voto figo, voto alternativo

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giusperito
00mercoledì 25 agosto 2010 01:37
Il sistema elettorale australiano (voto alternativo) costituisce una via di mezzo tra il sistema uninominale maggioritario di collegio a turno unico e quello a doppio turno.

Le elezioni si tengono in un unico turno, ma l'elettore deve votare per tutti i candidati concorrenti (pena l'annullamento della scheda elettorale[1]), scrivendo il numero dell'ordine di preferenza accanto a ciascun candidato (voto singolo trasferibile). Per esempio, data la seguente votazione

6 Bianchi

2 Gialli

3 Rossi

5 Neri

4 Grigi

1 Verdi

l'elettore ha espresso sei preferenze, in ordine, per i candidati Verdi, Gialli, Rossi, Grigi, Neri, Bianchi.

Funzionamento [modifica]
Il territorio nazionale è diviso in 150 collegi, uno per ogni seggio della House of representatives da assegnare. Ogni collegio elegge un solo candidato e, di conseguenza, ogni lista può presentare un solo candidato per collegio.

In ogni collegio l'elettore deve esprimere le preferenze per tutti i candidati con il metodo sopra specificato (altrimenti il voto viene annullato).

Viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti.

Se dopo il primo scrutinio (ossia dopo il computo delle prime preferenze) nessun candidato avrà superato il 50% dei consensi, si eliminerà l'ultimo candidato (ossia il candidato con il minor numero di prime preferenze) e si distribuiranno le sue seconde preferenze sugli altri candidati. Se neanche le seconde preferenze del candidato eliminato saranno sufficienti, si distribuiranno le sue terze preferenze, poi le quarte, e così via. Se, terminate tutte le preferenze del candidato eliminato nessun candidato avrà superato il 50%, si passerà all'eliminazione del penultimo candidato ed alla conseguente distribuzione delle sue seconde preferenze, poi delle terze, e così via. Questo procedimento termina quando un candidato sarà arrivato alla maggioranza assoluta dei voti.

Con questo sistema, può succedere che la coalizione che prenda più voti in assoluto non elegga la maggioranza in Parlamento.

Tale sistema favorisce la vittoria non tanto del partito più preferito, quanto di quello meno osteggiato, ovvero quello che ottiene il minor numero di preferenze negative
...Leon...
00mercoledì 25 agosto 2010 11:00
Re:
giusperito, 25/08/2010 1.37:

Il sistema elettorale australiano (voto alternativo) costituisce una via di mezzo tra il sistema uninominale maggioritario di collegio a turno unico e quello a doppio turno.

Le elezioni si tengono in un unico turno, ma l'elettore deve votare per tutti i candidati concorrenti (pena l'annullamento della scheda elettorale[1]), scrivendo il numero dell'ordine di preferenza accanto a ciascun candidato (voto singolo trasferibile). Per esempio, data la seguente votazione

6 Bianchi

2 Gialli

3 Rossi

5 Neri

4 Grigi

1 Verdi

l'elettore ha espresso sei preferenze, in ordine, per i candidati Verdi, Gialli, Rossi, Grigi, Neri, Bianchi.

Funzionamento [modifica]
Il territorio nazionale è diviso in 150 collegi, uno per ogni seggio della House of representatives da assegnare. Ogni collegio elegge un solo candidato e, di conseguenza, ogni lista può presentare un solo candidato per collegio.

In ogni collegio l'elettore deve esprimere le preferenze per tutti i candidati con il metodo sopra specificato (altrimenti il voto viene annullato).

Viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti.

Se dopo il primo scrutinio (ossia dopo il computo delle prime preferenze) nessun candidato avrà superato il 50% dei consensi, si eliminerà l'ultimo candidato (ossia il candidato con il minor numero di prime preferenze) e si distribuiranno le sue seconde preferenze sugli altri candidati. Se neanche le seconde preferenze del candidato eliminato saranno sufficienti, si distribuiranno le sue terze preferenze, poi le quarte, e così via. Se, terminate tutte le preferenze del candidato eliminato nessun candidato avrà superato il 50%, si passerà all'eliminazione del penultimo candidato ed alla conseguente distribuzione delle sue seconde preferenze, poi delle terze, e così via. Questo procedimento termina quando un candidato sarà arrivato alla maggioranza assoluta dei voti.

Con questo sistema, può succedere che la coalizione che prenda più voti in assoluto non elegga la maggioranza in Parlamento.

