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"Niente omosessuali nel mio studio". Carlo Taormina condannato per discriminazione

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2015 19:53
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24/01/2015 12:41
 
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«Niente omosessuali nel mio studio», aveva detto l’avvocato Carlo Taormina. E anche in secondo grado i giudici lo condannano per discriminazione. La Corte d’appello di Brescia ha confermato la sentenza con la quale, nell’agosto scorso, il giudice del lavoro di Bergamo aveva imposto all’ex parlamentare di Forza Italia un risarcimento di 10mila euro a un’associazione che tutela i diritti delle persone omosessuali.

«Se la tenga lei l’omosessualità... io non ne ho alcune né in simpatia né in antipatia, non me ne frega niente, l'importante è che non mi stiano intorno (...). Mi danno fastidio. (...) Parlano diversamente, si vestono diversamente, si muovono diversamente, è una cosa assolutamente... eh... assolutamente insopportabile, guardi. È
contro natura»: sono alcuni stralci delle affermazioni che Taormina aveva rilasciato il 16 ottobre 2013 rispondendo alle domande di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, conduttori della trasmissione radiofonica La Zanzara in onda su Radio24. Frasi nelle quali, secondo i giudici bresciani, manifestano «pubblicamente una politica di
assunzione discriminatoria», «espressioni idonee a dissuadere gli appartenenti a detta categoria di soggetti dal presentare le proprie candidature allo studio professionale dell’appellante e quindi certamente ad ostacolarne l’accesso al lavoro ovvero a renderlo maggiormente difficoltoso».

Aggrava il fatto che Taormina sia noto al pubblico: «Questo non può che attribuire maggiore risonanza alle sue dichiarazioni e quindi, parallelamente, maggiore dissuasività».
Esulta l’avvocato Alberto Guariso (Avvocatura per i diritti Lgbt): «È un bel risultato, una sentenza importante perché sancisce la tutela generalizzata delle persone che possono subire uno svantaggio anche da semplici dichiarazioni. Annunci pubblici che secondo il giudice hanno un effetto di limitare un’opportunità di lavoro, oltre che di una umiliazione personale. Sono due gradi di giudizio conformi: sentenze analoghe in Italia finora non ce n’erano».

Come riporta il partale Redattore sociale, Taormina nel ricorso in appello ha sostenuto che durante la trasmissione aveva solo espresso un'opinione e che la libertà di espressione è sancita dalla Costituzione. Per i giudici di Brescia, invece, "è pure vero che l'articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ma è altrettanto vero che questa libertà incontra i limiti degli altri principi e diritti che godono di garanzia e tutela costituzionale".


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Utente Senior
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24/01/2015 15:59
 
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Taormina può pensarla come vuole, del resto provare simpatia per i gay non è un obbligo, con buona pace delle millemila associazioni omosessuali. Però, per la miseria, un po'di delicatezza non guasterebbe...

Comunque , sulla sentenza stendo un velo pietoso...E'quasi ridicola quanto lo sono le esternazioni di Taormina.
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25/01/2015 19:53
 
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Re:
Giuseppe.appioclaudio, 24/01/2015 15:59:

Taormina può pensarla come vuole, del resto provare simpatia per i gay non è un obbligo, con buona pace delle millemila associazioni omosessuali. Però, per la miseria, un po'di delicatezza non guasterebbe...

Comunque , sulla sentenza stendo un velo pietoso...E'quasi ridicola quanto lo sono le esternazioni di Taormina.




Condivido. Taormina manca di senso della decenza, eppure condannarlo per aver detto di "non provare simpatia" mi sembra francamente ridicolo.
Leggendo pensavo avesse cacciato un collaboratore dallo studio, ma in mancanza di alcun atto lesivo reale, questa sentenza va a colpire davvero il modo di pensare, e in questo senso torniamo ai reati d'opinione.
Un passo indietro.
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