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Ricorso al Consiglio d'Europa: Le percentuali bulgare di obiezione di coscienza all'aborto ledono i diritti delle donne

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2013 23:20
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14/11/2012 19:13
 
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Aborto, “troppi obiettori in Italia”. Consiglio d’Europa accoglie ricorso. Giudicata "ricevibile" l'istanza dell'ong "International Planned Parenthood Federation European Network", la decisione nei prossimi mesi. Il 70% dei ginecologi rifiuta di praticare l'interruzione di gravidanza. "Minato il diritto garantito dalla legge 194"

E’ probabile che, ancora una volta, sia l’Europa a doverci indicare quale dovrebbe essere la corretta applicazione di una nostra legge su territorio italiano. Questa volta il tema è la legge 194 sull’aborto e il tasso abnorme di medici obiettori di coscienza. Il Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa ha infatti dichiarato ricevibile il ricorso presentato contro l’Italia dall’ong International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf En), cui ha collaborato la Laiga (Libera associazione ginecologi per l’applicazione della l.194). La loro tesi è che l’alto numero di personale medico obiettore non garantisca il diritto delle donne ad avere accesso alle procedure per l‘interruzione volontaria della gravidanza come stabilito dalla legge 194.

Per l’ong, la 194 non garantisce, come dovrebbe, il diritto all’ivg, e quindi viola il diritto delle donne alla salute e quello a non essere discriminate, sanciti dalla Carta sociale europea. L’Ippf En sostiene nel ricorso che la violazione della Carta sociale è dovuta all’articolo 9 della legge, che nel regolare l’obiezione di coscienza degli operatori sanitari non indica le misure concrete che gli ospedali e le Regioni devono attuare per garantire un’adeguata presenza di personale non obiettore in tutte le strutture sanitarie pubbliche, in modo da assicurare l’accesso alla procedure per l’interruzione di gravidanza. Il numero insufficiente di medici non obiettori, soprattutto in alcune regioni, mina il diritto delle donne alla salute e discrimina quelle che per motivi finanziari non possono recarsi in un’altra regione o in strutture private.

Del resto, che l’obiezione di coscienza sia un fenomeno in continua crescita in Italia, lo confermano anche i dati dell’ultima relazione al Parlamento del ministero della Salute sulla legge 194. Tra i ginecologi si è passati da un tasso di obiezione del 58,7 per cento del 2005 al 70 per cento circa del 2010, tra gli anestesisti dal 45,7 per cento al 50,8 per cento, e tra il personale non medico dal 38,6 per cento del 2005 al 44,7 per cento del 2010. Al sud si raggiungono picchi tra i ginecologi superiori all’80 per cento: è il caso di Basilicata (85,2 per cento), Campania (83,9 per cento), Molise (85,7 per cento), e Sicilia (80,6 per cento)-

Il Comitato europeo, per contro, ha bocciato la richiesta del Governo italiano di dichiarare irricevibile il ricorso, sulla scorta del fatto che uno Stato non può limitare il numero di medici o di altri operatori sanitari che decidono di ricorrere all’obiezione di coscienza. Vista la gravità delle accuse, il Comitato ha deciso di dare precedenza al ricorso e limitare i tempi a disposizione delle parti per la presentazione delle loro tesi sul merito. Il Governo italiano ha tempo fino al 6 dicembre per inviare le proprie argomentazioni, mentre l’Ippf fino al 17 gennaio per rispondere.

“Siamo soddisfatti che il ricorso sia stato dichiarato ricevibile – spiega Silvana Agatone, presidente Laiga – anche se abbiamo dei dubbi che possa essere accolto, vista la posizione europea sull’obiezione di coscienza”. Nel 2010 infatti l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha votato una risoluzione che stabilisce la tutela dell’obiezione di coscienza dei medici in caso di ivg. “Eppure le soluzioni per risolvere il problema – conclude Agatone – anche dimostrative, ci sarebbero. Ad esempio prendendo più ginecologi a contratto, o applicando in modo diverso le norme sulla mobilità del personale sanitario. Capita infatti che vengano trasferiti da un ospedale all’altro, anche in regioni diverse, i ginecologi non obiettori. Perché non fare il contrario? Cioè spostare, anche una sola volta, un ginecologo obiettore, così da far riflettere coloro che scelgono l’obiezione più per motivi di comodo che per reale convinzione”.

