Pino Arlacchi lascia l'IDV. "Di pietro fa il cattivo maestro"

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trixam
00martedì 7 settembre 2010 22:44
«Ho deciso di autosospendermi dal partito. Così non si può andare avanti». Pino Arlacchi, eurodeputato dell'Idv, ragiona a voce alta sulla contestazione a Renato Schifani avvenuta sabato alla Festa nazionale del Pd. Ma soprattutto sulle dichiarazioni rilasciate subito dopo da Antonio Di Pietro a sostegno dei manifestanti. La goccia che, per quanto riguarda il sociologo amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e tra le figure di spicco dell'antimafia, ha fatto traboccare il vaso: «La sua deriva estremista mi preoccupa da tempo, ma questa sua ultima presa di posizione mi ha spinto ad autosospendermi».

Per Arlacchi, infatti, è profondamente sbagliato quanto accaduto a Torino. E prova a spiegare perché: «Sono lontano anni luce da Renato Schifani, mi batto da una vita contro gli ambienti geopolitici da cui proviene il presidente del Senato. Non l'avrei invitato a nessun dibattito, inutile dirlo. Però - e qui è il punto - fino a che non ci saranno prove certe emerse da procedure democratiche e nel pieno rispetto dei suoi diritti costituzionali, Schifani non può essere etichettato e additato al pubblico ludibrio come mafioso e non può essere né insultato né zittito. Se si trova in un'occasione pubblica ha il diritto di parlare. Vale per qualunque cittadino. Chi ignora queste cose, distrugge la credibilità di ogni lotta per la legalità».

Non piace, ad Arlacchi, «questo tipo di antimafia intollerante e demagogica. Primitiva, direi. Che nulla ha a che fare con quella storica. Se c'è un merito del movimento antimafia italiano, me lo lasci dire, è quello di aver sempre rifiutato qualunque forma di protesta violenta e incivile. Dalla sua nascita, negli Anni 40, fino a quando negli Anni 90 è diventato movimento di massa, era ben presente un filo comune: nessuna concessione alla violenza fisica e verbale. È sempre stato un movimento democratico guidato da persone illuminate che hanno saputo incanalare la giusta incazzatura della gente nell'alveo democratico».

Il contrario, secondo il professor Arlacchi, «di questo nuovo metodo di farsi giustizia da sé. Un'autogiustizia primitiva e inaccettabile». Perché mai, ricorda, «neanche nei momenti più difficili, abbiamo pensato di privare dei suoi diritti un criminale. Abbiamo saputo costruire dei miracoli come il maxiprocesso senza torcere un capello ai mafiosi. Questo è il grande patrimonio dell'antimafia che bisogna maneggiare con cura. I ragazzi con le agende rosse? Non li capisco. Anche perché probabilmente Paolo Borsellino non aveva proprio nulla di segreto in quella sua agendina: lui e Giovanni Falcone odiavano i diari, è noto. Ma indipendentemente da questo, a chi sta protestando dico: continuate ad arrabbiarvi e manifestare, però nel rispetto delle regole e della democrazia. E leggete più libri, oltre ai giornali e agli atti giudiziari».

Ecco perché invita il leader dell'Idv a cambiare rotta: «Il rischio è che diventi un cattivo maestro. I partiti hanno una responsabilità nell'educazione politica alla quale non ci si può sottrarre. Invece Di Pietro non lo riconosco più. Mani pulite è stato un altro grande esempio di democrazia che si è fatta sentire. Però i processi non si sono mai svolti su Facebook e sui giornali ma nei tribunali». Il perché di questa trasformazione del leader idv Arlacchi lo intravede nel timore che «forse ha di Beppe Grillo e dei suoi consensi. In modo ingiustificato, secondo me. Inseguire quelle posizioni estreme, gliel'ho detto più volte, non paga. E allontana il progetto di rendere l'Idv un grande partito di popolo capace di parlare a tutti. Si sta cacciando in un cul de sac. Per questo mi autosospendo. E finché non vedo un'inversione di rotta non torno indietro».
...Leon...
00mercoledì 8 settembre 2010 10:18
Ragionamento ineccepibile
tigrottoo
00mercoledì 8 settembre 2010 22:23
Re:
trixam, 07/09/2010 22.44:

«Ho deciso di autosospendermi dal partito. Così non si può andare avanti». Pino Arlacchi, eurodeputato dell'Idv, ragiona a voce alta sulla contestazione a Renato Schifani avvenuta sabato alla Festa nazionale del Pd. Ma soprattutto sulle dichiarazioni rilasciate subito dopo da Antonio Di Pietro a sostegno dei manifestanti. La goccia che, per quanto riguarda il sociologo amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e tra le figure di spicco dell'antimafia, ha fatto traboccare il vaso: «La sua deriva estremista mi preoccupa da tempo, ma questa sua ultima presa di posizione mi ha spinto ad autosospendermi».

