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Il vostro caro numero chiuso

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2014 12:35
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08/05/2014 21:53
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

In linea di principio ed occorrendo studiare meglio i dettagli quando saranno noti, il modello del ministro Giannini per accesso degli studenti all'università e accesso dei professori alle cattedre sembra più equo e più razionale di quello attuale. Come dicevo più sopra, senza avere letto l'articolo ora postato da I treni a vapore, che ringrazio
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20/09/2014 22:03
 
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trixam, 11/04/2014 19:00:

Lo sfascio dell'università è dovuta alla mancanza totale di accountability, da questo punto di vista il numero chiuso non incide né in meglio né in peggio ed è quindi un falso problema.

Infatti nelle argomentazioni a favore il problema del migliorare l'università non si pone: i sostenitori(tra gli studenti o già laureati) pensano semplicemente che sia un modo per ridurre la concorrenza con la speranza(illusoria) di trarne qualche beneficio.
Il classico modo italiano di sentirsi diversamente furbi.

Sarebbe carino che i sostenitori del "numero programmato" dimostrassero, possibilmente con studi seri, il rapporto di causalità tra l'introduzione del numero chiuso e il miglioramento del sistema universitario italiano. Questo non lo fanno mai ed anche Raffaele se ne esce con un argomento straw man del tipo "ma anche" che non ha nulla a che vedere con il punto.
Perché se l'università pubblica deve essere solo ad appannaggio di alcuni - principalmente gli appartenenti alle classi medio
alte nati in famiglie che si preoccupano di colmare le lacune del sistema di istruzione pubblico- io continuo a non capire perché debba essere pagata da tutti(i contribuenti).

Se non spiegate bene questo punto la lotta strenua per l'introduzione del numero chiuso all'italiana avrà come unico effetto di escludere dall'università quel 30% di studenti che vengono dai ceti medio bassi in un paese dove già oggi, con le iscrizioni in calo, solo il 10% dei figli di genitori non diplomati raggiunge la laurea.








Sono perfettamente d'accordo su quello che affermi. Chiedilo agli studenti che devono sostenere i test se sono favorevoli al test d'ingresso? Chi è favorevole sono solo gli studenti che già sono dentro, è normale, è come chiedere agli avvocati o ai commercialisti se sono favorevoli all'abolizione degli ordini! I test non selezionano gli studenti in base alle loro capacità o predisposizioni ma sono solo sospettosi, servono a selezionare in base alla fortuna e a pratiche poco ortodosse. Non è questa la soluzione per avere una università + efficiente.
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21/09/2014 11:47
 
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concordo con te al 100% [SM=x43799] ...ricordo che in uno degli ultimi test d'ingresso per medicina, in una delle domande si chiedeva di indovinare le veline di striscia del 1992. si commenta da sola come cosa.
[Modificato da Alessandro.1987 21/09/2014 11:47]
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21/09/2014 11:56
 
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Per fortuna un lavoro l'ho trovato, ma da ex studente del Dipartimento di Giurisprudenza, trovo questa cosa delle barriere poste all'accesso di una professione una follia corporativa tipicamente italiota.
Comunque sta drasticamente aumentando il numero di barbieri. Proporrei il numero chiuso per le scuole professionali.

