Una stravagante idea dagli Usa: centomila dollari a chi lascia gli studi universitari

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trixam
00lunedì 25 ottobre 2010 17:59
Se in Italia avessimo un'impresa innovativa per ogni convegno fatto sull‘“innovazione”, saremmo la Silicon Valley. Il tema va di moda, e da qualche anno ormai si rincorrono seminari tutti uguali: come fare interagire università e imprese, come stimolare "start up" con competenze provenienti dal mondo della ricerca, come costruire un "ecosistema" che porti le imprese italiane a calcare con più convinzione la frontiera delle nuove tecnologie. In controluce, l'idea è che questo sarebbe un approccio "nuovo" e soprattutto più nobile al mondo dell'impresa - in patente contrasto con la fotografia classica delle aziende italiane, "fabbrichette" costruite da self-made man con scarsa passione intellettuale e relativa padronanza dell'italiano, insomma frutto di spiriti animali in cui conta soprattutto l'aggettivo. Come disse di un noto imprenditore italiano Fedele Confalonieri: "il Silvio mica legge tanto".

Questo capitalismo col vestito stirato e la cravatta piace ai politicamente corretti, ma fa parte di una chiacchiera che enfatizza un solo aspetto (il rapporto con l'università) a scapito di questioni in realtà assai più salienti. Per esempio il regime fiscale, la facilità di accesso al credito, la disponibilità di strumenti finanziari innovativi che sono conseguenza anche di scelte di deregolamentazione, una cultura che non disprezza chi sa creare ricchezza. Troppo facile immaginare che per redimersi dai suoi peccati all'economia di mercato basti sacrificare qualche euro sull'altare dell'università. Anche perché c'è università e università, e c'è studente e studente, persona e persona.

Alcuni dei campioni di maggior successo del capitalismo innovativo sono paradossalmente college dropouts, hanno abbandonato gli studi per il bisogno impellente di seguire un'idea. Magari dopo (come uso dei miliardari non da oggi) hanno innaffiato di quattrini la propria alma mater per strapparle un titolo honoris causa. Ma hanno fatto scelte di vita eccentriche, rispetto al cursus honorum dei bravi ragazzi. I grandi del resto sono così: pecore nere nel branco.

Un insieme di regole amico delle imprese, come una cultura aperta all'innovazione, sicuramente renderebbe più agevole la collaborazione fra aziende e università: ma non potrebbe determinare, a priori, il genere di produzione verso cui si orienterebbero imprese capitalistiche in concorrenza l'una con l'altra. Se l'obiettivo è fare emergere il talento, l'ultima cosa da fare è indicargli la strada. L'imprenditorialità spariglia sempre.

Un signore che se ne intende, Peter Thiel (oggi presidente di Clarium Capital e ieri fondatore-ideatore di PayPal), ha ficcato uno zoccolo negli ingranaggi di questo nuovo discorso sul "capitalismo per bene". Thiel ha un PhD in legge dall'Università di Stanford, ha scritto un paio di libri, è persona colta. Diventato ricchissimo ancora imberbe, ha una sua Fondazione con la quale promuove progetti che gli sono cari, anche a vantaggio dell'imprenditorialità giovanile.

Con una borsa di "studio" davvero particolare, la Fondazione ha annunciato che offrirà dei grant fino a 100.000 dollari aventi ragazzi sotto i vent'anni che vogliano abbandonare la scuola. Apriti cielo. Qualche commentatore liberal ha prontamente accusato Thiel, libertario destrorso, di farsi apostolo di una "distruzione per nulla creativa'. Mamme e babbi si preoccupano.

In realtà, il ragionamento di Thiel è molto più sensato di quanto appaia. Anche giovani e giovanissimi sviluppano idee strabilianti, e talora l'età è uno svantaggio - e non solo perché è più difficile accedere a finanziamenti. Bisogna andare per tappe, proseguire un percorso di studi formale che magari non corrisponde ad una vocazione autentica. Inoltre, questo dover "fare le cose per bene" induce a una standardizzazione delle competenze e ad un appiattimento delle esperienze di vita - che per il mercato può rivelarsi pericoloso. "The Big Short" di Michael Lewis, uno dei libri più popolari sulla crisi finanziaria, è una efficace raccolta di ritratti dei "bastiancontrario" che "shortarono" i subprime, avendo ragione dei colleghi meglio insediati. Stupisce come si trattasse di personalità ai margini della grande finanza, con un percorso serenamente "a-normale". Se il mercato è uno strumento per produrre conoscenza, la diversità d'opinioni e d'approcci è importantissima - perché ne rende più facile il compito.

Nel promuovere questa sua iniziativa, Thiel pensa ad individui che hanno idee troppo grandi per aspettare la conclusione degli studi per realizzarle. Ha davanti l'esempio di Bill Gates, di Matt Zuckerberg (classe 1984) che ha mollato Harvard con lo sviluppo di Facebook (in cui Thiel è stato uno dei primi investitori), di Steve Jobs che ha frequentato un solo semestre al Reed College.

Non è che basta non finire l'università, per essere dei geni. Ma nemmeno il contrario. Siccome vi è una sanzione sociale abbastanza elevata, per "piantar lì" gli studi e dedicarsi ad altro, forse per farlo c'è bisogno di avere le idee chiari su cosa si vuol fare nella vita. Problema che, continuando a studiare, si potrebbe rimandare a dopo la laurea.

Senza arrivare al vertice della piramide rappresentato dai Bill Gates della situazione, le nostre università sono piene di ragazzi che starebbero volentieri altrove e non sentono alcun bisogno di frequentarle. Sono gli schiavi di un'idea di emancipazione sociale che appartiene ormai solo ai loro padri. È un sistema che produce madri contente e fiere, ma più dottori che competenze. Non proprio quello che serve a un'economia dinamica.

