Ho fatto un taglia e cuci sulla storia della Germania prenazista e messo in evidenza le "somiglianze" con l' Italia passata, presente e futura (in ordine sparso).
Prendetelo come un gioco, questo vuole essere (ve lo dico in anticipo
), non è una cosa seria, state calmi
Gustav Stresemann era il leader del Partito Popolare Tedesco, di formazione democratico-liberale. Fu cancelliere per un breve periodo nel 1923 e ricoprì il ruolo di Ministro degli Esteri (1923-1929). Formò un governo di
grande coalizione con il Zentrum e i socialisti. Questo periodo fu di relativa stabilità per la Repubblica di Weimar, con un minor numero di sollevazioni e l'inizio di un'
apparente ripresa economica.
Per stabilizzare l'economia,
ridusse le spese e la burocrazia e al tempo stesso aumentò le tasse.
Represse senza mezzi termini tutti i tentativi di opposizione degli estremisti di destra e sinistra.
Gli ultimi anni della Repubblica di Weimar furono caratterizzati da un'
instabilità politica superiore a quella degli anni precedenti.
Le successive elezioni generali del Reichstag, il 14 settembre 1930, risultarono un terremoto politico: il 18,3% dei voti andarono alla NSDAP, cinque volte in più della percentuale del 1928. Questo ebbe conseguenze devastanti per la Repubblica:
non c'era una maggioranza nel Reichstag neanche per la Grande Coalizione e questo incoraggiò i sostenitori della NSDAP a manifestare le loro richieste di potere con una violenza e un terrore crescenti. A partire dal 1930 la Repubblica scivolò sempre più in uno stato di guerra civile.
Dal 1930 al 1933 Brüning tentò di risanare lo stato che si trovava in una situazione disastrosa e senza una maggioranza in parlamento,
governando con l'aiuto dei decreti presidenziali di emergenza. In quel periodo
la grande depressione raggiunse il culmine. In linea con le teorie economiche liberali, secondo cui una minore spesa pubblica avrebbe avviato la ripresa economica, Brüning
tagliò drasticamente le spese statali. Si aspettava e si accettava che la crisi economica sarebbe per un certo tempo peggiorata prima di iniziare a migliorare. Tra le altre cose il Reich bloccò completamente tutte le concessioni pubbliche per l'assicurazione obbligatoria sulla disoccupazione che era stata introdotta solo nel 1927, il che risultò in
maggiori contributi da parte dei lavoratori e minori benefici per i disoccupati, non esattamente una misura popolare.
Il rovescio economico durò fino alla seconda metà del 1932, quando ci furono le prime indicazioni di un rimbalzo. Ma per quel tempo, la Repubblica di Weimar
aveva perso tutta la credibilità nei confronti della maggioranza dei tedeschi. Mentre gli studiosi sono in grande disaccordo sulla valutazione da dare alla politica di Brüning, si può tranquillamente dire che contribuì al declino della Repubblica.
Se a quell'epoca esistessero o meno alternative rimane oggetto di ampio dibattito.
Le elezioni generali per il Reichstag del 31 luglio 1932 portarono il 37,2% dei voti alla NSDAP. Hitler ora richiedeva di essere nominato cancelliere, ma la richiesta venne rifiutata da Hindenburg il 13 agosto.
Non c'era ancora una maggioranza al Reichstag per nessun governo; come risultato, il Reichstag fu sciolto nuovamente e
si rifecero le elezioni con la speranza che ne risultasse una maggioranza stabile.
Non fu così. Il 6 novembre 1932 le elezioni diedero il 33,0% dei voti alla NSDAP, che perse più del 4%. Il 3 dicembre Franz von Papen si dimise, sostituito come Reichskanzler, dal generale von Schleicher
Il 4 gennaio 1933, Hitler si incontrò in segreto con von Papen in casa del banchiere di Colonia Kurt von Schroeder.
Si accordarono sulla formazione di un governo di coalizione.
Il nuovo governo instaurò la dittatura con una serie di misure in rapida successione seguendo la filosofia della Gleichschaltung. Il 27 febbraio 1933 l'edificio del Reichstag venne ridotto in cenere, della qual cosa i nazisti si avvantaggiarono con il Decreto dell'incendio del Reichstag.
Le successive elezioni del Reichstag, il 5 marzo 1933, portarono il 43,9% dei voti alla NSDAP; vennero piantati gli ultimi chiodi nella bara della Repubblica di Weimar, con l'approvazione della Ermächtigungsgesetz, la
legge dei pieni poteri, del 23 marzo 1933, che diede formalmente a Hitler il potere di governare per decreto e di
smantellare a tutti gli effetti i resti della costituzione di Weimar. Alla morte di Hindenburg, il 2 agosto 1934, Hitler fuse assieme gli uffici di Reichspräsident e di Reichskanzler e si reinsediò con il nuovo titolo di Führer und Reichskanzler.
La Repubblica di Weimar ebbe alcuni tra i più
gravi problemi economici mai sperimentati nella storia di una democrazia occidentale. L'iperinflazione rampante, la
massiccia disoccupazione e il grave abbassamento della qualità della vita, confrontati con il periodo precedente alla prima guerra mondiale, furono i fattori principali del collasso. Con la grande depressione degli anni trenta,
le istituzioni della Repubblica in quanto tali vennero incolpate da molti per i problemi economici; questo è evidente nei risultati elettorali, dove i partiti politici che volevano lo smantellamento completo della Repubblica, sia a destra che a sinistra dell'arco costituzionale, resero impossibile la formazione di una maggioranza stabile in parlamento.
In questo contesto, il Trattato di Versailles era considerato dal popolo tedesco come un documento punitivo e degradante, che
costringeva la nazione a cedere aree ricche di risorse e a pagare somme enormi a titolo di riparazione di guerra. Queste riparazioni punitive non solo danneggiarono pesantemente l'economia tedesca, ma causarono anche grande costernazione e risentimento da parte della popolazione.
Per esempio, la politica economica di Brüning nel 1930-1933 è stata oggetto di un ampio dibattito. Si può affermare che essa abbia portato molti a identificare la Repubblica con i
tagli alla spesa sociale e a un'economia estremamente liberale. Diversa è la questione della esistenza di possibili alternative a questa politica nell'epoca in cui la grande depressione aveva raggiunto il pieno impatto.
Un'altra focalizzazione è su Paul von Hindenburg, che divenne Reichspräsident nel 1925. Egli era certamente
rappresentativo del vecchio e autoritario Impero del 1871, ed è difficile etichettarlo come un democratico che sosteneva la Repubblica del 1919.
Hindenburg era molto anziano, avendo passato gli 80 anni d'età negli anni trenta, e ciò fa sorgere dei dubbi sulla sua lucidità. Egli non fu, comunque, un nazista.
Ci si può chiedere se un presidente differente, con solide convinzioni democratiche avrebbe permesso al Parlamento di essere così evidentemente raggirato con l'uso dei decreti permesso dall'articolo 48; più specificamente, un presidente diverso, avrebbe firmato il Decreto dell'incendio del Reichstag?