liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali

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gegge82
00martedì 3 gennaio 2012 16:12
che ne pensate ?che effetti produrrà ?il mio primo pensiero è stato negativo dato che subito ho pensato agli orari che faranno fare ai vari commesse impiegati camerieri ecc o almeno di quanto poi li paghino effettivamente... Oltre a chi ha un locale "rumoroso"sotto casa che potrà chiudere più tardi... Boh ho letto che la regione toscana ha già chiesto l intervento della corte costituzionale... Come principio, [SM=g2725335] voi che ne pensate ?
napulitanboy
00martedì 3 gennaio 2012 16:34
Re:
gegge82, 03/01/2012 16.12:

che ne pensate ?che effetti produrrà ?il mio primo pensiero è stato negativo dato che subito ho pensato agli orari che faranno fare ai vari commesse impiegati camerieri ecc o almeno di quanto poi li paghino effettivamente... Oltre a chi ha un locale "rumoroso"sotto casa che potrà chiudere più tardi... Boh ho letto che la regione toscana ha già chiesto l intervento della corte costituzionale... Come principio, [SM=g2725335] voi che ne pensate ?




Ma se intendiamo "liberalizzazione" come schiavitù e/o prostituzione dei commessi, siamo tutti quanti d'accordo.
Fatto sta che gli orari di lavoro dei dipendenti sono disciplinati da norme che non sono state toccate da questa liberalizzazione. Ergo, anche se il negozio fa orario continuo 24h/24h, il commesso dovrà farne sempre 8.

Naturalmente può venirmi mossa l'obiezione ragionevolissima che sulla carta dovrebbe essere così, nella pratica però il commesso lavora molto di più: ma questo è un problema di legalità, non di liberalizzazione.

Se il negozio può permettersi un dipendente in più per le ore ulteriori che ha intenzione di fare, bene.. altrimenti resta così come sta.

Un piccolo ma importsnte passo avanti per la capitale!
Paperino!
00martedì 3 gennaio 2012 16:39
Re:
gegge82, 03/01/2012 16.12:

che ne pensate ?che effetti produrrà ?il mio primo pensiero è stato negativo dato che subito ho pensato agli orari che faranno fare ai vari commesse impiegati camerieri ecc o almeno di quanto poi li paghino effettivamente... Oltre a chi ha un locale "rumoroso"sotto casa che potrà chiudere più tardi... Boh ho letto che la regione toscana ha già chiesto l intervento della corte costituzionale... Come principio, [SM=g2725335] voi che ne pensate ?




Trovo che sia giusto. Se uno vuole restare aperto, deve poterlo fare.
Quanto agli orari dei dipendenti, io penso che questo possa creare maggiore "economia" e quindi anche maggiori occasioni di lavoro. Un centro commerciale che voglia restare aperto 24 h, deve preoccuparsi di creare delle turnazioni, ed assumere (almeno part time) più gente.
Non è che stai aperto fino alle 3 del mattino e tieni gli stessi di prima, pagandoli lo stesso.
Almeno, in linea di principio...poi è ovvio che lo sfruttamento si può sempre creare, ma quello prescinde dalla liberalizzazione degli orari.

In sé, mi sembra un'ottima cosa.
Paperino!
00martedì 3 gennaio 2012 16:40
Re: Re:
napulitanboy, 03/01/2012 16.34:




Ma se intendiamo "liberalizzazione" come schiavitù e/o prostituzione dei commessi, siamo tutti quanti d'accordo.
Fatto sta che gli orari di lavoro dei dipendenti sono disciplinati da norme che non sono state toccate da questa liberalizzazione. Ergo, anche se il negozio fa orario continuo 24h/24h, il commesso dovrà farne sempre 8.

Naturalmente può venirmi mossa l'obiezione ragionevolissima che sulla carta dovrebbe essere così, nella pratica però il commesso lavora molto di più: ma questo è un problema di legalità, non di liberalizzazione.


Se il negozio può permettersi un dipendente in più per le ore ulteriori che ha intenzione di fare, bene.. altrimenti resta così come sta.

Un piccolo ma importsnte passo avanti per la capitale!