Selkis
00lunedì 25 ottobre 2010 21:36
ma anche no.... a me se pagassero abbastanza da mantenermi un paio d'anni riprenderei a studiare subito!!! :(
Massimo Volume
00lunedì 25 ottobre 2010 22:10
Ogni volta che mi capita di leggere scritti di coloro i quali potrebbero definirsi 'liberl-liberisti' mi viene in mente il loro bisogno, anzi l'imperativo, di monetizzare qualsiasi cosa, quasi ci fosse un'ansia sub-cosciente di ancorare tutto a quanto esso possa fruttare.
Sei in gamba? Puoi essere comprato. Centomila dollari per non finire gli studi, centomila dollari affinché tu possa implementare da subito il tuo rendimento.
Il punto, comunque, non è questa specifica proposta. In fondo ognuno è libero di fare ciò che vuole, di offrire e, eventualmente, di farsi comprare.
Ciò che sostengo, del resto, è che si comprenda che esiste un'esistenza che vive aldilà del mercato. Che è fatta di principi, di beni comuni e collettivi, di cultura condivisa, di servizi pubblici i quali connotano una società e ne determinano il grado di civiltà in un determinato momento storico.
Sostengo che l'istruzione debba essere pubblica non per un vacuo feticcio da riproporre come un dogma, ma perché l'istruzione -e la ricerca- è il bene più prezioso che abbia uno Stato, è un ente che è proiettato nel futuro, è un patrimonio comune che, in quanto tale, deve essere fruibile per tutti e deve garantire a tutti le stesse possibilità di formazione e di realizzazione.
Pochi mesi fa su Repubblica uscì un reportage di Rampini sulla scuola Usa. Sulla netta differenziazione in scuole di serie A & B, sulle rette delle università più prestigiose (parliamo di cifre pari a 30mila dollari annuali!), sull'immane divario tra scuole situate nei quartieri più poveri e scuole/università blasonate.
Ecco, io non voglio che anche la nostra scuola diventi un campo di battaglia su base imprenditoriale in cui, se hai la possibilità economica -e quindi parti già da una posizione sovraordinata- puoi rafforzarti e se, viceversa, non hai tali possibilità puoi solo indebolirti, culturalmente innanzitutto.
Diceva un filosofo: pensare tutti, pensare insieme.
Non riesco a trovare frase più appropriata sul come io intenda l'università (e la scuola), sul senso più profondo che ad essa debba essere attribuita.
Pensare tutti, pensare insieme.
trixam
00martedì 26 ottobre 2010 15:02
Re:
Massimo Volume, 25/10/2010 22.10:

Ogni volta che mi capita di leggere scritti di coloro i quali potrebbero definirsi 'liberl-liberisti' mi viene in mente il loro bisogno, anzi l'imperativo, di monetizzare qualsiasi cosa, quasi ci fosse un'ansia sub-cosciente di ancorare tutto a quanto esso possa fruttare.
Sei in gamba? Puoi essere comprato. Centomila dollari per non finire gli studi, centomila dollari affinché tu possa implementare da subito il tuo rendimento.
Il punto, comunque, non è questa specifica proposta. In fondo ognuno è libero di fare ciò che vuole, di offrire e, eventualmente, di farsi comprare.
Ciò che sostengo, del resto, è che si comprenda che esiste un'esistenza che vive aldilà del mercato. Che è fatta di principi, di beni comuni e collettivi, di cultura condivisa, di servizi pubblici i quali connotano una società e ne determinano il grado di civiltà in un determinato momento storico.
Sostengo che l'istruzione debba essere pubblica non per un vacuo feticcio da riproporre come un dogma, ma perché l'istruzione -e la ricerca- è il bene più prezioso che abbia uno Stato, è un ente che è proiettato nel futuro, è un patrimonio comune che, in quanto tale, deve essere fruibile per tutti e deve garantire a tutti le stesse possibilità di formazione e di realizzazione.
Pochi mesi fa su Repubblica uscì un reportage di Rampini sulla scuola Usa. Sulla netta differenziazione in scuole di serie A & B, sulle rette delle università più prestigiose (parliamo di cifre pari a 30mila dollari annuali!), sull'immane divario tra scuole situate nei quartieri più poveri e scuole/università blasonate.
Ecco, io non voglio che anche la nostra scuola diventi un campo di battaglia su base imprenditoriale in cui, se hai la possibilità economica -e quindi parti già da una posizione sovraordinata- puoi rafforzarti e se, viceversa, non hai tali possibilità puoi solo indebolirti, culturalmente innanzitutto.
Diceva un filosofo: pensare tutti, pensare insieme.
Non riesco a trovare frase più appropriata sul come io intenda l'università (e la scuola), sul senso più profondo che ad essa debba essere attribuita.
Pensare tutti, pensare insieme.




Io quando leggo quelli che pensano come te mi dico che ora di uscire dal bunker. Noi veniamo da un secolo in cui l'idea del bene comune al primo posto ha prodotto tragedie immani ed enormi ingiustizie.
Il pensare tutti è il manifesto della democrazia totalitaria che qui in Europa si è sviluppata e che ha sequestrato il futuro dei cittadini più giovani con i megadeficit di bilancio prodotti dall'egoismo di gruppo.
Ecco, questo è il vero problema, l'egoismo di gruppo, dei gruppi organizzati che conquistano lo stato e lo trasformano in un distributore automatico di rendite ai gruppi dominanti(cosa che peraltro aveva detto marx).
Il graddo di civiltà di una nazione si vede dal livello di opportunità che essa riesce ad offrire ai propri cittadini di migliorare la propria esistenza.
La mobilità sociale negli stati uniti è il quadruplo di quella italiana. Vatti a fare un giro nelle università americane, intendo quelle della ivy league, e vedi quanti figli di poveri trovi che stanno lì con le borse di studio, scommettiamo che sono superiori ai figli dei poveri che stanno all'università in Italia? Con la sola piccola differenza che le università americane con le rette così alte posso permettersi di pagare i premi nobel di cui sono piene e i migliori ricercatori del mondo, compresi moltissimi italiani che lì vanno a realizzare i loro sogni, non quelli di una astratta comunità che non hanno mai conosciuto, e spesso e volentieri ci riescono.
Opportunità concrete, invece di diritti astratti di una scuola pubblica dell'obbligo che ormai è superata in tutto l'occidente.
Ecco gli Stati uniti producono premi nobel, noi produciamo precari della scuola.
(Hydra)
00martedì 26 ottobre 2010 15:11
Re: Re:

trixy tu cosa fai nella vita? intendo dire...quello che fai come lo hai ottenuto?

