Per non dimenticare...

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fulvio25
00domenica 19 luglio 2009 20:23
Il 19 luglio di diciassette anni fa veniva ammazzato, insieme alla sua scorta, il magistrato Paolo Borsellino.
cinthia...
00domenica 19 luglio 2009 20:30
Re:
[SM=x43799]
fulvio25, 19/07/2009 20.23:

Il 19 luglio di diciassette anni fa veniva ammazzato, insieme alla sua scorta, il magistrato Paolo Borsellino.


[SM=x43799]
bravo, mi sembrava strano che non fosse stato aperto nessun post... NON DIMENTICHIAMO...

gran generale
00domenica 19 luglio 2009 20:39
non dobbiamo mai dimenticare..

gli EROI non sono i mafiosi e i loro amici, ma le persone perbene che fanno il loro dovere contrastando e combattendo la mafia [SM=x43820]
peter crouch
00domenica 19 luglio 2009 20:39
parla la mia firma...e certa gente è vicepresidente del CSM...
vincanto1
00domenica 19 luglio 2009 20:52
Re:
peter crouch, 19/07/2009 20.39:

parla la mia firma...e certa gente è vicepresidente del CSM...

[SM=x43799]

il ricordo di borsellino e di tanti come lui è sempre vivo.. [SM=x43607]


crissy986
00domenica 19 luglio 2009 21:12
Re:
fulvio25, 19/07/2009 20.23:

Il 19 luglio di diciassette anni fa veniva ammazzato, insieme alla sua scorta, il magistrato Paolo Borsellino.




io non dimenticherò mai ne Borsellino ne Falcone ne tutti gli uomini che con loro hanno perso la vita .. il loro coraggio la loro onestà
gran generale
00domenica 19 luglio 2009 21:24
La mafia parla, lo Stato tace
Ora che ne parla persino Totò Riina (a Bolzoni e Viviano, su la Repubblica di ieri), forse è il caso che anche i rappresentanti dello Stato dicano qualcosa sulle stragi del 1992-’93 e sulle trattative retrostanti.
Dal 1996 sappiamo da Giovanni Brusca, poi confermato dagli interessati e da Massimo Ciancimino, che due ufficiali del Ros dei Carabinieri, il colonnello Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, dopo la strage di Capaci andarono a “trattare” con Vito Ciancimino e, tramite lui, con i capi di Cosa Nostra: lo stesso Riina e Bernardo Provenzano.

Sappiamo che Borsellino, dopo la morte dell’amico Giovanni Falcone, ingaggiò una forsennata lotta contro il tempo per individuare i mandanti di Capaci, e mentre interrogava uno dei primi pentiti, Gasparre Mutolo, fu convocato d’urgenza al Viminale dove si era appena insediato il ministro Nicola Mancino, poi tornò da Mutolo letteralmente sconvolto. Pochi giorno dopo, saltò in aria anche lui in via D’Amelio. Dopodichè la trattativa del Ros con Ciancimino e i corleonesi proseguì, tant’è che i secondi fecero pervenire ai due ufficiali un “papello” con le richieste della mafia per interrompere le stragi.

Ora, dal racconto di Ciancimino jr., apprendiamo che suo padre ricevette tre lettere di Provenzano indirizzate a Silvio Berlusconi: una all’inizio del 1992, prima delle stragi; una nel dicembre ‘92, dopo Capaci e via d’Amelio e prima delle bombe di Roma (via Fauro, contro Costanzo), Firenze, Milano e Roma (basiliche); una nel 1994, dopo la discesa in campo del Cavaliere, non a caso chiamato “onorevole”.Nell’ultima lo Zu’ Binnu prometteva all’attuale presidente del Consiglio, che aveva appena fondato Forza Italia e vinto le elezioni, un sostanzioso “appoggio politico” in cambio della disponibilità di una delle sue reti tv, guardacaso protagoniste nei mesi successivi di feroci campagne contro i magistrati antimafia e in difesa di imputati eccellenti nei processi su mafia e politica.

