Primarie repubblicane

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giusperito
00mercoledì 4 gennaio 2012 21:14
In Iowa Romney vince per soli 8 voti sull'ultra cattolico italoamericano Sacrorum...

Pareri ed opinioni...

Sapete dove trovare qualche ritratto dei candidati???
ObbligazioneNaturale
00mercoledì 4 gennaio 2012 22:16
Re:
giusperito, 1/4/2012 9:14 PM:

In Iowa Romney vince per soli 8 voti sull'ultra cattolico italoamericano Sacrorum...

Pareri ed opinioni...

Sapete dove trovare qualche ritratto dei candidati???




Obama rivincera' anche se il mio sogno bagnato sarebbe vedere Ron Paul alla Casa Bianca.
Buona fortuna al GOP nella ricerca di un candidato che non sia analfabeta, stupido come la pece, non negro, esente da accuse di molestie sessuali e che vada bene a quel coacervo di culti religiosi sotto la bible belt.
trixam
00mercoledì 4 gennaio 2012 23:58
Per Obama sarà una passeggiata di salute.

Romney non è male, ma è uno di quei politici più bravi a governare che a farsi eleggere. Come governatore fece delle buone cose, ma è troppo ricco, ha la religione sbagliata e fondamentalmente sembra un semaforo(guzzanti copy) più che un leader politico.

Il resto sono una marmaglia impresentabile. Il Gop è uno dei partiti più interessanti da studiare che ci siano, dove vale la legge che bisogna combattere prima ferocemente il nemico interno e poi se qualcuno resta in piedi pensare a combattere i democratici.
Un partito che ha subito una mutazione genetica negli anni sessanta e che da allora è totalmente incontrollabile.
I candidati si trovano di fronte ad un enigma: per vincere le primarie devono andare a destra, ma per vincere le elezioni devono spostarsi al centro. Solo Reagan e Bush jr sono riusciti a dare un profilo unitario a questo mostro mutante e gente che sia in grado di fare lo stesso non se ne vede.

Resta da dire che il mio sogno sarebbe stata una candidatura del generale Petraeus, un vero leader americano di cui ci sarebbe gran bisogno. Se ne riparlerà tra quattro anni.
giusperito
00venerdì 6 gennaio 2012 11:04
Ron Paul è al momento il mio preferito, ma in realtà è l'unico di cui mi siano chiare le idee...

sapete indicarmi dove posso leggere qualche ritratto (idee e storia personale)?
trixam
00venerdì 6 gennaio 2012 12:27
Chiedo con molta didattica: ma che cazzo vi piace di Ron Paul?
È razzista, omofobo, complottista, antisemita.
Uno che ha lodato il KKK, ha detto che non avrebbe combattutto la guerra civile perché non è valsa la pena, che non avrebbe combattuto contro i nazisti, che pensa che Martin Luther King fosse un comunista depravato e il giorno a lui dedicato sia "il giorno dell'odio per i bianchI", che l'attentato alle torri gemelli è stato fatto dal Mossad, questo solo per ricordare alcune delle sue migliori perle.
Ah si fa i discorsi contro la spesa pubblica, ma è fondamentalmente un fascista.

ps gius basta farsi un giro su google tra siti di informazione in inglese.
Questo è il primo che ho trovato elections.nytimes.com/2012
giusperito
00sabato 7 gennaio 2012 01:43
Tutti i candidati delle primarie americane
☞ Cosimo Zecchi del 6 gennaio 2012 ✎Nessun Commento
Le primarie americane del partito Repubblicano, comunemente chiamato GOP, entrano nel vivo. Parliamo di primarie vere, non il feticcio italiano del Pd, per gli americani un rito celebrato e rispettato ogni quattro anni, per decidere chi si giocherà la presidenza della nazione più potente del mondo. Decidono i cittadini e la segreteria del partito è relegata quasi esclusivamente a ruoli organizzativi.

Per ora sono state quasi ignorate in Europa, ma queste elezioni decideranno lo sfidante di Obama, la cui strada è tutt’altro che in discesa: mai nella storia degli Usa un Presidente è stato rieletto con un tasso di disoccupazione superiore all’8%. Le presidenziali non saranno una formalità, quindi fare una rassegna dei candidati è importante, visto e considerato che quasi tutti i contendenti non sono nomi noti alle cronache italiane.

IL MODERATO

MITT ROMNEY è al momento il candidato che sembra avere più chance, forte anche della vittoria in Iowa. Ha il phisique du role del presidente, che non è un fattore secondario per l’elettorato americano: si elegge infatti il Chief, il capo di stato e delle forze armate e gli americani tengono molto alla presentabilità del presidente. Romney ha un passato da uomo di affari di successo, è lui che ha raddrizzato il bilancio delle olimpiadi di Salt Lake City ed è stato il governatore del Massachussets; inoltre ha già corso alle primarie del 2008 venendo sconfitto da McCain.

Però ai conservatori, cioè al nocciolo duro dei Repubblicani, Mitt Romney proprio non piace. Prima di tutto perché è mormone, una setta chiusa e malvista a cui si attribuisce la pratica della poligamia; appartenenza che gli aliena parte dei voti dei moderati, a cui comunque appartiene, e della destra religiosa. I suoi discorsi non sono mai appassionati e quindi si è ritagliato la fama di uomo freddo e calcolatore che mal si concilia con l’elettorato del sud. Infine è molto criticato anche dai conservatori in economia per via delle posizione assunte da Governatore, non molto lontane dall’attuale politica di Obama (con tanto di mini riforma della sanità del Massachussets in stile obamacare).

