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Umberto Eco: "L'università torni ad essere solo per le élite".

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2013 13:42
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26/05/2013 12:03
 
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Le cause della decadenza delle nostre università? Umberto Eco ha pochi dubbi: troppi studenti e l’arrivo di internet. A Burgos, in Spagna, dove ha ricevuto una laurea honoris causa e dove ha partecipato all’inaugurazione della Feria del libro, Eco ha affermato che «l’eccessivo numero di studenti blocca l’attività accademica e spinge le università verso una profonda crisi». «L’università, infatti», ha spiegato, come riporta l’agenzia di stampa Efe, ripresa da molti giornali di lingua spagnola, «dovrebbe essere per una certa élite, proprio come accadeva nella sua epoca migliore». Eco si è detto critico anche nei confronti della «progressiva influenza delle nuove tecnologie, a causa delle quali è cambiato il rapporto tra studenti e professori, soprattutto per via di internet, dove si può accedere a molte informazioni che in parte sostituiscono i lavori dei docenti».

Leggi il resto: www.linkiesta.it/eco-universita-elite#ixzz2UOLmkdZy
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26/05/2013 12:06
 
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Carini questi intellettuali italiani a corrente alternata.
La mia solidarietà al tirocinante di Repubblica che dovrà smacchiare la notizia per i lettori.
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26/05/2013 13:03
 
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Non sono del tutto in disaccordo sul primo punto. L'Università non è scuola dell'obbligo e, se si vuole adoperare il termine elitaria, può certamente esserlo, purchè la restrizione non sia per censo ma per merito. Non credo che sia incompatibile con uno Stato sociale di diritto riservare gli studi universitari a chi si mostra meritevole: qui certamente si apre un discorso grave sul modo in cui stabilire chi è meritevole e chi non lo è: carriera scolastica pregressa, test a risposta multipla, colloqui e/o lettere di referenze, obbligo di sostenere esami nel primo anno e via discorrendo. Ma, a mio modesto avviso, prodromico a questa riflessione è un altro punto: per scongiurare il rischio che i più bravi siano inevitabilmente quelli che hanno condizioni migliori di partenza, serve una scuola pubblica formidabile che assicuri una buona formazione di base a chiunque e lo strumentario per migliorare se stessi. Questo è uno dei doveri inderogabili dello Stato, non certo assicurare a tutti una laurea. Fermo restando che il nostro numero di laureati è basso, lo Stato deve migliorare la formazione di partenza e finanziare le Università in modo che abbiano le risorse logistiche per aumentare le possibilità di accogliere studenti, ma comunque studenti che abbiano talento, non certo tutti.
Sul secondo punto sono tentennante: Internet è un'ottima risorsa,per approfondire,chiarire, confrontarsi, purchè gli studenti abbiano la capacità di discernimento tra Wikipedia e una lezione di un docente e - ancor prima - purchè vi sia concreta differenza tra Wikipedia e la lezione del docente. Altrimenti il problema non è degli studenti, ma nel reclutamento dei docenti.
[Modificato da Raffaele_23 26/05/2013 13:05]
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26/05/2013 15:59
 
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Ma dipende sempre cosa si intende per "elite".
Perchè è pur vero che ne samo troppi, ma alla laurea ci giungono in pochi.
Esperienza personale: al primo semestre del primo anno, l'aula era strapiena (addirittura, per la mia cattedra, c'erano 2 aule, pienissime. Io per esempio, seguivo per terra!). Secondo semestre, corso di diritto privato: seguiva la metà. E la metà dei miei conoscenti si era o ritirata o aveva cambiato facoltà.
Secondo anno, primo semestre,: diritto del lavoro: 4 gatti. Un quarto della metà dei miei rimanenti conoscenti aveva lasciato l'università.
Quindi, si, come ama dire una mia carissima amica "all'università c'è una selezione naturale".
Io sono favorevole ad un'Università "elitaria". Ma un' elite formata da persone meritocratiche, in gamba, brillanti. Un 'Università che, a questo punto, preveda grandi agevolazioni (e non miseri rimborsi spese stanziati da un'esangue ADISU) per le persone con i requisiti di cui si tratta.
Se poi Eco parlava di un'Elite formata da persone abbienti e benpensanti, beh, ci stanno già pensando le nostre care istituzioni.
Tea poco le tasse saranno così elevate che ci vorrà un finanziamento ogni semestre...
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26/05/2013 16:15
 