Selkis
00martedì 26 ottobre 2010 15:32
Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 15:11:


trixy tu cosa fai nella vita? intendo dire...quello che fai come lo hai ottenuto?





sarà sicuramente un self made man... non credo che abbia il coraggio di dare lezioni del genere se partisse da una situazione economica privilegiata [SM=x43805]
(Hydra)
00martedì 26 ottobre 2010 15:36
Re: Re: Re: Re:
Selkis, 26/10/2010 15.32:




sarà sicuramente un self made man... non credo che abbia il coraggio di dare lezioni del genere se partisse da una situazione economica privilegiata [SM=x43805]






perchè, tu pensi che davvero esistono?
L'ombradelvento
00martedì 26 ottobre 2010 17:45
quindi avere tanti soldi significa essere felici [SM=x43667]
rinunciare alla propria gioventù (andare all'università, seguire i corsi, imparare, farsi delgi amici) adesso ha un prezzo ben e chiaro e preciso?

sono d'accordo solo su una cosa, a cui stranamente riflettevo oggi: siamo un popolo di vecchi, riteniamo che l'anziano abbia più esperienza e questo non da sempre buoni frutti, perchè mancano le idee geniali e giovani che ci permetterebbero di essere più competitivi sul mercato, in fondo questa è una cosa dimostrata dalla natura, si apprende con maggiore facilità (come ad esempio gli sport) quando si è più piccoli, da giovani ci si lancia più facilmente in nuove avventure. Ma questo può essere solo un correttivo, al nostro modo di fare economia, laureati più giovani, lauree più brevi. ma non occorre mai dimenticare che siamo in Italia e non in America, abbiamo ben 2000 anni di cultura sulle spese, che pesano come un macigno, ma che rendono allo stesso tempo il nostro Paese uno di quelli più ricchi culturalmente parlando, abbiamo prodotto mostri sacri, dell'arte , del cinema, della musica, della letteratura.
Mojo Pin
00martedì 26 ottobre 2010 17:46
Re: Re: Re: Re:
Selkis, 26/10/2010 15.32:




sarà sicuramente un self made man... non credo che abbia il coraggio di dare lezioni del genere se partisse da una situazione economica privilegiata [SM=x43805]



A me invece ricorda qualkuno con cui discussi in pvt su leo [SM=x43607]


lucas22
00martedì 26 ottobre 2010 17:57
Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 15.36:






perchè, tu pensi che davvero esistono?




li' esistono ma sono raririssimi
(Hydra)
00martedì 26 ottobre 2010 18:33
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
lucas22, 26/10/2010 17.57:




li' esistono ma sono raririssimi




ma sai luca, ci imbeccano - da sempre - come pulcini con l'idea del sogno americano (stile muccino con quella cavolata di film sulla ricerca della felicità). Trovo tutto ciò scorretto e pericoloso.

Il concetto del self made man è una incubatrice di false speranze.
Se prendi questo fantomatico unico cristiano che ce la fa ( da vedere sempre in che modo) ne restano tutti gli altri che altrettanto bravi vivranno con la frustrazione ed il rimorso di aver sbagliato in qualcosa. Quando la verità è che non tutti hanno le uguali possbilità e che la propria carriera brillante o meno spesso non è frutto di incapacità proprie ma è semplicemente il prodotto di un mix di variabili che prescindono da noi e spesso si cullano su relazioni sociali che si perfezionano in un bar dinanzi ad un caffè.

L'america è uno stato folle: macina persone peotenzialmente depresse!e l'aggravente è la consapevolezza di regalare un sogno che in verità nasconde l'incubo del personale fallimento.
.pisicchio.
00martedì 26 ottobre 2010 18:43
Re: Re: Re: Re:
Selkis, 26/10/2010 15.32:




sarà sicuramente un self made man... non credo che abbia il coraggio di dare lezioni del genere se partisse da una situazione economica privilegiata [SM=x43805]




Perchè? i benestanti non hanno diritto di opinione?

.pisicchio.
00martedì 26 ottobre 2010 18:48
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 18.33:




ma sai luca, ci imbeccano - da sempre - come pulcini con l'idea del sogno americano (stile muccino con quella cavolata di film sulla ricerca della felicità). Trovo tutto ciò scorretto e pericoloso.

Il concetto del self made man è una incubatrice di false speranze.
Se prendi questo fantomatico unico cristiano che ce la fa ( da vedere sempre in che modo) ne restano tutti gli altri che altrettanto bravi vivranno con la frustrazione ed il rimorso di aver sbagliato in qualcosa. Quando la verità è che non tutti hanno le uguali possbilità e che la propria carriera brillante o meno spesso non è frutto di incapacità proprie ma è semplicemente il prodotto di un mix di variabili che prescindono da noi e spesso si cullano su relazioni sociali che si perfezionano in un bar dinanzi ad un caffè.

L'america è uno stato folle: macina persone peotenzialmente depresse!e l'aggravente è la consapevolezza di regalare un sogno che in verità nasconde l'incubo del personale fallimento.




