Proposta PDL: Modifica 1°comma art. 1 della Costituzione

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|Lyuba|
00mercoledì 20 aprile 2011 15:03
PROPOSTA DI LEGGE PER CAMBIARE L'ART.1 DAL DEPUTATO MARCHIGIANO REMIGIO CERONI
Il Pdl: «Si modifichi la Costituzione:
Il Parlamento conti più di tutti gli altri»
«Le Camere vengono prima di altri organi come magistratura, Consulta e presidenza della Repubblica»

ROMA- «Il Parlamento è sovrano, gerarchicamente viene prima degli altri organi costituzionali come magistratura e Consulta e presidenza della Repubblica». Dal Pdl arriva un nuovo attacco contro i giudici, ma anche contro il Capo dello Stato, che peraltro ha tra le proprie prerogative quella di presiedere il Consiglio superiore della magistratura, attraverso una proposta di legge per riformare l'articolo 1 della Costituzione, ribadendo «la centralità del Parlamento nel sistema istituzionale della Repubblica». A depositarla due giorni fa è stato il deputato marchigiano Remigio Ceroni, esattamente il giorno dopo il comizio elettorale di Silvio Berlusconi a Milano, durante il quale il premier è tornato ad attaccare la magistratura.
LA MODIFICA - «Visto che al momento non è possibile fare una riforma in senso presidenziale come vorrebbe Berlusconi - spiega Ceroni - per ora ribadiamo la centralità del Parlamento troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della Repubblica che non la firma o dalla Corte costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c'è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore». La legge, di cui la Dire ha la bozza del testo depositata il 18 aprile alla Camera e non ancora pubblicato, consta di un solo articolo: il comma 1 dell'articolo 1 della Costituzione è sostituito dal seguente comma: «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale».

LE MOTIVAZIONI - Nella premessa della proposta di legge è spiegato il senso di tale intervento: «L'articolo 1 della Costituzione, nei suoi due commi, detta i principi generalissimi e i valori fondamentali che caratterizzano l'assetto istituzionale dello Stato italiano. I due commi, premesso il richiamo al valore fondamentale del lavoro, vanno coordinati tra loro in modo che dalla loro lettura emerga il profilo fondamentale della forma Stato voluta dalla Costituente». Attualmente, l'articolo 1 della Costituzione recita: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Ma questo, per Ceroni, non è sufficiente a ribadire la «superiorità gerarchica» delle Camere rispetto agli altri organi e poteri. Da qui l'idea della proposta.

«RISCHIO OCLOCRAZIA» - Il deputato spiega, sempre nella premessa, che la centralità del parlamento «emerge dalla struttura della nostra Costituzione nelle sue varie articolazioni» ma che «tuttavia manca una dichiarazione solenne sul punto». Per cui, continua Ceroni, «è necessario enunciare in maniera espressa e solenne tale principio per evitare che, in tempi di crisi di valori democratici e di violenti contrasti tra le forze politiche presenti in Parlamento e nel Paese, quali sono quelli attuali, possa nascere e svilupparsi un'eversione dell'ordine democratico o verificarsi il sopravvento di poteri non eletti dal popolo sovrano e perciò privi di rappresentanza politica, con conseguente e progressivo indebolimento della democrazia e l'instaurarsi della tirannide sotto la forma mascherata della "oclocrazia", ossia un governo tirannico sostenuto dalle masse popolari non elette, se non fittiziamente, dal corpo elettorale». Come dire, essendo il Parlamento «e non i giudici- spiega Ceroni alla Dire - l'unico organo costituzionale eletto dal popolo», il Parlamento «è superiore». E continua: «Quando un potere dello Stato è debole, il relativo vuoto di potere viene riempito dagli altri poteri non elettivi sprovvisti di rappresentanza politica in violazione della sovranità popolare».

