Teorema (Pasolini, 1968)

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Koogar
00venerdì 16 novembre 2012 23:26
Puoi vedere il film qui!

Un film di Pier Paolo Pasolini.
Con Massimo Girotti, Terence Stamp, Laura Betti, Ninetto Davoli.
Drammatico, b/n durata 98' min. - Italia 1968.

« Lo sconvolgimento che Teorema provoca non è affatto di tipo sessuale, è essenzialmente ideologico e mistico. Trattandosi incontestabilmente di un'opera d'arte, Teorema non può essere sospettato di oscenità. »



Un enigmatico visitatore (Stamp) s'insinua nella famiglia di un industriale milanese (Girotti) e ha rapporti erotici con la moglie (Mangano), la figlia (Wiazemsky), il figlio (Cruz Soblette), la domestica (Betti) e con lo stesso capofamiglia. Quando lo straniero se ne va, tutti sono cambiati, si perdono o si rinnegano, e la famiglia è disgregata. Il teorema è dimostrato: l'incapacità dell'uomo _ del borghese _ moderno di percepire, ascoltare, assorbire e vivere il sacro. Soltanto la serva Emilia, di origine contadina, lo scopre e, dopo il "miracolo" della levitazione, farà ritorno alla terra in odore di santità. È un altro film di Pasolini all'insegna della congiunzione tra Marx e Freud (qui anche di Jung e Marcuse). Originalmente concepito come una tragedia in versi, Teorema fu sviluppato in un romanzo con versi e prosa che si alternano e poi in un film che, nonostante l'ingombrante ideologismo metaforico e metastorico, è uno dei risultati filmici più originali di Pasolini. La religiosità latente, sotto la vernice blasfema e libertaria, fu colta dalla giuria dell'OCIC (Office Catholique International du Cinema) che alla Mostra di Venezia gli assegnò il suo massimo premio, decisione duramente deplorata dalle gerarchie ecclesiastiche, scandalizzate dall'accostamento di sacro e sesso. Coppa Volpi dell'interpretazione femminile a L. Betti. Sequestrato per oscenità. Regista e produttori denunciati e poi assolti.


Il 13 settembre 1968 la Procura della Repubblica di Roma sequestra il film "per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose e per i rapporti omosessuali tra un ospite e un membro della famiglia che lo ospitava"[2]. Il 14 ottobre la Procura della Repubblica di Genova mette al bando il film con un analogo provvedimento. Il processo contro Pasolini e il produttore Donato Leoni, trasferito per competenza territoriale a Venezia (dove si era svolta l'anteprima del film), si apre il 9 novembre 1968 con l'escussione del regista. Il Pubblico Ministero Luigi Weiss chiede la reclusione di sei mesi di entrambi gli imputati e la distruzione integrale dell'opera. Il 23 novembre 1968, dopo un'ora di camera di consiglio, il Tribunale di Venezia assolve Pasolini e Leoni dall'accusa di oscenità annullando il bando del film con la seguente sentenza:
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