Meglio riderci su...Anche se i barbieri di questo paese sottosviluppato potrebbero prendermi sul serio...
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21/09/2014 13:27
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ripeto: sono favorevole non al numero chiuso, ma a quello programmato flessibile, cioè alla selezione non subito, ma nel tempo, nel senso che si faccia una prova di conferma al secondo anno e (se non vi sono state ragioni oggettive di ritardo, ad esempio malattia personale dell'iscritta/iscritto o di uno stretto familiare) si valuti in quella sede, in modo personalizzato, caso per caso, il da farsi, ma tendenzialmente si metta fuori.
Va assolutamente eliminato il "fuori corso", istituto che all'estero devo spiegare, perché sconosciuto e quindi si deve puntare su moltiplicazione (ma mantenendone la qualità) dei corsi base, snellimento dei programmi, "pragmatizzazione" dei corsi stessi (con lezioni congiunte di professori, avvocati, magistrati, notai, funzionari, eccetera e prove pratiche, comprensive di scrittura di atti), frequenza obbligatoria e non ammissione agli esami se si supera un certo numero di assenze, ma anche con ineludibile rafforzamento e offerta dell'assistenza personalizzata online come pratica normale (le università dove essa non si fa continuamente ed efficacemente dovrebbero essere penalizzate e sconsigliate).
Piuttosto che la ghigliottina iniziale o successiva, devono funzionare inoltre servizi di orientamento (anche all'acquisizione del corretto metodo di studio) oggi inesistenti.
Il primo anno dovrebbe essere di rimedio alla carenze scolastiche e flessibile, per consentire allo studente un migliore orientamento sulle sue effettive attitudini; capita molto spesso che ci si iscriva su pressione familiare o per seguire amici a un tipo di studi per i quali non si è portati, mentre si farebbe meglio altrove.
Solo dopo tali riforme, il numero programmato ha senso e si può introdurre.
Io ad esempio agli studenti chiedo impegno, ma solo dopo avere dato il mio massimo: se facessi poco, non potrei pretendere dopo; prima si offre, cioè, poi si chiede e (se qualcuna o qualcuno non "risponde" - non alle domande, ma come serietà - ) si sanziona.
Aggiungo che non so se convenga fare i barbieri (colgo comunque l'ironia): ai corsi vedo anche molti ragazzi calvi o con pochi capelli già a vent'anni, ma consiglio (sinceramente, non per razzismo sociale, ci mancherebbe) di pensare seriamente all'agricoltura: è un settore dell'economia nazionale che tira ed è soddisfacente. Meglio un contadino serio (e moderno) che un mediocre avvocato in più (ce ne sono troppi), senza piacere e quindi voglia e perciò senza clienti. Io non l'ho fatto e ho sbagliato: lavorare la terra (propria, anche poca, non sotto padrone) è faticoso, ma dà sensazioni bellissime e fa sentire utili.
Bisogna perdere l'idea che si studia per fare quello per cui si è studiato. Può accadere, ma non è detto. Si studia invece per se stessi e si lavora dove si trova il lavoro. Questa è la situazione realistica, oggi.
Naturalmente, chi ha studiato molto bene in genere occupa le posizioni migliori, perciò il senso del mio discorso è: non accontentatevi, non siate mediocri. Se invece volete esserlo (studio da dispense, all'università solo per gli esami, ricerca di raccomandazioni, eccetera),meglio fare da subito altro e farlo bene
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21/09/2014 14:02
 
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Sono d'accordo con il Professore su entrambi i punti. Oltretutto, lavorare la terra è un'indispensabile attività che andrebbe riscoperta in chiave moderna (sempre che la nostra terra sia ancora coltivabile).
La mia polemica era indirizzata ad una mentalità tipicamente italiana che mira alla costruzione di sacche protette all'interno del mercato.

P.S.
A scanso di equivoci, non sono un'ultraliberista come il buon Trixiam
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21/09/2014 14:38
 
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Re:
(pollastro), 21/09/2014 13:27:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ripeto: sono favorevole non al numero chiuso, ma a quello programmato flessibile, cioè alla selezione non subito, ma nel tempo, nel senso che si faccia una prova di conferma al secondo anno e (se non vi sono state ragioni oggettive di ritardo, ad esempio malattia personale dell'iscritta/iscritto o di uno stretto familiare) si valuti in quella sede, in modo personalizzato, caso per caso, il da farsi, ma tendenzialmente si metta fuori.
Va assolutamente eliminato il "fuori corso", istituto che all'estero devo spiegare, perché sconosciuto e quindi si deve puntare su moltiplicazione (ma mantenendone la qualità) dei corsi base, snellimento dei programmi, "pragmatizzazione" dei corsi stessi (con lezioni congiunte di professori, avvocati, magistrati, notai, funzionari, eccetera e prove pratiche, comprensive di scrittura di atti), frequenza obbligatoria e non ammissione agli esami se si supera un certo numero di assenze, ma anche con ineludibile rafforzamento e offerta dell'assistenza personalizzata online come pratica normale (le università dove essa non si fa continuamente ed efficacemente dovrebbero essere penalizzate e sconsigliate).
Piuttosto che la ghigliottina iniziale o successiva, devono funzionare inoltre servizi di orientamento (anche all'acquisizione del corretto metodo di studio) oggi inesistenti.
Il primo anno dovrebbe essere di rimedio alla carenze scolastiche e flessibile, per consentire allo studente un migliore orientamento sulle sue effettive attitudini; capita molto spesso che ci si iscriva su pressione familiare o per seguire amici a un tipo di studi per i quali non si è portati, mentre si farebbe meglio altrove.
Solo dopo tali riforme, il numero programmato ha senso e si può introdurre.
Io ad esempio agli studenti chiedo impegno, ma solo dopo avere dato il mio massimo: se facessi poco, non potrei pretendere dopo; prima si offre, cioè, poi si chiede e (se qualcuna o qualcuno non "risponde" - non alle domande, ma come serietà - ) si sanziona.
Aggiungo che non so se convenga fare i barbieri (colgo comunque l'ironia): ai corsi vedo anche molti ragazzi calvi o con pochi capelli già a vent'anni, ma consiglio (sinceramente, non per razzismo sociale, ci mancherebbe) di pensare seriamente all'agricoltura: è un settore dell'economia nazionale che tira ed è soddisfacente. Meglio un contadino serio (e moderno) che un mediocre avvocato in più (ce ne sono troppi), senza piacere e quindi voglia e perciò senza clienti. Io non l'ho fatto e ho sbagliato: lavorare la terra (propria, anche poca, non sotto padrone) è faticoso, ma dà sensazioni bellissime e fa sentire utili.
Bisogna perdere l'idea che si studia per fare quello per cui si è studiato. Può accadere, ma non è detto. Si studia invece per se stessi e si lavora dove si trova il lavoro. Questa è la situazione realistica, oggi.
Naturalmente, chi ha studiato molto bene in genere occupa le posizioni migliori, perciò il senso del mio discorso è: non accontentatevi, non siate mediocri. Se invece volete esserlo (studio da dispense, all'università solo per gli esami, ricerca di raccomandazioni, eccetera),meglio fare da subito altro e farlo bene




