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Sposati e sii sottomessa

Ultimo Aggiornamento: 13/05/2013 19:58
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13/05/2013 12:48
 
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di Costanza Miriano

Allora chiariamo subito una cosa. Ognuno deve fare la sua parte. C’è chi predica e chi razzola. Io mi candido per la parte della predicatrice, che razzolare bene è troppo faticoso.

Quando parliamo – sottovoce per evitare il linciaggio – di sottomissione dobbiamo uscire dal linguaggio del mondo, che legge tutto nell’ottica del dominio, del potere. Il nostro Re sta in croce, però così ha vinto contro l’unico nemico invincibile, la morte. Anche noi quindi dobbiamo uscire dalla logica del potere, capovolgerla completamente. Innanzitutto perché la sottomissione non viene dal deprezzamento, non la si sceglie perché si pensa di non valere. E poi perché è il frutto della scelta della donna è il fatto che l’uomo sarà pronto a morire per lei.

Quando san Paolo dice alle donne di accettare di stare sotto, non pensa affatto che siano inferiori. Anzi, è al cristianesimo che dobbiamo la prima vera grande rivalutazione delle donne… La sottomissione di cui parla Paolo è un regalo, libero come ogni regalo, che sennò sarebbe una tassa. È un regalo di sé spontaneo, fatto per amore.

Quella di cui parlo io quindi non ha molto a che fare con la divisione dei compiti pratici. Anche una donna che lavora, e che lo fa ad alto livello, può essere sottomessa se ascolta il marito, lo rispetta, tiene in gran conto le sue opinioni e le mette prima delle proprie. Io invito le donne alla sottomissione, ma nel frattempo lavoro in un telegiornale nazionale, ho girato documentari a New York e corso maratone oltre Oceano. Insomma, ho fatto il militare a Cuneo. Credo comunque che le donne si debbano riappropriare della loro vocazione all’accoglienza della vita, quella che viene dal loro essere morbide, capaci di ricucire i rapporti, di fare spazio, di intessere relazioni, di tirare fuori da tutti il meglio. Che mettano questo loro genio femminile in cima alle priorità. Non c’entra niente con il trovare un marito ricco da (fingere di ) sopportare in cambio di sicurezza economica. C’entra invece con la lealtà, la dedizione, la dolcezza.

Quanto ai ruoli e ai rapporti di forza tra i sessi devo a malincuore ammettere una cosa. Essere donna mi ha procurato solo vantaggi: ignoro se la mia auto possegga una ruota di scorta, ed eventualmente dove si nasconda, la subdola. Non ho la minima idea di come, attraverso quali misteriose vie la mia casa venga rifornita di energia elettrica, calore, gas. Posso guardare Sex and the city e trascorrere svariati minuti a scegliere uno smalto senza perdere il mio prestigio, perché la mia frivolezza è ormai socialmente ammessa. Ho avuto il privilegio incommensurabile di ospitare e sentir muovere quattro bambini nella pancia, anche se, lo ammetto, nei momenti di farli uscire l’aspetto del privilegio non mi è sembrato il più evidente.

Non ho mai subito discriminazioni di genere. Al lavoro capita di non essere apprezzati e valorizzati, ma capita agli uomini e alle donne. E la riuscita professionale è determinante per l’identità di un uomo. Conosco molti, moltissimi uomini demoralizzati, a volte depressi per come vanno le cose nel mondo del lavoro, per la prepotenza, la mancanza diffusa di meritocrazia e professionalità.

Per questo, lo confesso, non ho mai sentito il bisogno di nessuna rivendicazione di genere. Sono molto riconoscente per le libertà che le donne delle generazioni precedenti hanno conquistato per noi, ma proprio perché le ho ricevute, e ne godo con soddisfazione, non riesco a provare nessuna rabbia in merito. Penso invece, certo, con il cuore stretto alle donne di gran parte del nostro pianeta, provando molto sollievo per essere nata dalla parte fortunata del mondo.

