle energie eolica e solare fotovoltaica.

Con le stesse risorse, per ogni posto di lavoro verde se ne potrebbero produrre 4,8 nell'economia in generale, e 6,9 nell'industria manifatturiera. ...




Attenzione: la green economy non riguarda solo il fotovoltaico, ma anche altre soluzioni tecnologiche che consentono un risparmio energetico fino all'80% (tra cui, pannelli solari per produzione acqua calda e riscaldamento a pavimento, sonde di captazione per il calore, geotermia a bassa entalpia, etc.).

Per il fotovoltaico poi in questa settimana è in corso un importante convegno in Umbria, ad Assisi, tenuto da ricercatori del CNR e autorevoli proff. universitari, dove si illustrano anche gli imminenti sviluppi su questa tecnologia (con l'introduzione della tecnologia del carbonio, anzichè quella ormai già nota del silicio, si potranno abbatteren notevolmente i costi ed aumentare i rendimenti: cosa questa che cambierà le stime dell'analisi qua sopra citata).

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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26/05/2010 16:41
 
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Re:
giusperito, 26/05/2010 13.48:

sottovaluti sempre l'importanza delle tutela dell'ambiente che ovviamente non può essere lasciata ai privati (cito pigouv?)..

inoltre le risorse sono a termine..e lo stesso discorso dell'alta intensità di capitale dovrebbe essere fatto anche per le centrali nucleari (proverbio partenopeo: a ro vec e a ro ciec= dove vedo e dove non vedo)




Purtroppo la saggezza partenopea a me sfugge non essendo io napoletano. In una società capitalista(non che l'italia lo sia né aspira ad esserlo per carità) la risorsa più limitata è sempre il capitale, infatti il nostro ai tempi veniva definito dal professor cipolla un capitalismo senza capitali.
Questo studio evidenzia bene come l'economia verde distrugga risorse di capitale con ricadute sociali pesanti. Il nostro piano energetico prevede investimenti per sette miliardi all'anno per 20 anni, cioè 140 miliardi per fornire energie ad una percentuale di popolazione equivalente a metà della campania. Basta fare il conto di quanto costa. Naturalmente tutto scaricato con il debito ai nostri posteri, che come diceva un illustre partenopeo non hanno fatto nulla per noi quindi non si meritano nulla.
Il discorso sul nuclueare è poi del tutto insensato. Hai letto la lettera che gli scienziati di sinistra hanno scritto a bersani a favore del nucleare? Negli ultimi 10 anni la produzione energetica delle centrali a carbone è aumentata in italia ulteriormente dal 58 al 69%, con le fantastiche ricadute sull'ambiente che si possono immaginare. Il dato di fondo è che una centrale a carbone produce 1500 megawatt, quelle eoliche più evolute, 400. La national academy of science degli stati uniti ha fatto uno studio sulla possibile evoluzione energetica degli states e ha calcolato che per arrivare al 50% di energie pulite ci vorrebbero, per gli stati uniti, due secoli. Dico due secoli per gli states, immaginiamo per l'italia. Nel frattempo torniamo a vivere nelle caverne? Il nucleare è un'energia pulita, ipersicura, costerebbe 90 miliardi e ci fornirebbe il 30% del fabbisogno energetico. E ci permetterebbe di chiudere moltissime centrali a carbone.

NB una provocazione velenosa. L'inchiesta in sardegna ha dimostrato come la mafia avesse messo la sua mano sulle rinnovabili, perciò mi sembra che parlare degli interessi dietro al nucleare sia un argomento da far cadere.
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26/05/2010 16:59
 
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Re: Re:
trixam, 26/05/2010 16.41:




