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Quel quoziente che l'Italia ignora...

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 20:04
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08/01/2013 11:09
 
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In Francia l'imposta sul reddito colpisce il nucleo familiare, a differenza di altri Paesi europei che assoggettano separatamente a imposta i contribuenti coniugati: Regno Unito, Austria, Paesi Bassi, Svezia e, dal 1976, l'Italia per effetto di una infelice sentenza della nostra Corte Costituzionale (179/1976).

La legge francese ha mostrato di recente la sua vitalità per via di una sentenza della Corte Costituzionale francese che ha dichiarato incostituzionale una legge tributaria che poneva una discriminazione fra le famiglie, quelle monoreddito e le altre (Dc 29 dicembre 2012).

La disparità di trattamento condannata dalla Corte francese consiste in questo: a parità di reddito la famiglia che ha un solo reddito paga di più della famiglia che ha più redditi ciascuno dei quali è inferiore al minimo imponibile. In Italia la discriminazione della famiglia monoreddito è un dato costante da quando la Corte italiana dichiarò incostituzionale il cumulo dei redditi, con una concezione individualistica della famiglia, proprio nel momento in cui la riforma del diritto di famiglia si fondava sulla unità economica di essa. Con più sentenze la Corte italiana ha cercato di correre ai ripari sollecitando il Parlamento a una riforma della tassazione attenta alla composizione della famiglia, facendo esplicito riferimento anche alla regola del quoziente familiare che vige in Francia.

Alcune forze politiche continuano a proporre progetti di legge e anche oggi la scelta del quoziente familiare viene indicata nel dibattito politico. Ma è probabile che per un bel pò non se ne faccia niente. La ragione principale è data dal calo di gettito che si avrebbe con la riforma. Ma la questione riflette anche gli orientamenti sulla famiglia nella nostra società. Alcuni ritengono che col quoziente familiare le donne verrebbero incentivate a non lavorare, mentre il livello del lavoro delle donne italiane in Europa è fra i più bassi; d'altra parte se ci si lamenta che in Italia nascono pochi figli non si dovrebbe trascurare che la regola del quoziente sarebbe un incentivo da non trascurare.
Ciò che sembra certo è che, dato il fine della comunità di garantire la libera circolazione dei lavoratori, la regola del quoziente non sembra indifferente. L'Italia non può stare a guardare. Non solo per i profili europei (ai quali pure deve stare attenta) ma anche e soprattutto per rispetto dei principi di uguaglianza e di capacità contributiva (articoli 3, 53), scritti nella nostra Costituzione.


tratto da www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-07/quel-quoziente-italia-ignora-064620.shtml?uuid=...
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09/01/2013 17:49
 
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Ogni legge ha una finalità primaria e finalità collaterali secondarie (ben espresse nel testo) (help: lo dice Giddens?).

In ogni caso lo Stato (ormai sempre più rappresentato dalle forze politiche e dalle lobbies) è interessato solo ad aumentare la pressione fiscale.
La campagna elettorale ruota ancora intorno alla mini patrimoniale (PD) e sul ruolo salvifico di Monti tassatore necessario!
Bisogna imporre una riduzione delle tasse per costringere lo Stato a tagliare le spese assurde della politica e del sistema pubblico inefficiente.
Abbiamo un alcolista giocatore d'azzardo incallito che pretende di convincerci che ha bisogno di altri soldi per continuare a vivere.
E' l'ora di finirla. In Italia la tassazione ha superato il livello svedese ed i servizi sono da Paese in via di sviluppo.
Bisogna rifiutare radicalmente la logica delle tasse!
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09/01/2013 18:15
 
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Condivido il tuo pensiero,ma rispetto alla pubblica amministrazione ritengo che il vero salto di qualità sia l'ottimizzazione dello stesso e non un taglia e cuci da contabili.
Fin quando non si comprenderà la peculiarità e l'intrinseca importanza di ogni singola branca della pa e dei vantaggi del servizio pubblico si continuerà con i tagli lineari e a buttare il bambino con l'acqua sporca.
Lo stato ha dei costi -con buona pace del pareggio di bilancio-, gli italiani decidano una buona volta cosa vogliono fare da grandi.

p.s.
In bocca al lupo
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10/01/2013 01:29
 
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Grazie, ma è un in bocca al lupo a tutti noi.