A questo punto è meglio fuori subito! Sarebbe ancora + umiliante fare un anno di corso per poi "sentirsi dire: hai scelto la strada sbagliata", del resto questo tipo di selezione indirettamente già esiste (non a caso i professori del primo anno sono molto selettivi e tendono a scoraggiare gli studenti "mediocri").
Non sono d'accordo nemmeno sull'ultimo punto(quello evidenziato, ma solo per evidenziare quale punto, non per gridare).Chi occupa le posizioni migliori (le posizioni apicali)non è migliore di un altro collega, occupa quella posizione perché è stato segnalato dalla politica. (Cronaca di questi giorni, non si mettono d'accordo per eleggere due membri della Consulta). E' vero non bisogna accontentarsi, bisogna pretendere il massimo, soprattutto da se stessi. Chi è determinato e motivato, arriva dove vuole, a dispetto di chi gli mette il bastone tra le ruota.
[Modificato da iudicium 21/09/2014 14:43]
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21/09/2014 15:06
 
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Mah, io credo che sarebbe ingiusto non dare a tutti almeno una possibilità. Ovviamente, affinchè questo meccanismo funzioni, è necessario che ci sia impegno e che, in mancanza di dedizione allo studio, lo studente venga tagliato. Dopotutto funziona così anche sul lavoro, quindi meglio entrare subito in quest'ottica.

Sottolineerei, però, un altro punto:

"...I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi".

Non occorre essere un esperto costituzionalista come il Professore, per accorgersi che questa norma sia ormai lettera morta. Basti pensare a quanti ragazzi, cresciuti in famiglie monoreddito, sono costretti a fare i conti non solo con le carenze di un sistema scolastico inadeguato, ma anche con difficoltà economiche che costringono ad alternare lavoretti e studio. Alla faccia, insomma, della frequenza obbligatoria che in molti, saggiamente, vorrebbero introdurre...
[Modificato da Giuseppe.appioclaudio 21/09/2014 15:11]
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21/09/2014 19:37
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Non sono d'accordo con Iudicium. Perché "Meglio fuori subito" e perché è umiliante sentirsi dire "Hai sbagliato strada" (ma dopo avere fatto provare)?
La figlia di un mio amico aveva superato il test di medicina, aveva anche fatto esami. L'ho reincontrata - purtroppo - al funerale del padre e mi ha detto dopo le condoglianze,gli abbracci, la consolazione (che comprendeva chiederle che cosa stesse facendo) che ora era a Lettere. Opzione credo suicida e che, se lo avessi saputo, le avrei sconsigliato caldamente (gli esami fatti a Medicina le erano anche andati bene), ma se uno si accorge che una via non è la sua, che cosa deve fare? Se uno capisce che un partner o una partner non va bene, lo/la sposa lo stesso?
Piuttosto, capisco anche che i miei colleghi del primo anno siano selettivi, ma non va bene come si seleziona oggi: è notorio ed evidente che da matricole si è spaesati, bisogna acquisire un metodo, fare un salto di qualità rispetto alla scuola. Non amo i caproni e le caprette (e per questo ho sempre categoricamente rifiutato di fare la balia e ho più volte - in particolare - di passare a diritto costituzionale: non per la materia, che è quella mia di base, ma per l'utenza,giacché non so - e quindi non voglio - insegnare alle ragazzine e ai ragazzini, farei del male a loro e innanzitutto a me, diventerei isterico), ma dico che si può selezionare solo dopo avere fatto capire bene come si studia correttamente. Come ho scritto in un post precedente: prima dare, poi pretendere.
Sull'altro punto, insisto: chi vale si afferma. Accanto a chi vale ci sono certo i raccomandati, non sono cieco. Ma di quello davvero bravo alla fine si ha bisogno, il raccomandato coglione lo si sopporta e lo si circonda di angeli custodi perché non faccia danni. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, d'accordo, ma nessun sistema può tollerare alla lunga che il fesso raccomandato lo inceppi; al limite lo si tiene a fare il burattino, ma quelli che contano sul serio devono avere gli attributi
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21/09/2014 21:21
 