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Re:
WeAreNemesis, 26/05/2013 15:59:

Ma dipende sempre cosa si intende per "elite".
Perchè è pur vero che ne samo troppi, ma alla laurea ci giungono in pochi.
Esperienza personale: al primo semestre del primo anno, l'aula era strapiena (addirittura, per la mia cattedra, c'erano 2 aule, pienissime. Io per esempio, seguivo per terra!). Secondo semestre, corso di diritto privato: seguiva la metà. E la metà dei miei conoscenti si era o ritirata o aveva cambiato facoltà.
Secondo anno, primo semestre,: diritto del lavoro: 4 gatti. Un quarto della metà dei miei rimanenti conoscenti aveva lasciato l'università.
Quindi, si, come ama dire una mia carissima amica "all'università c'è una selezione naturale".
Io sono favorevole ad un'Università "elitaria". Ma un' elite formata da persone meritocratiche, in gamba, brillanti. Un 'Università che, a questo punto, preveda grandi agevolazioni (e non miseri rimborsi spese stanziati da un'esangue ADISU) per le persone con i requisiti di cui si tratta.
Se poi Eco parlava di un'Elite formata da persone abbienti e benpensanti, beh, ci stanno già pensando le nostre care istituzioni.
Tea poco le tasse saranno così elevate che ci vorrà un finanziamento ogni semestre...





[SM=g2725291]




For you I was a flame....love, is a losing game....


Quando stai per mollare, fermati un attimo a pensare al motivo per il quale hai resistito fino ad ora ... Pensa alla meta, non a quanto sia lungo il tragitto. Rimboccati le maniche e non aver paura della fatica. Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte. Lotta e combatti. E quando ciò che desideri sarà tuo, una mano al cuore e sentirai in ogni singolo battito l'eco di ognuno dei passi che hai compiuto. E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c'e vittoria senza una ferita di guerra, non c'è arcobaleno senza la pioggia.
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26/05/2013 16:42
 
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Re:
WeAreNemesis, 26/05/2013 15:59:

Ma dipende sempre cosa si intende per "elite".
Perchè è pur vero che ne samo troppi, ma alla laurea ci giungono in pochi.
Esperienza personale: al primo semestre del primo anno, l'aula era strapiena (addirittura, per la mia cattedra, c'erano 2 aule, pienissime. Io per esempio, seguivo per terra!). Secondo semestre, corso di diritto privato: seguiva la metà. E la metà dei miei conoscenti si era o ritirata o aveva cambiato facoltà.
Secondo anno, primo semestre,: diritto del lavoro: 4 gatti. Un quarto della metà dei miei rimanenti conoscenti aveva lasciato l'università.
Quindi, si, come ama dire una mia carissima amica "all'università c'è una selezione naturale".


Questa cosa della selezione naturale mi irrita non poco. L'Università non dovrebbe essere una corsa ad ostacoli, ma un percorso formativo di eccellenza. Selezioni all'accesso ragionevoli e razionali - che tramutino l'Università in una struttura elitaria - non servono soltanto a regolamentare il mercato del lavoro (per me è immorale che lo Stato lasci immatricolare centinaia di aspiranti giuristi, nelle vesti di ragazzini diciottenni, quando le prospettive professionali sono in decremento) ma, se non si vuole essere tacciati di pianificazione stalinista, la selezione serve anche e soprattutto per ragioni didattiche. E, ripeto, se si accettasse ciò, bisognerebbe aprire il dibattito sul modo in cui selezionare. La nostra didattica fa schifo essenzialmente perchè siamo troppi. Le condizioni in cui siamo costretti a seguire le lezioni sono indecenti e fuorilegge, così come è indecente che un'Università programmi corsi, seminari e quant'altro al netto del numero di studenti fuoricorso e non frequentanti, tanto bistrattati ma a cui va il nostro sentito ringraziamento perchè se decidessero di seguire tutti probabilmente il Preside chiuderebbe gli edifici per ragioni di incolumità pubblica. Non sopporto i miei colleghi che si lamentano del fatto che il nostro è un esamificio, che i professori non strutturano un rapporto umano, che non andiamo in tribunale e non ci fanno esercitare a scrivere, salvo poi strapparsi le vesti con aria esagitata quando si parla di numero chiuso. Bene, tutte le cose che desideriamo non sono possibili senza numero chiuso. Limiti dell'azione amministrativa e, aggiungo, della potenzialità umana.
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26/05/2013 18:43
 
