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riforma forense - "lavori" parlamentari

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2012 13:44
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11/10/2012 17:34
 
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mi viene da vomitare


LEGAL SPA, ADDIO

La Camera ha votato. I soci di capitale non potranno più bussare alle porte degli studi legali.


Il muro contro muro tra Avvocatura e Governo è arrivato alle battute finali. Ieri, alla Camera, il Governo e l'Antitrust sono di fatto stati battuti. E alla professione legale è stata riconosciuta una "specialità" diversa dalle altre. A scapito della Legal Spa.

Infatti, pollice verso per il socio di puro capitale nelle società tra avvocati. A doversi confrontare con questa bocciatura, gli avvocati progressisti per eccellenza. Il senior partner di Orrick, Alessandro De Nicola, - nell'inchiesta realizzata in febbraio da TopLegal sulla Legal Spa - affermava: «vietare l’ingresso di soci di capitali porrà gli studi legali italiani in una posizione di svantaggio concorrenziale rispetto agli studi anglosassoni, i quali possono godere di maggiori flussi di capitali». Una posizione condivisa anche da Mario Tonucci, name partner di Tonucci & partners, e Gianluca Santilli, managing partner di LS lexJus Sinacta.

Si sono dimostrati lungimiranti i più prudenti. Tra questi, Giuseppe Scassellati Sforzolini, partner di Cleary Gottlieb Steen & Hamilton, che definiva «eccezionale permettere l'ingresso nel capitale di una società professionale da parte di soci non professionisti». Specificando che «non è comunque una priorità per la professione in Italia, per cui l'importante è fare funzionare finalmente le società di persone (e per chi le vuole le srl)».

Anche Gianfranco Di Garbo, di Baker & McKenzie, si diceva «decisamente contrario alla possibilità di avere soci di puro capitale che intervengano a soli fini di investimento o che abbiano un ruolo maggioritario nella società. Questa previsione – proseguiva - consente potenzialmente a tali soci investitori di condizionare l’operato dei professionisti che svolgono l’attività nell’ambito della società sia come soci sia come collaboratori in stato più o meno mascherato di subordinazione, a scapito dell’autonomia e indipendenza del ruolo».

A sottolineare i pericoli per l’indipendenza della professione, infine, Alessandro Varrenti, socio Cba. «Senza entrare nel dettaglio della possibile patologia del rapporto tra un socio di capitali “istituzionale” e un professionista (si vedano ad esempio gli ipotetici casi di un ripianamento perdite, che potrebbe vedere in tutta probabilità soccombere il professionista)», Varrenti giudicava essere potenzialmente un grave rischio la sproporzione di forze che esiste per definizione tra un socio di capitali e un professionista. Per due motivi: «Tanto per l’indipendenza dello svolgimento della professione, che, e ancor più, per coloro tra i professionisti che non potendo avere accesso a questo tipo di organizzazioni, sarebbero inevitabilmente penalizzati dalla concorrenza di organizzazioni molto più forti».

Ad essere toccati dal voto della Camera, oltre la legal Spa, anche altri argomenti.
Sono stati approvati gli articoli che introducono una riserva di consulenza legale se connessa all’attività giurisdizionale e se svolta in modo organizzato e sistematico. Inoltre, voto contrario all’emendamento del Governo soppressivo della disciplina ad hoc per il conferimento dell’incarico. I preventivi così dovranno essere resi solo su richiesta del cliente e non obbligatoriamente. Ed è vietato il patto di quota lite.
Le nuove norme, infine, introducono la formazione continua per legge, le specializzazioni secondo un doppio binario (corsi di specializzazione o comprovata esperienza professionale acquisita nel settore per almeno 5 anni da coloro che vantano una iscrizione all’albo di almeno 8 anni)[/G] e l’assicurazione obbligatoria, a garanzia della qualità della prestazione e dell’affidamento del cliente.

Ora la palla passa al Senato, che difficilmente ribalterà il risultato
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