Perché non si creda che io abbia assunto sostanze psicotrope e sia in preda a una specie di delirio rosa confetto e uccellini cinguettanti, ammetto che delle difficoltà per le donne ci sono: essere mamma e lavorare è una fatica bestiale. Per la legge di non penetrabilità delle ore o si sarà carenti su un fronte, o lo si sarà sull’altro. Ma non è colpa della congiura maschile. E’ la natura: i figli li fanno le femmine della specie. Le quali, poi, se vorranno o dovranno anche lavorare, finiranno inevitabilmente per piegare calzini a mezzanotte; andranno alle conferenze stampa con un rigurgito latteo sul twin set; sbaglieranno l’orario dell’antibiotico; si sforzeranno con grande perizia di non addormentarsi sulla scrivania dopo una notte passata a raccogliere vomiti; si dimenticheranno merende dell’asilo e appuntamenti fondamentali con il nuovo capo.

Quelle che decidono di puntare tutto o quasi sul lavoro spesso ce la fanno ad emergere, anche se pagando un prezzo alto sul piano della vita personale.

Fare bene tutto non è possibile, e quando non arrivo non mi arrabbio con le congiure di cui sarei vittima, ma tendo piuttosto a pensare che essere donna sia comunque una meravigliosa ricchissima avventura.

Sarà per questo che non voglio ribellarmi agli uomini, ma, riconoscendo la loro superiorità in tanti settori (e in altri la nostra), una volta trovato quello giusto ho capito che ascoltare ed ”obbedire” alla sua lucidità, la sua razionalità, non poteva che farmi del bene. E io fare del bene a lui con il mio genio femminile, il mio talento, le mie capacità.

Dopo l’uscita del libro ho ricevuto qualche bella dose di critiche. Quelle a me come persona – essendo io una mediocre razzolatrice, appunto – sono probabilmente tutte giuste, e anzi ce ne sarebbero molte altre da fare (ma certo non sarò io la delatrice, perché mi sto simpatica).

Sulle critiche alle cose che dico in Sposati e sii sottomessa invece vorrei soffermarmi, in particolare dopo avere ricevuto una densissima e intelligente mail da S. (che scrive da un paese straniero, e il correttore automatico del suo computer produce ogni tanto parole esilaranti) che da sé fornirebbe materiale per una enciclopedia.

Al solito, comunque, il cuore del problema è la sottomissione. A S. e a molte altre donne l’idea non convince, neanche se “indorata” con la spiegazione che stare sotto vuol dire sostenere, sorreggere, accogliere, e non obbedire passivamente lasciandosi schiacciare.

Sgombriamo il campo dalle banalizzazioni: sottomissione non c’entra niente con chi lava i piatti e fa le faccende di casa. Con chi fa cosa. Una donna può anche fare tutto in casa ma schiacciare suo marito in altri modi, oppure può manovrarlo subdolamente, comandarlo fingendo di obbedirgli. Tutti abbiamo sicuramente conosciuto almeno una donna di quel tipo, nelle sue infinite varianti: gatta morta, finta bambina, matriarca silenziosa, generale con la veletta, passivo aggressiva, quella modello “caro non mi sento bene ma lo faccio perché sono una santa” e varie altre versioni con molti optional.

La sottomissione alla quale mi hanno invitato tante persone sagge che ho conosciuto, e che io a mia volta ho proposto nelle lettere alle amiche, è il desiderio leale e onesto di servire lo sposo. Un servizio che, lo dico per l’ultima volta (e se qualcuno me lo chiede ancora mi suicido ingerendo questo pacchetto di nachos direttamente con la busta) può non entrarci niente con chi carica la lavastoviglie. Può significare accogliere le inclinazioni dell’altro, per esempio non organizzare una cena che a lui non va, oppure organizzarne un’altra che lui vuole. Cercare di indovinarne i desideri, anche perché essendo tutte noidesperate fishwives, sappiamo che un uomo, muto come un pesce per quel che riguarda se stesso, difficilmente esprimerà i suoi desideri in modo aperto e lineare.

Perché la donna? Perché abbiamo nel nostro equipaggiamento base un radar più sofisticato sui bisogni degli altri. Non siamo più buone, ma abbiamo il germe della nascita. Siamo noi che diamo la vita, quella del corpo e quell’altra.

Noi cominciamo, ma il lavoro grosso si fa in due. Bisogna imparare una danza fluente e leggera, anche se sono certissima che Ginger Rogers e Fred Astaire per arrivare a quell’armonia sgobbavano e si pestavano i calli e sudavano anche loro, anche lei sotto gli sbuffi dello chiffon (qualcuno una volta ha detto che Ginger Rogers faceva gli stessi passi di Fred Astaire ma all’indietro e con i tacchi).

