Parlamento paralizzato: in 1 anno solo 10 leggi!

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Etrusco
00martedì 26 ottobre 2010 10:45

Il caso

 L'attività è ridotta al minimo. Cause? Priorità e tempi dettati dal Governo

Camere paralizzate, in un anno 10 leggi

Dal 1° gennaio l'Aula di Montecitorio si è riunita 126 volte, il Senato 92

Quella spiegazione «ufficiale», tuttavia, non spiega perché da tempo, ormai, i parlamentari non si ammazzano di lavoro. La verità è che non c'è il becco di un quattrino. Ma soprattutto che è il governo a dettare tempi, modi e priorità. Eppure, nonostante le difficoltà economiche, gli argomenti non mancherebbero. La commissione Giustizia della Camera, per esempio, ha praticamente concluso l'esame di un provvedimento antiusura già approvato dal Senato. Che però, senza apparenti motivazioni, procede lentissimo. Come anche il disegno di legge anticorruzione, approvato dal Consiglio dei ministri otto mesi or sono, e ora parcheggiato nelle commissioni di Palazzo Madama. A motori spenti.

In questo caso però una ragione c'è. Si deve assicurare una corsia preferenziale al Lodo Alfano. [SM=x44465] [SM=x44472]

ROMA - Alla Camera dicono che succede, qualche volta. Succede quando arriva la Finanziaria, che adesso si chiama «legge di stabilità». Allora si ferma tutto, in religiosa attesa che la commissione Bilancio partorisca. Ecco spiegato perché almeno per tutta la prossima settimana le luci dell'Aula di Montecitorio resteranno spente. Con il risultato che molti deputati, come ha sottolineato ieri sul Messaggero Marco Conti, potranno godersi un periodo di ferie supplementari.

Per rendersi conto dell'apatia nella quale sono immerse le Camere è sufficiente dare uno sguardo ai calendari. Il Senato sarà impegnato nella discussione di mozioni sulla politica agricola comune, poi di risoluzioni, interrogazioni e interpellanze. Invece la Camera, quando la vacanzina sarà finita, dovrà fare i conti con le norme di «sostegno agli agrumeti caratteristici». Senza contare il trasferimento della Consob da Roma a Milano, preteso dalla Lega. Tutto questo, naturalmente, sempre che l'esecutivo non decida di sconvolgere il ruolino di marcia. Ma nemmeno il Governo «del Fare» di Silvio Berlusconi, che pure ha appena ripromesso una raffica di riforme, [SM=g51043] sembra percorso da un frenetico attivismo. Per dirne una, è da 117 giorni che aspettiamo la nomina del presidente Consob. Se non si riesce a fare quella, figuriamoci la riforma fiscale... [SM=x44452]


5 mesi sono passati da quando il presidente della Camera Gianfranco Fini sbottò pubblicamente («a meno che il governo non presenti qualche decreto c'è il rischio di una paralisi dell'attività legislativa della Camera!»), scandalizzato per il fatto che il lavoro dei parlamentari era ormai limitato a 2 soli giorni a settimana, e nulla è cambiato. Nei 298 giorni trascorsi dal 1° gennaio l'assemblea di Montecitorio si è riunita 126 volte. Quella di Palazzo Madama ancora meno: 92.

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Il 18 ottobre la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato una legge approvata l'8 ottobre scorso, l'ultimo dei 74 provvedimenti entrati e usciti dal Parlamento quest'anno. In quel numero sono compresi 18 decreti legge del governo e altri 3 provvedimenti di routine, sempre di fonte governativa, come la legge comunitaria. Poi ci sono le 17 leggi di conversione di altrettanti decreti. Quindi 22 ratifiche di trattati internazionali: atti dovuti. Ne restano dunque 14, fra cui ci sono però anche provvedimenti nati da disegni di legge governativi. Per esempio quello del ministro dell'Interno Roberto Maroni sulla nuova disciplina antimafia. Delle 12 leggi «superstiti» fanno poi parte provvedimenti a uso e consumo dei partiti e della politica, come la legge sul Legittimo Impedimento che ha consentito al Premier il privilegio di non partecipare per motivi istituzionali ai processi che lo vedono imputato, o come la Sanatoria delle liste elettorali per le Regionali. Ne restano dunque 10. Una pattuglia sparuta, nella quale, oltre a provvedimenti di indubbio spessore sociale, come le disposizioni a favore dei malati terminali, dei sordociechi, o degli alunni dislessici, troviamo per esempio una legge che consente di nominare un finanziere comandante delle Fiamme Gialle, una norma sul personale dell'agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie...

La carestia legislativa farà senza dubbio contento il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, immortalato mentre inceneriva con un lanciafiamme migliaia di provvedimenti inutili. Eppure anche nel suo partito, la Lega Nord, qualcuno ha masticato amaro. L'avvocato messinese Matteo Brigandì, fiero delle 199 cause vinte in difesa del suo leader Umberto Bossi, con coraggio leonino ha annunciato un giorno il gesto clamoroso: «Mi dimetto perché non ha più alcun senso fare il parlamentare. Le Camere sono state svuotate di ogni loro funzione. Non hanno più alcun potere di iniziativa legislativa e sono state messe nella condizione di fare solo il notaio del Governo». È decaduto dall'incarico il 30 luglio 2010. Giusto poche ore dopo essere stato eletto nel Csm dal Parlamento. Per inciso, Brigandì era stato uno dei proponenti del legittimo impedimento.

Sergio Rizzo
Corriere della Sera - 26 ottobre 2010


angel in the sky
00martedì 26 ottobre 2010 10:48
è il governo del fare...la maggioranza del fare... le leggi per salvare Berlusconi dalle condanne... il resto sono cose inutili [SM=x43802]



Astronascente86
00martedì 26 ottobre 2010 11:03
"Licenzieremo i fannulloni" ( cit.)
sanimma
00martedì 26 ottobre 2010 12:38
dovremmo esserci noi giovani in parlamento no questi politici che pensano solo a leggi per i loro interessi
kusovme
00martedì 26 ottobre 2010 12:43
come si vede che non abbiamo opposizione!
quanto meno un opposizione massacrante. A prodi se lo misero sotto i piedi per il solo fatto di avere una maggioranza risicata e di non produrre nulla per qst motivo. Di andare a colpi di maggioranza.

e adesso?
come va?
uguale a prima, con una maggioranza a pezzi.
uguale...
uguale.

e penso sia definitivamente caduto l'ultima ancora dei loro supporters
trixam
00martedì 26 ottobre 2010 15:10
Ottimo. Il parlamento meno leggi fa e meglio è.
Siamo un paese che ha oltre 150.000 leggi che ci soffono in un sudario burocratico da incubo, mentre la media dei paesi della Ue è di 5.000 leggi. La questione primaria è quella di abolire il novanta per cento delle leggi che abbiamo che non servono assolutamente a nulla se non a produrre costi inutili che affondano la nostra economia.
Nella classifica del forum mondiale sulla libertà economica l'Italia è novantaduesima, azzoppata dalla sua burocrazia che costa ogni anno alle imprese 20 miliardi di euro, quasi come l'ultima finanziaria, che vengono sottratti agli investimenti e sviluppo.


In prospettiva credo che dovremmo tornare a pensare come facaveno gli ideatori dello stato moderno liberal-democratico e abolire il potere legislativo del parlamento.
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