Una risposta ad Alesina e Giavazzi

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(pollastro)
00domenica 23 settembre 2012 22:42
Come riformare lo Stato sociale
Sul Corriere della Sera di oggi, i due professori della Bocconi propongono nell'editoriale una riforma dello Stato sociale, a loro dire insopportabilmente costoso perché pochi lavoratori sostengono oggi troppi bambini e anziani (insomma soggetti che non sono ancora o non sono più produttivi, avendo inoltre bisogno di cure mediche, specie i secondi). Propongono dunque che chi può si paghi perciò in misura preponderante università, cure mediche, eccetera. Posto qui, su sua preghiera, la replica del professore Prisco nel blog dei lettori, precisando anche che mi ha detto di attendersi già la vibrata polemica contro di lui di Giusperito, Pisicchio e Trixam (e magari anche quella di ObbligazioneNaturale). Si aspetta invece la condivisione di Letizia 22. Avrà previsto male? [SM=g2725292]


“Si salvi chi può”: una ricetta ferocemente (e coerentemente) liberista

Perché una buona laurea non dovrebbe essere finanziata in notevole misura dalla fiscalità generale? Se studio bene, non lavoro poi anche per il mio Paese, oltreché per me? E se sono sano e (allungatasi la vita media) posso lavorare più tempo, non è equo che lo Stato spenda per aiutarmi a stare bene? Parlo però - e qui è il punto - di un sistema universitario che non sia un parcheggio di studenti nullafacenti senza alternative o un pascolo di clientele baronali - sono del ramo, conosco l’andazzo - e di una sanità eccellente (come in Lombardia, ma al netto delle opacità fiorite attorno al San Raffaele e a Formigoni). E penso ad un sistema fiscale che tagli le tasse (se sono non vessatorie, possono pagarle più persone, senza alibi), ma persegua spietatamente l’evasione fiscale. Infine, parlo di un sistema politico-istituzionale tarato sulle esigenze reali del Paese: mille parlamentari, non so quanti consiglieri regionali, provinciali e comunali, nonché governo centrale e governi locali pletorici sono inutili, nella misura numerica attuale, anche perché, come si vede, inefficaci e senza controlli sui fondi spesi. In Germania e in Spagna i partiti sono disciplinati dalla legge e così negli USA le primarie. La poltica è attività necessaria e nobile, ma se si vive “per” - non “di” - essa
giusperito
00lunedì 24 settembre 2012 10:40
Ammetto che l'articolo l'ho letto adesso. Potrei dire che i mondiali di ciclismo mi appassionavano di più, ma in realtà a me i cip e ciop del corriere hanno un po' stancato. In primis perché sono due persone ed una testa.. che diamine ogni articolo a firma comune, ma che fanno uno legge e l'altro scrive? Inoltre hanno raccontato ricette deliziose e poi si sono prostrati al montismo illiberale e vessatorio.. nel caso di Giavazzi anche collaborando.. e sinceramente di chiacchieroni illuminati che alla resa dei conti si comportano all'opposto siamo sufficientemente assortiti.

