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Acerra Mega rogo

Ultimo Aggiornamento: 28/03/2012 15:25
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27/03/2012 23:20
 
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ne avevate sentito parlare?
http://www.facebook.com/photo.php?v=371440236211832

Bruciano le EcoBalle stoccate nelle Piazzole adiacenti all'Inceneritore di Acerra (Na)

Dalla Prefettura dicevano di non preoccuparsi. D'altronde non direbbero mica che bisognerebbe evacuare la città di Acerra o magari imporre il divieto di raccolta in mezza regione, con stop a produzione di latte e derivati!

Se continuiamo a credere alle Istituzioni abbiamo voglia di respirare veleni e morire intossicati...

A questo punto le Istituzioni non sono più la soluzione, ma SONO diventate il PROBLEMA!

Staremo a vedere in seguito all'ennesimo disastro colposo/doloso cosa diranno i giornali e quali saranno le ordinanze di precauzione adottate da Comuni e vari organi competenti, autorità giudiziaria compresa.
http://youtu.be/-iJK5sL5eQY




...quella di Napoli " non è una gente bestiale, selvaggia,oziosa;non è tetra nella fede, non è cupa nel vizio,non è collerica nella sventura.Questo popolo,per sua naturale gentilezza,ama le case bianche e le colline....
..non è dunque una razza di animali,che si compiace del suo fango;non è dunque una razza inferiore che presceglie l'orrido fra il brutto e cerca volenterosa il sudiciume...
..Non basta sventrare Napoli:bisogna quasi tutta rifarla"
Matilde Serao
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27/03/2012 23:33
 
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le conseguenze del rogo????eccole:
IL DIVIETO DELLA COMMERCIALIZZAZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI....
http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=16710

Dopo l'incendio scoppiato nel sito di stoccaggio, arriva il divieto di vendere e comprare frutta e ortaggi provenienti dal territorio acerrano.

Stop alla commercializzazione dei prodotti agricoli dell’agro acerrano. Dopo l’incendio scoppiato martedì sera nel sito di stoccaggio dei rifiuti, gestito dalla Sapna, il comune ha approntato un’ordinanza finalizzata al divieto di commercializzazione di frutta e ortaggi provenienti dal vasto territorio di Acerra. L’indiscrezione è trapelata ieri dalla Prefettura di Napoli. Il dispositivo per la tutela sanitaria e ambientale dovrebbe essere firmato e ufficializzato stamane dalla municipalità locale.

Si tratta di un provvedimento preventivo, in attesa dell’esito delle analisi richieste dal Comune all’Arpac. L’Agenzia Regionale per l’Ambiente dovrebbe effettuare un ulteriore campionamento della zona ai fini della valutazione d’impatto ambientale della grande struttura che in località Pantano ospita circa centomila tonnellate di rifiuti. Qui, due sere fa, le fiamme sono divampate nella piazzola numero due, una grossa base di piramide, coperta da un telone di plastica nera, che ospita circa 18mila tonnellate di immondizia triturata frutto dell’ultima emergenza risalente al giugno dello scorso anno. L’incendio - secondo la polizia non è da escluderne l’origine dolosa - ha incenerito 7 mila tonnellate di schifezze producendo una nuvola tossica che è rimasta sospesa per molte ore in uno spazio aereo enorme, tra Acerra e Napoli.

A ogni modo, sempre in base alle indiscrezioni provenienti dal capoluogo, dall’esito delle prime analisi effettuate dalla polizia scientifica poco dopo l’incendio emerge che i rifiuti inceneriti non sono classificabili come pericolosi ma che è stata ravvisata la presenza di percolato. Nel frattempo si attende anche il risultato delle analisi dell’aria realizzate da un’unità speciale dei vigili del fuoco accorsa sul posto proprio mentre le fiamme erano ancora alte. La tensione è alta. Gli ambientalisti sono sul piede di guerra. Sostengono che il sito di stoccaggio di Acerra dovrebbe essere sparito già da un pezzo. L’area del Pantano in cui si trova l’impianto è gestito dalla Sapna, società controllata dalla Provincia.

Si tratta di una zona che l’ex Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti aveva dichiarato «sito di interesse nazionale altamente inquinato», prima di sancire la fine dell’emergenza, il 31 dicembre del 2009. Anche nell’agro acerrano l’ecomafia ha sotterrato di tutto. La Montefibre, l’inceneritore e gli altri impianti chimici, tutti concentrati in quest’area, hanno reso più problematica una situazione che già appariva ingestibile. Mentre le rivendicazioni puntate sulla creazione di un rapporto finalmente equilibrato tra industria e ambiente sono tutte finite nel dimenticatoio. Proprio in località Pantano (chiamato così per la presenza di un’immensa falda acquifera superficiale) c’è un altro stoccaggio di rifiuti, l’impianto Pellini, fatto sequestrare dalla magistratura perché ritenuto una fucina di veleni.