Purtroppo la saggezza partenopea a me sfugge non essendo io napoletano. In una società capitalista(non che l'italia lo sia né aspira ad esserlo per carità) la risorsa più limitata è sempre il capitale, infatti il nostro ai tempi veniva definito dal professor cipolla un capitalismo senza capitali.
Questo studio evidenzia bene come l'economia verde distrugga risorse di capitale con ricadute sociali pesanti. Il nostro piano energetico prevede investimenti per sette miliardi all'anno per 20 anni, cioè 140 miliardi per fornire energie ad una percentuale di popolazione equivalente a metà della campania. Basta fare il conto di quanto costa. Naturalmente tutto scaricato con il debito ai nostri posteri, che come diceva un illustre partenopeo non hanno fatto nulla per noi quindi non si meritano nulla.
Il discorso sul nuclueare è poi del tutto insensato. Hai letto la lettera che gli scienziati di sinistra hanno scritto a bersani a favore del nucleare? Negli ultimi 10 anni la produzione energetica delle centrali a carbone è aumentata in italia ulteriormente dal 58 al 69%, con le fantastiche ricadute sull'ambiente che si possono immaginare. Il dato di fondo è che una centrale a carbone produce 1500 megawatt, quelle eoliche più evolute, 400. La national academy of science degli stati uniti ha fatto uno studio sulla possibile evoluzione energetica degli states e ha calcolato che per arrivare al 50% di energie pulite ci vorrebbero, per gli stati uniti, due secoli. Dico due secoli per gli states, immaginiamo per l'italia. Nel frattempo torniamo a vivere nelle caverne? Il nucleare è un'energia pulita, ipersicura, costerebbe 90 miliardi e ci fornirebbe il 30% del fabbisogno energetico. E ci permetterebbe di chiudere moltissime centrali a carbone.

NB una provocazione velenosa. L'inchiesta in sardegna ha dimostrato come la mafia avesse messo la sua mano sulle rinnovabili, perciò mi sembra che parlare degli interessi dietro al nucleare sia un argomento da far cadere.




Se parliamo di investimenti ad alta intesità di capitale, dobbiamo necessariamente includere anche il nucleare (ed era questo il discorso che facevi tu). Sull'utilità del nucleare devono essere considerati fattori che sfuggono alla tua valutazione
1) l'uranio è una risorsa non rinnovabile (destinata a finire)
2) avremmo cmq la dipendenza da chi esporta uranio (un po' come avviene con il gas)
3) un discorso è l'investimento finalizzato nel riciclaggio del denaro sporco, un altro lo smaltimento allegro delle scorie nucleari.

Inoltre credo che il pregio di ogni analisi sia quello di calare la valutazione all'interno del contesto reale. L'Italia è un Paese in grado di gestire un intervento del genere?
Non so fino a che punto si possano citare i diritti della terza generazione quando ogni discorso ruota intorno al capitale. Potremmo anche essere una società ricchissima e senza debiti, ma trovo assurdo sottovalutare la questione ambientale, perchè parliamoci chiaro il nucleare lo avresti voluto anche con le centrali in stile cernobyl.

Credo più nel riformismo gradualista di Popper e nella pratica quotidiana di Sen rispetto alle grandi utopie e trasformazioni (almeno Nozik sa che si tratta di un'utopia, mentre qualcun'altro dimentica la realtà e crea le società perfette e questo fa paura quanto i materialisti storici.)
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26/05/2010 17:12
 
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Re:
trixam, 26/05/2010 12.04:

La "green economy" è molto trendy, e sta diventando difficile trovare analisi del mercato del lavoro, soprattutto per l'area europea, che non considerino favorevolmente l'impatto della creazione di posti di lavoro "verdi" (montatori di pannelli solari, professionisti dell'eolico, eccetera). Se la "green economy" pone tutta una serie di questioni di opportunità, circa l'incastro fra formazione e lavoro, da essa ci si può aspettare una spinta importante alla creazione di nuovi posti di lavoro?

La domanda è al centro di un lavoro di Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro, Are Green Jobs Real Jobs?, che indaga l'effetto occupazionale dei sussidi alle fonti rinnovabili a partire dai più recenti dati empirici e da alcune simulazioni degli autori. Nella prima parte, lo studio guarda ai casi di successo in Europa: Germania, Danimarca e Spagna. Nella seconda, si concentra sull'Italia.

Secondo gli autori, per raggiungere gli obiettivi comunitari il nostro paese dovrà spendere circa sei miliardi di euro nel 2020, con la creazione - a seconda degli scenari - di un numero compreso tra 55 e 112mila posti di lavoro grazie alle energie eolica e solare fotovoltaica.