Ci accreditano stabilmente oltre il 4% e, quindi, possiamo sperare in un grande risultato, considerando i pochi mesi di lavoro e considerando che abbiamo a conti fatti probabilmente più voti di Ingroia, Di Pietro, Fini, Storace... i conti si faranno alla fine, ma ci siamo!
Personalmente sono contento dell'affetto e del sostegno al mio impegno che trovo nelle persone che mi è capitato di conoscere anche poco. Le liste bloccate impediscono la preferenza e, quindi, il mio ruolo è di testimonianza, però è davvero bello vedere che ho costruito involontariamente un patrimonio di fiducia e di stima che non voglio assolutamente sprecare.
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11/01/2013 13:33
 
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Re:
connormaclaud, 09/01/2013 18:15:

Condivido il tuo pensiero,ma rispetto alla pubblica amministrazione ritengo che il vero salto di qualità sia l'ottimizzazione dello stesso e non un taglia e cuci da contabili.
Fin quando non si comprenderà la peculiarità e l'intrinseca importanza di ogni singola branca della pa e dei vantaggi del servizio pubblico si continuerà con i tagli lineari e a buttare il bambino con l'acqua sporca.
Lo stato ha dei costi -con buona pace del pareggio di bilancio-, gli italiani decidano una buona volta cosa vogliono fare da grandi.

p.s.
In bocca al lupo





Vedo che sfugge sempre quell'elemento arido, da contabili, che in qualsiasi organizzazione, stato compreso, i costi devono essere eguagliati o superati dai benefici per essere sopportabili. Se i costi non solo superano i benefici ma sono una variabile indipendente dagli stessi l'organizzazione diventa dannosa e nel caso dello stato tirannica.

Nel caso italiano poi mi sfugge del tutto quale sarebbe l'utilità di ogni singola branca dell'apparato pubblico.
Il barista che in questo periodo deve pagare 450 euro per tenere una tv nel suo locale quale beneficio ha dal sussidiare la Rai(io lo chiamo affettuosamente pizzo)?
Un'azienda che ha 2,5 miliardi di incassi garantiti, opera in situazione di oligopolio in un mercato ricco come la pubblicità e riesce nell'impresa di prendere 250 milioni all'anno. Citando Gordon Gekko: "se vendessero bare, la gente smetterebbe di morire".
Un esempio da insegnare nelle Business School su come NON gestire un'azienda.

Possiamo affermare che l'azienda pubblica Rai è inutile? Privatizzandola sono già 2,5 miliardi di costi in meno per i cittadini.

Però supponiamo di non restituirli ai cittadini e di destinare quei 2,5 miliardi alla realizzazione della banda larga dalla quale il paese trarrebbe enormi benefici, ecco un esempio di come eliminando una branca inutile dello stato si possono aumentare i benefici per i cittadini senza aumentare i costi.

E ho parlato di un solo asset.
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11/01/2013 13:48
 
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In uno stato entrano in gioco variabili che un'azienda non deve considerare.
NOn esiste solo l'interesse immediato e diretto.
Non esistono regole se non quelle che lo stato decide,di volta in volta, di rispettare.

Esistono settori che vanno privatizzati?Certamente,ma questo non significa smantellare uno stato perchè vige la convinzione che il singolo possa cavarsela in quella giungla chiamata società globale.

Istruzione,sicurezza,ricerca,difesa,esteri,sanità...in base a quali parametri li valuti?

Interesse del singolo,interesse della comunità,interesse nazionale:se non si riesce a farli condividere, ognuno per sè,ma in tal caso non avrebbe molto senso assoggettarsi a qualsivoglia regola.
[Modificato da connormaclaud 11/01/2013 13:49]
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11/01/2013 17:36
 
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Re:
connormaclaud, 11/01/2013 13:48:

In uno stato entrano in gioco variabili che un'azienda non deve considerare.
NOn esiste solo l'interesse immediato e diretto.
Non esistono regole se non quelle che lo stato decide,di volta in volta, di rispettare.

Esistono settori che vanno privatizzati?Certamente,ma questo non significa smantellare uno stato perchè vige la convinzione che il singolo possa cavarsela in quella giungla chiamata società globale.

Istruzione,sicurezza,ricerca,difesa,esteri,sanità...in base a quali parametri li valuti?

Interesse del singolo,interesse della comunità,interesse nazionale:se non si riesce a farli condividere, ognuno per sè,ma in tal caso non avrebbe molto senso assoggettarsi a qualsivoglia regola.




