Pisanu indignato
Pisanu duro dopo il "no" all'espulsione
Il "no" con il quale il giudice di Milano, Clementina Forleo, ha risposto alla richiesta di espulsione del terrorista Mohammed Daki da parte di Giuseppe Pisanu, ha scatenato le ire del ministro dell'Interno. "Se negheranno il nulla osta - ha detto - i magistrati si assumeranno la responsabilità di aver lasciato libero un individuo pericoloso". Il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, ha precisato: "L'ultima parola tocca al magistrato".
Quanto all'ipotesi di misure preventive, quali ad esempio la diffida a rispettare la leglità, Pisanu si è detto assolutamente scettico: "Troppo poco per sperare che il marocchino non si renda irreperibile". Il ministro, insomma, è in aperto contrasto con la giustizia italiana, tanto che si parla già di modificare le leggi attuali. "E' indispensabile una revisione delle norme in modo da tenere conto di tutte le esigenze, ma soprattutto della sicurezza dei cittadini. Attualmente esiste l'obbligo di non condere il via libera quando c'è un procedimento penale in corso", fanno sapere dal Viminale.
Anche Spataro sembra essere, almeno in parte, d'accordo con Pisanu. "E' l'articolo 13, comma 3-sexies della legge Bossi-Fini: dice che il nulla osta all'espulsione non può essere concesso per gli imputati di una serie di gravi reati tra cui appunto il 270 bis, cioè l'associazione con finalità di terrorismo". E la sentenza di assoluzione del gup Clementina Forleo da questa accusa, precisa il magistrato di Milano, "non è definitiva, perché il mio ufficio non la condivide e ha già annunciato che proporrà l'impugnazione in appello".
Poi Spataro sottolinea che "c'è chi vuole dare più potere ai servizi per risolvere il problema terrorismo: io dico non perdiamo la bussola, le indagini spettano alla polizia giudiziaria. Il ruolo dei servizi è essenziale, ma nessuno può pensare che una segnalazione di intelligence possa diventare una prova, al massimo può offrire lo spunto di partenza per le indagini. Tutti devono concorrere alla lotta al terrorismo, ma ognuno nell'ambito delle proprie competenze".