I Re, testo di Cortázar - teatro nuovo dal 5 al 10
Nell’attraversamento di un mito e di una ciclicità all’apparenza immutabile, Julio Cortázar rilegge la storia del Minotauro, restituendone una versione completamente opposta a quella classica, pur tenendo come stelle fisse quella alfa e quella omega, cui gli uomini sono soggetti.
I Re, testo di Cortázar che chiude gli anni del suo lungo apprendistato nella provincia argentina, rappresenta il momento e, al tempo stesso, l’atto attraverso il quale prende corpo il sentimento della libertà creatrice, tema centrale di questa opera e movente di quasi tutti i suoi lavori futuri.
Un testo scritto e definito dal suo autore poema drammatico, che rielabora la famosa storia del mostro cretese non negli avvenimenti, ma nelle relazioni tra i protagonisti.
Il destino di queste macchine di potere, di questi Re, è legato alla figura di un essere recluso in una gabbia di marmo dalla quale non c’è possibilità di uscita. Il labirinto dedalico, da luogo fisico, diviene spazio mentale dove ognuno riversa le proprie paure e i propri desideri inconfessati, e dentro il quale, come in un gioco di specchi infiniti e deformanti, c’è la paura di osservarsi.
Paure vissute come in un incubo, rivelazioni nascoste, che se udite svelerebbero una natura colpevole. Crudeli disegni, che annunciano la morte dei padri per l’affermazione di un nuovo potere, prendono corpo nella complessa forma espressiva, in un’atmosfera irreale sospesa tra una lucida visività e un battito interno violento, assordante, incessante. Soliloqui che sospendono i dialoghi, movimenti geometrici che servono come appiglio ad una percepibile instabilità regale, incapace per sua natura di aprirsi e trovare la propria forza e ragion di essere nella comunione con gli uomini.
Il Minotauro, o meglio il poeta, è per Cortázar e per noi, - aggiunge il regista in una nota - l’unica creatura ancora capace attraverso le parole, la musica e la danza di comporre realtà lontane, di fondare una reale comunità estranea all’insensatezza di un mondo che sostiene il potere sulle paure dei popoli e non sulla fratellanza di questi.
Io e Angela ci andiamo mercoledì prossimo, se qualcuno si vuole aggregare ci fa piacere
(ot: kus ti ho fatto la card)
[Modificato da kusovme 01/12/2006 1.59]