EQUILIBRI TRA POTERI - La proposta di legge costituzionale rivede il principio secondo il quale tutti i poteri dello Stato hanno pari dignità e sono sullo stesso piano. Nel mirino, in particolare, ci sono i giudici e la Consulta. «Non è un mistero - spiega il parlamentare di maggioranza- che oggi in Italia i poteri del Parlamento e del governo sono debolissimi e tenuti sotto scacco della magistratura e della Corte costituzionale. E cioè da organi privi totalmente di rappresentanza politica, i quali, tuttavia, con un'interpretazione sempre più espansiva delle norme costituzionali, ma in violazione dei principi ispiratori della Costituzione stessa, si arrogano compiti e attribuzioni che non spettano loro».
J.Rebus
00mercoledì 20 aprile 2011 15:04
Stavo per postarlo.
Reazione: [SM=x43822]

Tony1985
00mercoledì 20 aprile 2011 15:48
«L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale».

ma chi l'ha pensata sta cosa sgrammaticata? [SM=x43636] [SM=x43636] [SM=x43636]
Tony1985
00mercoledì 20 aprile 2011 15:51
Re:
Tony1985, 20/04/2011 15.48:

«L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale».

ma chi l'ha pensata sta cosa sgrammaticata? [SM=x43636] [SM=x43636] [SM=x43636]




battute a parte, andrebbe contro lo spirito della Carta. Incentrato tutto sui pesi e contrappesi, sulla separazione dei poteri e sulla indipendenza tra i poteri costituzionali.
Questi stanno fuori...
napulitanboy
00mercoledì 20 aprile 2011 17:16
Re: Re:
Tony1985, 20/04/2011 15.51:




battute a parte, andrebbe contro lo spirito della Carta. Incentrato tutto sui pesi e contrappesi, sulla separazione dei poteri e sulla indipendenza tra i poteri costituzionali.
Questi stanno fuori...




al di là di questo, sono fermamente convinto che - nonostante la deprecabilità sotto qualsiasi punto di vista non proteso alla tirannìa di uno dei tre poteri - questa idea potrebbe essere comunque essere oggetto di qualche osservazione positiva, ma solo qualora il parlamento rispecchi effettivamente la rappresentanza politica della volontà popolare. Prima una legge elettorale PERFETTA, poi la supremazia del parlamento(che, mi tocca ribadire, nonostante si trovasse una formula di elezione perfetta, sarebbe assolutamente inconcepibile ed inconciliabile con una struttura democratica)

Insomma, siamo ancora una volta costretti a delle dimostrazioni plateali di ignoranza e incapacità. Possibile che certa gente non abbia altro a cui pensare? Possibile che le uniche proposte debbano essere per servare e/o asservire? Possibile che non si possa essere progressisti in misura delle esigenze più immediate?
pupazza86
00mercoledì 20 aprile 2011 17:32
oddio mi sta per venire un attacco di panico [SM=x43653] [SM=x43628]
kekkis
00mercoledì 20 aprile 2011 17:40
[SM=x43808] fiuuuuuuuuuuuuuu!!!!pensavo che volessero scrivere : "L'italia è una Repubblica fondata sulla gnocca". [SM=x43608]
legittimagiustizia
00mercoledì 20 aprile 2011 17:50
Re:
kekkis, 20/04/2011 17.40:

[SM=x43808] fiuuuuuuuuuuuuuu!!!!pensavo che volessero scrivere : "L'italia è una Repubblica fondata sulla gnocca". [SM=x43608]




[SM=x43625]
|Lyuba|
00mercoledì 20 aprile 2011 17:57
Re:
Tony1985, 20/04/2011 15.48:

«L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale».

ma chi l'ha pensata sta cosa sgrammaticata? [SM=x43636] [SM=x43636] [SM=x43636]




Perché dici che è sgrammaticata? A me non sembra... [SM=x43635]


kekkis, 20/04/2011 17.40:

[SM=x43808] fiuuuuuuuuuuuuuu!!!!pensavo che volessero scrivere : "L'italia è una Repubblica fondata sulla gnocca". [SM=x43608]




[SM=g51998]
kekkis
00mercoledì 20 aprile 2011 18:09
Re: Re:
legittimagiustizia, 20/04/2011 17.50:




[SM=x43625]





kekkis, 20/04/2011 17.40:

[SM=x43808] fiuuuuuuuuuuuuuu!!!!pensavo che volessero scrivere : "L'italia è una Repubblica fondata sulla gnocca". [SM=x43608]




[SM=g51998]





[SM=x43675] [SM=g9242] [SM=x43675]


giusperito
00mercoledì 20 aprile 2011 18:11
Cosa cambierebbe?
napulitanboy
00mercoledì 20 aprile 2011 18:17
Re:
giusperito, 20/04/2011 18.11:

Cosa cambierebbe?