Per Arlacchi, infatti, è profondamente sbagliato quanto accaduto a Torino. E prova a spiegare perché: «Sono lontano anni luce da Renato Schifani, mi batto da una vita contro gli ambienti geopolitici da cui proviene il presidente del Senato. Non l'avrei invitato a nessun dibattito, inutile dirlo. Però - e qui è il punto - fino a che non ci saranno prove certe emerse da procedure democratiche e nel pieno rispetto dei suoi diritti costituzionali, Schifani non può essere etichettato e additato al pubblico ludibrio come mafioso e non può essere né insultato né zittito. Se si trova in un'occasione pubblica ha il diritto di parlare. Vale per qualunque cittadino. Chi ignora queste cose, distrugge la credibilità di ogni lotta per la legalità».

Non piace, ad Arlacchi, «questo tipo di antimafia intollerante e demagogica. Primitiva, direi. Che nulla ha a che fare con quella storica. Se c'è un merito del movimento antimafia italiano, me lo lasci dire, è quello di aver sempre rifiutato qualunque forma di protesta violenta e incivile. Dalla sua nascita, negli Anni 40, fino a quando negli Anni 90 è diventato movimento di massa, era ben presente un filo comune: nessuna concessione alla violenza fisica e verbale. È sempre stato un movimento democratico guidato da persone illuminate che hanno saputo incanalare la giusta incazzatura della gente nell'alveo democratico».

Il contrario, secondo il professor Arlacchi, «di questo nuovo metodo di farsi giustizia da sé. Un'autogiustizia primitiva e inaccettabile». Perché mai, ricorda, «neanche nei momenti più difficili, abbiamo pensato di privare dei suoi diritti un criminale. Abbiamo saputo costruire dei miracoli come il maxiprocesso senza torcere un capello ai mafiosi. Questo è il grande patrimonio dell'antimafia che bisogna maneggiare con cura. I ragazzi con le agende rosse? Non li capisco. Anche perché probabilmente Paolo Borsellino non aveva proprio nulla di segreto in quella sua agendina: lui e Giovanni Falcone odiavano i diari, è noto. Ma indipendentemente da questo, a chi sta protestando dico: continuate ad arrabbiarvi e manifestare, però nel rispetto delle regole e della democrazia. E leggete più libri, oltre ai giornali e agli atti giudiziari».

Ecco perché invita il leader dell'Idv a cambiare rotta: «Il rischio è che diventi un cattivo maestro. I partiti hanno una responsabilità nell'educazione politica alla quale non ci si può sottrarre. Invece Di Pietro non lo riconosco più. Mani pulite è stato un altro grande esempio di democrazia che si è fatta sentire. Però i processi non si sono mai svolti su Facebook e sui giornali ma nei tribunali». Il perché di questa trasformazione del leader idv Arlacchi lo intravede nel timore che «forse ha di Beppe Grillo e dei suoi consensi. In modo ingiustificato, secondo me. Inseguire quelle posizioni estreme, gliel'ho detto più volte, non paga. E allontana il progetto di rendere l'Idv un grande partito di popolo capace di parlare a tutti. Si sta cacciando in un cul de sac. Per questo mi autosospendo. E finché non vedo un'inversione di rotta non torno indietro».



Pino Arlacchi è un pò confuso o ha parlato dopo aver sentito il tg1.
Io seguo Antonio Di Pietro in tutte le sue interviste e interventi in parlamento, perchè è l'unico politico che stimo, e non ho mai sentito dire dalla sua bocca che Renato Schifani non ha il diritto di parlare.
Fermo restando che Renato Schifani ha un paio di condanne per reati gravi ed ha ambigue collaborazioni mafiose (per ultimo, il pentito Spatuzza ha dichiarato che Schifani ha avuto frequentazioni con il boss Graviano..)

Di Pietro ha detto testualmente che "la contestazione è il sale della democrazia, perchè il cittadino deve essere libero di potere esprimere la sua opinione. Deve finire la concezione del cittadino suddito che non può parlare e non può protestare. E' un diritto anche protestare". Su youtube c'è il suo intervento.
Deve finire l'idea dell'intoccabilità del politico.

Al contrario io penso che sia veramente grave che un politico abbia etichettato quei cittadini, che legittimamente stavano protestando, come squadristi!

Poi il discorso sull'agenda rossa è un suo parere. Il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, porta avanti la sua battaglia in quanto convinto che in quella agenda, prelevata ma non più ritrovata, ci fossero delle informazioni importantissime.

Ad ogni modo è legittimo esprimere il proprio parere all'interno del Partito ed è legittimo autosospendersi quando non ci si riconosce più nella linea del partito.
tigrottoo
00mercoledì 8 settembre 2010 23:10
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