Con le stesse risorse, per ogni posto di lavoro verde se ne potrebbero produrre 4,8 nell'economia in generale, e 6,9 nell'industria manifatturiera. Per Lavecchia e Stagnaro, non è un risultato sorprendente: è noto che le tecnologie rinnovabili sono ad alta intensità di capitale, non di lavoro. Quindi il sostegno pubblico a queste fonti energetiche può essere giustificato sulla base di obiettivi extra-economici (migliorare ambiente e qualità della vita), ma non in virtù della possibilità di creare maggiore operazione. Un argomento da ponderare, man mano che cresce la green jobs-mania




Innanzitutto questi due "scienziati" dovrebbero valutare l'impatto occupazionale su un sistema ipoteticamente sostitutivo a quello capitalista (che presuppone uno sviluppo illimitato dell'economia e parallelamente delle risorse planetarie -posto che le risorse planetarie di petrolio e carbone si esauriranno in questo secolo-), e non estrapolare dati estemporanei in relazione a interventi mirati, peraltro del settore pubblico, e confrontarli invece con un intero sistema economico.
Inoltre quando si dice che con le stesse risorse si possono produrre fino a 4,8 posti di lavoro nell'economia generale (come? mediante quali interventi? verso quali settori?) e 6,9 nell'industria manufatturiera, mi viene spontaneo domandarmi se è così semplice creare lavoro nell'economia "generale" come mai c'è tanta crisi occupazionale -premesso che mi sembrano comunque dati arbitrari- in Europa. Mi risponderai che in questo caso ci sono risorse che l'Italia è vincolata a spendere per direttive europee, ma cosa impedisce di creare un serio piano occupazionale che, appunto, cominci a cambiare realmente il sistema di produzione dell'energia?
In quel caso, cioè in caso di sistema nuovo, sarebbe possibile un confronto. E con la disoccupazione galoppante che c'è non mi pare che questa economia possa dirsi vincente.
Infine, come tutte le prese di posizione dettate da vuoto livore, questa mi pare in bilico tra la stupidità e la volontà di negare ciò che è oramai un dato di fatto, nella misura in cui o si vira completamente verso un sistema economico che permetta uno sfruttamento rispettoso dell'ecosistema e dell'ambiente, oppure queste risorse sono destinate a finire. Punto.


ps. migliorare ambiente e qualità della vita, l'economia verde e una graduale decrescita, unite alla presa di coscienza che quella della crescita infinita del moderno capitalismo è una balla sovraumana non sono argomenti da poco... per chi li vuole vedere.
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26/05/2010 21:36
 
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Re: Re:
Massimo Volume, 26/05/2010 17.12:




Innanzitutto questi due "scienziati" dovrebbero valutare l'impatto occupazionale su un sistema ipoteticamente sostitutivo a quello capitalista (che presuppone uno sviluppo illimitato dell'economia e parallelamente delle risorse planetarie -posto che le risorse planetarie di petrolio e carbone si esauriranno in questo secolo-), e non estrapolare dati estemporanei in relazione a interventi mirati, peraltro del settore pubblico, e confrontarli invece con un intero sistema economico.
Inoltre quando si dice che con le stesse risorse si possono produrre fino a 4,8 posti di lavoro nell'economia generale (come? mediante quali interventi? verso quali settori?) e 6,9 nell'industria manufatturiera, mi viene spontaneo domandarmi se è così semplice creare lavoro nell'economia "generale" come mai c'è tanta crisi occupazionale -premesso che mi sembrano comunque dati arbitrari- in Europa. Mi risponderai che in questo caso ci sono risorse che l'Italia è vincolata a spendere per direttive europee, ma cosa impedisce di creare un serio piano occupazionale che, appunto, cominci a cambiare realmente il sistema di produzione dell'energia?
In quel caso, cioè in caso di sistema nuovo, sarebbe possibile un confronto. E con la disoccupazione galoppante che c'è non mi pare che questa economia possa dirsi vincente.
Infine, come tutte le prese di posizione dettate da vuoto livore, questa mi pare in bilico tra la stupidità e la volontà di negare ciò che è oramai un dato di fatto, nella misura in cui o si vira completamente verso un sistema economico che permetta uno sfruttamento rispettoso dell'ecosistema e dell'ambiente, oppure queste risorse sono destinate a finire. Punto.


ps. migliorare ambiente e qualità della vita, l'economia verde e una graduale decrescita, unite alla presa di coscienza che quella della crescita infinita del moderno capitalismo è una balla sovraumana non sono argomenti da poco... per chi li vuole vedere.




