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Gianfranco Fini, leader di Fli (Ansa) |
- «Generazione Italia considera conclusa negativamente l'esperienza di questo governo che, come fosse un suo feudo personale, ha presieduto.
I patti richiedevano l'immediata approvazione di una legge antitrust che eliminasse il monopolio di Mediaset e che favorisse il rinnovo strutturale della Rai restituendo ai media la loro libertà e democratica funzione per informare imparzialmente ed obiettivamente l'opinione pubblica.
I patti richiedevano la netta separazione tra gli interessi personali dal Capo del Governo e la sua funzione di altissimo Pubblico Ufficiale». È l'incipit della «Lettera di sfiducia» pubblicata da Generazione Italia, il movimento che fa capo a Futuro e Libertà.
IL RICHIAMO - « Lei in campagna elettorale - si legge ancora nella lettera - ha promesso di risolvere il secolare problema meridionale, di garantire la pace sociale, di sostenere la piccola e media impresa, di eliminare la partitocrazia e lo Stato padrone; di fare dell'Italia un grande paese ad ispirazione liberal-democratica.
Il suo Governo ha inteso la governabilità come fine a se stessa, il potere per il potere, la governabilità per la governabilità - proseguono i finiani - un Governo non intenzionato ai cambiamenti, un Governo dei conflitti con la magistratura e con il sindacato, un governo del controllo dell'informazione.
Nella nostra alleanza - scrive ancora Generazione Italia - c'è chi ci accusa addirittura di sovvertire lo Stato di diritto perchè chiediamo una verifica, falsificando la verità e dichiarando che questo Governo non sarebbe il frutto, come nel passato, di una contrattazione post elettorale, bensì, sarebbe la conseguenza di un patto preventivo stipulato davanti agli elettori.
E quindi solo a Berlusconi - prosegue la dura requisitoria di generazione Italia - se è vera la premessa, competerebbe concedere la verifica e implicitamente mantenere o sciogliere le Camere. È una tesi che lede i poteri costituzionali del Presidente della Repubblica e lascia trasparire il ritorno nella politica di dogmi antiliberali.
Onorevole Presidente, lo Stato non è lei. E dopo di lei non c'è il diluvio. Le chiedo
con quali diritti Lei batta i pugni sul tavolo dichiarando la sua insostituibilità?
Con quali diritti Lei pretenda di interpretare personalmente la Costituzione tuttora in atto?
Onorevole Presidente, Lei non è l'uomo della provvidenza, tutt'altro. L'Italia è una Repubblica democratica, in cui il Parlamento elegge e fa cadere i Governi, valutando i meriti e i demeriti di chi presiede o fa parte del Governo - conclude il mesaggio -
il tradimento è solo quello di chi, ad un Paese disperatamente alla ricerca di un patto costituente, contrappone voglia di potere e minacce di tumulti di piazza».