Un’amica mi ha chiesto: “Ma lo devo lasciare poltrire sul divano? Non lo faccio crescere? Lo mantengo infantile e mammone?”

Non lo so. Penso – me lo hanno detto e l’ho anche sperimentato, le rare volte che sono riuscita a frenare la lingua – che qualsiasi cambiamento si ottenga lasciandosi inseguire con l’esempio e la bellezza.

A parte che ci saranno almeno un miliardo di cose che lui a sua volta non sopporterà di noi, se ci si vuole bene davvero si esce dalla logica delle rivendicazioni e dalle misurazioni di chi fa di più e come, ma si cerca di fare a gara per servire.

“Ma gli devo dare ragione anche se non ce l’ha?” C’era un periodo in cui la mia amica mi faceva questa domanda una trentina di volte alla settimana.

Effettivamente noi siamo abituati a pensare all’amore come qualcosa di naturale e spontaneo. Ma se ci pensiamo le cose più importanti sull’amore ce le dice il Vangelo, che quando ci invita a farci prossimo non parla di un sentimento che sgorga spontaneo, che zampilla allegro e facile. Amare in quel caso è “fare come se si amasse”. Poi i sentimenti seguiranno. Fare come se è un’ottima ricetta anche per il matrimonio, ed è in grado di ammorbidire i nodi più intricati, di scogliere vecchie incrostazioni.

D’altra parte anche il matrimonio, come il vangelo, è una cosa che si capisce con le mani, con le braccia, con le ginocchia, a volte, che quella è sempre una buona base da cui cominciare.



Ecco cosa ho trovato ieri, su wordpress.
Premetto (come molti ormai già sanno) che sono atea, anticlericale, anarchica e chi più ne ha più ne metta.
Non voglio giudicare la signora Miriano, nè i suoi seguaci (riguardo i quali ne avrei ben donde, visto che, in una discussione sull'aborto, mi hanno accusato di essere immorale, ignorante, ipocrita, deficiente, giacobina, radicale e cose così...).
Ma io sono rimasta un pò sconcertata da queste parole!
Questa signora ha scritto un libro intitolato "sposati e sii sottomessa" in cui tratta della sottomissione della donna. anzi, mi correggo: del valore della sottomissione della donna al marito, del piacere della sottomissione.
La cosa più divertente è che non si capisce cosa lei intende per "sottomissione". Ma la visione retrograda e bigotta emerge in tutta la sua pienezza.

Mi appello ai cattolici e ai laici:
sono io che sbaglio a trovare tutto ciò vergognoso (visto che nel 2013 si parla di "recuperare il valore della sottomissione") o qui si esagera deliberatamente?

A voi l'ardua sentenza [SM=x43812]
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13/05/2013 14:38
 
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Io dico solo che è molto ingenuo basare le proprie opinioni sul Vangelo. Per carità, rispetto totale per chi ci crede, ma voler proporre una tesi sulla "sottomissione della donna" con queste premesse...beh, mi sembra abbastanza fuori dalla realtà.
Questo è il pensiero di un laico anticlericale, più che ateo direi agnostico, quindi è soggettivo.
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13/05/2013 15:30
 
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Non conosco il testo in questione,ma la rispsta te la sei data da sola:

La cosa più divertente è che non si capisce cosa lei intende per "sottomissione". Ma la visione retrograda e bigotta emerge in tutta la sua pienezza.


di conseguenza,se l'accezione del termine è diversa per te,per lei e da quanto leggo anche dalle Scritture è difficile non impigliarsi nei soliti e ritriti luoghi comuni.


[Modificato da connormaclaud 13/05/2013 15:30]
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13/05/2013 15:35
 
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Sposati e sii sottomessa è una frase di San Paolo. Sottomissione in senso di amore incondizionato. Al quale deve corrispondere altrettanto amore incondizionato. Infatti la frase si completa con un altro pezzo che non hai indicato, dedicato al marito: sposala e muori per lei. L'amore è il cemento di tutto il discorso. L'amore che poi si rapporta al Creatore. E' un discorso lunghissimo, complesso. E solo nell'ottica dell'amore si può comprendere, naturalmente per chi è credente e guarda ad una prospettiva ultramondana. Non è una frase di becero maschilismo. Anzi, a voler bene intendere è una sintesi di tutto il Vangelo.






