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"Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza"

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2009 17:54
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30/12/2009 15:30
 
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Privo di biglietto perché impossibilitato a farlo mostra i soldi
al controllore. Ma viene costretto a scendere dalla polizia ferroviaria



CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. È salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.

Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: "No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap". Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi. Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete "Handicap, handicap".

I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato.

La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no.
Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione.

Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia "deposizione", il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. "Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?" chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: "C'è l'assistenza". "Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service" ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. "E lo sa perché?" ho concluso. "Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...".

Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testa e tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap.

La risposta del capotreno è pronta: "Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!". E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: "Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare". Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, però senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante.

Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. "Perché mi hai offesa". "Ti ho forse detto parolacce? Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?" le domando sempre più incredulo. Risposta: "Mi hai detto che sono maleducata". Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno.

Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (...). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.


www.repubblica.it



For you I was a flame....love, is a losing game....


Quando stai per mollare, fermati un attimo a pensare al motivo per il quale hai resistito fino ad ora ... Pensa alla meta, non a quanto sia lungo il tragitto. Rimboccati le maniche e non aver paura della fatica. Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte. Lotta e combatti. E quando ciò che desideri sarà tuo, una mano al cuore e sentirai in ogni singolo battito l'eco di ognuno dei passi che hai compiuto. E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c'e vittoria senza una ferita di guerra, non c'è arcobaleno senza la pioggia.
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30/12/2009 16:14
 
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L'ho letto stamattina....una storia angosciante; ma dal mio punto di vista la parte peggiore,non è stata la cieca burocrazia della quale si faceva scudo la controllore, ma la dsumanità mostrata nell'impedire al ragazzo di spiegare le sue ragioni scrivendo.
Invece di venirgli incontro, semmai fornendogli un pezzo di carta, la donna ha ritenuto più opportuno strappargli la penna di bocca, impedendogli di giustificarsi o difendersi.

E' questo per me il comportamento più intollerabile(ed intollerante) di tutta la vicenda.



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30/12/2009 16:15
 
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proprio adesso ho finito di leggere questo articolo su facebook...è inutile dire vergognoso o che schifo...qui c'è un problema di fondo: l'impreparazione di certe persone che rivestono lavori pubblici,qualcuno ha mai spiegato a sta gente il significato dell'art 3 della costituzione? [SM=x43608]
spero proprio che ci sia come in altri casi un bel licenziamento!
il caso cmq solleva altre problematichecome come l'inottemperanza di chi si occupa di leggi a pensare a coloro che non hanno braccia e che il biglitto non pososno farlo... [SM=x43638]
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30/12/2009 16:17
 
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Re:
MARTINA.SANNINO83, 30/12/2009 15.30:

Privo di biglietto perché impossibilitato a farlo mostra i soldi
al controllore. Ma viene costretto a scendere dalla polizia ferroviaria



CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. È salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.

Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: "No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap". Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi. Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete "Handicap, handicap".

I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato.

La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no.
Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione.

Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia "deposizione", il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. "Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?" chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: "C'è l'assistenza". "Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service" ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. "E lo sa perché?" ho concluso. "Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...".

Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testa e tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap.

La risposta del capotreno è pronta: "Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!". E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: "Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare". Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, però senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante.

Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. "Perché mi hai offesa". "Ti ho forse detto parolacce? Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?" le domando sempre più incredulo. Risposta: "Mi hai detto che sono maleducata". Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno.

Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (...). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.


www.repubblica.it


sono disgustata [SM=g51999] a volte mi vergogno di appartenere al genere umano pensando alla crudelta' di cui e' capace l'uomo...


30/12/2009 16:22
 
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disumanita' ai massimi livelli!
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30/12/2009 16:27
 
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che skif...
bisognerebbe avere il coraggio della paura non la paura di avere coraggio...pessimi tutti...

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30/12/2009 16:36
 
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le scuse delle Ferrovie
"Più scrupolosi e rispettosi verso i clienti"


ROMA - Le Ferrovie dello Stato porgono le scuse. Lo fanno nei confronti del ragazzo senza braccia descritto nell'articolo di Shulim Vogelmann, pubblicato oggi da Repubblica. Un diversamente abile che, privo di biglietto perché impossibilitato a farlo, aveva mostrato i soldi al controllore. Per poi essere lo stesso costretto a scendere dalla polizia ferroviaria nel silenzio degli altri passeggeri.

"Quanto descritto nell'articolo pubblicato da la Repubblica oggi merita tutta l'attenzione del Gruppo Ferrovie dello Stato - si legge nel comunicato -. Sullo specifico episodio sarà svolta una puntuale ricostruzione per chiarire nei particolari quanto è accaduto. Alla persona diversamente abile coinvolta nell'episodio vanno tutte le nostre scuse per ogni eventuale umiliazione o disagio vissuto". Nel comunicato anche l'invito a tutti i lavoratori delle Ferrovie dello Stato "perché siano scrupolosi e rispettosi verso tutti i clienti e in particolare verso le persone diversamente abili".