Entrando nel merito, mi sembra una proposta intelligente. E' ovvio che chi ha più denaro non debba ricevere i servizi gratuiti destinati ai non abbienti. Il vero problema è capire quando si ha abbastanza denaro per potersi pagare questi servizi. In Italia 20.000€ di reddito lordi ti proiettano per lo Stato nella middle class e via a pagarti tutto... e si diventa più poveri dei poveri, perché nemmeno la social card e le altre menate assistenziali.
In ogni caso nel prosieguo assumerò che la misura sia destinata ad un'imprecisata categoria di abbienti.
E' giusto che si paghino la sanità e l'università?
Beh il discorso paraculo di cip e ciop mi sembra condivisibile come ogni buon discorso paraculo.
Prendiamo un caso pratico. Una persona ricca e malata sa bene che l'assistenza pubblica è scadente e, quindi, per salvarsi la vita decide di rivolgersi al privato. In quel momento sta pagando due volte per la stessa cosa. Nel discorso di pippo e paperino dovrebbero essergli scalati i soldi delle tasse... mi sembra anche giusto. PERO' PERO' MA PERO' MA PERO' cosa cambia nei fatti? I poveri continueranno a ricevere la stessa merda ed i ricchi finalmente potranno sgravarsi dal pagamento di servizi che GIA' NON USANO.
Certo è giustissimo non pagare ciò che non vogliamo, ma dovremmo poterlo fare tutti. La libertà per i ricchi è un po' come preoccuparsi del danno esistenziale in caso di unghia spezzata. La ricchezza è strumento di libertà e di autodeterminazione. Ora o tutti veniamo posti nelle condizioni potenziali di essere liberi oppure creiamo i più liberi tra i costituzionalmente tutti liberi.
Cric e croc non vogliono dire che per ridurre le tasse bisogna eliminare le spese improduttive.. PUNTO E BASTA
Nell'ottica del ricco direi che è vero che la popolazione invecchia e quindi costa di più per pensioni e sanità MA tu Stato ti sei preso i miei contributi e le mie tasse per tanti anni ed ora vuoi dirmi che chi ha rat ha rat e chi ha avut ha avut? Eh no, non si fa oppure lo fai dopo che hai purgato per bene chi mangia ed ha mangiato con i miei soldi.
In pratica mi stai dicendo che mi devo pagare da solo l'istruzione.. e per me ci può stare, ma prima liberalizzi in modo che possa scegliere sul mercato chi offre il meglio, prima togli i parassiti che organizzano i corsi di arrampicata sugli alberi, dei corsi di recupero a leggere il giornale, delle scuole serali con 12 docenti ed un alunno, prima togli gli sprechi e poi ne parliamo...
Nell'ottica del povero direi che è una grande colossale presa per il culo. Cosa cambia? Chi non riesce a pagarsi le spese mediche necessarie o l'istruzione di buon livello, continuerà a non farlo, perché gianni e pinotto si dimenticano che la loro non è una riforma di sistemi inefficienti. Il Cardarelli resterà il Cardarelli e a Ponticelli continueranno a sfornare terze medie che non sanno leggere e scrivere
trixam
00lunedì 24 settembre 2012 13:25
Dopo cerco di dare una risposta articolata al tema che è complesso, nel frattempo affido una risposta breve ad un classico.


--letizia22--
00lunedì 24 settembre 2012 14:25
Non credo questa sia la soluzione,si dimentica che alla base delle tasse oltre ad un discorso di efficienza, sussiste un discorso di solidarieta'.C'e' il rischio di lottizzare le opportunita' in maniera sfacciata, più di quanto gia' non lo siano.Ovviamente il sistema di oggi presenta anche i problemi evidenziati da giusperito, ma da qui a fare il passo di liquidare l'essenza dello Stato sociale,ce ne passa.Inoltre lo stato sociale conviene anche ai ricchi,sia in termini di coscienza morale ( nel caso l'abbiano)sia in termini di una maggiore "sicurezza"e coesione civile.Tuttavia, stato sociale non significa mantenimento di disoccupati e parassiti, ne' deve permettere ai politici di arricchirsi con la gestione dei soldi pubblici.Purtroppo il discorso e' lungo, i problemi sono chiari, ma le soluzioni le vogliono sempre complicate affinche' non cambi nulla e resti tutto com'e'.
trixam
00lunedì 24 settembre 2012 19:59
Il tema merita, perciò cerco di fare un intervento prescindendo dal fatto che sono un falco liberista sostenitore dell'imperialismo angloamericano.
Mi permetto di dire che il riassunto dell'articolo di Giavazzi e Alesina non è proprio esatto, i due professori dicono che lo stato deve fornire i servizi alle categorie svantaggiate mentre non deve fornirli gratuitamente alle classi più abbienti che dovrebbero sostenere i costi, visto che se lo possono permettere, riducendo
così la necessità di una tassazione mostruosa.
Facciamo un esempio per capirci subito. Se noi cambiassimo il sistema di finanziamento della sanità pubblica adottando il modello olandese(come voleva fare il primo governo prodi prima che le lobbies sanitarie democristiane capeggiate da Rosi Bindi lo fermassero) che prevede l'obbligo per tutti i cittadini di sottoscrivere un'assicurazione sanitaria che costa mediamente 95 euro al mese, sarebbe possibile tagliare di 55 miliardi le tasse per tutti mantenendo il servizio attuale ma ottenendo notevoli benefici.
Il più rilevante? In un sistema assicurativo quando vai dal medico paga l'assicurazione, il medico è obbligato a fare fattura, l'evasione fiscale dei medici(tra i maggiori evasori del belpaese) si riduce a zero senza bisogno di leggi repressive, rastrellamenti della gdf, persone che corrono dai commercialisti ogni volta che devono fare un bonifico per capire se l'operazione può sembrare sospetta o meno ecc.. Fine dell'evasione in genere, perché gli evasori dovrebbero sottoscrivere la polizza. Bersani disse tempo fa: "se non paghi le tasse, solo per educazione ti mando l'ambulanza quando stai male". Ecco la filosofia del tarallucci e vino. Se sei coerente l'ambulanza all'evasore non gliela devi mandare e tanto meno pagare.