In buona parte hai ragione. Sono gli stessi americani a dirlo. Non bisogna mitizzare il sogno americano.
Tuttavia vorrei farti notare che il presidente degli Usa è figlio di immigrati, di colore. Nonostante si puzzasse di fame è andato ad harvard diventando chief editor della harvard law review (in pratica la massima onoreficenza che può ottenere uno studente di legge in America)...

Questo per tacere del Governatore della California...

Facendo il paragone con l'Italia dei 70enni al potere preferisco nettamente gli Usa.




lucas22
00martedì 26 ottobre 2010 18:53
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 18.33:




ma sai luca, ci imbeccano - da sempre - come pulcini con l'idea del sogno americano (stile muccino con quella cavolata di film sulla ricerca della felicità). Trovo tutto ciò scorretto e pericoloso.

Il concetto del self made man è una incubatrice di false speranze.
Se prendi questo fantomatico unico cristiano che ce la fa ( da vedere sempre in che modo) ne restano tutti gli altri che altrettanto bravi vivranno con la frustrazione ed il rimorso di aver sbagliato in qualcosa. Quando la verità è che non tutti hanno le uguali possbilità e che la propria carriera brillante o meno spesso non è frutto di incapacità proprie ma è semplicemente il prodotto di un mix di variabili che prescindono da noi e spesso si cullano su relazioni sociali che si perfezionano in un bar dinanzi ad un caffè.

L'america è uno stato folle: macina persone peotenzialmente depresse!e l'aggravente è la consapevolezza di regalare un sogno che in verità nasconde l'incubo del personale fallimento.



questo pure è vero,certo ci sono molte variabili che sanciscono il definitivo successo ma ci sono ,ed è li' che emergono le vere capacita ,quando tutto si mette sulla strada giusta,fortuna ,conoscenze, etc. è la capacita' personale che è la variabile che determina il successo sopra gli altri.
poi se è per questo anche in italia si creano false speranza, qui in molti sono convinti che basti una laurea per realizzarsi...
.pisicchio.
00martedì 26 ottobre 2010 18:57
Re:
Massimo Volume, 25/10/2010 22.10:

Ogni volta che mi capita di leggere scritti di coloro i quali potrebbero definirsi 'liberl-liberisti' mi viene in mente il loro bisogno, anzi l'imperativo, di monetizzare qualsiasi cosa, quasi ci fosse un'ansia sub-cosciente di ancorare tutto a quanto esso possa fruttare.
Sei in gamba? Puoi essere comprato. Centomila dollari per non finire gli studi, centomila dollari affinché tu possa implementare da subito il tuo rendimento.
Il punto, comunque, non è questa specifica proposta. In fondo ognuno è libero di fare ciò che vuole, di offrire e, eventualmente, di farsi comprare.
Ciò che sostengo, del resto, è che si comprenda che esiste un'esistenza che vive aldilà del mercato. Che è fatta di principi, di beni comuni e collettivi, di cultura condivisa, di servizi pubblici i quali connotano una società e ne determinano il grado di civiltà in un determinato momento storico.
Sostengo che l'istruzione debba essere pubblica non per un vacuo feticcio da riproporre come un dogma, ma perché l'istruzione -e la ricerca- è il bene più prezioso che abbia uno Stato, è un ente che è proiettato nel futuro, è un patrimonio comune che, in quanto tale, deve essere fruibile per tutti e deve garantire a tutti le stesse possibilità di formazione e di realizzazione.
Pochi mesi fa su Repubblica uscì un reportage di Rampini sulla scuola Usa. Sulla netta differenziazione in scuole di serie A & B, sulle rette delle università più prestigiose (parliamo di cifre pari a 30mila dollari annuali!), sull'immane divario tra scuole situate nei quartieri più poveri e scuole/università blasonate.
Ecco, io non voglio che anche la nostra scuola diventi un campo di battaglia su base imprenditoriale in cui, se hai la possibilità economica -e quindi parti già da una posizione sovraordinata- puoi rafforzarti e se, viceversa, non hai tali possibilità puoi solo indebolirti, culturalmente innanzitutto.
Diceva un filosofo: pensare tutti, pensare insieme.
Non riesco a trovare frase più appropriata sul come io intenda l'università (e la scuola), sul senso più profondo che ad essa debba essere attribuita.
Pensare tutti, pensare insieme.




Ciucci tutti, ciucci insieme.
--letizia22--
00martedì 26 ottobre 2010 19:11
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 18.33:




ma sai luca, ci imbeccano - da sempre - come pulcini con l'idea del sogno americano (stile muccino con quella cavolata di film sulla ricerca della felicità). Trovo tutto ciò scorretto e pericoloso.

Il concetto del self made man è una incubatrice di false speranze.
Se prendi questo fantomatico unico cristiano che ce la fa ( da vedere sempre in che modo) ne restano tutti gli altri che altrettanto bravi vivranno con la frustrazione ed il rimorso di aver sbagliato in qualcosa. Quando la verità è che non tutti hanno le uguali possbilità e che la propria carriera brillante o meno spesso non è frutto di incapacità proprie ma è semplicemente il prodotto di un mix di variabili che prescindono da noi e spesso si cullano su relazioni sociali che si perfezionano in un bar dinanzi ad un caffè.

L'america è uno stato folle: macina persone peotenzialmente depresse!e l'aggravente è la consapevolezza di regalare un sogno che in verità nasconde l'incubo del personale fallimento.




ma il self made man,e' un sogno,una chimera,perche' distruggerlo con la tristezza della realta' che poi tutti conoscono e conosciamo? [SM=x43812]
(Hydra)
00martedì 26 ottobre 2010 20:43
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 26/10/2010 18.48:




In buona parte hai ragione. Sono gli stessi americani a dirlo. Non bisogna mitizzare il sogno americano.
Tuttavia vorrei farti notare che il presidente degli Usa è figlio di immigrati, di colore. Nonostante si puzzasse di fame è andato ad harvard diventando chief editor della harvard law review (in pratica la massima onoreficenza che può ottenere uno studente di legge in America)...