Nolite conformari huic saeculo sed reformamini in novitate sensus vestri.
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13/05/2013 16:54
 
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Re:
maximilian1983, 13/05/2013 15:35:

Sposati e sii sottomessa è una frase di San Paolo. Sottomissione in senso di amore incondizionato. Al quale deve corrispondere altrettanto amore incondizionato. Infatti la frase si completa con un altro pezzo che non hai indicato, dedicato al marito: sposala e muori per lei. L'amore è il cemento di tutto il discorso. L'amore che poi si rapporta al Creatore. E' un discorso lunghissimo, complesso. E solo nell'ottica dell'amore si può comprendere, naturalmente per chi è credente e guarda ad una prospettiva ultramondana. Non è una frase di becero maschilismo. Anzi, a voler bene intendere è una sintesi di tutto il Vangelo.




Volendo essere precisi, e volendo prendere in esame l' intera Bibbia e non solo il Vangelo, il Vecchio Testamento è pieno di riferimenti che oggi definiremmo maschilisti e misogini, ma erano altri tempi, parliamo di migliaia di anni fa. Nel Nuovo Testamento invece troviamo frasi come "Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo." (1 Timoteo 2:12) e "Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea." (1 Corinzi 14:34-35).
Io leggo e mi faccio un' opinione personale, tutto qui.
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Re:
maximilian1983, 13/05/2013 15:35:

Sposati e sii sottomessa è una frase di San Paolo. Sottomissione in senso di amore incondizionato. Al quale deve corrispondere altrettanto amore incondizionato. Infatti la frase si completa con un altro pezzo che non hai indicato, dedicato al marito: sposala e muori per lei. L'amore è il cemento di tutto il discorso. L'amore che poi si rapporta al Creatore. E' un discorso lunghissimo, complesso. E solo nell'ottica dell'amore si può comprendere, naturalmente per chi è credente e guarda ad una prospettiva ultramondana. Non è una frase di becero maschilismo. Anzi, a voler bene intendere è una sintesi di tutto il Vangelo.




Ma sottomissione non è amore incondizionato. Chi ama non si sottomette.
Almeno per me, amore è accoglienza, confronto, perchè no, anche litigio.
La sottomissione mi da l'idea di accettazione passiva dell'altro.
Amore, io ce l' vedo in quel "Sposala e muori per lei".
Ma essendo riferito all'uomo, è quasi come se la donna debba limitarsi a servire e a tacere, mentre il maschio sia capace di un sentimento più elevato.
Non è maschilismo questo?
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Re: Re:
WeAreNemesis, 13/05/2013 17:06:




Ma sottomissione non è amore incondizionato. Chi ama non si sottomette.
Almeno per me, amore è accoglienza, confronto, perchè no, anche litigio.
La sottomissione mi da l'idea di accettazione passiva dell'altro.
Amore, io ce l' vedo in quel "Sposala e muori per lei".
Ma essendo riferito all'uomo, è quasi come se la donna debba limitarsi a servire e a tacere, mentre il maschio sia capace di un sentimento più elevato.
Non è maschilismo questo?




La sottomissione di cui si parla è l'essere tutt'uno. E' il contrario dell'egoismo. E' mettere l'altro, per amore, al primo posto, al punto da rinnegare se stesso (non in senso negativo, ma in senso positivo, nel farsi tutto per l'altro, per amore, appunto che è senza condizione, sennò che amore è?). Ora, tenendo conto dell'epoca, la lettura delle due espressioni sono la prima rilevante all'interno della famiglia, dove c'è un tutt'uno che è fisico e spirituale. E all'epoca è innegabile che il ruolo della donna fosse all'interno della famiglia. Invece all'esterno rilevava il ruolo dell'uomo pronto all'estremo sacrificio di sè per il bene della propria donna. Oggi, in tempi di parità, potremmo applicare entrambe le frasi per entrambi i coniugi. Così nessuno si scontenta. Ma, altrettanto onestamente, non possiamo non riconoscere che raramente ci sia in giro qualcuno che intenda il matrimonio in tal senso. Sia in senso laico, che in quello religioso. Perciò reputo tutti i matrimoni celebrati religiosamente, che prescindono da un tale desiderio o intenzione di dedizione totale al coniuge, nulli.
[Modificato da maximilian1983 13/05/2013 18:03]