Sempre restando nella sanità, in Svezia, il paese simbolo della socialdemocrazia, c'è un sistema sanitario simile al nostro che come quello francese si riferisce al cosiddetto modello Beveridge. A metà degli anni novanta i governi svedesi si sono resi conto che il livello di spesa pubblica non era più sostenibile e andando avanti facendo finta di niente il mitico welfare svedese sarebbe diventato incompatibile con il vincolo di bilancio e collassato. Perché noi possiamo anche infischiarne dei numeri e delle leggi economiche, ma loro non per questo smettono di funzionare. Cos'hanno fatto in svezia? Hanno riformato l'organizzazione delsistema sanitario per renderlo più efficiente chiudendo sessanta ospedali e potenziando ad esempio l'assistenza domiciliare che per il diabete è passata dal 25% all'80% con benefici sulla qualità della vita del paziente e risparmi notevoli per lo stato. Poi il governo svedese ha pensato quello che hanno scritto Giavazzi e Alesina, vale a dire che ha incentivato i cittadini svedesi più abbienti a sottoscrivere un'assicurazione medica privata con il risultato che le polizze mediche vendute sono passate dal 2.2% del 2002 al 5.9% del 2007 e con visite mediche private nello stesso periodo dal 12% al 28.5%. QUesto per lo stato è stato un risparmio sostanziale che ha permesso, nell'ambito di un programa generale di taglio della spesa pubblica che è stato di quasi 6 punti di pil in 18 anni, di non tagliare la spesa sanitaria destinandola al
miglioramento dei servizi per i meno abbienti.
Per non dire che in Svezia le poste sono state privatizzate nel 1993, lo stato sovvenziona la scuola privata per favorire la livertà di scelta educativa con gli studenti delle scuole non statali che sono ormai il 15% ecc... Così vanno le cose nei paesi civili.
Ritornando alla sanità, Giavazzi e Alesina su questo sbagliano: la spesa italiana nel settore non è particolarmente alta rispetto agli altri paesi, l'italia spende il 9,6 % del pil, una percentuale pari alla svezia. Ma la spesa svedese, grazie alle cose che ho detto sopra, è molto più efficiente della nostra.
Per le ragioni ataviche che conosciamo il costo di intermediazione del nostro stato per l'organizzazione dei servizi è enormemente più alto che altrove, cosa che nella sanità dove i soldi sono molti diventa patologica com avviene nelle regioni del sud dove ci sono bilanci in rosso da far paura e i cittadini sono sottoposti a massacri fiscali. Ma qui c'è ancora un altro punto, mentre in svezia la sanità si paga con le imposte dirette, in Italia il finanziamento è economicamente distorsivo perché con le imposte dirette il sistema non starebbe in piedi perciò ci si è dovuti inventare quella follia burocratica nota come Irap, una tassa sui costi delle imprese, che è un unicum italiano ed è stata tra gli elementi principali che hanno affossato la nostra economia negli ultimi 15 anni.
La nostra sanità poi soffre di evidenti asimmetrie, non solo tra nord e sud dove passiamo da livelli di eccellenza a vergogne paurose, ma anche nel livello dei servizi. IL livello di prima assistenza in italia è di alto livello, questo è innegabile, ma dal punto di vista delle cure specialistiche il livello cala non perché manchino le competenze ma per via della disorganizzazione e tutto il resto che impongono a chi deve per necessità rivolgersi al pubblico attese bibliche, mentre chi può permetterselo va nel privato. Qui dovrebbero intervenire le riforme ma come è noto con le riforme in italia ci si pulisce il culo.