Questo per tacere del Governatore della California...

Facendo il paragone con l'Italia dei 70enni al potere preferisco nettamente gli Usa.






"Anche se un uomo nero è alla casa bianca, un nero sulle strade di New York non riesce ancora a fermare un taxi." [SM=x43820]


Continuo a non preferire gli Usa.


(Hydra)
00martedì 26 ottobre 2010 20:57
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
--letizia22--, 26/10/2010 19.11:




ma il self made man,e' un sogno,una chimera,perche' distruggerlo con la tristezza della realta' che poi tutti conoscono e conosciamo? [SM=x43812]




apprezzo la tua capacità ed intelligenza di vederci la chimera, invidio, ancor di più, la tua fiducia nelle capacità di tutti di cogliere questa triste realtà.

Sulle fragilità di noi tutti uno Stato non può costruire sensi di colpa.

Piuttosto che sbattermi esempi di chi si è fatto da solo, anziché costruire la politica vincente sul "volere è potere" Che mi offrà reali opportunità avvicinabili. Avvicinabili. Ed abbia l'onestà intellettuale di dirmi che se non occupo La potrona chesterfield non è perchè sono stato incapace ma perchè forse non toccava a me.



°Paranoid Android°
00martedì 26 ottobre 2010 21:00
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 20.57:




apprezzo la tua capacità ed intelligenza di vederci la chimera, invidio, ancor di più, la tua fiducia nelle capacità di tutti di cogliere questa triste realtà.

Sulle fragilità di noi tutti uno Stato non può costruire sensi di colpa.

Piuttosto che sbattermi esempi di chi si è fatto da solo, anziché costruire la politica vincente sul "volere è potere" Che mi offrà reali opportunità avvicinabili. Avvicinabili. Ed abbia l'onestà intellettuale di dirmi che se non occupo La potrona chesterfield non è perchè sono stato incapace ma perchè forse non toccava a me.







ai lav iu beibiii [SM=x43829]

inutile dire che ti quoto tutta [SM=x43669]
Massimo Volume
00martedì 26 ottobre 2010 21:17
Re: Re:
.pisicchio., 26/10/2010 18.57:




Ciucci tutti, ciucci insieme.




A ciucciare, ciucci sempre e solo tu.
--letizia22--
00martedì 26 ottobre 2010 21:37
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 20.57:




apprezzo la tua capacità ed intelligenza di vederci la chimera, invidio, ancor di più, la tua fiducia nelle capacità di tutti di cogliere questa triste realtà.

Sulle fragilità di noi tutti uno Stato non può costruire sensi di colpa.

Piuttosto che sbattermi esempi di chi si è fatto da solo, anziché costruire la politica vincente sul "volere è potere" Che mi offrà reali opportunità avvicinabili. Avvicinabili. Ed abbia l'onestà intellettuale di dirmi che se non occupo La potrona chesterfield non è perchè sono stato incapace ma perchè forse non toccava a me.







Purtoppo questa e' una considerazione che lo Stato ci porta a fare nella piu'profonda solitudine.Pero',ci sono allo stesso tempo,molte persone che non hanno per niente senso critico,e che non si assumerebbero mai la responsabilita' di un'ambizione che ha fatto il passo piu lungo della gamba,rispetto alle proprie capacita'.La frase sulle "opportunita' avvicinabili" la condivido in pieno [SM=x43813]
(Hydra)
00martedì 26 ottobre 2010 21:56
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
--letizia22--, 26/10/2010 21.37:




Purtoppo questa e' una considerazione che lo Stato ci porta a fare nella piu'profonda solitudine.Pero',ci sono allo stesso tempo,molte persone che non hanno per niente senso critico,e che non si assumerebbero mai la responsabilita' di un'ambizione che ha fatto il passo piu lungo della gamba,rispetto alle proprie capacita'.La frase sulle "opportunita' avvicinabili" la condivido in pieno [SM=x43813]




Eccola la chimera.
Tu poni l'accento sulla irresponsabilità del singolo nel troppo ambire, ma se oggi nessun vuole fare il panettiere la colpa è unicamente la mia che ho mani giuste per impastare ma mi rifuto o di chi mi seda lentamente con la storia che se posso e se lo voglio davvero, io altro che pane un giorno posso avere le patofole di pelle di cervo serigrafate con il mio nome?

...lo so è complicato il discorso...e devo dire che mi piace e trovo interessante questo confronto...

tant'è che attendo impaziente la risposta di trixy che spero non utilizzi il "metodo giusperito", perchè faticherei a leggere.



--letizia22--
00martedì 26 ottobre 2010 22:10
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 21.56:




Eccola la chimera.
Tu poni l'accento sulla irresponsabilità del singolo nel troppo ambire, ma se oggi nessun vuol fare il panettiere la colpa è la mia che ho mani giuste per impastare o di chi mi seda lentamente con la storia che se posso e se lo voglio davvero io altro che pane un giorno posso avere le patofole di pelle di cervo serigrafate con il mio nome?

...lo so è complicato il discorso...e devo dire che mi piace e trovbo interessante questo confronto...

tant'è che attendo impaziente la risposta di trixy che spero non utilizzi il "metodo giusperito", perchè faticherei a leggere.





ma la personalita' che si fa plasmare con falsi miti,e' gia' perdente in partenza.Io spingo molto sull'autoconsapevolezza.Se tu sei bravo ad impastare ma insegui la chimera,e magari ci resti anche vittima non e' con lo Stato che te la devi prendere,perche' lo Stato non e' la "mamma",ma e' a te stesso che devi guardare.
Da un lato estremizzando il tuo discorso sarebbe poi pericolosa ogni aspirazione di chi e' bravo ad impastare ma vorrebbe fare altro,e magari le doti non gli mancano(cosa che potrebbe anche accadare). [SM=x43813]

sul" metodo giusperito" : [SM=x43668]
.pisicchio.
00mercoledì 27 ottobre 2010 09:32
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 20.43:




"Anche se un uomo nero è alla casa bianca, un nero sulle strade di New York non riesce ancora a fermare un taxi." [SM=x43820]


Continuo a non preferire gli Usa.