Praticamente abbiam detto la stessa cosa [SM=x43819]
Da quando mi copi dici un sacco di cose intelligenti [SM=g2725339]
gegge82
00martedì 3 gennaio 2012 16:45
ok che è un problema di legalità e non di liberalizzazione... Ma nella pratica io già immagino il capo che non avendo più un limite di orario fa lavorare il dipendente due ore in più e magari gli da una retribuzione non adeguata in percentuale... O magari può accadere che ogni giorno si faccia tardi di diversi minuti ovviamente non pagati... Insomma credo che per una cosa del genere si sarebbe dovuto prima aver come presupposto una lotta efficace al lavoro nero... Uso il termine che hai usato te... Prevedo una schiavitù (magari fatta anche solo di mezze ore in più al giorno che se ci si pensa son tantissimo)
giusperito
00martedì 3 gennaio 2012 16:47
Purtroppo è una mini liberalizzazione, ma produrrà un aumento di ricchezza pari allo 0,25% del PIL.

La tua obiezione è ragionevolissima. Tuttavia qual è la misura dello sfruttamento? Ad oggi le persone non si pongono il problema se vengono sfruttate per 5-6-7-8 ore, ma se c'è la possibilità di lavorare più ore per guadagnare di più. Il discorso sullo sfruttamento attiene ad un piano di legalità. Se in questo modo aumenta la ricchezza complessiva della società, non vedo perché limitarsi. In realtà ognuno dovrebbe essere libero di offrire il prodotto come meglio crede. Inoltre rendiamoci anche conto che lo sfruttamento ha senso fino ad un certo punto. Il lavoratore viene spremuto fino all'osso e decide lui se guadagnare di più e farsi spremere oppure non farsi spremere e guadagnare di meno. Chi lavora in proprio sa benissimo che spremersi fino all'osso è l'unico modo per restare sul mercato. Sarebbe bello guadagnare e stare tranquilli, ma quello non è lavoro, ma pura rendita.
--letizia22--
00martedì 3 gennaio 2012 16:52
Re:
giusperito, 03/01/2012 16.47:

Purtroppo è una mini liberalizzazione, ma produrrà un aumento di ricchezza pari allo 0,25% del PIL.

La tua obiezione è ragionevolissima. Tuttavia qual è la misura dello sfruttamento? Ad oggi le persone non si pongono il problema se vengono sfruttate per 5-6-7-8 ore, ma se c'è la possibilità di lavorare più ore per guadagnare di più. Il discorso sullo sfruttamento attiene ad un piano di legalità. Se in questo modo aumenta la ricchezza complessiva della società, non vedo perché limitarsi. In realtà ognuno dovrebbe essere libero di offrire il prodotto come meglio crede. Inoltre rendiamoci anche conto che lo sfruttamento ha senso fino ad un certo punto. Il lavoratore viene spremuto fino all'osso e decide lui se guadagnare di più e farsi spremere oppure non farsi spremere e guadagnare di meno. Chi lavora in proprio sa benissimo che spremersi fino all'osso è l'unico modo per restare sul mercato. Sarebbe bello guadagnare e stare tranquilli, ma quello non è lavoro, ma pura rendita.