In ogni caso l’alto tasso di obiezione di coscienza per l’aborto tra il personale sanitario è una questione che va risolta in fretta. Fra 3-4 anni, secondo la Fiapac (Federazione internazionale degli operatori di aborto e contraccezione), ci sarà un crollo improvviso e non previsto dei medici non obiettori perché si sta esaurendo una generazione che ha vissuto la legalizzazione dell’aborto un po’ anche sul piano ‘militante’. La maggior parte dei non obiettori ha tra 50 e 60 anni e possiede un bagaglio tecnico che non ha ricambio generazionale perché l’ivg non viene più nemmeno insegnata all’Università. Quindi, se non si fa qualcosa, si rischia, che pur avendo sulla carta una legge che garantisce il diritto all’aborto, nei fatti questo non sarà più possibile.


Le libertà di scelta della donna resta solo sulla carta?!
[Modificato da |Lyuba| 14/11/2012 19:22]
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14/11/2012 19:20
 
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Nel frattempo in Irlanda (dove l'aborto è consentito solo quando la madre è in pericolo di vita) è stata aperta un'inchiesta sulla morte di Savita Halappanavar. Qui l'articolo

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14/11/2012 20:13
 
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Trovo assurda l'imposizione che,de facto, rappresenta un abuso delle competenze concesse.
Bada,non me la prendo con il consiglio,ma con i rappresentanti italiani e la loro politica calabraghista in sede comunitaria.

Il tema merita profonde e lunghe riflessioni -che oggi non possiamo permetterci- e rimettere,quando i tempi saranno maturi, alla libertà di coscienza una decisione che,in ogni caso, deve lasciare uno spiraglio in una direzione o in un'altra per non "condannare" le generazioni future.




Capita infatti che vengano trasferiti da un ospedale all’altro, anche in regioni diverse, i ginecologi non obiettori. Perché non fare il contrario? Cioè spostare, anche una sola volta, un ginecologo obiettore, così da far riflettere coloro che scelgono l’obiezione più per motivi di comodo che per reale convinzione”.



Questo pezzo è mostruoso,mi ricorda Mao (non Mussolini) ed il suo "colpirne uno per educarne cento".
Il medico obiettore ha il sacrosanto diritto di astenersi dal compiere un atto che per fede o qualsiasi altra ragione -per quanto mi riguarda,del tutto irrilevante- reputa sbagliato.

Se non viene rispetto il diritto del primo come si può rispettare il potenziale diritto del secondo (ergo donna che decide d'abortire)?

Se la legge è uguale per tutti in italia ci sono alcuni "più uguali" degli altri e il diventare figli di un dio minore è un attimo.
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14/11/2012 20:25
 
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Re:

Capita infatti che vengano trasferiti da un ospedale all’altro, anche in regioni diverse, i ginecologi non obiettori. Perché non fare il contrario? Cioè spostare, anche una sola volta, un ginecologo obiettore, così da far riflettere coloro che scelgono l’obiezione più per motivi di comodo che per reale convinzione”.



Questo pezzo è mostruoso,mi ricorda Mao (non Mussolini) ed il suo "colpirne uno per educarne cento".
Il medico obiettore ha il sacrosanto diritto di astenersi dal compiere un atto che per fede o qualsiasi altra ragione -per quanto mi riguarda,del tutto irrilevante- reputa sbagliato.

Se non viene rispetto il diritto del primo come si può rispettare il potenziale diritto del secondo (ergo donna che decide d'abortire)?

