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Umberto Eco: "L'università torni ad essere solo per le élite".

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2013 13:42
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28/05/2013 00:07
 
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Premessa: Gius non facciamo confusione tra Wikipedia italiana e quella inglese. Quest'ultima è anche un grande progetto culturale e qualitativamente è vicina alla Enciclopedia Britannica ed è un esempio di partecipazione culturale, Wiki italiana invece soffre dei mali del nostro paese ed è un troiao soprattutto su certi temi dove le sette italiche spopolano.

La discussione risente molto della mentalità italiana e di quella degli studenti della specifica facoltà. Se Riferite ad altri contesti le parole di Eco avrebbero sviluppato una discussione molto diversa, ma è noto che il dibattito italiano sull'istruzione(quando c'è) è abbastanza slegato dal mondo moderno.

La cosa che mi colpisce è che le differenti opinioni siano però accomunate da un tratto comune di insoddisfazione. Raffaele è teorico del numero chiuso, anche se vedo ha assorbito parte delle mie obiezioni di precedenti discussioni, e dell'università dove il paese deve utilizzare le sue risorse per formare le guide della nazione(una versione democratica dell'università sovietica, detto senza polemica perché era eccellente); Gius invece si fa portatore di giuste
critiche a questa università che dovrebbe realizzare la famosa uguaglianza sostanziale e invece produce ipocrisia sostanziale; infine Connor perché non sente di utilizzare il suo talento nel modo giusto.
Però a parte Gius nessuno realizza che questa situazione è legata all'essere tutti prigionieri nella stessa barca, un paese collettivista e gregario dove il destino di gran parte delle persone è segnato da un progetto sociale anonimo ed impersonale che nessuno ha deciso ma tutti subiscono.
Un progetto del quale l'università è solo una faccia ma che va dalla culla alla tomba: dagli asili di Bologna al mercato del lavoro al sistema pensionistico.
Gli aspetti plastici di un paese che divora sé stesso. Una forma di totalitarismo paralizzante.


Perciò io vedo questa uscita di Eco non tanto come una svolta destrorsa o reazionaria- Eco è sempre stato un reazionario- ma come un'ammissione di sconfitta di un vecchio ed a suo modo grande intellettuale che alla costruzione di quel progetto sbagliato nel suo campo ha contribuito volente o nolente.

Poi è chiaro che Eco la settimana prossima sarà al solito festival culturale di Repubblica insieme a Rodotà e Zagrebelsky a parlare di quanto sia importante la conoscenza e la cultura per la democrazia e continuerà a recitare il personaggio che si è dato come nulla fosse.
Funziona così in Italia.
[Modificato da trixam 28/05/2013 00:08]
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