Re:
Dal punto di vista mediatico la questione è molto interessante; il servotto di turno riprende un luogo comune storico sui comunisti, ossia la pretesa incoerenza tra le idee professate e lo stile di vita "esoso".
Questo luogo comune è, per definizione, destituito di qualsiasi fondamento, eppure quanti di noi lo usano?
Stesso discorso per altri modelli culturali simili: radical-chic, intellettualoide, sinistroide che vengono elargiti copiosamente senza fare molta differenza tra i destinatari degli epiteti (anche se talvolta ci azzeccano), divenendo un attacco alla persona anche quando la stessa non solo non rientra nella categoria e ha la colpa di non essere conformista (che in Italia è un peccato mortale).
Fin qui nulla di nuovo, e infatti Signorini si supera chiedendosi se i comunisti... esistono ancora! A questo punto mi chiedo perché i comunisti non debbano esistere più, o meglio: la semplice "esistenza" dei comunisti è data (dogmaticamente) come un fatto fuori dalla realtà, inconcepibile.
Poi l'arrivo del Maestro, chiaramente, svela l'arcano: ci sono, pur se vestiti in cachemire, ma sono sempre gli stessi!