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Re:
(pollastro), 21/09/2014 19:37:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Non sono d'accordo con Iudicium. Perché "Meglio fuori subito" e perché è umiliante sentirsi dire "Hai sbagliato strada" (ma dopo avere fatto provare)?
La figlia di un mio amico aveva superato il test di medicina, aveva anche fatto esami. L'ho reincontrata - purtroppo - al funerale del padre e mi ha detto dopo le condoglianze,gli abbracci, la consolazione (che comprendeva chiederle che cosa stesse facendo) che ora era a Lettere. Opzione credo suicida e che, se lo avessi saputo, le avrei sconsigliato caldamente (gli esami fatti a Medicina le erano anche andati bene), ma se uno si accorge che una via non è la sua, che cosa deve fare? Se uno capisce che un partner o una partner non va bene, lo/la sposa lo stesso?
Piuttosto, capisco anche che i miei colleghi del primo anno siano selettivi, ma non va bene come si seleziona oggi: è notorio ed evidente che da matricole si è spaesati, bisogna acquisire un metodo, fare un salto di qualità rispetto alla scuola. Non amo i caproni e le caprette (e per questo ho sempre categoricamente rifiutato di fare la balia e ho più volte - in particolare - di passare a diritto costituzionale: non per la materia, che è quella mia di base, ma per l'utenza,giacché non so - e quindi non voglio - insegnare alle ragazzine e ai ragazzini, farei del male a loro e innanzitutto a me, diventerei isterico), ma dico che si può selezionare solo dopo avere fatto capire bene come si studia correttamente. Come ho scritto in un post precedente: prima dare, poi pretendere.
Sull'altro punto, insisto: chi vale si afferma. Accanto a chi vale ci sono certo i raccomandati, non sono cieco. Ma di quello davvero bravo alla fine si ha bisogno, il raccomandato coglione lo si sopporta e lo si circonda di angeli custodi perché non faccia danni. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, d'accordo, ma nessun sistema può tollerare alla lunga che il fesso raccomandato lo inceppi; al limite lo si tiene a fare il burattino, ma quelli che contano sul serio devono avere gli attributi




Rispetto l'opinione del prof. ma non la condivido. Io parto dal presupposto che nessuno è un "deficiente" e chi si iscrive all'università (almeno la maggioranza) conosce i propri limiti. Se odio la matematica, non penso minimamente di iscrivermi ad una facoltà scientifica (matematica, ingegneria, chimica) sarebbe un suicidio. Lo studente che fa cinque anni di superiori, è lì che testa le sue capacità, ed è lì che deve essere orientato. Non ci dovrebbe essere lo snobismo tra gli istituti superiori e universitari, ma collaborazione e l'orientamento andrebbe fatto durante gli ultimi anni delle superiori, magari già allora far capire allo studente come si studia all'università (una sorte di partnership scuola superiore università). Non una sola giornata, come sembra accade ora, dove prima di diplomarsi, si fa conoscere l'offerta formativa delle diverse università (fatta + per accaparrarsi gli scritti che veri e propri orientamenti). Quando mi sono iscritto io all'università, pensavo che l'unica facoltà che potessi fare fosse economia o giurisprudenza, avendo fatto gli studi economico aziendale, dove le materie di matematica, diritto, ed economia erano il nostro pane quotidiano. Ma credevo che così fosse strutturato il sistema universitario, nel senso che fosse una strada obbligata e che non potessi iscrivermi ad ingegneria o medicina perché non avessi le basi, e che fosse possibile solo iscriversi con il liceo scientifico.
Alla fine penso che nonostante pensassi erroneamente che il sistema fosse questo, penso che così dovrebbe essere strutturato il percorso. In base al percorso superiore che si intraprende già si sa quale può essere la sua strada, e capire già se continuare o fermarsi.
Purtroppo la selezione viene fatta successivamente, quando per un giovane, potrebbe vedersi chiudere la strada, dopo aver investito altro tempo e altro denaro.
Perciò ritengo che precludere il percorso dopo aver fatto già qualche anno, sarebbe frustrante.
Per quanto riguarda le posizioni apicale nelle aziende a capitale pubblico, vengono scelte dalla politica. Questo è il sistema, se io sono uno illustre sconosciuto perché non ho nessuna tessera politica, posso essere il migliore ma non sarò mai l' ad di Poste, Eni, Ferrovie. E questo il sistema è inutile girarci intorno.
[Modificato da iudicium 21/09/2014 21:32]
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21/09/2014 22:10
 