Non so chi l'abbia detta questa cosa ma ti assicuro che non è così.
Ho conosciuto persone di tutte le razze che lavoravano in banche d'affari o studi legali, frequentavano le migliori università e facevano esattamente la stessa vita degli altri.
Le discriminazioni ci sono ancora ma ti assicuro che un immigrato ha molte più opportunità negli Usa che in Italia.
.pisicchio.
00mercoledì 27 ottobre 2010 09:48
Re: Re: Re:
Massimo Volume, 26/10/2010 21.17:




A ciucciare, ciucci sempre e solo tu.




Complimenti per la raffinata battuta.

Volevo rimarcare che l'istruzione "pubblica" italiana è una balla per ingenui.

Il sistema americano è estremamente onesto. Ti viene fatto capire che per avere successo (accademico e, presumibilmente, professionale) devi frequentare le migliori scuole ed emergere sugli altri. Ciò ti sarà più facile se parti da una condizione agiata, ma non è detto che tu non possa arrivarci partendo dal basso, indebitandoti per molti anni e spinto da motivazioni molto forti (potrei riportarti centinaia di esempi e, credimi, un pò il sistema americano lo conosco).

Il sistema italiano è invece subdolo. Ti viene detto: tutti possono accedere all'università, che è pubblica e non prevede alcuna selezione all'ingresso. Quasi tutti conseguiranno una laurea ma quasi nessuno otterrà la posizione professionale che auspica. Molti trascorreranno anni a rispondere al telefono di un call centre.

Mentre tu inneggi alla scuola pubblica una fetta sempre più ampia della borghesia italiana manda i figli in scuole elementari straniere (americane, tedesche, francesci etc....vd. articolo di Panebianco su Corriere di qualche giorno fa). Un'altra fetta della borghesia italiana (es. Walter Veltroni, Teodoro Buontempo(sic!!!)) manda i figli nelle università straniere. Sai perchè?
Perchè vuole sottrarli alla massa di disoccupati che escono dalle università pubbliche italiane. Già...a quella massa di disoccupati che andranno inutilmente ad ingrossare le file nelle cancellerie dei tribunali o le aule dei grossi concorsi pubblici (vd. recente concorso indetto dal comune di Napoli).



Auguri
--letizia22--
00mercoledì 27 ottobre 2010 11:46
Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 27/10/2010 9.48:




Complimenti per la raffinata battuta.

Volevo rimarcare che l'istruzione "pubblica" italiana è una balla per ingenui.

Il sistema americano è estremamente onesto. Ti viene fatto capire che per avere successo (accademico e, presumibilmente, professionale) devi frequentare le migliori scuole ed emergere sugli altri. Ciò ti sarà più facile se parti da una condizione agiata, ma non è detto che tu non possa arrivarci partendo dal basso, indebitandoti per molti anni e spinto da motivazioni molto forti (potrei riportarti centinaia di esempi e, credimi, un pò il sistema americano lo conosco).

Il sistema italiano è invece subdolo. Ti viene detto: tutti possono accedere all'università, che è pubblica e non prevede alcuna selezione all'ingresso. Quasi tutti conseguiranno una laurea ma quasi nessuno otterrà la posizione professionale che auspica. Molti trascorreranno anni a rispondere al telefono di un call centre.

Mentre tu inneggi alla scuola pubblica una fetta sempre più ampia della borghesia italiana manda i figli in scuole elementari straniere (americane, tedesche, francesci etc....vd. articolo di Panebianco su Corriere di qualche giorno fa). Un'altra fetta della borghesia italiana (es. Walter Veltroni, Teodoro Buontempo(sic!!!)) manda i figli nelle università straniere. Sai perchè?
Perchè vuole sottrarli alla massa di disoccupati che escono dalle università pubbliche italiane. Già...a quella massa di disoccupati che andranno inutilmente ad ingrossare le file nelle cancellerie dei tribunali o le aule dei grossi concorsi pubblici (vd. recente concorso indetto dal comune di Napoli).



Auguri




quest'aspetto mi fa un po' paura,per il resto non si puo' dire che quello che hai detto non corrisponda al vero...
.pisicchio.
00mercoledì 27 ottobre 2010 12:08
Re: Re: Re: Re: Re:
--letizia22--, 27/10/2010 11.46:




quest'aspetto mi fa un po' paura,per il resto non si puo' dire che quello che hai detto non corrisponda al vero...




Il conseguimento di un J.D. in una top law school americana costa circa 70.000 USD moltiplicati per tre anni (35 circa di tuition fee più altri 35 per vitto e alloggio).

Ok...è tanto...