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Re: Re:
Raffaele_23, 26/05/2013 16:42:

WeAreNemesis, 26/05/2013 15:59:

Ma dipende sempre cosa si intende per "elite".
Perchè è pur vero che ne samo troppi, ma alla laurea ci giungono in pochi.
Esperienza personale: al primo semestre del primo anno, l'aula era strapiena (addirittura, per la mia cattedra, c'erano 2 aule, pienissime. Io per esempio, seguivo per terra!). Secondo semestre, corso di diritto privato: seguiva la metà. E la metà dei miei conoscenti si era o ritirata o aveva cambiato facoltà.
Secondo anno, primo semestre,: diritto del lavoro: 4 gatti. Un quarto della metà dei miei rimanenti conoscenti aveva lasciato l'università.
Quindi, si, come ama dire una mia carissima amica "all'università c'è una selezione naturale".


Questa cosa della selezione naturale mi irrita non poco. L'Università non dovrebbe essere una corsa ad ostacoli, ma un percorso formativo di eccellenza. Selezioni all'accesso ragionevoli e razionali - che tramutino l'Università in una struttura elitaria - non servono soltanto a regolamentare il mercato del lavoro (per me è immorale che lo Stato lasci immatricolare centinaia di aspiranti giuristi, nelle vesti di ragazzini diciottenni, quando le prospettive professionali sono in decremento) ma, se non si vuole essere tacciati di pianificazione stalinista, la selezione serve anche e soprattutto per ragioni didattiche. E, ripeto, se si accettasse ciò, bisognerebbe aprire il dibattito sul modo in cui selezionare. La nostra didattica fa schifo essenzialmente perchè siamo troppi. Le condizioni in cui siamo costretti a seguire le lezioni sono indecenti e fuorilegge, così come è indecente che un'Università programmi corsi, seminari e quant'altro al netto del numero di studenti fuoricorso e non frequentanti, tanto bistrattati ma a cui va il nostro sentito ringraziamento perchè se decidessero di seguire tutti probabilmente il Preside chiuderebbe gli edifici per ragioni di incolumità pubblica. Non sopporto i miei colleghi che si lamentano del fatto che il nostro è un esamificio, che i professori non strutturano un rapporto umano, che non andiamo in tribunale e non ci fanno esercitare a scrivere, salvo poi strapparsi le vesti con aria esagitata quando si parla di numero chiuso. Bene, tutte le cose che desideriamo non sono possibili senza numero chiuso. Limiti dell'azione amministrativa e, aggiungo, della potenzialità umana.