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Re:
Giuseppe.appioclaudio, 21/09/2014 11:56:

Per fortuna un lavoro l'ho trovato, ma da ex studente del Dipartimento di Giurisprudenza, trovo questa cosa delle barriere poste all'accesso di una professione una follia corporativa tipicamente italiota.
Comunque sta drasticamente aumentando il numero di barbieri. Proporrei il numero chiuso per le scuole professionali.

Meglio riderci su...Anche se i barbieri di questo paese sottosviluppato potrebbero prendermi sul serio...




Purtroppo in Italia si utilizzano le barriere per creare rendite di posizione. Questo è il male principale del nostro Paese. Se non si temesse la concorrenza delle nuove leve, dovrebbe bastare il titolo di studio a farti esercitare la professione, poi sarà il libero mercato a selezionare e non le caste. Ma se così fosse, come farebbero gli illustri professionisti a portare avanti i loro studi? I tirocinanti fanno comodo, vengono sfruttati gratis dai dominus, avere un certo numero di giovani gratis che fanno pratiche fa comodo. Per non parlare di tutto l'indotto che gira intorno. Non mi meraviglierei se anche ai corsi professionali per barbieri e mestieri
vari venissero proposti il numero chiuso (altro che provocazione).
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21/09/2014 22:45
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Vado in ordine. E' verissimo: dovrebbe esserci una collaborazione di orientamento tra istituti superiori ed università già dalle scuole, al di là della giornata di marketing esibizionistico. Finora lo si è fatto poco e male, ma (se devo giudicare dalla mia esperienza: mi invitano spesso nelle scuole) grazie a dirigenti scolastici dinamici, a professori intelligenti e a studenti che usano Internet questo lo si fa oggi più e meglio di prima (anche se ancora troppo poco): vedo convenzioni con università anche straniere attive già dal terzo liceo (intendo la terza classe superiore; il "mio" terzo liceo oggi si chiama quinto, insomma è l'ultima classe), per stages estivi, o programmi di scambio (la figlia di un collega, a diciassette anni, sta facendo un semestre scolastico in North Carolina, che ovviamente le varrà poi anche in Italia e ragazzi di lì sono qui: c'è un programma ministeriale apposito, il fatto è che troppo spesso queste cose non si sanno per approfittarne utilmente).
Purtroppo invece è anche vero che non tanti studenti sanno auto-valutarsi e spesso sono influenzati da famiglie, ragazzi più grandi, eccetera, che li portano fuori strada.
Ci sono poi anche altri fattori: conosco un giovane poeta contemporaneo bravo, pluripremiato e ben recensito, marito di una ricercatrice mia amica. Di suo avrebbe fatto Lettere, ma per ragioni familiari è farmacista (come il padre). Intendiamoci, anche io vorrei essere infelice, ma con una farmacia; sta di fatto che non è molto contento (poi, magari, la scontentezza giova alla composizione dii bei versi, vai a sapere [SM=g2725401]).
E' verissimo che nella pubblica amministrazione occorre avere protezione politica, ma è anche vero che a certi livelli al politico non serve legarsi a un funzionario solo protetto, ma imbecille: gli farebbe danno. Per cui diciamo che la combinazione più logica è: funzionario giovane e ambizioso che viene notato da politico giovane e ambizioso, si aiutano reciprocamente e invecchiano aiutandosi. Persone di vertice protette nell'amministrazione ne conosco tante, ma vertici completamente imbecilli no. Non dico che questo sistema non sia opaco, ma solo che la mia descrizione è più realistica.
Ho visto succedere lo stesso anche nella magistratura, nel notariato, all'università: conosco persone certamente protette da giovani, ma anche "figli di" che quel concorso non l'hanno superato o, all'università, ricercatori a cinquant'anni col cognome famoso, il che significa spinta iniziale, ma poi o il padre è uscito dal sistema, o comunque non ha potuto più sostenere il pargolo mediocre.
Per onestà, conosco anche qualche "figlio" o "figlia" di padre celebre assai più bravo/brava del genitore (studi all'estero, capacità personali evidenti oltre le spinte, eccetera)
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21/09/2014 23:53
 