Qui si produceva una sorta di compost che era stato disseminato sui terreni agricoli ma che, secondo le indagini, era costituito da derivati di immondizie pericolose. Dall’inchiesta scaturì una serie di arresti che misero in luce connivenze inquietanti con le forze dell’ordine del territorio. Ora però l’agro acerrano deve fare i conti con l’emergenza incendi nelle discariche pubbliche. Due settimane fa il presidente della giunta provinciale, Luigi Cesaro, è corso ai ripari firmando l’ordinanza di rimozione immediata dei rifiuti contenuti nell’impianto Sapna. Ma le operazioni di svuotamento, che procedevano già molto a rilento, sono state bloccate dall’incendio.
(Fonte foto: Rete Internet)
Autore: Pino Neri




...quella di Napoli " non è una gente bestiale, selvaggia,oziosa;non è tetra nella fede, non è cupa nel vizio,non è collerica nella sventura.Questo popolo,per sua naturale gentilezza,ama le case bianche e le colline....
..non è dunque una razza di animali,che si compiace del suo fango;non è dunque una razza inferiore che presceglie l'orrido fra il brutto e cerca volenterosa il sudiciume...
..Non basta sventrare Napoli:bisogna quasi tutta rifarla"
Matilde Serao
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27/03/2012 23:53
 
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Olè, ennesima buona notizia.
Mo sai quanta munnezza arriverà sulle nostre tavole, eludendo i controlli, e noi non lo sospettiamo nemmeno?

Poi ci chiediamo perché i tumori in campania sono 100 volte quelli di altre regioni.
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28/03/2012 00:14
 
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Re:
Paperino!, 27/03/2012 23.53:

Olè, ennesima buona notizia.
Mo sai quanta munnezza arriverà sulle nostre tavole, eludendo i controlli, e noi non lo sospettiamo nemmeno?

Poi ci chiediamo perché i tumori in campania sono 100 volte quelli di altre regioni.




Lo so!Quello che mi chiedo è:se l'autorità
blocca la commercializzazione dei prodotti agricoli , vista la loro pericolosità , cosa dovrebbe fare agli abitanti del posto che hanno inevitabilmente respirato ,loro malgrado , i fumi tossici di un rogo di balle di tal quale? e giusto per restare in tema rilancio con questo articolo de Il Fatto quotidiano:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/27/terzigno-cosi-vive-muore-vicino-alla-discarica-cava-ranieri/200396/

Terzigno, così si vive (e si muore) vicino alla discarica di Cava Ranieri

Intere famiglie sterminate dallo stesso cancro. Morti premature e malattie rare. Leucemie fulminanti. Casi di meloblastoma, sarcoma, tumore alla pelle ed al colon: tre volontarie hanno creato un aggiornatissimo registro delle vittime. Obiettivo è stimolare un'indagine epidemiologica consegnando il dossier all'Asl, che non lo vuole: ha già il suo, compilato nel 2009

Il lago di percolato a Cava Ranieri, vicino a Terzigno
La signora Rosa, la signora Anna Rachele e la signora Anna Pina per mesi hanno battuto il territorio di Terzigno (Napoli) palmo a palmo. Sono entrate nei condomini, hanno bussato alle porte degli appartamenti, hanno parlato con le persone malate e con i loro familiari, vincendo resistenze, pudori, dolori e lacrime. E in quaderni a quadretti comprati al discount hanno scritto le storie che hanno ascoltato. Storie da far accapponare da pelle.

Intere famiglie sterminate dal cancro. Morti premature e malattie rare. Marito e moglie colpiti dallo stesso tumore. Leucemie fulminanti. Casi di meloblastoma, sarcoma, cancro alla pelle ed al colon. Una bambina piccolissima alla quale hanno dovuto asportare le ovaie. Una ragazza di 16 anni con un serio problema alla mammella. Un caso, raro, di tumore alla lingua. Un altro, ancora più raro, di tumore al pene. E una strana e sospetta statistica: un numero impressionante di malattie tumorali, circa l’80 per cento delle 120 registrate dalle signore, concentrate in via Guastaferri, via Carlo Alberto, via Martiri d’Ungheria, via Cavour, via Leonardo da Vinci. Ovvero tra strade e traverse che hanno in comune una sola cosa: sono tutte molto vicine in linea d’aria a Cava Ranieri, un ex sito di stoccaggio rifiuti che il tempo e il degrado hanno trasformato in un laghetto di percolato puzzolente. In un caseggiato si è raggiunto un drammatico en plein: cinque appartamenti, ognuno con il suo caso di cancro. Potrebbe anche essere una coincidenza, ma vallo a spiegare a chi ci abita.

