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Screzi nel vicino oriente

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2013 09:44
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31/01/2013 15:45
 
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Screzi in medio oriente
ROMA - "Ci saranno serie conseguenze per la città israeliana di Tel Aviv": così l'Iran, per bocca del viceministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, citato dai media Usa, minaccia una rappresaglia contro lo Stato ebraico dopo l'attacco aereo contro un sito militare siriano. Una minaccia rilanciata anche dall'ambasciatore siriano in Libano.

L'Egitto condanna "l'aggressione israeliana contro il territorio siriano" e mette in guardia dal ripetersi di simili attacchi che "sono pericolosi per la sicurezza regionale". Lo ha affermato il ministro degli esteri egiziano Kamel Amr a proposito del raid su un centro di ricerca militare siriano, che, ha detto, è una violazione del diritto internazionale. Amr ha chiesto alla comunità internazionale di contestare formalmente a Israele la responsabilità di queste "aggressioni contro terre arabe".

Un totale riserbo viene mantenuto anche oggi dai dirigenti di Israele in seguito al raid aereo su un'installazione militare siriana, denunciato ieri dalle autorità di Damasco. Secondo la stampa locale, il premier Benyamin Netanyahu ha impartito ai ministri l'ordine di non esprimersi in materia.

Il giornale filo-governativo Israel ha-Yom sintetizza con un vistoso titolo gli eventi di ieri al confine siro-libanese dove, secondo fonti stampa, sarebbero stati colpiti missili SA-17 di produzione russa, destinati agli Hezbollah libanesi: "Sono stati avvertiti. Se ne sono infischiati. Sono stati colpiti". Israel ha-Yom aggiunge che ora "l'intera Regione entra in stato di allerta".

Nel Nord di Israele - dove nei giorni scorsi sono state installate due batterie di anti-aerea Iron Dome (Cupola di ferro) - viene mantenuto un elevato stato di vigilanza e in alcune località i responsabili locali hanno aperto i rifugi. Il Comando delle retrovie riferisce inoltre di un'accresciuta richiesta di maschere antigas.

HEZBOLLAH, CONDANNA ATTACCO ISRAELE, SOLIDARIETA' ASSAD - "Piena solidarietà con la leadership siriana, l'esercito e il popolo". Così Hezbollah, in un comunicato, esprime la sua solidarietà al regime e condanna "l'attacco israeliano contro un centro di ricerca siriano", sostenendo che si è trattato di un tentativo di contrastare le capacità militari arabe e impegnandosi ad essere alleati del presidente Assad.

LEGA ARABA CONDANNA 'AGGRESSIONE ODIOSA' ISRAELE - Il segretario generale della Lega araba Nabil el Araby ha condannato "l'odiosa aggressione" israeliana contro un centro di ricerca militare siriano affermando che rappresenta "una violazione chiara della sovranità di uno Stato arabo e contravviene la carta Onu". El arabi ha sollecitato la comunità internazionale ad assumersi la sua responsabilità davanti alle "aggressioni" israeliane ed ha confermato il diritto di Damasco "di difendere la sua terra é la sua sovranità".

RUSSIA 'MOLTO PREOCCUPATA' NOTIZIE ATTACCO ISRAELE - La Russia si è detta "molto preoccupata" per le notizie di un raid israeliano in territorio siriano, indicando che questa azione - se venisse confermata - sarebbe un'interferenza militare inaccettabile.


www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/01/29/Siria-Ong-esecuzioni-sommarie-Aleppo-56-uccisi_8155...
[Modificato da connormaclaud 31/01/2013 15:46]
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02/02/2013 09:44
 