Ma forse non mi sono spiegata bene. Quando dico "selezione naturale" parlo del fatto che ci sono tante, troppe persone che si iscrivono così, perchè non hanno altre alternative. Per esempio, chi non passa ai test di medicina o di farmacia ecc viene da noi (non mi chiedete il perchè, ma è così) per poi rendersi conto che la nostra non è una facoltà facile come molti ancora credono.
Test d'ingresso?
Va bene, ci sto: ma organizziamoli in maniera razionale. Facciamo in modo che passi chi davvero ha studiato, chi davvero merita, non il solito raccomandato di turno.
E soprattutto, facciamo questi benedetti test a Settembre, non a Luglio!
Ma poi, anzichè incentivare questi test, non sarebbe meglio focalizzarsi sugli esami?
Mi spiego meglio:
Se al I anno ci sono 6 esami, si preclude l'accesso al II se non sono stati fatti almeno 3 (per esempio), oppure, si da l'oportunità di fare un determinato numero di esami entro un determinato numero di mesi, altrimenti si è fuori.
Mò lasciate stare, queste sono idee venutemi così, su due piedi.
Però, se ci si ragionasse un attimo, il modo per potenziare e migliorare l'Università esistono. E non credo siano così costose o difficoltose come vogliono farci credere.
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26/05/2013 19:06
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Devo quotare in tutto e per tutto Raffaele. Se si fa riconoscere nella vita reale, lo abbraccio e gli offro un caffè. Anche Eco però è un "voltagabbana. E' un grande intellettuale, ma moralmente corresponsabile con tanti soloni di come negli anni è stata ridotta la scuola: un falso egualitarismo sessantottino, per cui tutti si diplomano, l'università scadente ne è solo la conseguenza. Non si educa più, nemmeno in famiglia e poi uno stronzo sedicenne ammazza e brucia la ragazzina che non voleva fare l'amore! Questi sono abituati ai videogiochi, dove il pupazzetto viene colpito e distrutto per salire di livello, ma poi si riforma, si rialza e va avanti. E, quanto all'università, piccolo racconto istruttivo: a lezione parlo di storia costituzionale italiana e della Rivoluzione Napoletana del 1799. Dico: "Ragazzi, sapete, i patiboli erano montati qui vicino, a piazza Mercato. Se andate al centro, a Piazza dei Martiri, ci si riferisce appunto a quei martiri. Se volete capire il clima storico, leggete 'Il resto di niente', romanzo di Enzo Striano su Eleonora Pimentel Fonseca e/o vedete il film che ne è stato tratto" (N:B. Domani, lunedì 27, verrà proiettato a Via Porta di Massa, aula 28, con inizio alle 14, poi si discute del tema; ingresso libero e un credito a chi partecipa).
Una ragazza mi aspetta alla fine e mi chiede: "Scusi, professore, ma leggere questo romanzo è obbligatorio per l'esame?"
Risposta mia: "Non si preoccupi, signorina, con me non è obbligatorio nulla, nemmeno essere intelligenti"
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26/05/2013 19:13
 
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Grazie prof, se ne avrò l'occasione mi rivelerò in una sorta di epifania joyciana. Per quanto concerne il suo aneddoto che mi ha strappato un sorriso in una elefantiaca domenica pomeriggio, chapeau. Probabilmente io non sarei stato così politically correct.
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26/05/2013 19:46
 
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Non conosco nello specifico l'intervento di Eco, ma da un po' sta portando avanti una giusta campagna sul valore dell'informazione.
Sta curando un progetto di enciclopedia online che sia radicalmente alternativo a wikipedia. Purtroppo esiste un problema concreto: la mole di informazioni si sta legando sempre di più al loro scarso valore.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che internet è un Mondo governato da regole sue proprie che progressivamente stiamo iniziando a scoprire e studiare.