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Re: Re:
WeAreNemesis, 13/05/2013 17:06:




Ma sottomissione non è amore incondizionato. Chi ama non si sottomette.
Almeno per me, amore è accoglienza, confronto, perchè no, anche litigio.
La sottomissione mi da l'idea di accettazione passiva dell'altro.
Amore, io ce l' vedo in quel "Sposala e muori per lei".
Ma essendo riferito all'uomo, è quasi come se la donna debba limitarsi a servire e a tacere, mentre il maschio sia capace di un sentimento più elevato.
Non è maschilismo questo?




Paolo è figlio del suo tempo,seppur ispirato dallo Spirito Santo,per chi crede,ma il problema non è questo.
Quando parliamo di Scritture non possiamo far a meno di lavorare d'esegesi,altrimenti si leggerà ed interpreterà ad capocchiam e questo vale in linea generale per qualsiasi religione.
Faccio una piccola precisazione:il complesso testamentario è sempre e comunque filtrato alla luce della sensibilità di colui che narra e influenzato dal suo sostrato culturale.
Una cosa Dio ha detto,due ne ho udite
,tra i tanti significati si riferisce anche a quanto scritto precedentemente.


Sei troppo intelligente e ti stimo troppo per credere che ti lasci influenzare da qualche sfigata categorizzazione o decontestualizzazione [SM=x43799] e non dimenticare che i bigotti commettono lo stesso errore.


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13/05/2013 18:51
 
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Re: Re: Re:
maximilian1983, 13/05/2013 18:01:




La sottomissione di cui si parla è l'essere tutt'uno. E' il contrario dell'egoismo. E' mettere l'altro, per amore, al primo posto, al punto da rinnegare se stesso (non in senso negativo, ma in senso positivo, nel farsi tutto per l'altro, per amore, appunto che è senza condizione, sennò che amore è?). Ora, tenendo conto dell'epoca, la lettura delle due espressioni sono la prima rilevante all'interno della famiglia, dove c'è un tutt'uno che è fisico e spirituale. E all'epoca è innegabile che il ruolo della donna fosse all'interno della famiglia. Invece all'esterno rilevava il ruolo dell'uomo pronto all'estremo sacrificio di sè per il bene della propria donna. Oggi, in tempi di parità, potremmo applicare entrambe le frasi per entrambi i coniugi. Così nessuno si scontenta. Ma, altrettanto onestamente, non possiamo non riconoscere che raramente ci sia in giro qualcuno che intenda il matrimonio in tal senso. Sia in senso laico, che in quello religioso. Perciò reputo tutti i matrimoni celebrati religiosamente, che prescindono da un tale desiderio o intenzione di dedizione totale al coniuge, nulli.



Questa è un' interpretazione. Io sono contrario alle interpretazioni bibliche in quanto sono popolate, per ovvi motivi, da pensieri soggettivi ("Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione" 2 Pietro 1:20). Secondo me la Bibbia non va interpretata ma letta così com' è, tenendo conto, come dicevo prima, che erano altri tempi quando fu scritta. Ciò non toglie che quello che è scritto, secondo il mio parere, è misogino.
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13/05/2013 19:11
 
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Re: Re: Re:
connormaclaud, 13/05/2013 18:28:




Paolo è figlio del suo tempo,seppur ispirato dallo Spirito Santo,per chi crede,ma il problema non è questo.
Quando parliamo di Scritture non possiamo far a meno di lavorare d'esegesi,altrimenti si leggerà ed interpreterà ad capocchiam e questo vale in linea generale per qualsiasi religione.
Faccio una piccola precisazione:il complesso testamentario è sempre e comunque filtrato alla luce della sensibilità di colui che narra e influenzato dal suo sostrato culturale.
Una cosa Dio ha detto,due ne ho udite
,tra i tanti significati si riferisce anche a quanto scritto precedentemente.


Sei troppo intelligente e ti stimo troppo per credere che ti lasci influenzare da qualche sfigata categorizzazione o decontestualizzazione [SM=x43799] e non dimenticare che i bigotti commettono lo stesso errore.