Malgrado il tuo atteggiamento degli ultimi tempi(stai diventando il bastiàn contrario del forum), ti ritengo troppo intelligente da non capire le conseguenze
Giubo
00mercoledì 20 aprile 2011 18:40
sono alla frutta ormai...
giusperito
00mercoledì 20 aprile 2011 18:52
Re: Re:
napulitanboy, 20/04/2011 18.17:





Malgrado il tuo atteggiamento degli ultimi tempi(stai diventando il bastiàn contrario del forum), ti ritengo troppo intelligente da non capire le conseguenze




Caro Nap, ti spiego la mia provocazione.
Siamo davvero convinti che l'art. 1 abbia un reale riflesso sull'organizzazione politica italiana? Anzi alzo il tiro, siamo convinti che la nostra Costituzione, benché lunga, abbia un reale impatto sul reale assetto dei poteri?
Ritengo, dopo un po' di anni di lavoro sull'argomento, che la Costituzione sia un mero manifesto di principi con scarsissimo valore vincolante.
In fin dei conti non ti sembra che già l'attuale assetto dei poteri rispecchi il nuovo dettato dell'art.1?
Non ti sembra paradossale che anche con questa trasformazione dell'art.1 il Parlamento continuerebbe a non avere la centralità che tanto si invoca oggi e, a fortiori, domani se il testo dell'art. 1 sia cambiato?
Basta pensare alla legge elettorale e ai regolamenti parlamentari per dimostrare che qualsiasi modifica non servirebbe a niente.

E' ovvio che capisco e ritengo grave, anzi gravissimo, omettere l'espressione "nelle forme e nei limiti della Costituzione". La mia cultura liberale mi fa inorridire di fronte alla dittatura della maggioranza prospettata da un articolo del genere. Tuttavia non cambierebbe nulla, assolutamente nulla rispetto a ciò che già sta succedendo a costituzione invariata.
Il problema non è la costituzione, ma il resto che è costituzionalmente legittimo, benché trasformi completamente l'assetto dei poteri.
giusperito
00mercoledì 20 aprile 2011 18:54
Re: Re:
napulitanboy, 20/04/2011 18.17:





Malgrado il tuo atteggiamento degli ultimi tempi(stai diventando il bastiàn contrario del forum), ti ritengo troppo intelligente da non capire le conseguenze




amo essere minoranza. amo vedere che lentamente la mia minoranza aumenta di numero.
legittimagiustizia
00mercoledì 20 aprile 2011 19:06
era meglio "l'Italia è una Repubblica fondata su Scilipoti"

meno ridicola è più credibile


il problema non è la Costituzione,il problema è un settantaquattrenne allo sbando che ogni giorno si copre sempre più di ridicolo,citare Stefania craxi mi crea ribrezzo ma purtroppo come non condividere

"titolare supremo", nemmeno ai tempi dell' impero romano si usava questa espressione cosi' fantozziana, meglio titolare megagalattico

tutta una messa in scena per dire che la magistratura e il quirinale sono orpelli indigesti....
(pollastro)
00mercoledì 20 aprile 2011 19:22
Dal professor Prisco, che mi prega di postare
_________________
"...andrebbe contro lo spirito della Carta. Incentrato tutto sui pesi e contrappesi, sulla separazione dei poteri e sulla indipendenza tra i poteri costituzionali" (commento di Tony1985)

Quoto pienamente [SM=x43799] [SM=x43625]. Buona Pasqua [SM=x43642]
_________________

Anche io (Pollastro) condivido il commento, gli auguri e l'abbraccio
gran generale
00mercoledì 20 aprile 2011 19:31
Re:
giusperito, 20/04/2011 18.11:

Cosa cambierebbe?



proprio perchè potrebbe non cambiare niente mi sembra una modifica inutile
non ha senso impegnare il parlamento per una cosa del genere
Maudit82
00mercoledì 20 aprile 2011 20:07
Re:
kekkis, 20/04/2011 17.40:

[SM=x43808] fiuuuuuuuuuuuuuu!!!!pensavo che volessero scrivere : "L'italia è una Repubblica fondata sulla gnocca". [SM=x43608]




o magari sul bunga bunga [SM=x43668]


napulitanboy
00mercoledì 20 aprile 2011 20:19
Re: Re: Re:
giusperito, 20/04/2011 18.52:




Caro Nap, ti spiego la mia provocazione.
Siamo davvero convinti che l'art. 1 abbia un reale riflesso sull'organizzazione politica italiana? Anzi alzo il tiro, siamo convinti che la nostra Costituzione, benché lunga, abbia un reale impatto sul reale assetto dei poteri?
Ritengo, dopo un po' di anni di lavoro sull'argomento, che la Costituzione sia un mero manifesto di principi con scarsissimo valore vincolante.
In fin dei conti non ti sembra che già l'attuale assetto dei poteri rispecchi il nuovo dettato dell'art.1?
Non ti sembra paradossale che anche con questa trasformazione dell'art.1 il Parlamento continuerebbe a non avere la centralità che tanto si invoca oggi e, a fortiori, domani se il testo dell'art. 1 sia cambiato?
Basta pensare alla legge elettorale e ai regolamenti parlamentari per dimostrare che qualsiasi modifica non servirebbe a niente.

E' ovvio che capisco e ritengo grave, anzi gravissimo, omettere l'espressione "nelle forme e nei limiti della Costituzione". La mia cultura liberale mi fa inorridire di fronte alla dittatura della maggioranza prospettata da un articolo del genere. Tuttavia non cambierebbe nulla, assolutamente nulla rispetto a ciò che già sta succedendo a costituzione invariata.
Il problema non è la costituzione, ma il resto che è costituzionalmente legittimo, benché trasformi completamente l'assetto dei poteri.



Ne potremmo discutere: a mio avviso è solo ciò a cui si tenta arrivare. Ma sul serio, approfondire quest'analisi richiede un tempo che attualmente non ho. Ciò nonostante ritengo, per quanto a volte non d'accordo, molto più interessante leggerti in versione "extra-size", come questa... che in versione succinta (e bastiàn contrario - o, come tu ti sei definito, minoranza che pian piano raccoglie consensi [SM=g9242] )

donnaprassede
00mercoledì 20 aprile 2011 20:22
Senza considerare che la parola Parlamento è pure cacofonica letta nel primo comma di una carta costituzionale! Mah! [SM=x43830]
kekkis
00mercoledì 20 aprile 2011 22:15
Re: Re:
Maudit82, 20/04/2011 20.07:




o magari sul bunga bunga [SM=x43668]






aahahahahahhahahahahahhahahahahahahah [SM=x43673]
trixam
00mercoledì 20 aprile 2011 22:23
Io dico da anni che va cambiato l'articolo 1, perché se non cambiamo i principi non cambierà mai niente. Ma questa proposta non va per niente bene.

Io lo vorrei così l'arti 1:

"L'Italia è una repubblica democratica fondata sulla difesa della libertà individuale e dei diritti soggettivi".
giusperito
00mercoledì 20 aprile 2011 23:08
Trix, ma mo' ti metti pure tu... che c'entra la costituzione con i principi.
Un pezzo di carta con tanti buoni propositi fatti il primo dell'anno. Poi inizia l'anno e i soliti vizi si ripresentano. Se proprio ti ricordi del pezzo di carta, inizi ad interpretarlo, a derogarlo e a trovare alibi.
Credo che lo slogan "il fascismo è libertà" valga più di mille argomentazioni.

Non è attraverso i principi consacrati in vecchie e polverose carte che cambierà qualcosa.
L'unica speranza di cambiamento è intercettare il sano egoismo degli individui per usarlo al fine di ridurre le tasse e, così, mettere la pallina sul piano inclinato.
--letizia22--
00giovedì 21 aprile 2011 00:05
Re:
giusperito, 20/04/2011 18.11:

Cosa cambierebbe?




esatto,e' semplicemente una stronzata ideologica,anzi manco ideologica,e' pura demagogia,parole prive di senso finalizzate ad usare il mandato elettorale come giustificazione per le loro schifezze.Schifezze per le quali vogliono pure cercare un fondamento addirittura costituzionale.
--letizia22--
00giovedì 21 aprile 2011 00:09
Re:
trixam, 20/04/2011 22.23:

Io dico da anni che va cambiato l'articolo 1, perché se non cambiamo i principi non cambierà mai niente. Ma questa proposta non va per niente bene.