Poche ore dopo la pubblicazione dell'articolo, sono arrivati sul sito centinaia di commenti e interventi. E indignazione è stata espressa anche da Ermete Realacci, parlamentare del Pd: "Alla ripresa dei lavori parlamentari presenterò un'interrogazione ai Ministri Matteoli e Carfagna per verificare se il comportamento dei funzionari delle ferrovie coinvolti nella vicenda sia corretto e se non esistano gli estremi per rendere meno rigida la procedura in casi così drammatici come quello denunciato".



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30/12/2009 18:06
 
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scuse un cavolo!Se c'ero io quella deficiente l'avrei sfondata di calci in culo!
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30/12/2009 18:25
 
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è facile chiedere scusa dopo..x pulirsi la facciata..Intanto quel povero ragazzo è stato fatto scendere!!!

VERGOGNA!! [SM=x43800]
nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è potere e sapere
rinunciare alla perfezione

Niccolò Fabi-Costruire

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30/12/2009 18:42
 
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L'avrei preso a schiaffi prima lei e poi i poliziotti cagasotto se me lo avessero impedito. Mi sarei fatto il carcere, è vero, ma mi sarei sentito un uomo decisamente migliore.
Dovremo inviarlo ai giornali dell'estero, per far capire che da un pò di anni siamo diventati un Paese intollerante verso ogni minima forma di diversità.
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30/12/2009 18:44
 
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Re:
arras, 30/12/2009 18.42:

L'avrei preso a schiaffi prima lei e poi i poliziotti cagasotto se me lo avessero impedito. Mi sarei fatto il carcere, è vero, ma mi sarei sentito un uomo decisamente migliore.
Dovremo inviarlo ai giornali dell'estero, per far capire che da un pò di anni siamo diventati un Paese intollerante verso ogni minima forma di diversità.




OPSS: dovremmo, nn dovremo. (Tutta colpa della rabbia).
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30/12/2009 20:26
 
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Rettifica:



ROMA - Un caso da prima pagina. La storia del ragazzo senza braccia e senza biglietto, raccontata nell'articolo di Shulim Vogelmann, su Repubblica. Un diversamente abile che, privo di biglietto perché impossibilitato a farlo, aveva mostrato i soldi al controllore. Per poi essere costretto a scendere dalla polizia ferroviaria alla stazione di Foggia nel silenzio degli altri passeggeri.

"Quanto descritto nell'articolo pubblicato da la Repubblica merita tutta l'attenzione del Gruppo Ferrovie dello Stato". Poche ore dopo la pubblicazione dell'articolo, sul nostro sito centinaia di commenti e interventi. E indignazione è stata espressa da tutte le forze politiche.

La versione delle Ferrovie dello Stato. Sulla base dei primi rilievi della propria indagine interna, le Fs hanno in serata comunicato che "il viaggiatore non è mai stato fatto scendere dal treno, che il biglietto gli è stato acquistato a Foggia dal personale di bordo e che il Gruppo Fs è da sempre attento e sensibile ai diritti dei diversamente abili".

La capotreno in servizio sull'Eurostar 9354 Bari-Roma di domenica 27 dicembre, durante le operazioni di controllo dei biglietti ha riscontrato che un viaggiatore privo del braccio sinistro ma in grado di parlare in modo corretto, era senza biglietto. L'ha quindi informato delle regole di ammissione sul convoglio. "Considerata la particolare condizione del passeggero - si legge sul comunicato ufficiale delle Fs -, risulterebbe che la Capotreno si sia ulteriormente attivata per consentire al cliente di proseguire il viaggio sullo stesso treno e senza alcuna sanzione. Per questo è scesa durante la sosta a Foggia provvedendo a recarsi in biglietteria e acquistando il biglietto per conto del passeggero".

Questo è confermato anche dalla nota della Polizia di Stato che riferisce: "il personale (...) agendo con tatto e umanità (...) ha convenuto di adoperarsi in prima persona per regolarizzare il viaggiatore stesso per il medesimo treno". La relazione della Polizia si chiude precisando che "il disabile ha proseguito il suo viaggio a bordo dello stesso treno, in quanto la soluzione trovata dal personale di Trenitalia ha garantito, con indubbio buon senso, sia il diritto di assistenza e quello di mobilità del disabile, che la doverosa applicazione dei regolamenti ferroviari". Fs dichiara anche che proseguirà nell'approfondimento dei fatti fino al chiarimento definitivo della vicenda.