Ma grazie [SM=x43819]
Connor, ieri, per caso mi sono imbattuta nel blog di questa signora ed ho letto un post sulla marcia della vita, tenutasi ieri e sull'aborto.
Ho commentato, in maniera educata e corretta e mi hanno apostrofato con degli improperi anche pesanti (alla faccia della carità cristiana, insomma).
Leggendo poi che la sig. miriano è aurice di questo libro, ho letto la prefazione e sono rimasta così [SM=g2725335]
Ma perchè non me lo spiego, tutto qui.
Non ho in simpatia San Paolo, lo ammetto. Ma sono portata comunque a contestualizzare ciò che scrive, proprio come accade col Vecchio testamento.
E' proprio il fatto che i medesimi cattolici, che parlano di sottomissione, poi non accettano che le musulmane portano il velo.
Ecco, queste cose mi fanno sorridere.
Ed inoltre, credo, che i primi a decontestualizzare siano proprio i cattolici, perchè oggi è stupido parlare di "sottomissione" qualunque sia l'accezione data al termine.
La signora parla della necessità di mettere le sue opinioni al di sotto di quelle del marito e di considerarlo superiore.
Non sarebbe più bello (e a mio parere, più nello spirito di Cristo)
concepire il matrimonio come comunione, amore ed uguaglianza?
E' questo il cattolicesimo che apprezzo, rispetto e invidio.
Si, invidio ed anche fortemente.
Perchè io fede non ne ho e mai l'ho avuta.

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13/05/2013 19:28
 
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Re: Re: Re: Re:
Mah! diciamo che la Signora ha scelto un titolo volutamente provocatorio per vendere qualche copia in più del libro (sono diffidente, lo so).Alla fine vorrebbe spiegarci, utilizzando San Paolo e trasferendolo ai giorni nostri, che se si ama si cerca anche di convivere cordialmente con l'altro, senza predominazioni ( avevamo bisogno di un libro e di San paolo per capirlo?). Lei però lo declina al femminile e dice, cito, :" Perché la donna? Perché abbiamo nel nostro equipaggiamento base un radar più sofisticato sui bisogni degli altri. Non siamo più buone, ma abbiamo il germe della nascita. Siamo noi che diamo la vita, quella del corpo e quell’altra. Ora- paradossalmente- io questa frase la interpreto in senso discriminatorio nei confronti dell'uomo o, come pure le è stato contestato, per indorare la pillola sulla sottomissione femminile, per la serie se siamo capaci di dare la vita, vada anche per la sottomissione. Insomma, per tirarla a breve, ci leggo troppa approssimazione da tutti i punti di vista. [SM=x43812]

[Modificato da fridafrida 13/05/2013 19:30]



_______________________________


Verweile doch! Du bist so schön!
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13/05/2013 19:57
 
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Re: Re: Re: Re:
WeAreNemesis, 13/05/2013 19:11:




Ma grazie [SM=x43819]
Connor, ieri, per caso mi sono imbattuta nel blog di questa signora ed ho letto un post sulla marcia della vita, tenutasi ieri e sull'aborto.
Ho commentato, in maniera educata e corretta e mi hanno apostrofato con degli improperi anche pesanti (alla faccia della carità cristiana, insomma).
Leggendo poi che la sig. miriano è aurice di questo libro, ho letto la prefazione e sono rimasta così [SM=g2725335]
Ma perchè non me lo spiego, tutto qui.
Non ho in simpatia San Paolo, lo ammetto. Ma sono portata comunque a contestualizzare ciò che scrive, proprio come accade col Vecchio testamento.
E' proprio il fatto che i medesimi cattolici, che parlano di sottomissione, poi non accettano che le musulmane portano il velo.
Ecco, queste cose mi fanno sorridere.
Ed inoltre, credo, che i primi a decontestualizzare siano proprio i cattolici, perchè oggi è stupido parlare di "sottomissione" qualunque sia l'accezione data al termine.
La signora parla della necessità di mettere le sue opinioni al di sotto di quelle del marito e di considerarlo superiore.
Non sarebbe più bello (e a mio parere, più nello spirito di Cristo)
concepire il matrimonio come comunione, amore ed uguaglianza?
E' questo il cattolicesimo che apprezzo, rispetto e invidio.
Si, invidio ed anche fortemente.
Perchè io fede non ne ho e mai l'ho avuta.