Sull'università sarebbe opportuno capire bene di cosa sta parlando.
Ad oggi in Italia una laurea non si nega a nessuno. Mi dispiace non essere d'accordo con alcuni, ma, in particolare nella nostra facoltà, laurearsi è relativamente semplice.
Basta solo restare tenacemente aggrappati al manuale. Non c'è una vera selezione e, quindi, una vera formazione.
L'aneddoto raccontato dal prof. ci dovrebbe far porre la domanda: ma quella ragazza un giorno sarà dottoressa in giurisprudenza?
La risposta è molto banalmente si, perché in termini utilitaristici il suo ragionamento non fa una grinza. Il suo obiettivo non è la formazione, ma il pezzo di carta.
Il problema della formazione è successivo. Se il professore avesse tenuto un corso privato da 3.000€ annui per diventare magistrato o notaio ed avesse consigliato la lettura di un libro, secondo voi, quella stessa studentessa avrebbe fatto quella domanda?
Il vero problema è che l'università è diventata una sorta di scuola dell'obbligo. Dobbiamo laurearci tutti, ma la laurea è un fine in sé. Lo studente medio pensa che il suo percorso di studio è privo di utilità pratica (a volte ha anche ragione) per ciò che gli servirà dopo. Sa che per ambire a determinati ruoli deve essere laureato. La preparazione è un problema o secondario o successivo. E' secondario quando sa che qualcuno lo coopterà. E' successivo quando sa che i suoi sforzi di apprendimento riguarderanno la preparazione post universitaria.
Il problema italiana è l'ipocrisia (IMHO credo sia il retaggio di una cultura borghese e cattolica molto radicata che ha fatto il paio con un comunismo "rosa").
Fingiamo che ai figli degli operai sia data la possibilità di diventare classe dirigente. Garantiamo l'università quasi come se fosse scuola dell'obbligo (costi relativamente bassi e sedi dietro l'angolo.. esiste perfino l'università del sannio). Poi abbandoniamo il figlio dell'operaio ormai laureato a se stesso. Ti abbiamo dato il titolo, ora puoi fare l'avvocato, il notaio ed il magistrato, vai con Dio.
In realtà il figlio dell'operaio non ha le competenze per fare nulla del genere. A quel punto se ha 10.000€ si paga un master (che poi può essere anche il corso di tizio o di caio alla magistratura o al notariato) e spera nella "vincita". Diversamente va a guadagnare quanto il padre, ma con la sicurezza di non avere mai la pensione.
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26/05/2013 21:38
 
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Impressionante come alcune discussioni ricorrano ciclicamente,almeno è indice di consapevolezza che qualcosa,per usare un eufenismo, non torna.
Ho dato una rapida lettura agli interventi precedenti,non me ne voglia nessuno,ma ho l'impressione che si finisca sempre con la solita filastrocca.
L'università è di tutti, una formazione d'élite con selezione naturale e test e frequenza obbligatoria e prove intercorso e qualcuno deve pur andare a zappare...Abbiate pietà - anche per il mediocre stream of consciousness- svestite il punto di vista personale per mettervi nei panni "dell'altro".

Il problema non è mai stato il numero quanto la distrubizione.
I più,me compreso, guardano con ammirazione il modello anglosassone eppure per la nostra università puntano su una riforma al ribasso.
Per carità, c'è da cambiare la mentalità dell'italiano medio che vuole solo il lavoro d'ufficio e vede l'università come alternativa a qualche umile,si fa per dire,mestiere,ma non pensate che sia questa la panacea di tutti i mali.
In Italia hanno valore all'incirca sei o sette corsi di laurea (e la nostra, incolore e buona per tutte le stagioni,si trova in paradiso per sbaglio),il resto viene svilito e sputtanato dalle scuole al mondo del lavoro: questo il nodo cruciale per evitare di fare i francesi col fondoschiena degli altri.
Se solo venissero nobilitati ed incentivati anche altri percorsi universitari vi sarebbe uno sviluppo eterogeneo di un modello sostenibile;tanto per parlar chiaro,se una laurea in scienze del governo e dell'amministrazione avesse,nella sua peculiarità, lo stesso valore di una in giurisprudenza ne vedremo delle belle.

Dopo e solo dopo possiamo parlare di preselezione all'iscrizione o modello èlitario,ma oggi non ha alcun senso parlarne acchè università o giovani non hanno la forza per imporre una simile mandragata.

Non sono uno di quelli convinti del proprio percorso di studi e,in tutta onestà, sono persino contento di non essere in regola con gli esami perchè se così fosse, data la penuria di opportunità in italia e all'estero, finirei quasi certamente - con una scorta di maalox al seguito- in qualche studio legale o affini.
Tra decine di esami per i quali non nutro il benchè minimo interesse e la consapevolezza che questo era il piano B ( o forse C o D ) so di rappresentare quella fetta di studenti che si trova su questa barca più per destino avverso che propria volontà e magari meritevole di anatema dall'universitario modello,ma tant'è.