IL CONSERVATORE

NEWT GINGRICH probabilmente agli italiani non dirà nulla, ma di tutti i candidati è sicuramente il volto noto per gli statunitensi. Politico di lungo corso è stato l’artefice di uno dei più grandi capolavori repubblicani dell’era post Reagan. Ha guidato infatti il GOP alla riconquista del parlamento durante la presidenza Clinton nel 1994, riuscendone poi a mitigare le politiche inizialmente radicali e riuscendo ad imporgli un abbassamento delle tasse. E’ l’inventore del Contract with America (sì, il contratto con gli italiani si ispirò proprio a quello). Se tra i candidati si dovesse individuare l’uomo più rappresentativo del partito, non avrei dubbi nell’indicare Newt.

Purtroppo per lui e per i repubblicani dopo quel successo Gingrich è praticamente scomparso dalla scena politica, risucchiato da vicende personali molto discusse e discutibili, per riapparire questa estate. Per la sua storia politica è indubbiamente il favorito, ma carattere, pecca di grande presunzione, e vita privata turbolenta giocano contro di lui. Gli altri candidati lo sanno bene e infatti nessuno gli ha risparmiato attacchi per cercare di contenerlo, massacrandolo letteralmente a colpi di spot tv. Conservatore nei valori e in economia (cioè contro la spesa pubblica e nemico della pressione fiscale), “falco” in politica estera, rimane primo nei sondaggi nazionali, ma i risultati dei primi Stati potrebbero affondarlo del tutto.

IL LIBERTARIO

RON PAUL, senatore 76enne del Texas, è un mite dottore quasi completamente ignorato dai media e dai cronisti americani. Eppure l’anziano ginecologo può vantare dei record non indifferenti: è il recordman nella raccolta fondi e nei follower su internet (doppia Romeny per intendersi). Follower rilevati dalla @mentionmachine del washington post, la vera novità di queste primarie che conta quante menzioni hanno i vari candidati su twitter.

Questo si spiega perché Ron Paul più che un candidato è il capo di un movimento di pensiero con migliaia di attivisti, soprattutto tra i più giovani, anche esterni al GOP. Il suo programma è lo stesso da 20 anni e non ha mai deviato da esso: si richiama ai padri fondatori e alla costituzione, nemico numero uno delle tasse, si batte per una riduzione drastica della spesa e una quasi scomparsa del governo centrale. Aveva previsto la crisi attuale molti anni fa, quando ancora tutti ignoravano le conseguenze di alcune politiche della FED (la banca centrale americana). Proprio di questa promette l’abolizione, insieme ad una dismissione totale delle politiche militari interventiste, rinnegando di fatto la strategia statunitense da Wilson ad oggi. Proprio certe posizioni gli hanno procurato un seguito crescente tra i giovani ma soprattutto molte critiche da cronisti e rivali, dato che l’elettorato repubblicano è storicamente militarista: su questo fanno leva gli altri candidati repubblicani. Sulla politica economica è il più convincente e i sondaggi lo vedono in crescita ovunque: nel silenzio generale ora è in top 3. Può contare su un esercito di volontari, su un budget consistente, ma ha contro una presenza mediatica molto inferiore agli altri.

L’OUTSIDER

RICK SANTORUM, italo americano, è un altro sconosciuto di queste primarie. Sarebbe rimasto tale se non avesse quasi vinto a sorpresa le primarie in Iowa. Santorum è diventato di fatto l’interlocutore della destra evangelica, quella che fa dei valori religiosi il motivo della propria scelta. La cosa curiosa è che Santorum evangelico non è, bensì cattolico, ma molto osservante e rigido nei principi cristiani.

Oltre ad essere il più giovane ha dimostrato di essere anche il miglior oratore, mostrando un carisma inaspettato. Qui però finisce Rick Santorum, perché di contro può vantare la peggior sconfitta nella storia elettorale repubblicana: da senatore uscente della Pennsylvania è stato pesantemente sconfitto dal democratico Casey Jr, oltre ad essersi distinto per politiche molto poco conservatrici in campo economico, con spese inutili e poche idee. Era l’enfante prodige del GOP e invece è scomparso per anni. Difficile che possa essere eletto solo per i valori. Se riesce a riposizionarsi economicamente potrebbe però sfruttare la notorietà del momento e scombinare i piani degli altri candidati.

I TEA PARTIERS

RICK PERRY è l’attuale governatore del Texas. Probabilmente prossimo al ritiro dato il pessimo inizio, merita comunque una menzione perché è stato a lungo il favorito. A dire la verità altri due candidati che sembravano i favoriti questa estate sono già fuori dai giochi: Michelle Bachmann, passionaria dei tea party e Herman Cain, magnate della grande catena Godfather pizza. Perry sembra ormai avviato sulla loro strada, ma ha uno spessore politico di tutt’altro livello: il Texas è lo stato col bilancio migliore, la sua gestione è indiscussa tra i repubblicani e i Tea Party sembrano gradire il governatore. Ma non si campa di rendita alle presidenziali americane ed il problema è che Perry è un collezionista di gaffes, così si è praticamente fatto fuori da solo quando in un dibattito con gli altri candidati di è dimenticato il nome di uno dei tre ministeri che voleva abolire per tagliare la spesa pubblica. Tra le risate generali non si è più ripreso.
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