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Debito pubblico e tasse

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2012 16:21
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16/07/2012 16:21
 
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linkiesta. it e corriere.it
Al link c'è il grafico:


Il debito pubblico, che si manifesta come le obbligazioni emesse dal Tesoro, si forma perché le spese dello Stato sono maggiori delle sue entrate – il deficit pubblico. La differenza, se non è finanziata con l’emissione di moneta, è coperta con l’emissione di obbligazioni. Si deve perciò andare alla ricerca della fonte: come si è formato il deficit.

Più o meno tutti i Paesi sviluppati hanno visto crescere smisuratamente la spesa pubblica a partire dagli anni Sessanta. Quelli che hanno registrato una crescita delle imposte non troppo distante dalla crescita della spesa, hanno oggi dei debiti contenuti. Altri, invece, hanno speso velocemente, con le imposte che crescevano lentamente. Da qui i grossi deficit, che cumulati, hanno prodotto un gran debito.

La spesa pubblica si divide in spesa pubblica “per lo Stato minimo”, e in quella “per lo Stato sociale”. La prima finanzia la polizia, i magistrati, i soldati. Ossia l’ordine, la giustizia, la difesa. La seconda finanzia i medici, gli infermieri, le medicine, gli insegnanti, ecc. Ossia l’istruzione e la salute. Le pensioni sono ambigue, perché sono pagate – attraverso un apposito organismo – a chi è in pensione da chi lavora, quindi sono un trasferimento, non proprio una spesa.

Premesso ciò, la spesa per lo stato minimo è rimasta all’incirca la stessa nel secondo dopoguerra, mentre è esplosa quella per lo stato sociale. Ed è qui il punto. Quest’esplosione è avvenuta in tutti i Paesi europei. Negli Stati Uniti un po’ meno, ma non troppo meno, se si fanno dei conti sofisticati. Dunque non è un fenomeno solo italiano. O meglio, l’Italia spende più di alcuni altri Paesi, ma non “troppo di più”. Il punto è che ha incassato di meno per troppo tempo. (I conti comparati sulla spesa pubblica per lo stato minimo e per quello sociale vanno fatti escludendo la spesa per interessi sul debito, che è il frutto del cumularsi dei deficit nel corso del tempo e non della spesa corrente).

Abbiamo così a che fare con un fenomeno storico. Se abbiamo a che fare con un fenomeno storico, allora la crescita del debito non è attribuibile – se non in minima parte – a un bravo o cattivo presidente del consiglio dei ministri. Il protagonista è il “Processo” e non l’“Eroe”.

In conclusione, l’Italia ha speso più di quanto incassasse per troppo tempo, e si trova oggi ad avere un gran debito pubblico. Fino a quando ha speso più di quanto incassasse? Fino a prima dell’ultimo governo Andreotti. Il conto è fatto guardando la spesa pubblica meno le entrate prima del pagamento degli interessi (il saldo primario). Intorno al 1990 il bilancio dello Stato va in pareggio prima del pagamento degli interessi. In altre parole, non genera un nuovo deficit prima di pagare gli interessi sul cumulato dei deficit prodotti nel corso della storia (il debito).

Da allora il saldo primario è stato o in avanzo, o in leggero disavanzo. Il deficit è stato il figlio del pagamento degli interessi sul debito cumulato. I deficit solo finanziari hanno però prodotto altro debito. La crescita economica (la variazione del PIL) non è mai stata troppo robusta, e perciò il rapporto debito su Pil o è rimasto stabile, o è appena sceso, o è cresciuto. Ultimamente il rapporto è cresciuto molto, perché il PIL (il denominatore) è caduto molto nel biennio 2008/2009 e non si è ancora ripreso.

*Direttore di Lettera economica del Centro Einaudi



Leggi il resto: www.linkiesta.it/debito-pubblico-italiano#ixzz20nO2Qdt0



dal corriere.it


Bankitalia, nuovo record di debito pubblico
E salgono anche le entrate tributarie
I dati del bollettino statistico di via Nazionale


Il governatore Ignazio Visco (Ansa)
Nuovo record per il debito italiano. Secondo il Supplemento Finanza pubblica di bankitalia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 17,1 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a 1.966,3 miliardi di euro. Con il debito aumentano anche le entrate tributarie grazie, tra l'altro, alle tasse sulla benzina.
IL DEBITO- Nel complesso nei primi 5 mesi il fabbisogno complessivo (53,1 miliardi) è stato superiore di 5 miliardi rispetto a quello registrato nel corrispondente periodo del 2011 (48,2 miliardi) - spiega ancora la Banca d'Italia -. Vi hanno influito principalmente gli esborsi in favore degli altri paesi dell'area dell'euro (pari, nel periodo di riferimento, a circa 16,4 miliardi, a fronte dei 4,7 nel 2011); in senso opposto hanno invece operato le misure relative alla tesoreria unica, che hanno comportato il riversamento da parte degli enti decentrati presso la tesoreria centrale di 9 miliardi, precedentemente detenuti presso il sistema bancario. Escludendo questi due fattori, l'aumento del fabbisogno rispetto al corrispondente periodo del 2011 è di circa 2,3 miliardi. In altre parole, via Nazionale spiega che l'incremento è «attribuibile principalmente all'aumento delle disponibilità liquide detenute dal Tesoro (di 8,3 miliardi, a 35,8), al fabbisogno (6,2 miliardi), a scarti di emissione (2,3 miliardi) dovuti all'emissione di titoli sotto la pari, alle variazioni del cambio (0,2 miliardi)». Pesano anche le garanzie italiane sulle emissioni dell'European financial stability facility (Efsf), che hanno aumentato debito e fabbisogno di circa 1,8 miliardi.

LE TASSE- Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono aumentate a maggio di 1,4 miliardi (+4,6%) rispetto allo stesso mese del 2011. Lo rileva la Banca d'italia nel Supplemento sulla finanza pubblica. Nei primi cinque mesi le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono aumentate dell`1,1% (1,6 miliardi) rispetto al corrispondente periodo del 2011, «trainate dalla crescita dei proventi delle accise sulle risorse energetiche».

Redazione Online
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