Predico bene e razzolo male,mi sa di essere stato troppo fazioso.
[Modificato da connormaclaud 26/05/2013 21:41]
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26/05/2013 22:57
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

A Raffaele, aspettando ansioso la sua materializzazione davanti a me: politically correct? Ma se le ho dato della cretina! Il punto è che l'ho fatto con ironia. Io metterei un'unica soglia di accesso all'università: chi è ironico e autoironico, può iscriversi, perché vuol dire che è intelligente. Invece il tipo o la tipa che ride della barzellette mezz'ora dopo che gliele hanno raccontate, quella (o quello) sì, faccia altro. Voglio dire che l'università è di tutti (non sono ancora così "destro" da negarlo), ma nel senso che tutti hanno il diritto di provare a farsi il culo per frequentarla. Non sto parlando di numero di pagine studiate, ma di curiosità intellettuale e spirito critico (che sono per tutti, ma non di tutti: sono una conquista, non la base di partenza; non esistono in natura, si cercano. Come si cerca la Grazia divina, oppure - ho appena visto il film - la Grande Bellezza); e di che parlo cosa, se no?
A Connormclaud: tu mi sembri maturo e intelligente, com'è che hai ancora tanti esami da fare? Forse non hai metodo, o ti disperdi, o avresti dovuto fare altro, non Giurisprudenza. Comunque ora ci sei. Vorrei conoscerti per cercare di aiutarti, di sbloccarti
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27/05/2013 12:04
 
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Nonostante lo scoramento, io abbraccerei di nuovo questa "croce e delizia al cor". E lo farei consapevolmente. Ma forse non così. Io sono in torto marcio e mi assumo le mie responsabilità, ma è arrivato pure il me il calo psicologico. E per fortuna, ho finito...Da noi ci son troppe cose sbagliate:da chi non si fa mai trovare in dipartimento a chi aggiunge libri senza comunicarlo agli studenti, fino ad arrivare alla nuova dolcissima docente che ci ha scambiati x corsisti di matematica applicata e pensa bene di vedere gli studenti fino ai primi di agosto(parole sue).
Quando mi riferisco al termine "selezione naturale", mi riferisco alla scelta personale di ciascuno di noi. Al primo anno seguivo con tesauro e mi ha mortificato in mille modi perché, a suo dire, l'università doveva esser aperta solo a coloro che potevano vantare avi illustri o illustri conoscenze. Mi ha bocciato con motivi futili ma, si sa, c'è giustizia divina:l'ho passato, finalmente, sostenendolo con il figlio magistrato. E sono soddisfazioni.
La stessa cosa mi è successa con un'assistente di procedura ed è stata l'unica che, per un solo istante, ha scatenato in me una furia omicida e mi ha fatto pensare di mollare tutto. Ma io sono più forte. Ma per una come me che reagisce, quanti ce ne sono che non ne hanno la forza?Spesso sono all'università solo per volere delle famiglie ed è la cosa peggiore che si può infliggere ad un figlio:destinarlo ad una strada per cui non è tagliato. Ecco, se si evitassero queste "pratiche" ne guadagnerebbe anche l'università...forse, ci sarebbe meno gente e ci sarebbero + persone motivate.



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Quando stai per mollare, fermati un attimo a pensare al motivo per il quale hai resistito fino ad ora ... Pensa alla meta, non a quanto sia lungo il tragitto. Rimboccati le maniche e non aver paura della fatica. Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte. Lotta e combatti. E quando ciò che desideri sarà tuo, una mano al cuore e sentirai in ogni singolo battito l'eco di ognuno dei passi che hai compiuto. E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c'e vittoria senza una ferita di guerra, non c'è arcobaleno senza la pioggia.
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27/05/2013 13:06
 
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Re:
(pollastro), 26/05/2013 22:57:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

A Raffaele, aspettando ansioso la sua materializzazione davanti a me: politically correct? Ma se le ho dato della cretina! Il punto è che l'ho fatto con ironia.