Io lo vorrei così l'arti 1:

"L'Italia è una repubblica democratica fondata sulla difesa della libertà individuale e dei diritti soggettivi".





una Repubblica di senza scrupoli insomma,ma c''e gia'. [SM=x43668]
--letizia22--
00giovedì 21 aprile 2011 00:09
Re:
giusperito, 20/04/2011 23.08:

Trix, ma mo' ti metti pure tu... che c'entra la costituzione con i principi.
Un pezzo di carta con tanti buoni propositi fatti il primo dell'anno. Poi inizia l'anno e i soliti vizi si ripresentano. Se proprio ti ricordi del pezzo di carta, inizi ad interpretarlo, a derogarlo e a trovare alibi.
Credo che lo slogan "il fascismo è libertà" valga più di mille argomentazioni.

Non è attraverso i principi consacrati in vecchie e polverose carte che cambierà qualcosa.
L'unica speranza di cambiamento è intercettare il sano egoismo degli individui per usarlo al fine di ridurre le tasse e, così, mettere la pallina sul piano inclinato.



in che senso?
giusperito
00giovedì 21 aprile 2011 00:51
In pratica riducendo le tasse otteniamo due risultati diretti:
1) le persone si ritrovano più denaro nelle loro tasche. Sicuramente una parte sarebbe destinato al consumo, generando sia una maggiore soddisfazione (essendo educato alla scuola neolib, collego consumo e felicità, consapevole che un francofortista potrebbe spararmi sul posto) sia una maggiore dinamicità del mercato (sarebbe d'accordo anche i keynesiani)
2) si ridurrebbe drasticamente la quantità di denaro da destinare alle spese pubbliche, che non vanno identificate in toto con i servizi pubblici.
Ora il primo risultato è sicuramente auspicabile, laddove sto ragionando sulla base della convinzione che quel denaro sarebbe meglio speso da chi lo produce che dallo Stato. Si tratta di un punto di vista non condivisibile da parte di chi parla di redistribuzione, ma possiamo ragionare prescindendo da questa valutazione che non riguarda il nostro ragionamento.
Il secondo punto è l'oggetto della questione e credo la base della tua domanda. Mi sembra di aver capito che la domanda sia pressappoco: in che modo ridurre le tasse renderebbe migliore la nostra democrazia?
Prima di rispondere direttamente a questa domanda, preciso che la democrazia (parola che grazie a quel pazzo falco neolib di trixam ho imparato ad amare poco, preferendole demarchia) non dipende solo dalla classe politica, ma in generale possiamo dire che dipenda in buona parte dalle scelte della classe politica.