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di Daniele Raineri Il Foglio del 1 febbraio b2013
Uno dei due obiettivi bombardati è a soli 5 km dal palazzo presidenziale Siria e Iran promettono rappresaglia. “Risponderemo a sorpresa”
Roma. Gli aerei israeliani sono arrivati a bombardare dentro la Siria a soli cinque chilometri dal palazzo presidenziale di Bashar el Assad sul monte Qassioun, che affaccia sulla capitale Damasco. Secondo fonti libanesi, il sistema di difesa aerea siriano non ha sparato un colpo. Eppure è stato progettato nell’eventualità di una guerra proprio contro Israele e spesso è citato come una delle ragioni che sconsigliano un intervento militare internazionale come in Libia. Mercoledì i jet hanno colpito un convoglio di armi diretto in Libano e hanno lanciato dodici missili contro un singolo edificio all’interno del perimetro di un centro militare di ricerca a Jumaria, ma non sono stati così veloci da non essere ripresi dai cittadini siriani in un paio di video amatoriali: un paio di scie arancioni che rombano con lentezza nel cielo sopra la periferia di Damasco alla luce dell’alba. “Il sistema di difesa aerea della Siria è formidabile e per questo nessuno ha mai usato davvero l’aviazione contro di esso”, ha detto a dicembre il generale russo Alexander Leonov. Dopo lo strike israeliano nel settembre 2007 contro un sito atomico nell’est desertico del paese – anche quello riuscito senza che fosse sparato un colpo – il governo di Damasco decise di comprare dalla Russia nuovi sistemi d’arma e di cedere i vecchi, risalenti all’Unione sovietica e agli anni Settanta, al gruppo libanese Hezbollah. Secondo i giornali israeliani la Siria disporrebbe anche del sistema S-300, che a lungo è stato considerato uno dei più avanzati al mondo. A giugno una postazione con un sistema Sa-22 vicino a Latakia ha abbattuto in mare un aereo da ricognizione turco che costeggiava a bassa quota le acque territoriali della Siria (forse lo scopo era fare accendere i radar di sorveglianza e così identificarne la posizione esatta).
C’è chi sostiene che la difesa aerea siriana non sia così formidabile. Il generale americano (in congedo) David Deptula, ex comandante dell’intelligence dell’Air Force, dice al Seattle Times che “possiamo farcela contro il loro sistema integrato di difesa. E’ molto più problematico di quello della Libia e i siriani hanno a disposizione i missili terra aria più avanzati. Ma più che occuparci del come farlo, dovremmo occuparci del perché farlo”. Nel 2007 un soldato anonimo (Kafnar, in arabo “il nauseato”) descrisse con scoramento su Internet il tempo passato in una postazione radar siriana in Libano: “Stiamo seduti tutto il giorno dentro questo radar, ma dobbiamo tenerlo spento, altrimenti gli israeliani vedono subito dov’è e possono distruggerlo. Ma appunto dobbiamo stare qui lo stesso, nel caso che l’alto comando un bel giorno decida di assumersi il rischio e accendere i radar: lo chiamiamo l’ordine di suicidio”.
Secondo Reuters – che ha sentito testimoni sul posto – la base colpita è un centro missilistico con annesso un centro per le armi chimiche, frequentata anche da russi, iraniani e uomini del gruppo libanese Hezbollah. E’ protetta da un muro di cemento alto quattro metri, è sorvegliata da agenti in borghese e di recente anche dagli shabbiha, la milizia paramilitare fedele al governo. Numerose fonti confermano anche lo strike contro il convoglio di missili in rotta verso il Libano: erano armi che Hezbollah teneva in Siria perché la considerava più sicura del Libano; ma ora che i ribelli siriani avanzano, il gruppo aveva deciso di riprenderle indietro.
La reazione lenta
Il giorno dopo il bombardamento la reazione è stata lenta e non è stata affidata alla voce dei leader nazionali. Siria e Iran minacciano di compiere una rappresaglia contro Israele. Il viceministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, dice che “l’attacco avrà conseguenze significative su Tel Aviv”. L’ambasciatore siriano a Beirut, Ali Abdul Karim , dice che il governo di Damasco “ha le opzioni e la capacità di compiere una rappresaglia a sorpresa”. Il gruppo Hezbollah, in Libano, condanna la “barbara aggressione” di Israele, la Russia alleata triste di Damasco parla di “aggressione non provocata a uno stato sovrano”. La Turchia in relazioni difficili con Israele ma nemica del presidente Bashar el Assad non condanna il bombardamento, se la cava con un “in Siria la situazione è complicata”. Formalità: è arrivata anche la condanna della Lega araba, che da tempo ha sospeso la Siria dai membri e che è formata in maggioranza da paesi schierati con i ribelli.


www.analisidifesa.it/2013/02/il-raid-israeliano-mette-a-nudo-il-sistema-antiaereo-che-protegg...
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