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Re:
(pollastro), 21/09/2014 22:45:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Vado in ordine. E' verissimo: dovrebbe esserci una collaborazione di orientamento tra istituti superiori ed università già dalle scuole, al di là della giornata di marketing esibizionistico. Finora lo si è fatto poco e male, ma (se devo giudicare dalla mia esperienza: mi invitano spesso nelle scuole) grazie a dirigenti scolastici dinamici, a professori intelligenti e a studenti che usano Internet questo lo si fa oggi più e meglio di prima (anche se ancora troppo poco): vedo convenzioni con università anche straniere attive già dal terzo liceo (intendo la terza classe superiore; il "mio" terzo liceo oggi si chiama quinto, insomma è l'ultima classe), per stages estivi, o programmi di scambio (la figlia di un collega, a diciassette anni, sta facendo un semestre scolastico in North Carolina, che ovviamente le varrà poi anche in Italia e ragazzi di lì sono qui: c'è un programma ministeriale apposito, il fatto è che troppo spesso queste cose non si sanno per approfittarne utilmente).
Purtroppo invece è anche vero che non tanti studenti sanno auto-valutarsi e spesso sono influenzati da famiglie, ragazzi più grandi, eccetera, che li portano fuori strada.
Ci sono poi anche altri fattori: conosco un giovane poeta contemporaneo bravo, pluripremiato e ben recensito, marito di una ricercatrice mia amica. Di suo avrebbe fatto Lettere, ma per ragioni familiari è farmacista (come il padre). Intendiamoci, anche io vorrei essere infelice, ma con una farmacia; sta di fatto che non è molto contento (poi, magari, la scontentezza giova alla composizione dii bei versi, vai a sapere [SM=g2725401]).
E' verissimo che nella pubblica amministrazione occorre avere protezione politica, ma è anche vero che a certi livelli al politico non serve legarsi a un funzionario solo protetto, ma imbecille: gli farebbe danno. Per cui diciamo che la combinazione più logica è: funzionario giovane e ambizioso che viene notato da politico giovane e ambizioso, si aiutano reciprocamente e invecchiano aiutandosi. Persone di vertice protette nell'amministrazione ne conosco tante, ma vertici completamente imbecilli no. Non dico che questo sistema non sia opaco, ma solo che la mia descrizione è più realistica.
Ho visto succedere lo stesso anche nella magistratura, nel notariato, all'università: conosco persone certamente protette da giovani, ma anche "figli di" che quel concorso non l'hanno superato o, all'università, ricercatori a cinquant'anni col cognome famoso, il che significa spinta iniziale, ma poi o il padre è uscito dal sistema, o comunque non ha potuto più sostenere il pargolo mediocre.
Per onestà, conosco anche qualche "figlio" o "figlia" di padre celebre assai più bravo/brava del genitore (studi all'estero, capacità personali evidenti oltre le spinte, eccetera)