Sai quando guadagna un neolaureato reclutato da uno studio legale importante di New York, Chicago etc.?
Dai 120.000 ai 170.000 USD per il primo anno.
giusperito
00mercoledì 27 ottobre 2010 12:22
Se ho mani d'oro per fare il panettiere potrei tranquillamente infischiarmene per rincorrere il mio sogno di diventare medico, calciatore o quant'altro. Chi decide cosa devo realmente realizzare? Lo decide lo Stato? una commissione ad hoc che valuta ciò che nemmeno io so?
Il discorso sull'america e sulla mobilità sociale riguarda proprio la possibilità di raggiungere i propri sogni. Non necessariamente sarà possibile e non tutte le variabili saranno favorevoli, ma in ogni caso è fondamentale avere la libertà di scegliere il proprio posto nel mondo, inseguire la propria idea senza che qualcuno lo impedisca. Il punto è la libertà di scelta che è anche la libertà di sbagliare. Non credo che Trixam si riferisca agli Usa come il modello perfetto, ma come il modello migliore. Nessuno esclude l'errore, l'imperfezione o il caso, tuttavia un sistema che garantisca la libertà di scelta evita che a queste incognite si aggiunga il peso della casta, la decisione dall'alto. Il discorso, quindi, non è "volere è potere", ma voglio poter scegliere e voglio poter sbagliare. Si tratta di un discorso di libertà, ma prima ancora di responsabilità. Purtroppo la libertà ci rende responsabili delle nostre azioni, perché ci impedisce di accusare altri dei nostri fallimenti, ma soprattutto ci evita il rischio che gli altri siano la causa dei nostri fallimenti o delle nostre aspettative infrante.
Obama avrà anche avuto fortuna, ma la storia americana conta allora molti fortunati (penso a Clinton). Il discorso sull'uomo di colore che non ferma un taxi a NY è pura demagogia. Sfido a trovare un qualsiasi tassista italiano che fa salire in macchina un "marocchino" e contemporaneamente sfido a trovare 10 uomini di colore che rivestano ruoli dirigenziali in Italia, anzi sfido a trovare 10 donne che rivestano veri ruoli dirigenziali in Italia. L'italiano tollera l'uomo di colore al semaforo a vendere fazzoletti, ma non in Parlamento o in ospedale..
In pratica il discorso non riguarda il self made man, ma la libertà di fare della propria vita ciò che si vuole senza dover dar conto a nessuno dato che è unica. Il vero problema è che si cerca sempre la protezione dello Stato o di qualche ente superiore, perché è più comodo rispetto a "farsi il culo".

Nello specifico del post non riesco a capire i discorsi sul cattivo capitalista che vuole monetizzare tutto. Personalmente vedo un signore che dice a dei ragazzi: vi do l'occasione di realizzare una vostra idea, un vostro progetto senza la necessità di concludere un percorso di studi, senza prendere un pezzo di carta che non risponde ai vostri desideri e alle vostre ambizioni, ma che rappresenta una tappa obbligata.
Piuttosto che parlare di soldi si sta parlando di libertà e di autodeterminazione. Non è obbligatorio che tutti debbano studiare né mi sembra che lo Stato o chi per lui debba convincere i suoi cittadini a studiare in particolare seguendo i percorsi istituzionali (e degli studenti di giurisprudenza dovrebbero essere i primi a rendersi conto che i percorsi istituzionali ci rubano tempo, fatica e in sostanza vita).
D'altra parte in un mondo dove gli economisti comportamentali prendono il posto dei sociologi, dove di nudge in nudge si arriva agli schiaffoni, dove un Ichino qualsiasi parla di correzione statale delle scelte, dove si mette a processo la meritocrazia e il voto è fatto con l'applausometro, non c'è molta speranza che il merito venga premiato e la libertà del singolo tutelata.

p.s. il discorso sui debiti è vero, ma non dimentichiamoci che le borse di studio hanno permesso ad Obama o Clinton di laurearsi e diventare presidente. (clinton è il figlio di una cameriera da 7 dollari l'ora). Da noi il figlio di un contadino può fare lo stesso?
Facciamo questo conto laureandosi in 5 anni paga circa 400 euro di tasse all'anno (siamo intorno ai 2000€) a cui vanno aggiunti lo stesso vitto ed alloggio di cui parlava pisicchio (500 mensili se gli va bene moltiplicati per 12 mesi = 6000 e annuni x 5 = 30.000 + 2.000 = 32.000)
.pisicchio.
00giovedì 28 ottobre 2010 18:07
Re:
giusperito, 27/10/2010 12.22:

Se ho mani d'oro per fare il panettiere potrei tranquillamente infischiarmene per rincorrere il mio sogno di diventare medico, calciatore o quant'altro. Chi decide cosa devo realmente realizzare? Lo decide lo Stato? una commissione ad hoc che valuta ciò che nemmeno io so?
Il discorso sull'america e sulla mobilità sociale riguarda proprio la possibilità di raggiungere i propri sogni. Non necessariamente sarà possibile e non tutte le variabili saranno favorevoli, ma in ogni caso è fondamentale avere la libertà di scegliere il proprio posto nel mondo, inseguire la propria idea senza che qualcuno lo impedisca. Il punto è la libertà di scelta che è anche la libertà di sbagliare. Non credo che Trixam si riferisca agli Usa come il modello perfetto, ma come il modello migliore. Nessuno esclude l'errore, l'imperfezione o il caso, tuttavia un sistema che garantisca la libertà di scelta evita che a queste incognite si aggiunga il peso della casta, la decisione dall'alto. Il discorso, quindi, non è "volere è potere", ma voglio poter scegliere e voglio poter sbagliare. Si tratta di un discorso di libertà, ma prima ancora di responsabilità. Purtroppo la libertà ci rende responsabili delle nostre azioni, perché ci impedisce di accusare altri dei nostri fallimenti, ma soprattutto ci evita il rischio che gli altri siano la causa dei nostri fallimenti o delle nostre aspettative infrante.
Obama avrà anche avuto fortuna, ma la storia americana conta allora molti fortunati (penso a Clinton). Il discorso sull'uomo di colore che non ferma un taxi a NY è pura demagogia. Sfido a trovare un qualsiasi tassista italiano che fa salire in macchina un "marocchino" e contemporaneamente sfido a trovare 10 uomini di colore che rivestano ruoli dirigenziali in Italia, anzi sfido a trovare 10 donne che rivestano veri ruoli dirigenziali in Italia. L'italiano tollera l'uomo di colore al semaforo a vendere fazzoletti, ma non in Parlamento o in ospedale..
In pratica il discorso non riguarda il self made man, ma la libertà di fare della propria vita ciò che si vuole senza dover dar conto a nessuno dato che è unica. Il vero problema è che si cerca sempre la protezione dello Stato o di qualche ente superiore, perché è più comodo rispetto a "farsi il culo".

