| | | | Post: 969 Post: 969 | Utente Senior | | OFFLINE | |
|
06/04/2013 12:53 | |
Senza voler neanche minimamente affrontare le problematiche generali della figura dell'istigazione, bisogna però discernere tra l'istigazione e espressione di pensiero. Istigare vuol dire, sostanzialmente, creare le condizioni necessarie e idonee, secondo un giudizio ex ante, a provocare dei delitti. Anche per l'apologia vale lo stesso orientamento giurisprudenziale, nel senso che la difesa, il giudizio positivo sul fatto criminoso, l'approvazione, devono essere idonee ad incitare alla commissione di reati dello stesso tipo. Nei fatti, si cerca di recuperare un'essenza di reato di pericolo concreto - o come dice accorta dottrina, astratto-concreto - proprio per ragioni di tutela della libertà: non basta dire "che bello uccidere le persone" per essere incriminati, se non vengono create le condizioni istigatrici del crimine.
Il riferimento all'ultimo comma dell'art.414bis, introdotto dalla ratifica della Convenzione di Lanzarote, è un restringimento ulteriore, ma non è relativo al caso di cui dibattiamo noi: piuttosto, credo, vuole evitare che la condotta di istigazione alla pedofilia venga scriminata dall'esercizio del diritto all'espressione artistica o culturale (pensa alla scena di un film in cui il protagonista violenta dei bambini per protesta). Ma deve esserci sempre la condotta di istigazione che, ritengo, nel partito olandese non c'è a monte: i partecipanti erano talmente consapevoli che le condotte da loro proposte integravano un reato che proponevano una modifica legislativa, non facevano volantinaggio pubblicizzando festini hard con ad oggetto dei minori, ad esempio. La Corte Costituzionale ha cercato di arginare proprio il fenomeno che tu incarni: ovvero, vedere istigazioni e apologie in ogni manifestazione del pensiero (non a caso queste figure di reato sono contenute nel titolo del codice Rocco dei reati contro l'ordine pubblico, in cui si poteva punire praticamente tutto ciò che turbava il regime). E, ovviamente, ciò è molto più facile oggi a proposito di quelli che i teorici del diritto chiamano "casi difficili". Ma è proprio in questi casi che non dobbiamo abbandonare l'argine del diritto, altrimenti si apre all'arbitrio e alla morale. |