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IRAN
Sakineh, il figlio "Mia madre frustata 99 volte"
Frattini: "Teheran consideri atto di clemenza"
Il 22enne Sajjad Ghaderzadeh si appella al Papa e al governo italiano: "Salvate mia madre". Il Vaticano segue "con attenzione" il caso. Padre Lombardi: "Chiesa contraria a pena di morte". L'avvocato della famiglia: "La lapidazione potrebbe avvenire nelle prossime ore"
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Centomila firme al nostro appello
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Lettere a Sakineh
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Parigi, migliaia in piazza
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Roma, sit-in per Sakineh
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I fiori di Totti
ROMA - "Mi appello a tutti gli italiani - sono le parole di Sajjad Ghaderzadeh contattato telefonicamente dall'Aki-Adnkronos International - ma soprattutto al Pontefice. Esorto il capo della Chiesa, Papa Benedetto XVI, a intervenire per salvare la vita di mia madre, per fermare le atrocità ingiustificate a cui è sottoposta". Il ministro degli Esteri Franco Fratini ha subito risposto, ribadendo la propria "disponibilità a incontrare il ministro iraniano Mottaki per favorire insieme, nel comune interesse, una positiva soluzione del caso". La Farnesina ha già avuto nelle settimane scorse contatti con l'ambasciata iraniana a Roma.
"A nome del governo italiano - ha detto Frattini - voglio sottolineare il più forte auspicio che l'Iran consideri un atto di clemenza per salvare Sakineh da un'orrenda punizione offensiva della dignità umana. Salvare Sakineh da questa sofferenza offrirebbe un'opportunità per l'Iran per creare un nuovo clima di fiducia con la comunità internazionale". Per Sajjad, l'unica speranza di fermare l'esecuzione di Sakineh, condannata alla lapidazione per aver commesso adulterio, resta la mobilitazione internazionale. Agli italiani chiede di non smettere di manifestare, di scrivere, far sentire la voce. Il suo appello è diretto al governo e al premier Silvio Berlusconi. E intanto l'appello lanciato sui giornali francesi Le Monde e Nouvel Observateur e su Repubblica.it ha oltrepassato le 111.000 firme.
Il Vaticano dichiara di seguire "con attenzione" la vicenda della donna. " La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, è nota - ha detto ha detto il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi - e la lapidazione è una sua forma particolarmente brutale". "Quando la Santa Sede è richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come è avvenuto molte volte in passato, essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici", ha concluso padre Lombardi. Contro l'esecuzione si è schierato anche il presidente dell'istituto islamico milanese di Viale Jenner, Abdel Hamid Shaari. "Anche se la Sunna parla di lapidazione, nel Corano non ce n'è traccia - ha spiegato all'Adn - ma la Sunna riguarda atti e detti del profeta Maometto trasmessi attraverso parola degli uomini, laddove il Corano è parola di Dio. Dunque - sottolinea il presidente del centro islamico - per un peccato come quello dell'adulterio dovrebbero esserci altre punizioni, come la detenzione, ma giammai una condanna a morte per lapidazione.
Ora solo le voci unite possono fermare le pietre, e nel frattempo Sakineh viene torturata. "La nuova condanna a 99 frustate è già stata eseguita", ha detto Sajjad. "Dopo la pubblicazione sul Times di Londra della foto di una donna senza velo erroneamente attribuita a lei, mia madre è stata condannata da un giudice speciale di Tabriz, città dov'è detenuta, a 99 frustate. Secondo le nostre fonti, la sentenza è stata eseguita, mia madre è stata frustata pochi giorni fa". La conferma della punizione è arrivata anche dall'avvocato della donna, Javid Houtan Kian. "Secondo la testimonianza di due detenute scarcerate venerdì dalla prigione di Tabriz, Sakineh ha subito in carcere un processo per direttissima in cui è stata riconosciuta colpevole di corruzione morale per aver autorizzato la pubblicare di una sua foto senza velo - ha spiega l'avvocato - Dopo è stata frustata per 99 volte".
La lapidazione potrebbe avvenire da un momento all'altro. L'allarme è dell'avvocato, ancora in attesa di una risposta della Corte Suprema, "al momento la situazione è critica, Sakineh rischia di essere lapidata in ogni momento, e senza preavviso", ha spiegato il legale. Ma il figlio, 22 anni, non si arrende. Continua a appellarsi al mondo. "Vorrei ringraziare tutta la comunità internazionale, perché sta seguendo con tanta attenzione il nostro caso - ha detto Sajjad - Vi chiedo di non fermare le vostre campagne, perché questo tipo di pressione da tutto il mondo può veramente aiutare mia madre". "Non fermatevi per favore - ha continuato - siete la nostra unica speranza. Prima di appellarmi alla comunità internazionale, mi sono rivolto alle massime cariche dello Stato, anche alla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, e al presidente Mahmoud Ahmadinejad, scrivendo diverse lettere, ma senza mai ricevere alcuna risposta".
L'avvocato Houtan Kian resta in attesa di risposte formali. "Il mio ricorso alla Corte Suprema non è stato ancora formalmente accolto - ha spiegato - e per questo motivo l'autorità giudiziaria ha il potere di rendere esecutiva in ogni istante la condanna a morte per lapidazione. Temiamo che questo possa avvenire a breve". Da Tabriz, dove vive e dove è imprigionata Sakineh, l'avvocato precisa che non gli è permesso di incontrare la sua assistita "da più di due settimane, da quando è stata costretta a rilasciare un'intervista in tv" in cui ammetteva i reati che le vengono attribuiti. Fin da subito il legale e la famiglia di Sakineh avevano denunciato che l'intervista le era stata estorta con le minacce e le torture. Da settimane, ormai, la procedura giudiziaria è ferma, denuncia Houtan Kian. Kian ha anche denunciato l'operato del suo predecessore, Mohammad Mostafaei, fuggito in Norvegia nelle scorse settimane e da allora spesso intervistato dai media di tutto il mondo. "Mostafaei non rappresenta più Sakineh" ha detto il legale.
La Roma "boicottata". Il figlio Sajjad continua a pregare che la catena di appelli non si spezzi e protegga sua madre. Le voci sono fondamentali adesso. Lo è quella della première dame di Francia, Carla Bruni, come lo è anche quella del calciatore italiano Francesco Totti, che ha aderito alla campagna contro la lapidazione di Sakineh, producendo una grande eco in Iran dove la Roma è molto seguita. L'agenzia di stampa nazionale, l'Irna, ha annunciato che boicotterà per almeno un mese la squadra, evitando di pubblicare notizie sul suo conto. "E' stato un gesto importante - ha detto l'avvocato Houtan Kian - per questo esprimo a Totti il mio affetto, anche in qualità di tifoso della Roma". Per l'agenzia Irna il 'boicottaggio' avviene in reazione al "gesto politico" del club giallorosso che nei giorni scorsi si è unito alla campagna internazionale per salvare la vita di Sakineh Mohammadi Shtiani. Le rose rosse del capitano Francesco Totti, i gladioli rosa di Rossella Sensi e i lilium arancioni della società hanno prodotto l'effetto di far sparire la Roma dal telegiornale iraniano. Per l'agenzia Irna, la squadra infatti ha "aperto un nuovo capitolo dell'interferenza politica nello sport sulla base dei falsi diritti umani americani" e ha invitato i dirigenti italiani, "piuttosto che interferire nelle questioni politiche, a guardare alla violazione dei diritti umani in alcuni Paesi europei".