Il grassetto numero uno vale per le repubbliche delle banane quale l'italia orgogliosamente è. Dottrine dello stato da argentina di Videla. Nella democrazia liberale, l'unica che esiste, le cose sono un po' diverse.

Secondo grassetto, secondo gli standard internazionalmente riconosciuti.
Istruzione, il sistema scolastico italiano riesce a produrre mobilità sociale? Mi pare evidente che non è così dato che nelle classifiche sui livelli di disuguaglianza sociale l'italia è al secondo posto in europa dopo la Gran Bretagna(una delle poche classifiche dove siamo sul podio). E non è un problema di soldi dato che la spesa per studente in Italia e Germania è quasi la stessa.
Significa che il sistema nel modo in cui è organizzato non funziona, perciò prima di avere altri soldi ha bisogno di essere radicalmente riformato per cominciare a far fruttare meglio quelli che ha già.
Lo stesso discorso vale per tutte le voci.

Andrebbe comunque capito che lo stato non è uno strumento neutro, del bene comune non gliene frega un piffero e che cittadini responsabili sono quelli che si preoccupano sempre di limitarne il potere che poi è l'unico modo per fare l'interesse generale.


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11/01/2013 17:57
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Sulla televisione è un discorso interessante, quello di Trixam. Dico la mia: quando ero molto piccolo piccolo (e ancora oggi, nei paesini, dove i vecchi giocano a carte al bar o al circolo) la televisione era uno strumento di socializzazione: non essendo in tutte le case, si guardava assieme la partita, "Lascia o raddoppia", Tribuna politica. Oggi mi vergognerei di chiedere di vedere cose del genere nel pub o nel ristorante dove vado: mi vengono imposte partite del campionato inglese o spagnolo (di cui non me ne potrebbe fregare di meno) da televisioni al plasma ultrapiatte e con maxischermo, che indastidiscono anche la mia conversazione con le persine con le quali mi trovo al momento. Quanto al servizio pubblico, credo che sia ottimistico dire che sia mai esistito: la televisione "pubblica", nei diversi canali, è appalta (fuorché nel periodo di par condicio) ai differenti partiti. Aggiungo che questo è un caso in cui la concorrenza ha giocato al ribasso: la maggior parte dei programmi è solo in contenitore di pubblicità, interrotta da trasmissioni sceme. Vero è che sulla Rai Tv resistono programmi intelligenti (per me lo sono Superquark, Report, La storia siamo noi. Correva l'anno, eccetera) e film di qualità, in genere in ore strane e impossibili, poco appetite pubblicitariamente, o teatro e concerti. Per questa parte (non solo "commercial"), il servizio pubblico è insostituibile e l'esistenza di almeno un canale terrestre e di uno satellitare dovrebbe essere comunque salvaguardata, anche per trasmettere informazioni essenziali (ad esempio in casi di terremoti, ecc...). E' la logica per cui il "privato" non sarà interessato (non traendone profitto), ma il "pubblico" deve garantire il servizio universale (anche l'informazione lo è: sembra strano ai giovani, ma ancora oggi non tutti vanno su Internet), cioè as esempio strade decenti, mezzi di trasporto pubblico e l'ufficio postale per la pensione a noi vecchietti e/o ai disabili in ogni paesino, anche se questo è un costo. Socialmente questo è un obbligo costituzionale, oltreché morale: le tasse servono a questo e bisognerebbe educare a pensare che (a questi fini) sono uno strumento necessario di coesione sociale. Credo che nemmeno Einaudi, il politico più liberale che io ricordi, abbia mai pensato di abolire il servizio pubblico nei casi che ho indicato, o in altri essenziali alla persona. Il proditto lo si farà altrove, non sulla pelle dei vecchietti, dei disabili, delle signore incinte, degli ammalati che devono raggiungere l'ospedale (oggi perdipiù meno diffuso, perché li luoghi che forniscono le prestazioni sanitarie sono state accorpati), eccetera
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11/01/2013 17:59
 
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Ci sono miei errori di trascrizione. Chiedo scusa, ma il senso mi pare comunque chiaro Pollastro
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11/01/2013 19:05
 
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Re: Re:
trixam, 11/01/2013 17:36:




Il grassetto numero uno vale per le repubbliche delle banane quale l'italia orgogliosamente è. Dottrine dello stato da argentina di Videla. Nella democrazia liberale, l'unica che esiste, le cose sono un po' diverse.