vacanze in cina? [SM=g2725401]
nando85
00martedì 3 gennaio 2012 16:56

Giusto dare questa possibilità ai commercianti, ma la parola "Liberalizzazione" mi sembra un po' eccessiva...
gegge82
00martedì 3 gennaio 2012 17:15
ciao giuspy :) scusa ma quando parli di "il lavoratore decide lui quanto spremersi..." mi sembri non considerare bene la realtà sorpratutto quella napoletana... Qui per alcuni lavori o ti sta bene rimanere due ore in più oppure ciao sai quanti ne trovo che hanno bisogno che vengono al posto tuo... Ripeto secondo me mancano i presupposti di legalità per una simile riforma. Almeno in parte dell italia... In alcune realtà sembra che il datore ti faccia quasi un piacere a farti lavorare... Ho sviluppato l animo da sindacalista [SM=g2725401]
giusperito
00martedì 3 gennaio 2012 17:35
Ciao gegge :) ... in realtà la tua valutazione è pienamente condivisibile. Il punto è che la liberalizzazione non è il problema ma la soluzione. Se anche per una cosa così semplice, iniziamo a porre paletti e restrizioni rischiamo che le riforme si possono solo invocare e mai fare.
Un negozio deve avere la possibilità di agire liberamente, assurdo limitare i suoi orari a schemi incompatibili con la realtà economica moderna. Il lavoratore a nero è già sfruttato e la liberalizzazione non incide sul suo sfruttamento. In realtà aumenterà la domanda di lavoro in quei negozi in cui i lavoratori sono regolari ed ecco che il problema dello sfruttamento tende ad essere eroso. Molti più lavoratori avranno la possibilità di essere assunti laddove il surplus lavorativo sarà pagato SICURAMENTE. I lavoratori a nero ne beneficeranno indirettamente.
Inoltre non è un assunto dimostrato che l'aumento di ore equivale a lavoro non retribuito. Anche chi lavora a nero sarà pagato di più per le ore lavorate in più (anche in quei contesti si paga, certo poco o pochissimo, ma per ora di lavoro). Altrimenti dovremmo ipotizzare che il lavoratore a nero venga retribuito a prescindere dell'orario svolto. Se è già così, la liberalizzazione non incide comunque sulla sua attività perché è già sfruttato al massimo delle sue capacità di rendimento oltre le quali non è possibile che vada. In ogni caso non è così, perché anche chi lavora a nero viene retribuito sulla quantità di lavoro svolto.
Un aumento del Pil stimato nella misura di cui sopra è poi un benefici indiretto per tutti.

@letizia: vero la Cina, ma oggi credo che chi ha necessità di lavorare si augura di poter recuperare anche 20€ in più al giorno per 3 ore di lavoro in più... il Paese reale chiede lavoro ed occasioni di guadagno. Prima gli diamo lavoro e quindi libertà e ricchezza e poi proviamo ad aumentare le tutele e le aliquote orarie.
gegge82
00martedì 3 gennaio 2012 17:36
tanto per essere più chiaro... Se uno ha una attività in proprio e decide di scassarsi di lavoro rinunciando ad altro per me va bene e trovo che sia giusto che lo Stato gli dia la possibilità di farlo. Ma se per ottenere un maggiore profitto fa rimanere i dipendenti più ore e li sottopaga allora no... Il problema è :se oggi giggino paga 50 euro a nero i suoi dipendenti per 9 ore , da domani decide di fargli fare 11 ore a 60... [SM=g2725321] ok dire che è un problema di legalità ma la legalità è comunque un presupposto dell economia per me... Se già oggi giggino non trova economico mettere in regola i suoi dipendenti figuriamoci se lo farà domani... Siamo sicuri che la crescita del pil prevista sia stata fatta calcolando le retribuzioni non in nero ?
giusperito
00martedì 3 gennaio 2012 17:41
Il Pil considera sempre il lavoro nero (lo dico ad onor di verità).

Il tuo ragionamento è perfetto, ma prendi come riferimento un sistema unidimensionale. Inserisci l'aumento di ricchezza e di concorrenza, la componente sfruttamento naturale e il trade off lavoro riposo.
Inoltre valutiamo anche che ci sono lavoratori per i quali anche quei 10€ in più a fine giornata sono una manna. Lo sfruttamento tende ad essere eluso attraverso minore produttività. Più cresce lo sfruttamento più esponenzialmente tende a diminuire la produttività (esempio: il commesso già alle 10 di mattina non segue il cliente)
--letizia22--
00martedì 3 gennaio 2012 18:00
Re:
giusperito, 03/01/2012 17.35:

Ciao gegge :) ... in realtà la tua valutazione è pienamente condivisibile. Il punto è che la liberalizzazione non è il problema ma la soluzione. Se anche per una cosa così semplice, iniziamo a porre paletti e restrizioni rischiamo che le riforme si possono solo invocare e mai fare.
Un negozio deve avere la possibilità di agire liberamente, assurdo limitare i suoi orari a schemi incompatibili con la realtà economica moderna. Il lavoratore a nero è già sfruttato e la liberalizzazione non incide sul suo sfruttamento. In realtà aumenterà la domanda di lavoro in quei negozi in cui i lavoratori sono regolari ed ecco che il problema dello sfruttamento tende ad essere eroso. Molti più lavoratori avranno la possibilità di essere assunti laddove il surplus lavorativo sarà pagato SICURAMENTE. I lavoratori a nero ne beneficeranno indirettamente.
Inoltre non è un assunto dimostrato che l'aumento di ore equivale a lavoro non retribuito. Anche chi lavora a nero sarà pagato di più per le ore lavorate in più (anche in quei contesti si paga, certo poco o pochissimo, ma per ora di lavoro). Altrimenti dovremmo ipotizzare che il lavoratore a nero venga retribuito a prescindere dell'orario svolto. Se è già così, la liberalizzazione non incide comunque sulla sua attività perché è già sfruttato al massimo delle sue capacità di rendimento oltre le quali non è possibile che vada. In ogni caso non è così, perché anche chi lavora a nero viene retribuito sulla quantità di lavoro svolto.
Un aumento del Pil stimato nella misura di cui sopra è poi un benefici indiretto per tutti.

@letizia: vero la Cina, ma oggi credo che chi ha necessità di lavorare si augura di poter recuperare anche 20€ in più al giorno per 3 ore di lavoro in più... il Paese reale chiede lavoro ed occasioni di guadagno. Prima gli diamo lavoro e quindi libertà e ricchezza e poi proviamo ad aumentare le tutele e le aliquote orarie.




certo ma per come stai impostando il discorso,sembra che l'italia non abbia gia' uno statuto dei lavoratori.E' giusto "dare" il lavoro,ma e' ancora piu' giusto darlo in maniera armonica con gli altri aspetti della vita che formano la societa'. Dare lavoro od avere l'esigenza di lavorare non significa tornare indietro e "cinesizzarsi",la crescita' dovrebbe passare per lo sfruttamento strutturale, solo per quei paesi in via di sviluppo,non per un paese "vecchio" come l'italia, che fondamentalmente necessita' di coraggiose liberalizzazioni.Il nostro problema sono i vincoli che bloccano l'iniziativa economica,e non parlo di quelli contenuti nella costituzione,ma di quelli protezionistici delle vecchie corporazioni( c'e' un articolo postato in cultura da juan,interessante).
giusperito
00martedì 3 gennaio 2012 18:16
Si, ma se parliamo di Statuto dei lavoratori allora ci riferiamo solo al lavoro regolare al quale non si riferisce il discorso di gegge.
Personalmente non parlo di cinesizzarsi, ma della necessità di trovare altre occasioni di lavoro (fare un doppio lavoro o prestare la propria opera per più ore) è una necessità stringente. Ora sicuramente ci sono fenomeni di sfruttamento da combattere, ma non possiamo pensare di combatterli accettandoli (cioè non aumenti le ore di apertura dei negozi così gli sfruttati a nero non saranno ancora più sfruttati). Questa è la tipica mentalità italiana, per la quale un barbone può dormire in stazione perché almeno lì sta più caldo. E' quasi un modo per mettersi in pari la coscienza.

I vincoli purtroppo sono durissimi da battere perché ogni categoria può sempre dire "perché proprio a me"... vedi taxi e farmacie. Se si protesta anche per un'apertura libera dei negozi significa che non si possono fare riforme. Parliamo di una cosa talmente tanto soft ed indolore che quando l'ho sentita l'ho trovata quasi ridicola (se non fosse che oggi anche 0,25% in più di pil fa differenza). Ora c'è sempre il cattivo più cattivo da andare a scovare, ma non vedo chi sia davvero danneggiato
trixam
00martedì 3 gennaio 2012 18:22
Re: Re:
--letizia22--, 03/01/2012 18.00:




certo ma per come stai impostando il discorso,sembra che l'italia non abbia gia' uno statuto dei lavoratori.E' giusto "dare" il lavoro,ma e' ancora piu' giusto darlo in maniera armonica con gli altri aspetti della vita che formano la societa'. Dare lavoro od avere l'esigenza di lavorare non significa tornare indietro e "cinesizzarsi",la crescita' dovrebbe passare per lo sfruttamento strutturale, solo per quei paesi in via di sviluppo,non per un paese "vecchio" come l'italia, che fondamentalmente necessita' di coraggiose liberalizzazioni.Il nostro problema sono i vincoli che bloccano l'iniziativa economica,e non parlo di quelli contenuti nella costituzione,ma di quelli protezionistici delle vecchie corporazioni( c'e' un articolo postato in cultura da juan,interessante).