Sono volontarie le signore Rosa, Anna Rachele e Anna Pina. Non cercano pubblicità, non vogliono riconoscimenti, non ci guadagnano un euro. Hanno svolto un lavoro immenso: i circa 120 casi di tumore da loro raccolti nei block notes (ma sarebbero di più, diversi hanno preferito chiudersi in un comprensibile riserbo) sono ora trasfusi in una sfilza di schede, tutte chiuse in un faldone conservato nello studio di due agguerrite legali ambientaliste, Maria Rosaria Esposito e Mariella Stanziano, che con questa documentazione si battono per aggiornare il registro tumori dell’Asl locale e per ottenere uno studio epidemiologico su Terzigno, premessa indispensabile per provare ad avere bonifiche e tutele ambientali.

In ogni scheda, i dati anagrafici dell’ammalato, il congiunto che si assume la delega dell’accesso degli atti dell’Asl, il tetro codice numerico corrispondente al tipo di tumore sofferto: 231.8 è leucemia, 202.2 è linfoma non hodgkin, e via andando. Chi scrive ha visto i nomi e cognomi e i dettagli delle patologie, che omettiamo per ovvie ragioni di privacy. Sono schede studiate per essere trasmesse alle Asl attraverso i medici di base, solo che qualcosa si è inceppato: le Asl non le vogliono, hanno i loro registri, aggiornati però al 2009. E mal funzionanti: qualcosa sfugge sempre, molte malattie sfuggono alle statistiche ‘ufficiali’, secondo i comitati ambientalisti germinati come funghi in un luogo dove il governo Berlusconi voleva aprire la discarica più grande d’Europa, Cava Vitiello, e ci volle una sommossa di popolo per impedirlo.

Sullo sfondo, una guerra silenziosa, che non conquista le prime pagine dei giornali e le aperture dei tg come quella furibonda di un paio di autunni or sono a colpi di molotov e scontri con la polizia per bloccare la maxi discarica nel Parco del Vesuvio. Ma sempre di rifiuti e veleni si tratta. E’ la guerra dei residenti contro un nemico subdolo e sleale, figlio di scellerate politiche ambientali: il cancro. Che si manifesta con numeri e vicende impressionanti nei pressi di Cava Ranieri, l’incubo del luogo. Cava Ranieri era una vecchia cava che nel 2002 fu riattata a sito provvisorio di stoccaggio della spazzatura. Ma siccome in questo paese non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, tra emergenze e ritardi la monnezza è rimasta lì, i teloni di protezione si sono strappati e la spazzatura è fermentata, tramutandosi in un liquido fetido, al quale si abbeverano i cani randagi.

“Abbiamo svolto questo lavoro di raccolta dati – spiega l’avvocato Esposito – perché volevamo fornire un supporto documentale alle nostre ragioni contro l’apertura dello sversatoio di Cava Sari, avvenuta nel 2007, e a maggior ragione quando ci ipotizzarono l’apertura anche di Cava Vitiello. Volevamo dimostrare che non si potevano ipotizzare nuove e continue discariche su un territorio che già aveva già dovuto ingoiare veleni di ogni tipo e pagare un prezzo ambientale e umano notevole: qui in passato sono esistiti numerosi sversatoi. Eppoi la storia di Cava Ranieri, dove ci sarebbero due antiche ville romane, seppellite nella spazzatura…”.

A Terzigno intanto Cava Sari è ancora attiva e riceve monnezza trattata. Ci sversano per ora solo i quattro comuni che ci si affacciano: Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase. Tra innumerevoli giochi di prestigio sui numeri della capienza residua, che si riduce e si amplia come il soffietto di una fisarmonica, avrebbe dovuto chiudere nel 2011 e invece è ancora aperta, e forse resterà aperta un altro anno, dipende dalle scelte che faranno l’assessorato regionale all’Ambiente, i sindaci (che nei comunicati implorano la chiusura immediata), le amministrazioni degli altri comuni alle falde del Vesuvio. Qui dove i rifiuti continuano a essere una costante della quotidianità della gente. E i tumori, purtroppo, pure.




...quella di Napoli " non è una gente bestiale, selvaggia,oziosa;non è tetra nella fede, non è cupa nel vizio,non è collerica nella sventura.Questo popolo,per sua naturale gentilezza,ama le case bianche e le colline....
..non è dunque una razza di animali,che si compiace del suo fango;non è dunque una razza inferiore che presceglie l'orrido fra il brutto e cerca volenterosa il sudiciume...
..Non basta sventrare Napoli:bisogna quasi tutta rifarla"
Matilde Serao
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28/03/2012 15:25
 
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mi astengo dal commentare e come cittadina non mi sento tutelata affatto....
che amarezza
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