Se la legge è uguale per tutti in italia ci sono alcuni "più uguali" degli altri e il diventare figli di un dio minore è un attimo.



No, sbagli, in quel pezzo che tu citi si parla di "obiettori di comodo", cioè coloro che fanno obiezione per ottenere vantaggi, non per coscienza. Il medico obiettore ha il diritto di esserlo, ma il medico non obiettore perché deve venire penalizzato? E' costretto a spostarsi e a percepire lo stesso stipendio di un altro medico che svolge una mansione in meno, quanto meno quest'ultimo dovrebbe svolgere una mansione supplementare. Spesso gli obiettori sono tali solo negli ospedali pubblici, poi dietro pagamento la coscienza viene meno, oppure sono obiettori per evitare di venire relegati a fare solo aborti o per evitare gli spostamenti, ecc.
La verità è che l'unico diritto che viene garantito è quello di essere obiettori, i diritti delle donne e dei medici non obiettori non contano.
Per la cronaca il diritto della donna non è potenziale, ma fondamentale.


[Modificato da |Lyuba| 14/11/2012 20:35]
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14/11/2012 20:47
 
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Re: Re:
|Lyuba|, 14/11/2012 20:25:


Capita infatti che vengano trasferiti da un ospedale all’altro, anche in regioni diverse, i ginecologi non obiettori. Perché non fare il contrario? Cioè spostare, anche una sola volta, un ginecologo obiettore, così da far riflettere coloro che scelgono l’obiezione più per motivi di comodo che per reale convinzione”.



Questo pezzo è mostruoso,mi ricorda Mao (non Mussolini) ed il suo "colpirne uno per educarne cento".
Il medico obiettore ha il sacrosanto diritto di astenersi dal compiere un atto che per fede o qualsiasi altra ragione -per quanto mi riguarda,del tutto irrilevante- reputa sbagliato.

Se non viene rispetto il diritto del primo come si può rispettare il potenziale diritto del secondo (ergo donna che decide d'abortire)?

Se la legge è uguale per tutti in italia ci sono alcuni "più uguali" degli altri e il diventare figli di un dio minore è un attimo.



No, sbagli, in quel pezzo che tu citi si parla di "obiettori di comodo", cioè coloro che fanno obiezione per ottenere vantaggi, non per coscienza. Il medico obiettore ha il diritto di esserlo, ma il medico non obiettore perché deve venire penalizzato? E' costretto a spostarsi e a percepire lo stesso stipendio di un altro medico che svolge una mansione in meno, quanto meno quest'ultimo dovrebbe svolgere una mansione supplementare. Spesso gli obiettori sono tali solo negli ospedali pubblici, poi dietro pagamento la coscienza viene meno, oppure sono obiettori per evitare di venire relegati a fare solo aborti o per evitare gli spostamenti, ecc.
La verità è che l'unico diritto che viene garantito è quello di essere obiettori, i diritti delle donne e dei medici non obiettori non contano.
Per la cronaca il diritto della donna non è potenziale, ma fondamentale.





Ho parlato di potenziale e non fondamentale non a caso,ma -in tutta onestà- preferisco tenermi lontano da un argomento esplosivo che non mi sento di maneggiare.
Il problema della vita non si può chiudere in qualche slogan.

Forse senza accorgertene hai già dato la risposta al problema: il non obiettore non deve sottostare ad una situazione di svantaggio -condivido l'idea della mansione supplementare- ma non è raccomandabile che si trasformi in un trattamento di favore per quest'ultimo.
Chi invece preferisce farlo solo a pagamento deve essere colpito,non c'è dubbio,ma quel tanto che basta per non rendere vantaggioso fare i furbetti.

Intervenire e regolare lo strettamente necessario,non di meno e non di più.


