Quore al TNT

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kusovme
00giovedì 13 dicembre 2007 00:36
da venerdi 14 a

giovedì 20 dicembre

l'atteso spettacolo di

Raffaella Giordano

QUORE

per un lavoro in divenire (creazione 1999)



con Raffaella Giordano, Doriana Crema,

Piera Principe e Aldo Rendina



musiche di

Alex Britti, Madonna, Polly Jean Harvey, Manu Chau, Richard Wagner, Lucio Dalla,

Laurie Anderson.



prodotto da sosta palmizi

sostenuto dal C.N.D.C. di Angers - L'Esquisse in collaborazione con Progetto Regionale ToscanaDanza



Spettacolo vincitore

PREMIO SPECIALE UBU 2000



motivazione giuria:

Per aver gettato col suo "Quore - per un lavoro in divenire" uno sguardo critico sulla realtà e più in generale per il coraggio e l'intensità delle scelte coreografiche da lei operate nel suo teatro-danza aldilà della danza

prezzi 10 e 15 euro

kusovme
00lunedì 24 dicembre 2007 13:54
uno spettacolo delirante, come qualcuno dirà in seguito... [SM=x43668]

la lotta fra il dovere e gli eccessi, fra il piacere ed il rigore

evocazioni di eccessi diluite da una dilatazione scenica, resa con un effetto-lentezza

4 attori, ognuno che prende la scena mentre i 3 restano appunto a dilatare ilresto....

poche parole, molte sensazioni, a volte contrastanti ..fra l'ironia della condizione quotidiana alla commozione per la stessa....tutte però forti senza eccedere nel "teatrale"...

mi ha dato molte emozioni senza che condividessi molte scelte registiche



OneOfTheesedays
00lunedì 24 dicembre 2007 17:19
partiamo dal delirante... [SM=x43668]
c'è delirio disorganizzato e delirio disorganizzato...
c'è un delirio disorganizzato solo in apparenza ma che in realtà è organizzatissimo e finalizzato...
se "quore" voleva essere questo temo che abbia fallito l'obiettivo...
è vero che si è premesso che è "un lavoro in divenire" ma il sospetto di presa per il culo è troppo grande...
Lo scopo (lo conoscevo in anticipo) era quello di rappresentare le ossessioni e le manie del quotidiano mettendo in scena questo quartetto sgangherato e volutamente ridicolo ma lo fa con un uso eccessivo del "sopra le righe"...
più buffo che ironico (spesso fa sorridere) ha un grande difetto secondo me:
la mancanza di armonia e di equilibrio...

(kus...non mi ammazzare...è natale [SM=x43668] ...e poi sai che devi premettere sempre che il terreno naturale è la celluloide [SM=x43811])
kusovme
00lunedì 24 dicembre 2007 19:12
Re:
OneOfTheesedays, 24/12/2007 17.19:

partiamo dal delirante... [SM=x43668]
c'è delirio disorganizzato e delirio disorganizzato...
c'è un delirio disorganizzato solo in apparenza ma che in realtà è organizzatissimo e finalizzato...
se "quore" voleva essere questo temo che abbia fallito l'obiettivo...
è vero che si è premesso che è "un lavoro in divenire" ma il sospetto di presa per il culo è troppo grande...
Lo scopo (lo conoscevo in anticipo) era quello di rappresentare le ossessioni e le manie del quotidiano mettendo in scena questo quartetto sgangherato e volutamente ridicolo ma lo fa con un uso eccessivo del "sopra le righe"...
più buffo che ironico (spesso fa sorridere) ha un grande difetto secondo me:
la mancanza di armonia e di equilibrio...

(kus...non mi ammazzare...è natale [SM=x43668] ...e poi sai che devi premettere sempre che il terreno naturale è la celluloide [SM=x43811])




figurati..........ognuno ha la sua sensazione,
ma è lampante che non siamo daccordo... [SM=x43633]

kusovme
00venerdì 28 dicembre 2007 00:19
una bellissima recensione di medinapoli
"Quore, per un lavoro in divenire" è uno spettacolo frutto di un infinito workinprogress a cui lo spettatore è invitato a dare il significato che preferisce: l’idea è quella di entrare in un laboratorio piuttosto che in teatro, un laboratorio delle relazioni umane e sociali, impersonate da maschere teatrali, quadri scenici, frammenti di narrazione, frazioni di dipinti che esplodono in dissennate ostensioni del corpo. Una maschera(ta) in continua trasformazione tra isteria, depressione e ironia, un teatro del senso di vuoto dove ci si fotografa e ci si muove in una fiera di brutte vanità recitata da esseri post-apocalittici che galleggiano nella stupidità ritmico-ipnotica di una canzone pop, ostentando una povera sensualità, fatta di pistole di gomma e parrucche posticce, in folli tentativi di raggiungere inutili risultati fisici. Un’estetica del brutto in bilico tra caricatura ed espressionismo, ridicolo e sentimentalismo.

Durante l’ora scarsa della rappresentazione si è invitati ad esperire, quasi con mano, il vuoto dell’esistenza, il nonsense dello scorrere routiniano del tempo, nell’immobilità del “non è successo niente, niente ci è stato raccontato”. Il perché siamo qui stanotte?, rivolto al pubblico da un presentatore/regista, diviene il perché siamo qui nel mondo e la risposta è una somma, senza alcun apparente senso, di azioni e vortici – somma che il regista sembra additare come propria dell’esistenza umana. Che poi nel suo piccolo ognuno si costruisca la sua autobiografia di microazioni, con cui cerca di dare senso narrativo allo scorrere della vita, è una dinamica che, nella rappresentazione feroce e ironica messa in scena dalla Giordano, non si ha mai il tempo di cominciare perché sistematicamente elusa da un continuo rifrangersi dell’azione. Ciò che resta sono dettagli e ossessioni dell’agire quotidiano che spietatamente vengono fagocitati sulla scena e vuotati d’ogni valore.
Alla fine lo spettatore si salva dalla debacle totale della modalità occidentale di pensiero lineare solo per la bravura (unica nota stonata di questa sinfonia dodecafonica della relatività) degli attori e per la forte e mai banale presenza espressiva di Raffaella Giordano.


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