Processo breve, via libera dal Senato

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gran generale
00mercoledì 20 gennaio 2010 13:54
La legge sul cosiddetto «processo breve» ha ricevuto il via libera dall'aula del Senato. Il provvedimento è passato con 163 voti a favore, 130 contro e con 2 astenuti. Il testo passerà ora al vaglio della Camera.

LE DICHIARAZIONI DI VOTO - Le dichiarazioni di voto erano iniziate attorno alle 12. «Fermatevi finchè siete in tempo» ha sottolineato Gianpiero D'Alia, capogruppo dell'Udc, tra i primi ad intervenire. «Restano in piedi incongruenze e storture - ha sottolineato il senatore centrista - come possiamo votare questa amnistia? Noi voteremo contro». «Forse un giorno chiederete scusa ai cittadini - ha detto poi Luigi Li Gotti dell'Italia dei Valori - ma sarà troppo tardi». Li Gotti, che ha ricordato «le tante leggi ad personam approvate solo nell'interesse di Berlusconi» e che ha parlato di «una norma che non esiste in nessuna parte del mondo», ha poi sottolineato come proprio nell'aula del Senato si è irrisa da parte di alcuni deputati, «così come i mafiosi brindarono alla morte di Falcone e Borsellino» alla notizia di possibili attentati contro il pm palermitano Ingroia.

«RAGIONEVOLE DURATA» - Il senatore Federico Bricolo, della Lega Nord, ha fatto invece notare come le norme in discussione erano in realtà sostenute da molti esponenti del centrosinistra prima che si scoprisse che erano applicabili anche a uno dei processi che riguardano Berlusconi. E ha ribadito che la ratio delle nuove norme è puntare alla «ragionevole durata del processo». Stesso concetto ribadito dal capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri: «Ma è davvero breve questo processo - si è chiesto l'ex ministro ricordando che le nuove norme prevedono comunque che nei casi di reati più gravi i termini per il giudizio possano arrivare fino a 15 anni -? Circa 500 processi al giorno spariscono per prescrizione, questa legge vuole imporre alla magistratura di celebrarli i processi». L'impatto di questa legge -ha poi ricordato Gasparri - sarà solo sull'1% del 3,5 milioni di processi aperti attualmente in Italia.

«CONSEGUENZE PER I CITTADINI» - «Non siete stati capaci di dimostrare che questo provvedimento non avrà conseguenze per i cittadini - ha invece evidenziato la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro -. Salteranno molti processi e non sarà fatta giustizia». La Finocchiaro ha ricordato il precedente della legge ex Cirielli che fece schizzare verso l'alto il numero delle prescrizioni.

IL PIDIELLINO DISSIDENTE - Enrico Musso, del Pdl, è intervenuto per prendere le distanze dal provvedimento, riconoscendolo di fatto come una legge ad personam, anche se nel poco tempo concessogli dal presidente Schifani non ha mancato di bacchettare la minoranza per non riconoscere la bassa produttività delle toghe. «La maggioranza ha sbagliato a non ammettere pubblicamente che c'erano due obiettivi - ha detto Musso - : quello della ragionevole durata del processo e quello che è diventato una specie di agenda nascosta, e cioè la tutela del presidente del Consiglio». Musso ha poi deciso di non partecipare al voto per evitare che la sua posizione fosse strumentalizzata . Anche Alberto Maritati del Pd ha deciso di non prendere parte al voto di quello che ha definito «uno scellerato disegno di legge»: «Voglio - ha detto - che sia anche fisicamente sancita la mia distanza da questo provvedimento».

BAGARRE IN AULA - Prima e dopo il voto si è registrata qualche intemperanza tra i banchi dei senatori. Dopo le dichiarazioni di voto, il gruppo dell’Idv si è alzato e ha esposto alcuni cartelli contro la norma, con i quali invitavano il presidente del Consiglio a «farsi processare». Immediata la reazione dei commessi, che però hanno avuto le loro difficoltà a togliere i cartelli dalle mani dei senatori, soprattutto da quelle di Stefano Pedica, particolarmente abile nel tenere lontano il foglio con il quale annunciava la «morte della giustizia». A un certo punto, vista la bagarre, è intervenuto in prima persona anche il senatore del Pdl Domenico Gramazio, il quale ha letteralmente lanciato il fascicolo degli emendamenti alla volta del gruppo Idv, colpendo il collega Alfonso Mascitelli. Stessa scena, ma senza lancio di oggetti, anche dopo il voto favorevole del Senato alla norma.

IL PRESIDIO «VIOLA» - Fuori da Palazzo Madama si sono invece riuniti in presidio quelli del popolo «viola», gli stessi del No-B-Day, che si sono autoconvocati con passaparola in concomitanza con la discussione in aula «Non ci stiamo - hanno spiegato - a rimanere in silenzio di fronte ad un Parlamento che, invece di occuparsi dei problemi del Paese, approva la diciottesima legge ad personam in 16 anni. Una legge, tra l'altro, con dubbi di costituzionalità molto accentuati».
gran generale
00mercoledì 20 gennaio 2010 13:55
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