Sono io a non esprimermi bene! Quello che intendo dire è che il sistema delle aziende pubbliche o private a capitale pubblico permette legalmente di scegliere politicamente le posizioni apicali.
Ora tra due esperti, uno appoggiato dalla politica e un altro indipendente (sarà anche bravo, ma altrettanto bravo è l'altro), chi sarà indicato per ricoprire quell'incarico? Lo stesso discorso per la scelta dei due membri della Consulta. Perché non si riesce a sceglierlo? (Potenzialmente anche il prof. Prisco ha tutte le qualità per essere nominato e non è una provocazione) Chi non è "politicamente impregnato" ho usato proprio il termine impregnato e non impegnato, non entra proprio in tale giro.
Parto dal presupposto che sono tutti capaci e tutti altrettanto bravi, quindi alla fine non basta essere solo bravi e solo eccellenti.
Con l'esperienza, con l'impegno, anche il peggiore degli avvocati può diventare il principe del foro. E' vero il prof. ha visto gente che sono stati inseriti nel mondo accademico ma poi sono rimasti assistenti, evidentemente sono stati scavalcati da chi aveva + influenza (è la dura legge della raccomandazione che la fa da padrone in ambienti del genere).
[Modificato da iudicium 22/09/2014 00:01]
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22/09/2014 08:17
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Sono anche io che non mi spiego bene, Iudicium, tranquillo. Nella valutazione di "bravura" di una persona c'è anche la disponibilità a impegnarsi/ impregnarsi o no in politica, cioè non serve essere bravi e null'altro, se si ha l'ambizione di fare certe esperienze (intendo il servizio tecnico alle istituzioni ad alto livello).
A contrario: ringrazio per l'apprezzamento, ma a me non interessa stare alla Corte, perché se ci fossi non potrei avere le mani libere, cioè apprezzare o criticare sue sentenze, in saggi o articoli giornalistici. Pertanto non mi sono mai messo su questa strada; ma, se mi fosse interessato farlo, avrei dovuto pensare per tempo a costruire (all'interno del mio capitale di bravura), anche la dote di coltivare relazioni politiche opportunamente finalizzate. Questo non mi scandalizza in chi lo fa, beninteso, è una scelta essere tecnici con le "mani libere" o essere tecnici impegnati come "civil servants". Nessuna delle due categorie è migliore o peggiore e censurabile (poi all'interno di ciascuna,com'è ovvio, ci sono i più e i mano bravi), è solo - ripeto - questione di diversa sensibilità.
Insomma: io ho come tutti una mia sensibilità politica, ma sto due passi indietro. Mi è stato a suo tempo offerto di farla (come candidato o come tecnico, ho rifiutato, per mantenere un giudizio distaccato). Altri ritengono di accettare impegni. Bene, auguri a loro. Non sono rimproverabile io, non lo sono loro. Sarebbe come rimproverarmi perché sono vegetariano: embé?
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22/09/2014 12:33
 
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(pollastro), 22/09/2014 08:17:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Sono anche io che non mi spiego bene, Iudicium, tranquillo. Nella valutazione di "bravura" di una persona c'è anche la disponibilità a impegnarsi/ impregnarsi o no in politica, cioè non serve essere bravi e null'altro, se si ha l'ambizione di fare certe esperienze (intendo il servizio tecnico alle istituzioni ad alto livello).
A contrario: ringrazio per l'apprezzamento, ma a me non interessa stare alla Corte, perché se ci fossi non potrei avere le mani libere, cioè apprezzare o criticare sue sentenze, in saggi o articoli giornalistici. Pertanto non mi sono mai messo su questa strada; ma, se mi fosse interessato farlo, avrei dovuto pensare per tempo a costruire (all'interno del mio capitale di bravura), anche la dote di coltivare relazioni politiche opportunamente finalizzate. Questo non mi scandalizza in chi lo fa, beninteso, è una scelta essere tecnici con le "mani libere" o essere tecnici impegnati come "civil servants". Nessuna delle due categorie è migliore o peggiore e censurabile (poi all'interno di ciascuna,com'è ovvio, ci sono i più e i mano bravi), è solo - ripeto - questione di diversa sensibilità.
Insomma: io ho come tutti una mia sensibilità politica, ma sto due passi indietro. Mi è stato a suo tempo offerto di farla (come candidato o come tecnico, ho rifiutato, per mantenere un giudizio distaccato). Altri ritengono di accettare impegni. Bene, auguri a loro. Non sono rimproverabile io, non lo sono loro. Sarebbe come rimproverarmi perché sono vegetariano: embé?




E' tutto vero, ma non è giusto! La politica dovrebbe occuparsi solo di politica non dovrebbe controllare e occuparsi di chi deve ricoprire determinate cariche e determinati ruoli. Bisognerebbe svincolare i ruoli dirigenziali dalla fede politica. La politica la intendo come servizio disinteressato al Paese e non come servizio al proprio orticello.
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22/09/2014 16:41
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Come no? In un altro mondo, in un'altra vita [SM=g2725339]
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Re:
(pollastro), 22/09/2014 16:41:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Come no? In un altro mondo, in un'altra vita [SM=g2725339]




Lo so benissimo che è un'utopia, ma un giovane può permettersi anche di ammalarsi di utopia, ha tutto il tempo per guarire!
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22/09/2014 20:05
 
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Morale della favola
Il barbiere o il contadino sono mestieri bellissimi a patto che li facciano gli altri.