Secondo grassetto, secondo gli standard internazionalmente riconosciuti.
Istruzione, il sistema scolastico italiano riesce a produrre mobilità sociale? Mi pare evidente che non è così dato che nelle classifiche sui livelli di disuguaglianza sociale l'italia è al secondo posto in europa dopo la Gran Bretagna(una delle poche classifiche dove siamo sul podio). E non è un problema di soldi dato che la spesa per studente in Italia e Germania è quasi la stessa.
Significa che il sistema nel modo in cui è organizzato non funziona, perciò prima di avere altri soldi ha bisogno di essere radicalmente riformato per cominciare a far fruttare meglio quelli che ha già.
Lo stesso discorso vale per tutte le voci.

Andrebbe comunque capito che lo stato non è uno strumento neutro, del bene comune non gliene frega un piffero e che cittadini responsabili sono quelli che si preoccupano sempre di limitarne il potere che poi è l'unico modo per fare l'interesse generale.





Inizio dalla fine,se possibile.
Lo stato no è un soggeto neutro,insindacabile verità,ma lo stato (d'appartenenza) ed il cittadino non sono gli unici due soggetti dell'equazione.
Il cittadino responsabile è quello che ambisce ad un ,seppur precario,equilibrio tra libertà personale ( e di gruppo) e tutela/autotutela verso quella moltitudine di soggetti interni,esterni e concorrenti allo stato.
Non esistono sistemi perfetti o infinitamente perfettibili,ma sistemi in continua evoluzione sostenuti o meno da un popolo.
Le democrazie liberali non si mantengono per l'eccellente costruzione del pensiero,per grandezza intrinseca, ma solo ed esclusivamente per la buona volontà degli uomini che le reggono e le difendono.

Mi perdonerete se non scomodo Polibio,Platone e la compagnia dell'anello [SM=x43819] .

Adesso andiamo sul concreto.
Lo strumento RAI è da rottamare perchè sommamente imperfetto per natura o forse perchè è stato corrotto fino al midollo da una mentalità,prima che dalla politica, corrotta?
Privatizzerei la rai oggi stesso,ma cerchiamo le cause del male prima di entrare in sala operatoria,chiediamoci i motivi che portano questo o quello strumento ad essere inefficaci e inefficienti.
Si fa subito a tagliare le spese, molto più faticoso valorizzarle.
Se l'italia,per l'antica e nobile tradizione dell'ipocrisia,non è in grado a valorizzare la pubblica amministrazione ed i pubblici servizi la colpa è solo ed esclusivamente dei meccanismi difettosi o anche, e sopratutto, figlio della stupidità di un popolo?

Altri stati,molti dei quali a vocazione liberale, hanno compreso sin da subito l'importanza di questo o quello strumento,in Italia così non è stato.

La salute di uno stato è direttamente proporzionale al benessere della collettività, solo raggiungendo il punto di criticità -v. paesi africani e asiatici- è possibile avere un potere-stato desposta indifferente alle necessità della collettività.

Per l'individuo poi, il malessere generale inficia il benessere personale che,prima o poi, dovrà fare il conto con i sans culottes di turno.







[Modificato da connormaclaud 11/01/2013 19:53]
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11/01/2013 19:56
 
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Professore, nemmeno il pù grande pensatore liberale del ventesimo secolo Frierich Von Hayek negava che i beni pubblici esistano e come avrebbe potuto dato che il primo a teorizzarli compiutamente è stato Adam Smith? POchi giorni fa è morto il professor Buchanan che con la sua visione di una "Politics Without Romance" e le sue teorie sulla public choise maggiormente ha contribuito a smascherare questo mito dello stato che fa il bene comune, i pubblici poteri sono dominati dainteressi particolari e i goveri falliscono quanto e più dei mercati avendo la possibilità si sottrarsi alle conseguenze di questi fallimenti spalmando i cost sulla comunità.
Grandi letture consigliate a tutti.