Adesso vado a vedere la mazziata ai galletti [SM=g2719694]
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14/11/2012 21:04
 
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Infatti è quello che si chiede, garantire il rispetto della legge e intervenire sulle situazioni patologiche (obiezione di comodo).
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14/11/2012 23:01
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Intervengo su una squestione i cui termini teorici conosco bene, per avere scritto un libro e vari saggi sull'obiezione di coscienza, come fenomeno generale di flessibilizzazione dei doveri nella società pluralistica. La soluzione della legge 194 (obiezione di coscienza senza onere di prestazione sostitutiva, diversamente da quanto era previsto per il servizio militare, quando ancora era obbligatorio, mentre oggi tale obbligo è sospeso) risente dell'impostazione della sensibilità cattolica: se la vita è un diritto (si disse), l'aborto è un'eccezione dolorosa al principio della sua tutela, da accogliere quindi con molti limiti e quindi ciò che riafferma la vita ristabilisce un equilibrio e non va penalizzato. Per restringere (non scongiurare del tutto) obiezioni non motivate davvero da motivi di fede religiosa e di libertà di coscienza proposi perciò già a suo tempo (il libro è del 1986) l'introduzione, per i medici obiettori (poi anche per infermieri, farmacisti ed altri operatori sanitari, come ha statuito estensivamente la giurisprudenza) l'introduzione di detta prestazione sostitutiva, di gravosità uguale (per orari e prestazioni) e non maggiore di quella rifiutata. Non si tratta infatti di coartare la libertà di coscienza (in linea di principio incoercibile), ma di fare emergere il più possibile le (sole) obiezioni cc. dd. "di comodo": spesso medici obiettori effettuano l'aboro nei loro studi, anche se on è vero sempre, perciò l'equilibrio da cercare normativamente è un problema comunque delicatissimo
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03/04/2013 13:12
 
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Ultimi sviluppi sulla questione (in attesa della pronuncia del Consiglio d'Europa):

Legge 194: se l’obiezione di coscienza diventa omissione di coscienza

E’ notte e nel reparto di ostetricia e ginecologia di un ospedale di Pordenone una donna sta molto male dopo l’intervento per l’interruzione volontaria di gravidanza. L’ostetrica teme un’emorragia e chiede inutilmente l’intervento della dottoressa in turno ma questa si appella all’obiezione di coscienza da cui si sente tutelata. Alla fine interviene il primario del reparto che presta soccorso alla paziente.

Ieri la sesta corte penale della Cassazione ha condannato ad un anno di reclusione e all’interdizione dall’esercizio della professione medica la dottoressa che quella notte rifiutò di dare le cure mediche alla paziente ricoverata. La suprema corte ha infatti ritenuto che l’obiezione di coscienza riguardi solo la fase dell’intervento chirurgico fino all’espulsione del feto e della placenta, non i momenti precedenti o successivi l’interruzione di gravidanza.

Fino a questa sentenza, l’estensiva interpretazione dell’articolo 9 della 194 che prevede l’obiezione, ha lasciato molte donne prive di assistenza medica negli ospedali italiani prima o dopo aver abortito, fino al verificarsi di situazioni assurde come l’obiezione dei portantini e di infermieri che nemmeno intervengono nell’iter dell’IVG.

Nel libro “Abortire tra obiettori‘ sono raccontate situazioni in cui viene leso il diritto delle donne, umano primo che legale, di ricevere assistenza medica e insieme ad esso viene tolta ogni dignità e rispetto. Nell’ottundimento delle coscienze sta avvenendo in Italia una sorta di moderna inquisizione contro le “streghe” che abortiscono.

L’obiezione di coscienza ormai riguarda l’80 per cento dei ginecologi nel sud Italia e il 70 per cento nel nord. Se non ci saranno risposte politiche adeguate, nelle strutture pubbliche italiane tra meno di cinque anni non sarà possibile ricorrere all’aborto legale. Se così fosse si riaprirebbe lo scenario ipocrita e discriminatorio degli anni che hanno preceduto la 194: le donne con possibilità economiche potranno abortire all’estero o in strutture private, quelle meno abbienti dovranno ricorrere all’aborto clandestino, esporsi a rischi di salute e di vita. Le donne, le precarie, le immigrate, le meno abbienti, torneranno a morire di aborto (e ci sono già casi tra le immigrate).

