maximilian1983, 13/05/2013 18:01:
La sottomissione di cui si parla è l'essere tutt'uno. E' il contrario dell'egoismo. E' mettere l'altro, per amore, al primo posto, al punto da rinnegare se stesso (non in senso negativo, ma in senso positivo, nel farsi tutto per l'altro, per amore, appunto che è senza condizione, sennò che amore è?). Ora, tenendo conto dell'epoca, la lettura delle due espressioni sono la prima rilevante all'interno della famiglia, dove c'è un tutt'uno che è fisico e spirituale. E all'epoca è innegabile che il ruolo della donna fosse all'interno della famiglia. Invece all'esterno rilevava il ruolo dell'uomo pronto all'estremo sacrificio di sè per il bene della propria donna. Oggi, in tempi di parità, potremmo applicare entrambe le frasi per entrambi i coniugi. Così nessuno si scontenta. Ma, altrettanto onestamente, non possiamo non riconoscere che raramente ci sia in giro qualcuno che intenda il matrimonio in tal senso. Sia in senso laico, che in quello religioso. Perciò reputo tutti i matrimoni celebrati religiosamente, che prescindono da un tale desiderio o intenzione di dedizione totale al coniuge, nulli.
Questa è un' interpretazione. Io sono contrario alle interpretazioni bibliche in quanto sono popolate, per ovvi motivi, da pensieri soggettivi ("Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione" 2 Pietro 1:20). Secondo me la Bibbia non va interpretata ma letta così com' è, tenendo conto, come dicevo prima, che erano altri tempi quando fu scritta. Ciò non toglie che quello che è scritto, secondo il mio parere, è misogino.