Il resto, perdoni la mia brutalità, ma è sempre la solita solfa che mi leggo volentieri ma sempre quella, ogni volta che si parla di riformare lo stato arrivano impacabili i vecchietti, gli handicappati, le donne incinta, gli ammalati sofferenti, come se allo stato e alle marmaglie che lo dirigono gliene fregasse qualcosa di queste categorie.
Per esempio se si facesse un bel programma in tv dove si spiega ai vecchietti come si usa il bancomat e se ne desse uno a tutti i pensionati la necessità dell'ufficio postale sotto casa scomparirebbe. Siamo l'unico paese dell'occidente dove per pagare le pensioni si usano ancora questi sistemi con i furgoni pieni di sacchi di iuta
di contanti come i narcos in Colombia con enormi problemi di ordine pubblico dato che i criminali sono piuttosto attratti da questi milioni di euro in giro per le strade quotidianamente. Ma da noi si sa che i vecchietti sono più stupidi che altrove e poi c'è questa cosa bucolica di ritrovarsi alla posta come si faceva negli anni
50 con lascia o raddoppia.
E il trasporto? Prendiamo due aziende gestite con metodi banditeschi come la circunvesuviana in provincia di Napoli e il Cstp in povincia di salerno arrivate come inevitabile al momento del crack, quella in provincia di Napoli viene salvata mente il Cstp lasciato fallire, eppure è a stessa regione e gli stessi soldi dei contribuenti campani che però non garantiscono lo stesso diritto al trasporto. Come mai cittadini di napoli sono più uguali di quelli di salerno?
Perché la regione campania è strutturata in modo da far prevalere gli interessi di Napoli su quelli degli altri, stop.
E come mi i finanziamenti al teatro San Carlo non vengono tagliati mentre quelli al Verdi si? Stessa cosa. Se i salernitani potessero far prevalere i propri interessi farebbero lo stesso. L'interesse generale esiste nelle fantasie, nella realtà non esiste in nessuna parte del mondo, nemmeno nei paesi avanzati, figurarsi nella nostra repubblichetta delle banane.
L'idea che si possa farlo esistere questo interesse dando continuamente più potere allo stato(perché più potere allo stato=più bene comune) è un vecchia idea del socialismo preblariano, ma è un'idea illiberale e fondamentalmente antidemocratica.

In italia invece di filosofeggiare intorno allo stato ci sarebbe bisogno di riscoprire un po'il bel vecchio spirito di iniziativa e valori come il coraggio, la responsabilità, il rischio.
Come disse il presidente Kennedy: "non chiedetevi ciò che il vostro paese può fare per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro paese".
Una filosofia da troppi dimenticata.





[Modificato da trixam 11/01/2013 19:57]
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11/01/2013 19:58
 
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Re: Re: Re:
connormaclaud, 11/01/2013 19:05:



Inizio dalla fine,se possibile.
Lo stato no è un soggeto neutro,insindacabile verità,ma lo stato (d'appartenenza) ed il cittadino non sono gli unici due soggetti dell'equazione.
Il cittadino responsabile è quello che ambisce ad un ,seppur precario,equilibrio tra libertà personale ( e di gruppo) e tutela/autotutela verso quella moltitudine di soggetti interni,esterni e concorrenti allo stato.
Non esistono sistemi perfetti o infinitamente perfettibili,ma sistemi in continua evoluzione sostenuti o meno da un popolo.
Le democrazie liberali non si mantengono per l'eccellente costruzione del pensiero,per grandezza intrinseca, ma solo ed esclusivamente per la buona volontà degli uomini che le reggono e le difendono.

Mi perdonerete se non scomodo Polibio,Platone e la compagnia dell'anello [SM=x43819] .

Adesso andiamo sul concreto.
Lo strumento RAI è da rottamare perchè sommamente imperfetto per natura o forse perchè è stato corrotto fino al midollo da una mentalità,prima che dalla politica, corrotta?
Privatizzerei la rai oggi stesso,ma cerchiamo le cause del male prima di entrare in sala operatoria,chiediamoci i motivi che portano questo o quello strumento ad essere inefficaci e inefficienti.
Si fa subito a tagliare le spese, molto più faticoso valorizzarle.
Se l'italia,per l'antica e nobile tradizione dell'ipocrisia,non è in grado a valorizzare la pubblica amministrazione ed i pubblici servizi la colpa è solo ed esclusivamente dei meccanismi difettosi o anche, e sopratutto, figlio della stupidità di un popolo?

Altri stati,molti dei quali a vocazione liberale, hanno compreso sin da subito l'importanza di questo o quello strumento,in Italia così non è stato.

La salute di uno stato è direttamente proporzionale al benessere della collettività, solo raggiungendo il punto di criticità -v. paesi africani e asiatici- è possibile avere un potere-stato desposta indifferente alle necessità della collettività.

Per l'individuo poi, il malessere generale inficia il benessere personale che,prima o poi, dovrà fare il conto con i sans culottes di turno.













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11/01/2013 20:04
 
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