La testimonianza. Alcuni viaggiatori presenti alla scena hanno inviato le loro testimonianze sul sito di Repubblica.it. Secondo quanto scrive un testimone, l'atteggiamento degli altri passeggeri non è stato affatto indifferente. "Sono uno dei passeggeri che si trovava accanto al ragazzo nel 'famigerato' viaggio - si legge in uno dei commenti -. Mi permetto di rettificare l'articolo (...). E' vero, la ragazza e i due agenti della Polfer saliti alla stazione di Foggia si sono rivolti al giovane romeno con toni francamente evitabili, ma parlare dell'indifferenza dell'intero vagone è assolutamente scorretto - conclude -. Su richiesta della ragazza è infatti intervenuto un altro controllore e il suo comportamento è stato ineccepibile. Ha evitato che il ragazzo disabile pagasse la tratta precedente (a suo rischio) e si è impegnato personalmente a comprargli il biglietto con la modalità self service senza ulteriori sovratasse".
[Modificato da AmmazzaPreti 30/12/2009 20:26]



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30/12/2009 20:30
 
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che gente di merda, rettifico che brava gente....
ma dico io si può sapere una verità in italia???
[Modificato da pacovarra 30/12/2009 20:31]
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quella zoccola l'avrei sgommata di sangue se fossi stato lì..calci in culo e schiaffoni in faccia a volontà..e se faceva la chiattilla le strappavo i vestiti a quella maiala!
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30/12/2009 20:46
 
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E' veramente uno schifo... certi controllori sono veramente da prendere a sprangate... mesi fa in autobus prima di partire salgono due controllori... ora successe che fecero scendere tre o quattro extracomunitari( molto probabilmente non avevano nemmeno il permesso di soggiorno) perche' giustamente non avevano biglietto ma... a due ragazze italiane prive di biglietto invece fecero la multa!
Sinceramente potevano risparmiarsi un simile comportamento... anche questa e' disparita' secondo me.
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30/12/2009 21:03
 
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Re:
Giubo, 30/12/2009 20.45:

quella zoccola l'avrei sgommata di sangue se fossi stato lì..calci in culo e schiaffoni in faccia a volontà..e se faceva la chiattilla le strappavo i vestiti a quella maiala!




[SM=g10353] [SM=g10353] [SM=g10353]
nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è potere e sapere
rinunciare alla perfezione

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30/12/2009 21:08
 
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Re:
Giubo, 30/12/2009 20.45:

quella zoccola l'avrei sgommata di sangue se fossi stato lì..calci in culo e schiaffoni in faccia a volontà..e se faceva la chiattilla le strappavo i vestiti a quella maiala!





Ora calmati, prendi un bel respiro chiudi gli occhi e pensa ad un bel paesaggio lussureggiante....



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Re:
Astronascente86, 30/12/2009 20.46:

E' veramente uno schifo... certi controllori sono veramente da prendere a sprangate... mesi fa in autobus prima di partire salgono due controllori... ora successe che fecero scendere tre o quattro extracomunitari( molto probabilmente non avevano nemmeno il permesso di soggiorno) perche' giustamente non avevano biglietto ma... a due ragazze italiane prive di biglietto invece fecero la multa!
Sinceramente potevano risparmiarsi un simile comportamento... anche questa e' disparita' secondo me.






ma se gli extracomunitari erano senza permesso di soggiorno, come gliela mandavano la multa?



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Re:
Giubo, 30/12/2009 20.45:

quella zoccola l'avrei sgommata di sangue se fossi stato lì..calci in culo e schiaffoni in faccia a volontà..e se faceva la chiattilla le strappavo i vestiti a quella maiala!




[SM=x43625] [SM=x43625] [SM=x43625] [SM=x43625]

ecco un sano portatore di valori buoni e giusti, sempre pronto a difendere i piu dei deboli dai soprusi dei potenti [SM=x43827]



io non ho letto l articolo, ma tu non ti devi permettere neanche di pensare di "sgommare di sangue" una donna o di "strapparle i vestiti" [SM=g51999]


per la serie scagli la prima pietra chi è senza peccato, tu non sei meglio di lei [SM=x43613]






"Perchè un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte"

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Re: Re:
AmmazzaPreti, 30/12/2009 21.08:






ma se gli extracomunitari erano senza permesso di soggiorno, come gliela mandavano la multa?




è qllo che pensavo anke io..ecco perchè spesso li fanno scendere..
Altre volte ho visto farle le multe e loro appena scesi sono fuggiti..Ma come i nostri compaesani,del resto [SM=x43606]
nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è potere e sapere
rinunciare alla perfezione

Niccolò Fabi-Costruire

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