Vado su sanità e pensioni, inizio e fine vita. Per rispondere alla sua domanda prof, direi dipende, ma in certi casi proprio no.
Prendiamo il caso più noto: i famosi cervelli italiani all'estero. Lo stato ha finanziato la loro istruzione, poi i paesi esteri li hanno presi, perfezionati ed ora questi stanno lì ad aumentare la competitività di quei paesi a danno dell'italia, in questo caso per il povero contribuente italiano oltre che uno spreco è stato un vero e proprio suicidio. Magari il ricercatore italiano dell'università del Michigan che ha avuto gli studi pagati dall'operaio di una fabbrica di crevalcore(e da tanti come LUi) inventa la supercazzola a motore che rende il prodotto della fabbrica dell'operaio inefficiente, la fabbrica chiude e mette tutti in cassaintegrazione, danno che si aggunge alla beffa.
In questo caso io mi chiederei: ma l'istruzione è un diritto o un'opportunità di investimento su sè stessi? In questo vorrei appellarmi anche alla sua sapienza costituzionale, secondo lei i costituenti del 1947 pensavano ad una università di massa finanziata con i soldi del contribuente?
Io ho i miei dubbi. Credo che pensassero ad un livello di istruzione minima garantita, naturalmente oggi ne abbiamo bisogno di più perché l'istruzione ha esternalità positiva si può pensare ad una interpretazione evolutiva, ma comunque non credo che sposerebbero questo modello che è il più iniquo che possa esistere.
I numeri secondo me lo dicono chiaro: 1 diciannovenne su 3 va all'università, tra questi 1 su 10 è figlio di operaio, mentre 6 su 10 sono figli di professionisti.
Se prendiamo il costo di uno studente universitario sul bilancio familiare: in una famiglia a reddito basso l'incidenza è del 24%, mentre in una a reddito medio alto è del 18%, un sistema regressivo alla faccia della costituzione. In sintesi in italia l'università pubblica è una tassa che la classe media mette sui poveri per
perpetuare la sua esistenza con l'effetto di una grottesca redistribuzione al contrario: gli operai pagano l'istruzione ai figli degli avvocati e dei medici.

Sulle pensioni, è chiaro che un sistema pensionistico per essere sostenibile deve essere correlato all'andamento demografico, ma anche al ciclo economico.
Per pagare le pensioni è necessaria la crescita economica(con buona pace dei decrescisti) altrimenti i risparmi di spesa fatti aumentando l'età si vanificano.
L'invecchiamento della popolazione è un fatto, alla mia età i miei genitori avevano due figli, io non ne ho nessuno e non prevedo di averne per i prossimi 5 anni, non penso di essere l'unico tra i miei coetanei. Quando i nati della nostra generazione, parlo di quelli degli anni ottanta, arriveranno ad essere sessantenni(chi ci
arriva, toccate ferro) il rapporto tra sessantenni e ventenni sarà rovesciato, attorno al tre ad uno. Come farà quel ventenne che erediterà un paese scassato a pagare ai vecchi la sanità e la pensione? Chiedetelo a quelli che i nostri sistemi sono sostenibili. La risposta è che quei sessantenni non avranno la pensione o se ce
l'avranno sarà da fame.

Sono già lunghissimo, quindi chiudo. Però secondo me al di là dei capitoli, ci vorrebbe una riflessione generale sul welfare, perché in tutto il mondo è chiaro a tutti da venti anni che per mantenerlo bisogna riformarlo e questo è stato il tema delle migliori sinistre progressiste.
La mia definizione di welfare preferito è sempre quella che diede Tony Blair nel discorso di insediamento come nuovo leader laburista nel 1994: fare insieme quello che non siamo in grado di fare da soli. Una rete di protezione che ti aiuta a rimetterti in piedi nei momenti di difficoltà e ti aiuta in quello che non puoi fare da solo.

Ma nei decenni scorsi, soprattutto in paesi come il nostro ad etica zero, il welfare è stato uno strumento nelle mani dei politicanti per comprare il consenso politico creando così intere comunità che vivono di trasferimenti pubblici. Su questo si è discusso in Uk in questi anni dopo che il rapporto Mandelson due anni fa ha rivelato
che la cifra di cittadini britannici che non contribuisce con un penny alla comunità ma vive di trasferimenti statali è arrivata a 20 milioni di persone e crescerà se non si fa qualcosa. In italia eravamo già avanti perché abbiamo già raggiunto la cifra da tempo e viggiamo verso i 21 milioni con stime in crescita. Tra non molto questa bomba esploderà se non si fa qualcosa e come diceva il noto trombatore socialista di cameriere in alberghi di lusso, al secolo Strass Khan, il conto lo pagheranno sempre i più deboli.