Qualcosa mi suggerisce che la donzella non abbia percepito l'ironia. D'altronde una domanda così idiota è sintomatica di una soave pigrizia mentale di cui Lei ha avuto pietà, ecco il politically correct. Probabilmente io le avrei detto che per sostenere l'esame avrebbe dovuto obbligatoriamente leggere Alla ricerca del tempo perduto, Finnegans wake e gli Atti degli Apostoli. [SM=g2725401] [SM=g2725401]
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28/05/2013 00:07
 
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Premessa: Gius non facciamo confusione tra Wikipedia italiana e quella inglese. Quest'ultima è anche un grande progetto culturale e qualitativamente è vicina alla Enciclopedia Britannica ed è un esempio di partecipazione culturale, Wiki italiana invece soffre dei mali del nostro paese ed è un troiao soprattutto su certi temi dove le sette italiche spopolano.

La discussione risente molto della mentalità italiana e di quella degli studenti della specifica facoltà. Se Riferite ad altri contesti le parole di Eco avrebbero sviluppato una discussione molto diversa, ma è noto che il dibattito italiano sull'istruzione(quando c'è) è abbastanza slegato dal mondo moderno.

La cosa che mi colpisce è che le differenti opinioni siano però accomunate da un tratto comune di insoddisfazione. Raffaele è teorico del numero chiuso, anche se vedo ha assorbito parte delle mie obiezioni di precedenti discussioni, e dell'università dove il paese deve utilizzare le sue risorse per formare le guide della nazione(una versione democratica dell'università sovietica, detto senza polemica perché era eccellente); Gius invece si fa portatore di giuste
critiche a questa università che dovrebbe realizzare la famosa uguaglianza sostanziale e invece produce ipocrisia sostanziale; infine Connor perché non sente di utilizzare il suo talento nel modo giusto.
Però a parte Gius nessuno realizza che questa situazione è legata all'essere tutti prigionieri nella stessa barca, un paese collettivista e gregario dove il destino di gran parte delle persone è segnato da un progetto sociale anonimo ed impersonale che nessuno ha deciso ma tutti subiscono.
Un progetto del quale l'università è solo una faccia ma che va dalla culla alla tomba: dagli asili di Bologna al mercato del lavoro al sistema pensionistico.
Gli aspetti plastici di un paese che divora sé stesso. Una forma di totalitarismo paralizzante.


Perciò io vedo questa uscita di Eco non tanto come una svolta destrorsa o reazionaria- Eco è sempre stato un reazionario- ma come un'ammissione di sconfitta di un vecchio ed a suo modo grande intellettuale che alla costruzione di quel progetto sbagliato nel suo campo ha contribuito volente o nolente.

Poi è chiaro che Eco la settimana prossima sarà al solito festival culturale di Repubblica insieme a Rodotà e Zagrebelsky a parlare di quanto sia importante la conoscenza e la cultura per la democrazia e continuerà a recitare il personaggio che si è dato come nulla fosse.
Funziona così in Italia.
[Modificato da trixam 28/05/2013 00:08]
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28/05/2013 15:30
 
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Non si tratta di aspettative personali,bensì valorizzazione delle competenze e ,il mio esempio, andava inquadrato in quest'ottica.

La scissione tra requisiti formali e competenze è poi altrettanto paradossale e basta dare uno sguardo al portale EPSO per rendersi conto di quanto il pezzo di carta (prendo in esame l'univererso nell'orbita dei servizi),così come considerato, sia inadeguato per le reali esigenze.


Quando nessuno decide,in realtà, tutti decidono e decidere di conformarsi alla volontà di questa entità impersonale che ,per comodità, definiremo collettiva è,per quanto folle,una decisione.
Superficialità e lecchinaggio,chi più chi meno,uber alles,ma cui prodest? Non all'italia,ma forse agli italiani

[Modificato da connormaclaud 28/05/2013 15:32]
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01/06/2013 13:42
 
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