Nello specifico del post non riesco a capire i discorsi sul cattivo capitalista che vuole monetizzare tutto. Personalmente vedo un signore che dice a dei ragazzi: vi do l'occasione di realizzare una vostra idea, un vostro progetto senza la necessità di concludere un percorso di studi, senza prendere un pezzo di carta che non risponde ai vostri desideri e alle vostre ambizioni, ma che rappresenta una tappa obbligata.
Piuttosto che parlare di soldi si sta parlando di libertà e di autodeterminazione. Non è obbligatorio che tutti debbano studiare né mi sembra che lo Stato o chi per lui debba convincere i suoi cittadini a studiare in particolare seguendo i percorsi istituzionali (e degli studenti di giurisprudenza dovrebbero essere i primi a rendersi conto che i percorsi istituzionali ci rubano tempo, fatica e in sostanza vita).
D'altra parte in un mondo dove gli economisti comportamentali prendono il posto dei sociologi, dove di nudge in nudge si arriva agli schiaffoni, dove un Ichino qualsiasi parla di correzione statale delle scelte, dove si mette a processo la meritocrazia e il voto è fatto con l'applausometro, non c'è molta speranza che il merito venga premiato e la libertà del singolo tutelata.

p.s. il discorso sui debiti è vero, ma non dimentichiamoci che le borse di studio hanno permesso ad Obama o Clinton di laurearsi e diventare presidente. (clinton è il figlio di una cameriera da 7 dollari l'ora). Da noi il figlio di un contadino può fare lo stesso?
Facciamo questo conto laureandosi in 5 anni paga circa 400 euro di tasse all'anno (siamo intorno ai 2000€) a cui vanno aggiunti lo stesso vitto ed alloggio di cui parlava pisicchio (500 mensili se gli va bene moltiplicati per 12 mesi = 6000 e annuni x 5 = 30.000 + 2.000 = 32.000)




In verità solo pochissimi studenti americani riescono ad ottenere borse di studio in grado di coprire tutti i costi. Molti riescono ad avere un sostanziale taglio dei costi...

Quasi tutti devono ricorrere da un loan, ovvero ad un prestito, che viene rilasciato anche senza garanzie. Questo perchè è scontato che il laureato che esce da Harvard o dalla Columbia sarà in grado di ripagarselo con il primo impiego.

Obama ha dichiarato di aver di recente estinto tutti i debiti contratti per studiare. In realtà molti americani scelgono di non estinguere anticipatamente i loan perchè per loro è molto più vantaggioso restare indebitati (così per la macchina, per la casa etc.).


trixam
00venerdì 29 ottobre 2010 22:53
Re: Re: Re:
(Hydra), 26/10/2010 15.11:


trixy tu cosa fai nella vita? intendo dire...quello che fai come lo hai ottenuto?





Sono junior fellow nel settore business development corporate banking della unicredit bank. Almeno fino al 31 dicembre, poi chissà.
L'ho ottenuto lavorando e studiando piuttosto duramente, non so se è banale ma nel mio caso ha funzionato.
Se vuoi sapere se vengo da una famiglia ricca e quindi parlo da figlio di papà la risposta è no.
Mio padre è un operaio e lavora in una fabbrica che produce buste di plastica, mentre mia mamma lavora come stagionale in una fabbrica che produce pomodori in scatola. Mio nonno che è stata la persona più importante della mia vita era un contadino, un antifascista, arrestato per aver organizzato la più grande rivolta contadina della piana del sele nel 1933. Il tribunale speciale lo condannò a dieci anni.
Poi durante la guerra scappò e andò a combattere nelle brigate garibaldi diventando un comunista, cosa di cui vado orgogliosissimo nonostante io sia un feroce anticomunista.
Quasi tutta la mia famiglia era comunista.

Ho giocato a rugby per 15 anni con diciotto presenze nella nazionale giovanile, compresa quella della storica prima vittoria a Twichenham
contro l'Inghilterra ottenuta nel febbraio 2002.
Ho fatto il militare nella brigata folgore, altra cosa di cui vado orgogliosissimo, con quarantacinque giorni di servizio in kosovo durante la rivolta di pec e poi quattro mesi in Iraq, i più lunghi e drammatici della mia vita.
Nel 2004 vinsi il concorso all'accademia di modena, ma non volli andarci perché l'esercito mi aveva rotto.
Con i soldi delle missioni me ne andai in America, dove ho superato il sat, ho vinto una borsa di studio e mi sono laureato in scienze politiche. Naturalmente la borsa di studio non copriva tutto e mi sono fatto 90.000 dollari di debito con la bank of america che sto ancora pagando e pagherò per i prossimi venti anni.
Ma ne è valsa la pena, eccome se ne è valsa.
Chi non c'è stato, non può capire che cosa è l'America.
Prima di pontificare sulla sanità privata o le ingiustizie io vi consiglio di andarci, non potrete non amarla.
Lo diceva dos passos. "L'america è grezza, ma USA è la lingua del futuro".
Poi ovviamente sono iscritto anche alla federico perchè la laurea in giurisprudenza mi serve per la mia attività.
Tutto qui. Non mi sento un self made, anzi devo dire che sono piuttosto indietro rispetto al mio programma di vita.
Ma si fa quel che si può. Però quando dico certe cose, tipo che nelle università americane ci sono molti più figli di poveri di quanti ce ne sono in Italia, lo dico perchè le cose le ho viste di persona, non lette su un giornale radical chic.

Anzi mi viene da chiedere, quanti figli di operai ci sono qui?
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