(pollastro)
00lunedì 24 settembre 2012 21:00
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Caro Trixam, anche lei merita attenzione. I suoi argomenti sono sempre interessanti e io mi riservo di leggerla meglio e di rispondere quando riavrò occhiali nuovi, perché si sono rotti quelli che normalmente porto. Per il momento ho solo scorso in fretta e con sforzo oculare il suo intervento e le dico che non mi sento affatto polemico con lei, o con gli altri liberisti del sito. L'articolo di Alesina e Giavazzi avrei voluto postarlo tutto per correttezza, prima di rispondere in 1500 battute, spazi compresi, che avevo a disposizione sul blog elettornico del Corriere, ma non ho lo scanner. Mi scuso perciò della frettolosità della sintesi. Sono orientato a sinistra, sì, ma non cieco (a parte gli occhiali rotti), né sordo. Soprattutto mi imbatto nella sua risposta dopo avere sentito delle dimissioni (ritengo dovute, ma tardive) della Presidente Polverini. Il Lazio è un problema che emerge oggi, ma prima c'erano stati altri scandali in altre regioni, prescindendo dal colore delle maggioranze. Non solo penso che i Costituenti non volessero scuole di massa finanziate dai poveri, ma che volessero buone scuole per tutti, perché una buona formazione (sall'asilo all'università e oltre) è il più formidabile degli ascensori sociali e che desiderassero e praticassero una politica pulita (loro uscivano da tempi durissimi e da una dittatura). Sento che quell'antica speranza è stata tradita: bisogna secondo me elevare il popolo, non dargli falsi beni e servizi(ad esempio una laurea scadente, che i figli dei ricchi prenderanno in università private e/o all'estero), o una sanità gonfiata da ospedali aperti solo per nominare primarii, fingendo che servano a qualcosa. Per il momento la lascio, ripromettendomi di riprendere il discorso ad occhiali riparati o nuovi. Certo, la democrazia e il socialismo NON sono il lassismo, i diritti sociali sono sacrosanti, ma implicano (lo dice proprio la Costituzione e lei lo sa bene) il dovere del lavoro e della partecipazione allo sforzo collettivo. Non pretendo di scusarmi per la mia generazione (ed io personalmente, poi, ho sempre cercato di fare il mio dovere), ma qualcuno sì che dovrebbe scusarsi con voi giovani per questa "democrazia senza qualità" e senza speranze (di lavoro e tra molti anni di pensioni) che vi diamo in consegna. Spesso mi irrito con i miei studenti per il loro pessimo (e cioè acritico) modo di studiare, ma poi penso anche: per che cosa dovrebbero sentirsi spronati a migliorare, quali orizzonte abbiamo aperto ai nostri figli? Se lo spettacolo che vedono è quello che propiniamo, è giià tanto che non ci accompagnino tutti alla porta. A presto

ObbligazioneNaturale
00lunedì 24 settembre 2012 22:50
Mi riservo il diritto di rispondere piu' avanti, anche se, lo anticipo, le mie posizioni sul tema sono molto piu' "estreme", "antipatiche", "liberiste" ed "americane" (l'imperialismo UK non c'entra una sega, non solo perche' la Victorian Age e' finita da un pezzo ma soprattutto in quanto quei costi sono scaricati sul resto d'Europa, trixam sembra averlo dimenticato) di quelle di gius e trixam.

I dati sono quelli di Ichino, li trovate anche su nFA.

.pisicchio.
00mercoledì 26 settembre 2012 19:18
.pisicchio.
00mercoledì 26 settembre 2012 20:35
Professore,

grazie per avermi inserito nell'elenco dei virgulti liberisti. In effetti, pur senza il supporto di sufficienti letture, ho sempre pensato che lo Stato migliore fosse quello più snello: un mero regolatore preordinato a garantire le cc.dd. libertà civili, la piena concorrenza (anche tra pubblico e privato) e, non da ultimo, le pari opportunità.

Quanto al problema specifico, la soluzione di G. & A. non mi convince. Forse funziona dal punto di vista dell'efficienza ma non mi pare accettabile in termini di giustizia sociale. Sarebbe più ragionevole e coerente consentire a chi vuole (presumibilmente i più ricchi) di acquistare una polizza sanitaria privata e pagare meno tasse. Queste ultime sarebbero esclusivamente destinate ai ceti meno ricchi quale contributo di solidarietà. Diversamente li facciamo ulteriormente cornuti e mazziati.

Detto questo, mi sembrano questioni di lana caprina. I problemi italiani sono sempre i soliti: corruzione, assenza totale di senso civico, incapacità di far prevalere l'interesse generale su quello individuale o corporativo etc. etc.

ps: sto ancora cercando di capire che droga assumono quelli che straparlano di liberismo (meglio "neo liberismo") e "decrescita" in relazione alla situazione italiana. Deve essere qualcosa di veramente forte.
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