Se noi riduciamo le tasse, i politici hanno una quantità di denaro inferiore per finanziare la spesa pubblica. A quel punto il politico deve operare delle scelte su come usare le risorse scarse che ha a disposizione. Potrà scegliere tra ridurre i servizi pubblici o le spese inutili. Sia nel primo che nel secondo caso perderà dei consensi. Tuttavia la riduzione dei servizi pubblici gli produrrà un danno elettorale decisamente superiore, ma realisticamente proverà ad azzardare riducendo i servizi. Una scelta del genere inevitabilmente produrrà un diffuso malcontento e una maggiore attenzione alla spesa pubblica che costringerà lui o i suoi avversari ad elaborare dei progetti alternativi destinati al contenimento delle spese inutili. E' ovvio che, però, la popolazione dovrebbe rifiutare qualsiasi aumento delle tasse. Inoltre la spesa inutile solitamente è destinata a posizioni clientelari che sono in re ipsa una distorsione della democrazia e della libertà di scelta.
Fermo il pippone, ma prima voglia porre l'attenzione su alcuni punti che non sviluppo per non appesantire il discorso.
1) lo Stato in sé, come entità autonoma, non esiste. Le scelte statali sono un coacervo di decisioni politiche e burocratiche. Tali scelte sono prodotte dagli uomini. I politici, come tutti gli uomini, hanno interesse a massimizzare le loro utilità. Non essendo più tollerabile illudersi che non sia così e che esista qualche pio tutore dell'interesse di tutti, è necessario trasformare il criterio su cui avviene la massimizzazione delle utilità. (inoltre il pio anche se esistesse, e non esiste, dovrebbe ricoprire tutti i ruoli e dovrebbe essere onnisciente).
2) gli uomini sono mossi da egoismo che, però, non è una cosa cattiva. La morale cristiana ci ha insegnato che è un male, ma è il naturale sistema di sopravvivenza (sul punto con te sfondo una porta aperta se cito Nietzsche). Attenzione non nel banale senso della legge del più forte, ma della capacità di tutelare la nostra vita badando al nostro interesse. L'egoismo ci permette di proteggerci dalla morte e dal dolore. Ogni nostro atto è improntato ad egoismo. Accendere il pc, scegliere il negozio più economico, prendere l'auto il sabato sera sono scelte egoistiche a cui non rinunciamo. Siamo cattivi? No, semplicemente tuteliamo la nostra vita e la nostra felicità. Solo attraverso questa tutela e questo vivere competitivo aumentiamo il nostro livello di benessere. Se siamo consapevoli dell'egoismo di fondo del nostro agire, riconosciamo l'egoismo nell'altro. In questa "lotta di tutti contro tutti" riconosciamo la necessità di eliminare gli aspetti cruenti dell'egoismo, puntando alla solidarietà e alla partecipazione. In questo modo integriamo alle scelte per noi, le scelte valide per il gruppo (una sorta di equilibrio di Nash).
Quanto detto mi serve per esprimere l'idea che gli uomini sono dominati dalle dinamiche economiche che gli permettono di realizzare la propria sopravvivenza attraverso lo scambio che è necessario in una società moderna dove ognuno compensa l'altro. La lotta per la riduzione delle tasse è, quindi, l'unico incentivo valido per spingere gli uomini a controllare la gestione delle cosa pubblica.
biond@85
00giovedì 21 aprile 2011 01:05
Re:
giusperito, 21/04/2011 00.51:

In pratica riducendo le tasse otteniamo due risultati diretti:
1) le persone si ritrovano più denaro nelle loro tasche. Sicuramente una parte sarebbe destinato al consumo, generando sia una maggiore soddisfazione (essendo educato alla scuola neolib, collego consumo e felicità, consapevole che un francofortista potrebbe spararmi sul posto) sia una maggiore dinamicità del mercato (sarebbe d'accordo anche i keynesiani)
2) si ridurrebbe drasticamente la quantità di denaro da destinare alle spese pubbliche, che non vanno identificate in toto con i servizi pubblici.
Ora il primo risultato è sicuramente auspicabile, laddove sto ragionando sulla base della convinzione che quel denaro sarebbe meglio speso da chi lo produce che dallo Stato. Si tratta di un punto di vista non condivisibile da parte di chi parla di redistribuzione, ma possiamo ragionare prescindendo da questa valutazione che non riguarda il nostro ragionamento.
Il secondo punto è l'oggetto della questione e credo la base della tua domanda. Mi sembra di aver capito che la domanda sia pressappoco: in che modo ridurre le tasse renderebbe migliore la nostra democrazia?
Prima di rispondere direttamente a questa domanda, preciso che la democrazia (parola che grazie a quel pazzo falco neolib di trixam ho imparato ad amare poco, preferendole demarchia) non dipende solo dalla classe politica, ma in generale possiamo dire che dipenda in buona parte dalle scelte della classe politica.
Se noi riduciamo le tasse, i politici hanno una quantità di denaro inferiore per finanziare la spesa pubblica. A quel punto il politico deve operare delle scelte su come usare le risorse scarse che ha a disposizione. Potrà scegliere tra ridurre i servizi pubblici o le spese inutili. Sia nel primo che nel secondo caso perderà dei consensi. Tuttavia la riduzione dei servizi pubblici gli produrrà un danno elettorale decisamente superiore, ma realisticamente proverà ad azzardare riducendo i servizi. Una scelta del genere inevitabilmente produrrà un diffuso malcontento e una maggiore attenzione alla spesa pubblica che costringerà lui o i suoi avversari ad elaborare dei progetti alternativi destinati al contenimento delle spese inutili. E' ovvio che, però, la popolazione dovrebbe rifiutare qualsiasi aumento delle tasse. Inoltre la spesa inutile solitamente è destinata a posizioni clientelari che sono in re ipsa una distorsione della democrazia e della libertà di scelta.
Fermo il pippone, ma prima voglia porre l'attenzione su alcuni punti che non sviluppo per non appesantire il discorso.
1) lo Stato in sé, come entità autonoma, non esiste. Le scelte statali sono un coacervo di decisioni politiche e burocratiche. Tali scelte sono prodotte dagli uomini. I politici, come tutti gli uomini, hanno interesse a massimizzare le loro utilità. Non essendo più tollerabile illudersi che non sia così e che esista qualche pio tutore dell'interesse di tutti, è necessario trasformare il criterio su cui avviene la massimizzazione delle utilità. (inoltre il pio anche se esistesse, e non esiste, dovrebbe ricoprire tutti i ruoli e dovrebbe essere onnisciente).
2) gli uomini sono mossi da egoismo che, però, non è una cosa cattiva. La morale cristiana ci ha insegnato che è un male, ma è il naturale sistema di sopravvivenza (sul punto con te sfondo una porta aperta se cito Nietzsche). Attenzione non nel banale senso della legge del più forte, ma della capacità di tutelare la nostra vita badando al nostro interesse. L'egoismo ci permette di proteggerci dalla morte e dal dolore. Ogni nostro atto è improntato ad egoismo. Accendere il pc, scegliere il negozio più economico, prendere l'auto il sabato sera sono scelte egoistiche a cui non rinunciamo. Siamo cattivi? No, semplicemente tuteliamo la nostra vita e la nostra felicità. Solo attraverso questa tutela e questo vivere competitivo aumentiamo il nostro livello di benessere. Se siamo consapevoli dell'egoismo di fondo del nostro agire, riconosciamo l'egoismo nell'altro. In questa "lotta di tutti contro tutti" riconosciamo la necessità di eliminare gli aspetti cruenti dell'egoismo, puntando alla solidarietà e alla partecipazione. In questo modo integriamo alle scelte per noi, le scelte valide per il gruppo (una sorta di equilibrio di Nash).
Quanto detto mi serve per esprimere l'idea che gli uomini sono dominati dalle dinamiche economiche che gli permettono di realizzare la propria sopravvivenza attraverso lo scambio che è necessario in una società moderna dove ognuno compensa l'altro. La lotta per la riduzione delle tasse è, quindi, l'unico incentivo valido per spingere gli uomini a controllare la gestione delle cosa pubblica.


