Spettacolare concerto dei REM a Milano! Ho goduto come un tloio...
DAL SITO:Un concerto di inedita spettacolarità, una scaletta intrisa di grandi canzoni, poche ma incisive dichiarazioni su e giù dal palco. Così i R.E.M. si presentano all'Europa dopo l'immersione totale nella campagna elettorale americana nel vano tentativo di contrastare la rielezione di Bush e produrre la svolta Kerry. "Il Bad Guy ha vinto lo stesso - racconta Mike Mills nei meandri del Filaforum di Milano, prima delle due tappe italiane della band -. Preso atto di questo, dobbiamo andare avanti. Siamo una band, il nostro obiettivo non è la politica ma la musica. Ci siamo rituffati nel nostro universo, con l'intenzione di offrire al pubblico grandi concerti".
Nella videointervista che vi proponiamo assieme alle immagini del concerto, Mike ricorda i più bei momenti del Vote For Change Tour ("Ho suonato Born To Run con Springsteen... Rockin' In A Free World con Neil Young..."), del valore, nonostante la sconfitta, di una simile comunione di intenti per il rock e per l'America. E non esclude che venga pubblicato un documento, una testimonianza audio/video di quei giorni incredibili. Ma Mills, interpretando anche il desiderio dei compagni, vuole soprattutto guardare oltre.
Lo show come ripartenza, dunque. La novità più importante è l'attenzione che i R.E.M. dedicano all'impianto scenografico. "Per la prima volta utilizziamo uno schermo su cui proiettare immagini - spiega Mills - e anche le luci sono molto più curate rispetto al passato". Qualche ora dopo, le parole del bassista trovano conferma. La band suona sotto una fitta pioggia di luce, tubi luminosi che assumono le sembianze di schegge che piombano giù dal cielo. Un'immagine che stimola immediati rimandi mentali, dalle bombe sull'Iraq ai frantumi del World Trade Center dell'11 settembre. In alto, uno schermo sottile irradia i primi piani dei musicisti arricchendoli di effetti, fermo immagine, dissolvenze, come gustarsi un DVD realizzato in presa diretta.
I R.E.M. attaccano The Finest Worksong senza particolari introduzioni e proseguono spediti con Begin The Begin e Departure. Sono i primi passi che la band muove aggrappata al suo filo di Arianna musicale per scrutare un futuro oscuro. Michael Stipe ha gli occhi seminascosti da un make-up simile a una benda nera. Abito scuro e cravatta, assomiglia a un broker morso dalla tarantola, prigioniero del ritmo, obbligato a ballare una danza innaturale guidato da fili invisibili.
Dopo aver dispensato solo brevi battute, a metà concerto Michael si libera dei "fili" e affonda il colpo: "Gli Stati Uniti oggi sono un luogo dove gente come noi può facilmente sentirsi...persa... E' difficile trovare una giustificazione all'azione del nostro Governo. E allora, in questo 2005, ho deciso di adottare il motto che prima cantava Joseph Arthur (il cantautore aveva aperto i concerto, ndr): non arrendersi (don't give up). Grazie... e scusateci".
L'ovazione prolungata che segue è la più sentita tra le tante tributate dai 12mila del Filaforum alla band georgiana in oltre due ore e mezza di concerto. Alle parole di Michael segue I Wanted To Be Wrong, la canzone più apertamente politica di Around The Sun. Ed è bello scoprire quanto le canzoni del nuovo album risplendano di luce propria accanto ai grandi brani passato. Stipe dedica Leaving New York alla metropoli ferita, diventata la sua "seconda casa". Alla dolorosa Boy In The Well risponde la "canzone sul futuro", Hi-Speed Train: "Salto su un treno velocissimo/ senza voltarmi mai/ andrò ovunque/ per te...". Final Straw è una laica preghiera intrisa di interrogativi, cantata in coro da band e pubblico con il testo che scorre sul grande schermo: "Il perdono è la mia unica speranza...".
Intorno alle nuove canzoni i R.E.M. costruiscono un mosaico di successi mondiali, canzoni ripescate dalla memoria e, nei bis, un paio di inserti inattesi e non casuali. Losing My Religion arriva in chiusura della prima parte di set, con la band totalmente sommersa di luci rosse. La precedono hit del calibro di Everybody Hurts, Daysleeper, Drive, The One I Love. Stipe introduce Imitation Of Life come "il nostro primo singolo arrivato al numero uno in Giappone".
Peter Buck impugna la Rickenbaker 12 corde e libera il jingle-jangle facendo riemergere dal passato 7 Chinese Brothers, dal secondo album Reckoning (1984), la crepuscolare Country Feedback (da Out Of Time, 1991), What's The Frequency, Kenneth? (dall'"elettrificato" Monster, 1994) e Walk Unafraid da Up (1998), il primo album senza il batterista Bill Berry che proprio al Forum, esattamente dieci anni fa, apparve con la band in uno dei suoi ultimi concerti prima di essere fermato da un aneurisma cerebrale.
Per l'angolo dei tributi, i R.E.M. si producono in Permanent Vacation degli Aerosmith ("fu la prima canzone che suonammo insieme, era il 1979"). A cui segue un pezzo talmente nuovo da non essere ancora stato inciso: si intitola I'm Gonna DJ e riporta i R.E.M. al primo amore punk rock, Joseph Arthur sul palco con la band per un jam inondata di feedback. La band estrae dal cilindro The Great Beyond, non prevista in scaletta, e il Filaforum si scuote un'ultima volta per Man On The Moon. Sul grande schermo l'immagine di un astronauta a spasso sulla luna, sullo sfondo il Lem (il celebre "ragno lunare") e una bandiera a stelle e strisce che inorgoglì l'intera umanità. L'Altra America guarda oltre.
R.E.M. Live
Milano, 15 gennaio 2005