Riguardo questo problema non c’è stata nessuna risposta politica, nonostante i rischi per la salute delle donne, le uniche iniziative istituzionali hanno riguardato i compromessi fatti sulla pelle delle donne con i movimenti contro l’aborto legale (diamogli finalmente l’esatta denominazione) che chiedono di entrare nelle strutture pubbliche dove si pratica l’IVG.

Sono seguiti attacchi ai consultori come sta avvenendo da anni nel Lazio o protocolli per migliorare l’iter dell’IVG che non affrontano il problema dell’obiezione di coscienza quando più che il diritto di una scelta individuale, diventa ostacolo all’applicazione della 194 e al diritto di scelta delle donne. Le difficoltà sono soprattutto per l’aborto terapeutico per le malformazioni del feto. Le donne sono costrette a recarsi da una struttura sanitaria all’altra, mentre le liste e i tempi di attesa si allungano, e il tempo è poco, e i ginecologi che applicano la 194 sono lasciati soli con un enorme carico di lavoro. Sui problema della mancanza di regolamentazione del numero di medici obiettori, sono impegnati da anni i ginecologi della Laiga che hanno affiancato l’IPPF nel ricorso al Comitato Europeo per i diritti sociali (Consiglio d’Europa). In attesa che l’Europa si pronunci (ci vorranno circa 18 mesi), questa sentenza della Cassazione ha fatto almeno luce su quanto avvenuto quella notte a Pordenone quando l’obiezione di coscienza è divenuta un ‘omissione di coscienza.

di Nadia Somma e Mario De Maglie - Il Fatto Quotidiano
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04/04/2013 13:43
 
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Gli ospedali pubblici, per legge, devono garantire la possibilità di effettuare l'IVG. D'altro canto, il dovere di lealtà e correttezza dell'ospedale-datore di lavoro (e, direi, anche il buon senso) vietano di caricare sull'unico medico non obiettore dell'ospedale tutte le IVG, ledendo la sua dignità professionale con l'impedimento di svolgere altro e onerandolo di turni improponibili o di spostamenti continui. In questo modo si realizza una discriminazione a danno del non obiettore. Io direi che gli ospedali pubblici, per rispondere al buon andamento imposto alla PA e rispettare la legge 194, debbano aprire a concorsi riservati - o, visto il blocco del turn over - aprire a contratti di prestazione d'opera professionale intuitu personae, ovvero selettivi nei confronti di medici che si impegnano a non effettuare l'obiezione di coscienza. Visto il perbenismo italiota,scommetto che questa soluzione - imposta dai fatti, secondo me - provocherebbe un profluvio di ginecologi liberali in materia.
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04/04/2013 16:05
 
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Re:
Raffaele_23, 04/04/2013 13:43:

Gli ospedali pubblici, per legge, devono garantire la possibilità di effettuare l'IVG. D'altro canto, il dovere di lealtà e correttezza dell'ospedale-datore di lavoro (e, direi, anche il buon senso) vietano di caricare sull'unico medico non obiettore dell'ospedale tutte le IVG, ledendo la sua dignità professionale con l'impedimento di svolgere altro e onerandolo di turni improponibili o di spostamenti continui. In questo modo si realizza una discriminazione a danno del non obiettore. Io direi che gli ospedali pubblici, per rispondere al buon andamento imposto alla PA e rispettare la legge 194, debbano aprire a concorsi riservati - o, visto il blocco del turn over - aprire a contratti di prestazione d'opera professionale intuitu personae, ovvero selettivi nei confronti di medici che si impegnano a non effettuare l'obiezione di coscienza. Visto il perbenismo italiota,scommetto che questa soluzione - imposta dai fatti, secondo me - provocherebbe un profluvio di ginecologi liberali in materia.