Tale sistema favorisce la vittoria non tanto del partito più preferito, quanto di quello meno osteggiato, ovvero quello che ottiene il minor numero di preferenze negative




Un vistosa vittoria democratica, a quanto vedo

giusperito
00venerdì 27 agosto 2010 20:50
risposta frettolosa..
alle ultime elezioni sia se avesse vinto il cdx sia il csx la percentuale di consensi sarebbe stata cmq inferiore al 50% e così è stato.. inoltre molti voti effettivamente diventano inutili almeno ex post è una valutazione che si può fare (e non cito come al mio solito il teorema di arrow).. in questo modo sarebbero rappresentate tutte le opzioni e si cercherebbe di recuperare razionalità. Inoltre i piccoli partiti avrebbero speranza di essere rappresentati piuttosto che esclusi con soglie alte. Si riuscirebbe a garantire la governabilità senza compromettere la democrazia.
trixam
00domenica 29 agosto 2010 17:39
Questa soluzione non mi piace molto, perché non favorisce la governabilità e sacrifica l'effettiva democraticità del voto in nome di una razionalità superiore.
In più i sistemi proporzionali si portano dietro una serie di vizi che alla fine sfociano inevitabilmente nel consociativismo.
In questo la nostra prima repubblica è stato un esempio da manuale.
Io sono per il maggioritario secco con collegio uninominale a turno unico. Questo è l'unico reale sistema per permettere un rapporto effettivo tra eletto ed elettore e cosa più iportante di tutte per rendere effettivo il principio costituzionale del divieto di mandato imperativo che è l'unico strumento che permette al parlamentare di agire nell'interesse generale. Naturalmente a molti questo fa orrore, perché al solito nella pratica si è trasformato regolarmente in un abuso, ma quel principio è una delle basi della democrazia parlamentare ed è quello che il berlusconismo, e la legge procellum se ne è una clamorosa dimostrazione, cercano di cancellare.
Per migliorare e rafforzare il maggioritario, bisognerebbe abbinarlo a primarie obbligatorie, fatte però con serietà, non quelle burletta viste in questi anni.
giusperito
00lunedì 30 agosto 2010 13:06
www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/E_noi_faremo_come_l%27Australia._Una_proposta_di_riforma_elettorale?fb=...


ti lascio questo link che fa riferimento anche ad un saggio in pdf ancora più completo
trixam
00lunedì 30 agosto 2010 15:43
Si, ci ho dato una visione rapidissima ma non mi sembrano grandi argomenti. Il fatto è che noi in italia pretendiamo che la legge elettorale risolva i nostri problemi politici.
Cosa che in se non ha senso. Ovviamente la legge elettorale non è una legge neutrale e ognuno cerca di ritagliarsela meglio come gli piace, quindi non ci sarà mai una legge perfetta, ma se si continua a pensare all'italiana avremo un eterno porcellum.
Io credo che una buona legge elettorale debba rispettare due principi fondamentali: il rapporto eletto-elettore, la possibilità dell'eletto di godere di quella libertà necessaria a servire gli interessi generali. In questo il maggioritario uninominale a turno unico è, pur con dei difetti, il sistema migliore. Ed infatti è il sistema adottato nelle grandi democrazie liberali.
In italia questo sistema non ha funzionato perché la legge mattarellum era il solito papocchio all'italiana, due terzi maggioritaria e un terzo proporzionale. Ma non ha funzionato perché il nostro è un bipolarismo coatto, che si fonda attorno all'odio o adorazione per silvio b. Dunque abbiamo avuto le note armate brancaleone. Anche se poi alla fine in tre legislature elette con il semi-maggioritario, ben due, 1996-2001 e 2001 2006, sono state concluse regolarmente, un record per i nostri standard.
Se il nostro fosse un bipolarismo politico e culturale, o magari un bipolarismo bipartitico, non ci sarebbe bisogno di tutti gli intrugli politologici. So che questa soluzione è in contrasto con la nostra storia partitica che è portata alla frammentazione, ma c'è da ricordare che i sistemi bipolari bipartitici non sono dei monoliti, anzi gruppi politici piuttosto variegati. Basta vedere il partito laburista inglese dove i trozkisti stanno insieme ai riformisti.
Le nostre sciagure nazionali sono cominciate nel 1919 quando per la prima volta si votò con il proporzionale.
Da noi il proporzionale fa rima con partitocrazia.

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