Lo abbiamo lo statuto, e anche la più alta disoccupazione giovanile dell'europa occidentale. Disoccupazione che è perfettamente legale e democratica.

Il 78% delle aziende che operano nel commercio non ha nessun dipendente dichiarato e questa riforma non sposterà la cosa di un millimetro visto che non le tocca.

Questa riforma riguarda solo il settore della grande distribuzione dove più o meno il lavoro è regolare.

Il resto possiamo filosofeggiare quanto vogliamo, ma il lavoro lo creano le imprese. Se queste pensano che non è conveniente assumere legalmente, ed in italia non lo è, possiamo fare tutti gli statuti che vogliamo.

Senza contare che nel mondo reale le ore di nero vengono pagate di più e che spesso sono i lavoratori a chiedere all'imprenditore di farle, non solo per guadagnare di più esentasse, ma perché se dichiarassero tutto perderebbero strumenti di sostegno al reddito come gli assegni familiari.


--letizia22--
00mercoledì 4 gennaio 2012 18:11
Re: Re: Re:
trixam, 03/01/2012 18.22:



Lo abbiamo lo statuto, e anche la più alta disoccupazione giovanile dell'europa occidentale. Disoccupazione che è perfettamente legale e democratica.

Il 78% delle aziende che operano nel commercio non ha nessun dipendente dichiarato e questa riforma non sposterà la cosa di un millimetro visto che non le tocca.

Questa riforma riguarda solo il settore della grande distribuzione dove più o meno il lavoro è regolare.

Il resto possiamo filosofeggiare quanto vogliamo, ma il lavoro lo creano le imprese. Se queste pensano che non è conveniente assumere legalmente, ed in italia non lo è, possiamo fare tutti gli statuti che vogliamo.

Senza contare che nel mondo reale le ore di nero vengono pagate di più e che spesso sono i lavoratori a chiedere all'imprenditore di farle, non solo per guadagnare di più esentasse, ma perché se dichiarassero tutto perderebbero strumenti di sostegno al reddito come gli assegni familiari.






certo,ma il fatto che la pressione fiscale,la burocratizzazione,ed altre problematiche che conosciamo tutti,non favoriscano investimenti ne'occupazione, e che al contrario favoriscano il lavoro nero,e' risaputo.Ripartire da una crisi comporta spesso l'abbassamento delle garanzie,ma credo,pero', possano essere possibili altre strade(politicamente parlando),soprattutto in un paese come l' italia dove c'e' molto da aggiustare e liberalizzare!
--letizia22--
00mercoledì 4 gennaio 2012 18:16
parlando di sindacati,trovo l'atteggiamento della camusso fuori dal mondo,non e' il Governo che e' obbligato a discutere con tutti e tre i sindacati,ma sono i sindacati che dovrebbero essere uniti per poi relazionarsi al governo.Ovviamente non e' questo il caso del sindacato italiano,che e' ormai spaccato da molto tempo,cosa inevitabilmente funzionale alla relazioni sociali,ma pericolosa al tempo stesso.La concertazione non si chiede,ma si ottiene.
Giubo
00venerdì 6 gennaio 2012 18:09
stiamo attenti alle parole, 'liberalizzare', lì ci fregno
napulitanboy
00sabato 7 gennaio 2012 02:26
Re: Re: Re:
Paperino!, 03/01/2012 16.40:




Praticamente abbiam detto la stessa cosa [SM=x43819]
Da quando mi copi dici un sacco di cose intelligenti [SM=g2725339]




Questa mi era sfuggita.... Prrrrr
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