Il problema esiste, ma far inserire nei concorsi il requisito della "non obiezione" mi sembra incostituzionale.
Il credo o la coscienza non può essere un criterio di selezione.

Semmai, ritengo che bisogna intervenire sui vantaggi di cui "gode" l'obiettore, poiché dubito fortemente che i medici siano tutti così di "coscienza".
Aumentiamo lo stipendio dei non obiettori, in considerazione delle prestazioni supplementari e degli spostamenti, e vediamo come il problema si risolve in re ipsa.
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Re: Re:
Paperino!, 04/04/2013 16:05:




Il problema esiste, ma far inserire nei concorsi il requisito della "non obiezione" mi sembra incostituzionale.
Il credo o la coscienza non può essere un criterio di selezione.

Semmai, ritengo che bisogna intervenire sui vantaggi di cui "gode" l'obiettore, poiché dubito fortemente che i medici siano tutti così di "coscienza".
Aumentiamo lo stipendio dei non obiettori, in considerazione delle prestazioni supplementari e degli spostamenti, e vediamo come il problema si risolve in re ipsa.




Qualche tempo fa ci fu un caso che calza a pennello. In un ospedale italiano (non ricordo la città, forse Padova) inserirono un gettone per l'IVG e MAGICAMENTE 8 anestesisti obiettori su 8 divennero non obiettori e 6 medici obiettori su 6 divennero non obiettori.
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05/04/2013 15:36
 
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Capisco che è problematico, ma l'art. 3 Cost. ci dice che per esserci discriminazione la diversità di trattamento deve essere irragionevole. D'altronde, nei concorsi pubblici esistono spesso posti riservati per cittadini extra-UE o provenienti da Paesi svantaggiati, ad esempio, ma non credo che qualcuno possa pensare che vi sia una discriminazione basata sulla cittadinanza, proprio perchè è ragionevole che vi sia questi posti, perchè si calcolano le difficoltà individuali, la necessità per la PA si aprirsi al multiculturalismo e tutte le ragioni del mondo. Sinceramente, se un ospedale bandisse un concorso per assumere 14 medici specializzati in ginecologia e riservasse 5 posti a coloro che si impegnano a non effettuare un'obiezione di coscienza per fronteggiare le esigenze che la legge impone di fronteggiare, non griderei allo scandalo. Condivido anche la proposta dell'indennità supplementare, ma c'è da dire che spesso l'unico medico non obiettore si trova a fare solo IVG: come stabilire quando la sua prestazione sia supplementare o meno, visto che l'ospedale gli fa fare solo quello?Poi, se la PA non può riservare alcuni dei posti ai non obiettori siamo sicuri che possa pagare di più per una prestazione supplementare sì, ma comunque legata ad una scelta di coscienza?Non potrebbero esserci anche qui i germi di una discriminazione in base all'orientamento personale?
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08/04/2013 01:00
 
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Re: Re: Re:
|Lyuba|, 04/04/2013 17:12:




Qualche tempo fa ci fu un caso che calza a pennello. In un ospedale italiano (non ricordo la città, forse Padova) inserirono un gettone per l'IVG e MAGICAMENTE 8 anestesisti obiettori su 8 divennero non obiettori e 6 medici obiettori su 6 divennero non obiettori.




mamma che schifo.
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09/04/2013 23:20
 
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ragà che schifezza i medici sono 1 categoria che x mia fortuna fino a poco tempo fa non conoscevo..da 1 anno a questa parte ho 1problema di salute che purtroppo mi ha fatto conoscere la loro parte peggiore...e poi sentire quetse cose dei vantaggi fanno pena..come se la loro coscienza avesse 1 prezzo...ma che stima puo meritare 1 persona che si fa comprare in questo modo e per giunta su 1 tematica davvero così cruciale???

schifo totale... scusate lo sfogo
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