Sappiamo infine che nei momenti topici delle stragi si agitavano misteriosi soggetti dei servizi segreti, tra i quali uno col volto mostruosamente sfregiato. Ci stanno lavorando le Procure di Palermo e Caltanissetta, accerchiate dal silenzio tombale della politica e delle istituzioni. Eppure i protagonisti e comprimari di quella stagione dalla parte dello Stato sono vivi e vegeti, anzi han fatto carriera. Mancino, indicato da Brusca e Massimo Ciancimino come al corrente della trattativa, nega di aver mai visto o riconosciuto Borsellino nel fatidico incontro al Viminale, ed è vicepresidente del Csm. Mori - imputato di favoreggiamento mafioso per la mancata cattura di Provenzano nel 1996 dopo essere stato assolto con motivazioni severe dall’accusa di aver favorito la mafia non perquisendo il covo di Riina dopo la sua cattura - è stato a lungo comandante del Sisde e ora è consulente per la sicurezza del sindaco Alemanno. Gli ex procuratori di Palermo, Grasso e Pignatone, che nel 2005 trovarono a casa Ciancimino l’ultima lettera di Provenzano a Berlusconi e non ne fecero un bel nulla, sono rispettivamente procuratore nazionale antimafia e procuratore di Reggio Calabria.
Ci raccontano qualcosa, per favore?
fulvio25
00lunedì 20 luglio 2009 12:13
ROMA - Le ultime indagini sulle stragi siciliane dicono che Paolo Borsellino è morto intorno alla "trattativa" fra mafia e Stato. "O l'hanno ucciso perché non la voleva, o l'hanno ucciso proprio per costringere lo Stato a venire a patti", ha spiegato il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari, il magistrato che ha riaperto le indagini sui massacri di Palermo scoprendo un intreccio fra boss e servizi segreti. La "trattativa" al centro di tutti i misteri e di tutti i delitti.

Ne hanno parlato pentiti come Giovanni Brusca, l'assassino di Falcone. Ne sta parlando Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito. Ne ha parlato anche il capo dei capi Totò Riina. Ciascuno con la sua versione, ciascuno con la sua verità.

Ma ora e per la prima volta, dopo le nuove rivelazioni sulle stragi e le polemiche che ne sono seguite, di quella "trattativa" parla un uomo delle istituzioni, un protagonista dell'estate di 17 anni fa. E' Nicola Mancino, oggi vice presidente del Consiglio superiore della magistratura e al tempo - dal 1992 al 1994 - ministro dell'Interno. Mancino fa capire che la "trattativa" c'è stata o, comunque, qualcuno l'avrebbe voluta. Però, l'ex ministro dichiara a Repubblica: "Noi l'abbiamo sempre respinta. L'abbiamo respinta anche come semplice ipotesi di alleggerimento dello scontro con lo Stato portato avanti dalla mafia. La riprova di tutto questo sta nella politica di fermezza adottata dal precedente governo e da quello in cui ero responsabile del Viminale". L'ex ministro non va oltre, conferma il tentativo fatto da Cosa Nostra di scendere a patti - fermare le stragi in cambio dell'abolizione del carcere duro e della legge sui pentiti - ma sostiene che lo Stato non ha accettato quel ricatto.
Astronascente86
00lunedì 20 luglio 2009 14:44
Falcone, Borsellino... uomini veri, italiani veri... non vi dimenticheremo mai.. il vostro esempio vivra' sempre, in eterno.
lisa8313
00lunedì 20 luglio 2009 15:01
grazie per aver aperto questo topic!!!non bisogna mai dimenticare le persone che hanno dato la loro vita nella lotta contro la mafia.......è per persone come lui che c'è ancora uno straccio di legalità in questo paese corrotto...


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meulen
00lunedì 20 luglio 2009 17:52

L'italia di oggi non è capace (e non merita) di onorarne la memoria, ma la Storia metterà le cose a posto.

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