| | | | Post: 472 Post: 472 | Utente Senior | | OFFLINE | |
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02/10/2012 20:29 | |
L'età anagrafica a mio avviso è relativa è quella cerebrale a fare da spartiacque tra il nuovo ed il vecchio.
Il limite del diversamente giovane è quello di aver le risposte per le domande di una società passata agli onori -e orrori- della storia.
I vari berlusconi,veltroni o casini sono mentalmente tarati per la società degli anni '80 e ancor oggi propongono la stessa medicina dimenticandosi che il malato sia cambiato.
Se l'anziano è capace di adattarsi e s'è mantenuto mentalmente giovane può dare un grande contributo al paese,ma solitamente non vuole rischiare.
A sessant'anni si raggiunge, mediamente, il grado apicale in ogni ambito e non si vuol rischiare di bruciare per una sveltina politica tutto quello che si è costruito negli anni. (NB mi riferisco alla banda degli onesti).
Se si aggiunge la ferocia degli elettori e del "pubblico" - secondo i dettami degli ultimi anni un politico NON deve avere vita privata- e tutto quello che in maniera più o meno limpida ruota intorno alla politica,per dirla alla totò savio,il pensiero comune è " chi cazz' mo fa fa' ".
D'altro canto essere anagraficamente giovane non significa molto se questo non è associato ad un cervello pensante e una buona dose di follia.
Alle ultime tornate elettorali i giovani in corsa erano molti, pescati a casaccio da circoli e università, armati di tanta confusione e un 110 e lode da mostrare in tv.
L'assuefazione da democrazia ha portato inevitabilmente a quella politica e l'assenza di formazione partitica o almeno uno straccio di selezione naturale ci ha portato ad oggi.
Negli altri paesi, perdoni professore, non ci sono perfetti sconosciuti prestati alla politica,ma uomini e donne che -in un modo o nell'altro- hanno avuto una formazione adeguata per arrivare dove oggi sono.
Persino in usa Obama aveva "la strada spianata".
In russia tolto Putin - lo considero il gigante della politica degli ultimi 20 anni- la situazione è molto simile a quella italiana. |
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