Non capisco bene dove sia il livore. Qui si discute di una proposta che negli ultimi tempi è diventato di massa, la green economy.
Proposta da obama e rilanciata in italia dal fu segretario pd veltroni. I sostenitori di questa idea ci dicono che il suo maggiore vantaggio è quello di creare più posti di lavoro.
Lo studio presentato dal partito democratico parlava di un milione di posti di lavoro. In più i sostenitori della green non parlano di un sistema alternativo, ma di migliorare quello che esiste.
Quindi non capisco le obiezioni. Questi due economisti, non scienziati, hanno studiato questa possibilità.
E non lo hanno fatto con dati a casaccio. Hanno preso i dati dei paesi europei in particolare danimarca, spagna e germania e poi si sono concentrati sull'italia. In primis hanno preso i dati dell'ISTAT sugli investimenti che l'italia ha fatto nelle energie rinnovabili dal 1992 che non sono pochi, dal decreto interministeriale dei prezzi del 1992 al decreto bersani del 1999 e hanno verificato i posti di lavoro creati. L'80% di questi posti di lavoro è precario, e mi sembra ridicola una sinistra che incentiva lavoro precario.
Poi hanno preso i dati che il governo prodi nel 2007 ha fatto sulle aspettative degli investimenti e hanno fatto l'ipotesi migliore che l'italia riesca a raggiungere tutti gli obiettivi fissati con i conseguenti costi. Dopo hanno fatto un semplice calcolo polinomiale secondo le indicazioni delle leggi dell'econometria e hanno ottenute le stime dei possibili lavoro creati, dei costi in termini di capitale di ogni posto di lavoro e confrontati con i dati ottenuti sui lavori alternativi sviluppati con lo stesso metodo.
Una semplice applicazione della scienza economica.
Segnalo che questo studio è stato pubblicato sul wall street journal, che è il regno dell'orrido capitalismo certo, e oggi è stato discusso dalla commissione ambiente del senato americano.

Per quanto riguarda le teorie della decrescita vedo che latouche comincia a far danni. Io però essendo liberista, credo anche nella libertà di ognuno di suicidarsi come meglio crede.

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27/05/2010 02:06
 
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Re: Re: Re:
trixam, 26/05/2010 21.36:




Non capisco bene dove sia il livore. Qui si discute di una proposta che negli ultimi tempi è diventato di massa, la green economy.
Proposta da obama e rilanciata in italia dal fu segretario pd veltroni. I sostenitori di questa idea ci dicono che il suo maggiore vantaggio è quello di creare più posti di lavoro.
Lo studio presentato dal partito democratico parlava di un milione di posti di lavoro. In più i sostenitori della green non parlano di un sistema alternativo, ma di migliorare quello che esiste.
Quindi non capisco le obiezioni. Questi due economisti, non scienziati, hanno studiato questa possibilità.
E non lo hanno fatto con dati a casaccio. Hanno preso i dati dei paesi europei in particolare danimarca, spagna e germania e poi si sono concentrati sull'italia. In primis hanno preso i dati dell'ISTAT sugli investimenti che l'italia ha fatto nelle energie rinnovabili dal 1992 che non sono pochi, dal decreto interministeriale dei prezzi del 1992 al decreto bersani del 1999 e hanno verificato i posti di lavoro creati. L'80% di questi posti di lavoro è precario, e mi sembra ridicola una sinistra che incentiva lavoro precario.
Poi hanno preso i dati che il governo prodi nel 2007 ha fatto sulle aspettative degli investimenti e hanno fatto l'ipotesi migliore che l'italia riesca a raggiungere tutti gli obiettivi fissati con i conseguenti costi. Dopo hanno fatto un semplice calcolo polinomiale secondo le indicazioni delle leggi dell'econometria e hanno ottenute le stime dei possibili lavoro creati, dei costi in termini di capitale di ogni posto di lavoro e confrontati con i dati ottenuti sui lavori alternativi sviluppati con lo stesso metodo.
Una semplice applicazione della scienza economica.
Segnalo che questo studio è stato pubblicato sul wall street journal, che è il regno dell'orrido capitalismo certo, e oggi è stato discusso dalla commissione ambiente del senato americano.

Per quanto riguarda le teorie della decrescita vedo che latouche comincia a far danni. Io però essendo liberista, credo anche nella libertà di ognuno di suicidarsi come meglio crede.





[SM=x43612] ... aggiungerei fintanto che non coinvolge anche la mia vita.. in questo caso è una libertà che coinvolge la vita di tutti gli altri.. una scelta sbagliata della maggioranza.. NOzik morirebbe sul colpo di fronte a questa tua dichiarazione [SM=x43612] ..
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