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22/09/2014 20:21
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Io coltivo il mio orto urbano. E sono serio quando dico che l'agricoltura (in altre dimensioni, ovvio: a me serve per essere sicuro di quello che mangio e per regalare qualcosa ad amici) "tira". Trixam, sei attento all'economia e lo sai
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22/09/2014 20:46
 
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Il numero chiuso a giurisprudenza servirebbe solo a riequilibrare gli scompensi creati dalla distorsione del numero chiuso delle altre facoltà.. Tuttavia credo sia più facile imporre per legge al sale di non sciogliersi nell'acqua.
Oggi l'istanza dei laureandi\laureati in legge è sentita alla luce delle immense distorsioni provocate da gente che non entra a medicina e si laurea con il massimo dei voti in giurisprudenza... Come sia possibile avvertire il desiderio di essere o medico o giurista ancora non me lo spiego, ma è limite mio che convintamente volevo imparare l'arte di cavillare.
Detto ciò, il problema dell'università è l'account... quella cosa lì che non si traduce in italiano..
La soluzione sarebbe spiegare alle persone che la laurea non serve a niente davvero.. che se non sai fare nulla, non servi a niente..
Nel momento in cui il sistema non riuscirà più a reggere figli a casa fino ai 40 anni, ci renderemo conto che senza specializzazione non si pappa e che aspettare 40 anni per capire davanti a chi devono essere chiesti i colloqui dopo una sentenza di primo grado è un po' tardi.. posto che comunque l'avvocato medio è privo di tali competenze.
Personalmente mi auguro che il discorso del prof. sul merito sia vero, ma non perché io sia meritevole, ma perché almeno posso soffrire le ore di viaggio ed i mancati guadagni come mia imbecillitas in senso pufendorfiano o meno..
Altro piccolo elemento: il cliente medio non capisce la differenza tra una pera ed un'istanza, come può capire il merito? nel penale il cliente medio non riesce nemmeno a firmare ed il giudice ha già deciso la pena prima ancora di sentirti parlare (al punto che potremmo risolvere l'arretrato giudiziario semplicemente eliminando l'ipocrisia.. ormai indovino l'entità delle pene con una frequenza elevatissima), che c'entra il merito?
Dovremmo insegnare ai ragazzi come si "acchiappa il cliente" e come ci si deve "atteggiare".. ormai anche la professione è marketing, anzi marchetting...

Con tanta pace e buona volontà devo riconoscere a trixam che aveva ragione quando, ormai vari anni fa, mi disse: "e chi ti dice che non possiamo diventare come il Kenya?"
E quindi cari studenti, studiate meno e frequentate più il politico di turno o il presidente dell'associazione "pincopallo libero".. e non fate politica credendoci, perché mentre raccogliete le firme per l'amnistia c'è qualcuno che crea associazioni per i diritti dei detenuti e fa parcelle da 20.000 €.. stay hungry, stay ammanigliato (termine che credo in UK non saprebbero tradurre come noi il loro accountqualcosa)

Piccola nota all'amico Trixam:

In un Paese dove non esiste libero mercato, essere libero mercatisti è una forma di masochismo.
Hanno ragione quelli che difendono le persone offese e chiedono a giudici di fissare le date, quelli che vogliono aumentare la soglia del gratuito patrocinio, quelli che devi pagare la cassa se vuoi essere iscritto all'ordine, quelli che difendiamo a titolo gratuito la vittima di turno, quelli che pagano i criminologi della tv per scavare dentro al cascione, quelli che vogliono il numero chiuso...

eh si, voglio il numero chiuso a giurisprudenza, ma aperta l'avvocatura fino al giorno prima in cui io entrerò.. poi da lì chiuso, chiusissimo. Poi voglio le soglie, gli scaglioni, le incompatibilità, le leggi per cui se hai tanti capelli non puoi fare l'avvocato, ma pure se non hai gusto nel vestire, ma anche se non ti chiami Raffaele.. e poi fuori tutti, ma progressivamente modulato esattamente come servirebbe a me..
eh beh per farlo ha ragione chi faceva politica universitaria, poi politica in tribunale e poi politica in regione.. eh si quelli lì perché se non posso competere allora voglio essere nel sistema.

E mi dirai che sono socialista e ti dirò che non è vero sono più lib di prima, perché lo Stato non ha il diritto di fregarmi il futuro e a questo punto se la mia idea di più libertà per tutti non può realizzarsi che almeno sia più socialismo per me.
[Modificato da giusperito 22/09/2014 20:56]
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