Non ti conosco, se mai dovessi candidarti per qualche elezioni avvisami. Il mio voto è assicurato!
Complimenti [SM=x43625]

--letizia22--
00giovedì 21 aprile 2011 17:45
Re:
giusperito, 21/04/2011 00.51:

In pratica riducendo le tasse otteniamo due risultati diretti:
1) le persone si ritrovano più denaro nelle loro tasche. Sicuramente una parte sarebbe destinato al consumo, generando sia una maggiore soddisfazione (essendo educato alla scuola neolib, collego consumo e felicità, consapevole che un francofortista potrebbe spararmi sul posto) sia una maggiore dinamicità del mercato (sarebbe d'accordo anche i keynesiani)
2) si ridurrebbe drasticamente la quantità di denaro da destinare alle spese pubbliche, che non vanno identificate in toto con i servizi pubblici.
Ora il primo risultato è sicuramente auspicabile, laddove sto ragionando sulla base della convinzione che quel denaro sarebbe meglio speso da chi lo produce che dallo Stato. Si tratta di un punto di vista non condivisibile da parte di chi parla di redistribuzione, ma possiamo ragionare prescindendo da questa valutazione che non riguarda il nostro ragionamento.
Il secondo punto è l'oggetto della questione e credo la base della tua domanda. Mi sembra di aver capito che la domanda sia pressappoco: in che modo ridurre le tasse renderebbe migliore la nostra democrazia?
Prima di rispondere direttamente a questa domanda, preciso che la democrazia (parola che grazie a quel pazzo falco neolib di trixam ho imparato ad amare poco, preferendole demarchia) non dipende solo dalla classe politica, ma in generale possiamo dire che dipenda in buona parte dalle scelte della classe politica.
Se noi riduciamo le tasse, i politici hanno una quantità di denaro inferiore per finanziare la spesa pubblica. A quel punto il politico deve operare delle scelte su come usare le risorse scarse che ha a disposizione. Potrà scegliere tra ridurre i servizi pubblici o le spese inutili. Sia nel primo che nel secondo caso perderà dei consensi. Tuttavia la riduzione dei servizi pubblici gli produrrà un danno elettorale decisamente superiore, ma realisticamente proverà ad azzardare riducendo i servizi. Una scelta del genere inevitabilmente produrrà un diffuso malcontento e una maggiore attenzione alla spesa pubblica che costringerà lui o i suoi avversari ad elaborare dei progetti alternativi destinati al contenimento delle spese inutili. E' ovvio che, però, la popolazione dovrebbe rifiutare qualsiasi aumento delle tasse. Inoltre la spesa inutile solitamente è destinata a posizioni clientelari che sono in re ipsa una distorsione della democrazia e della libertà di scelta.
Fermo il pippone, ma prima voglia porre l'attenzione su alcuni punti che non sviluppo per non appesantire il discorso.
1) lo Stato in sé, come entità autonoma, non esiste. Le scelte statali sono un coacervo di decisioni politiche e burocratiche. Tali scelte sono prodotte dagli uomini. I politici, come tutti gli uomini, hanno interesse a massimizzare le loro utilità. Non essendo più tollerabile illudersi che non sia così e che esista qualche pio tutore dell'interesse di tutti, è necessario trasformare il criterio su cui avviene la massimizzazione delle utilità. (inoltre il pio anche se esistesse, e non esiste, dovrebbe ricoprire tutti i ruoli e dovrebbe essere onnisciente).
2) gli uomini sono mossi da egoismo che, però, non è una cosa cattiva. La morale cristiana ci ha insegnato che è un male, ma è il naturale sistema di sopravvivenza (sul punto con te sfondo una porta aperta se cito Nietzsche). Attenzione non nel banale senso della legge del più forte, ma della capacità di tutelare la nostra vita badando al nostro interesse. L'egoismo ci permette di proteggerci dalla morte e dal dolore. Ogni nostro atto è improntato ad egoismo. Accendere il pc, scegliere il negozio più economico, prendere l'auto il sabato sera sono scelte egoistiche a cui non rinunciamo. Siamo cattivi? No, semplicemente tuteliamo la nostra vita e la nostra felicità. Solo attraverso questa tutela e questo vivere competitivo aumentiamo il nostro livello di benessere. Se siamo consapevoli dell'egoismo di fondo del nostro agire, riconosciamo l'egoismo nell'altro. In questa "lotta di tutti contro tutti" riconosciamo la necessità di eliminare gli aspetti cruenti dell'egoismo, puntando alla solidarietà e alla partecipazione. In questo modo integriamo alle scelte per noi, le scelte valide per il gruppo (una sorta di equilibrio di Nash).
Quanto detto mi serve per esprimere l'idea che gli uomini sono dominati dalle dinamiche economiche che gli permettono di realizzare la propria sopravvivenza attraverso lo scambio che è necessario in una società moderna dove ognuno compensa l'altro. La lotta per la riduzione delle tasse è, quindi, l'unico incentivo valido per spingere gli uomini a controllare la gestione delle cosa pubblica.





In linea di massima sono tutte cose abbastanza condivisibili.E'un'analisi frutto del paese in cui vivi:gli aspetti negativi che hai evidenziato sono tipicamente italiani.
Se le tasse sono troppo alte e' giusto chiudere i rubinetti,soprattutto se il beneficio che apportano e' al di sotto del livello che ci spetterebbe.Poi,che chiami egoismo il "patto sociale",non fa molta differenza,alla fine sempre qualcuno dovra' mandare avanti la baracca ancorandosi alla solidarieta' e la partecipazione.E'importante ridurre le tasse dove e' necessario,ma non sono convinta che sia l'unico fattore che possa portare a controllare la gestione della cosa pubblica,puo' essere un inizio,ma io spingerei piu' sul tema della "responsabilita",che dovrebbe essere meno burocratica,piu'snella e certa e che si perde nei "particolari"di leggi,leggine,enti,e cosi via...
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