In parte è anche così. L'amore è il cemento che rende gli sposi un unicum. Il nostro amore è il centro della nostra vita. L'unicum porta a considerare la persona amata come la parte migliore di noi, quella di cui avere maggiore cura, perchè parte di noi ma anche diversa da noi. La maggior cura possibile spiega il concetto di "sottomissione" e di "morire" per il nostro amore (e oggi, con la parità i termini sono interscambiabili: il concetto fondamentale è l'amore). Mettere l'altro al primo posto. Che poi è il fulcro del cristianesimo. Naturalmente senza amore tutto questo non ha senso!

Ps.
Veniamo al mio "maschilismo". Mi fa piacere notare che voi femminucce rimaniate colpite positivamente dal "morire" per voi.
Non capisco perchè sia bello che da parte nostra si dia la vita per voi; invece vi offendete se vi chiediamo anche solo una pasta al forno! [SM=g2725404]
[Modificato da maximilian1983 13/05/2013 19:59]






Nolite conformari huic saeculo sed reformamini in novitate sensus vestri.
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Re: Re: Re: Re:
WeAreNemesis, 13/05/2013 19:11:




Ma grazie [SM=x43819]
Connor, ieri, per caso mi sono imbattuta nel blog di questa signora ed ho letto un post sulla marcia della vita, tenutasi ieri e sull'aborto.
Ho commentato, in maniera educata e corretta e mi hanno apostrofato con degli improperi anche pesanti (alla faccia della carità cristiana, insomma).
Leggendo poi che la sig. miriano è aurice di questo libro, ho letto la prefazione e sono rimasta così [SM=g2725335]
Ma perchè non me lo spiego, tutto qui.
Non ho in simpatia San Paolo, lo ammetto. Ma sono portata comunque a contestualizzare ciò che scrive, proprio come accade col Vecchio testamento.
E' proprio il fatto che i medesimi cattolici, che parlano di sottomissione, poi non accettano che le musulmane portano il velo.
Ecco, queste cose mi fanno sorridere.
Ed inoltre, credo, che i primi a decontestualizzare siano proprio i cattolici, perchè oggi è stupido parlare di "sottomissione" qualunque sia l'accezione data al termine.
La signora parla della necessità di mettere le sue opinioni al di sotto di quelle del marito e di considerarlo superiore.
Non sarebbe più bello (e a mio parere, più nello spirito di Cristo)
concepire il matrimonio come comunione, amore ed uguaglianza?
E' questo il cattolicesimo che apprezzo, rispetto e invidio.
Si, invidio ed anche fortemente.
Perchè io fede non ne ho e mai l'ho avuta.




I keyboard warriors sono una manifestazione della rete,li troverai sempre e comunque, ma non sono indicativi della Chiesa che è composta da anime dalla diversa sensibilità;la madre degli idiota è sempre incinta,tanto per intenderci.
Paolo si porta dietro una cattiva nomea e per altre ragioni anch'io cristiano cattolico sono abbastanza critico,però ad onor del vero in galati Paolo scrive " Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù." ed è tutto dire in vista della tanto osannata eguaglianza che nella fede raggiunge una connotazione molto particolare.

Non correre sulla questione hijab,lì si dovrebbe fare un discorso diverso e slegato dalla religione - divertente che islam significhi letteralmente sottomissione ovvero obbedienza -,ma se oggi volessimo contestualizzare il termine sottomissione non troveremmo alcun miglior sinonimo di rispetto.
Ergo, se non vogliamo giocare con le parole poco cambia, sostituendo rispetto con sottomissione continuerebbe a non andar bene a molti perchè,"digiamogelo" è il contenuto o presunto tale che ad alcuni non va giù,gli stessi che usano due pesi due misure con le altre fedi.

I cattolici,non il cattolicesimo,hanno commesso molti errori,ma ripulito il messaggio dalle ingerenze socioculturali e storiche (v. pseudo morale cattolica che in realtà ha altra origine) - non tradizione,che indica altro- non si può e non si deve toccare nulla,altrimenti parliamo di altro,non più di cattolicesimo.


Adesso mi aspetta iron man 3 [SM=x43812]

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