P3...volevano influenzare il voto sul Lodo Alfano

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fulvio25
00martedì 13 luglio 2010 19:11
INCHIESTA EOLICO
Carboni, cene segrete da Verdini
per pilotare nomine e giudici
L'arresto dell'imprenditore sardo. Ai summit partecipava anche Dell'Utri. Il gruppo cercò di influenzare il voto della Consulta sul Lodo Alfano e provò a candidare Cosentino al posto di Caldoro in Campania
fulvio25
00martedì 13 luglio 2010 19:11
L'INCHIESTA
Eolico, indagati Dell'Utri e Cosentino
"Carboni voleva influenzare i pm del G8"
Altri due esponenti del Pdl sotto la lente dei magistrati. Nuove accuse contro l'imprenditore arrestato insieme all'ex esponente della Dc campana, Pasquale Lombardi e dell'imprenditore napoletano, Arcangelo Martino. Idv: "Mozione di sfiducia contro il sottosegretario". Martone lascia la toga
fulvio25
00mercoledì 14 luglio 2010 13:27
...per non gettare ombre sulle categorie, segnali forti sono chiesti anche dai magistrati. L'associazione nazionale magistrati chiede le dimissioni delle toghe coinvolte nelle inchieste sulla cosiddetta P3 scaturita dalle indagini sull'Eolico. "Servono segnali forti. Bisogna avere la capacità di farsi da parte - ha detto il segretario del sindacato delle toghe Giuseppe Cascini - se un sospetto cade sulla tua persona lambisce l'istituzione. Un segnale forte sarebbe che i magistrati coinvolti liberassero l'istituzione e non la coinvolgessero".
fulvio25
00mercoledì 14 luglio 2010 14:10
LE TOGHE DEVIATE
Dalle carte rimbalza con forza il ruolo rivestito da toghe deviate, magistrati compiacenti. Sensibili alle sollecitazioni della "P3", anzi componenti a tutti gli effetti della rete in grado di condizionare l'attività di organi costituzionali e amministrazioni pubbliche. Già nelle premesse del loro rapporto i carabinieri spiegano che il sodalizio composto da Carboni, Martino e Lombardi si avvaleva di giudici "che prendevano parte alle riunioni nel corso delle quali venivano impostate le principali operazioni e che parevano fornire il proprio contributo all'azione di interferenza: Arcibaldo Miller (capo degli ispettori del ministero della Giustizia, ndr), Antonio Martone (avvocato generale in Cassazione) e il sottosegretario Giacomo Caliendo". Ma i nomi agli atti sono molti, molti di più. La scena principale è Milano, dove la "combriccola" preme per la nomina del magistrato campano Alfonso Marra alla presidenza della Corte d'appello. La missione riesce, grazie alle pressioni sul Csm. Il regista della manovra, in questo caso, è Lombardi. Che il 22 ottobre del 2009 parla con Caliendo, invitandolo esplicitamente a "lavorarsi per bene" Carbone (primo presidente della Corte di Casszione) prospettandogli una legge per l'aumento dell'età pensionabile da 75 a 78 anni. Il voto di Carbone è utile per l'elezione di Marra. E lo stesso Lombardi, in un'altra intercettazione dice "di avere in pugno" il presidente di Cassazione. Proprio perché ne conosce i desideri. Carbone il 22 settembre aveva chiesto esplicitamente al suo interlocutore ora finito in carcere: "Io ti voglio dire una sola cosa: che faccio dopo la pensione?". "Non ti preoccupare: ne sto parlando con l'amico mio di Milano", la risposta di Lombardi.

IN VISITA DA MANCINO
Lombardi parla personalmente della questione che gli sta a cuore - l'elezione di Marra - anche al vicepresidente del Csm Nicola Mancino. La prima il 24 novembre. E a Caliendo subito dopo racconta: "Ho fatto gli stessi discorsi che gli hai fatto tu - dice Lombardi al sottosegretario - Nicola mi ha detto che prima vuole vedere come (i consiglieri del Csm, ndr) fanno la relazione". Lombardi racconterà a Marra di aver rivisto Mancino per pochi minuti anche a fine gennaio, riferendo di aver trovato il vicepresidente del Csm più morbido: "Ha detto: va bene, vediamo che si deve fare". Mancino voterà a favore di Marra, così come Carbone. "Lombardi? L'ho incontrato ma non gli ha dato alcuna rassicurazioni perché non ho mai pensato di rispondere a lui su incarichi giudiziari", replica l'ex ministro. Ma nel periodo antecedente all'elezione del presidente della Corte d'appello di Milano è frenetica l'attività "diplomatica" di Lombardi: il tributarista tenterà invano di parlare anche con Gianni Letta al quale - tramite la segretaria - chiederà di fare una telefonata a Carbone. E, in vista di alcune nomine, farà un vero e proprio elenco di magistrati graditi alla "P3": il 21 gennaio, parlando con Celestina Tinelli, componente del Csm, suggerisce anche i nomi di Paolo Albano per la Procura di Isernia e Gianfranco Izzo per quella di Nocera Inferiore. È uno spaccato di rapporti disinvolti, di lotte senza scrupoli per accaparrarsi poltrone istituzionali. Basta leggere come Marra, futuro presidente della Corte d'Appello di Milano, parla di Giuseppe Maria Berruti, un membro del Csm che si oppone alla sua elezione: "A quello gli devo dare un cazzotto in bocca e far saltare tutti i denti...".
fulvio25
00mercoledì 14 luglio 2010 19:15
Re:
fulvio25, 14/07/2010 13.27:

...per non gettare ombre sulle categorie, segnali forti sono chiesti anche dai magistrati. L'associazione nazionale magistrati chiede le dimissioni delle toghe coinvolte nelle inchieste sulla cosiddetta P3 scaturita dalle indagini sull'Eolico. "Servono segnali forti. Bisogna avere la capacità di farsi da parte - ha detto il segretario del sindacato delle toghe Giuseppe Cascini - se un sospetto cade sulla tua persona lambisce l'istituzione. Un segnale forte sarebbe che i magistrati coinvolti liberassero l'istituzione e non la coinvolgessero".




Secondo il segretario dell'Anm, "il tentativo di sottovalutare la gravità della vicenda è una linea pericolosa perché questa ha le caratteristiche analoghe a quelle degli anni Ottanta. Le differenze riguardano solo aspetti più grotteschi e poco istituzionali anche rispetto alla loggia P2 ma il rischio maggiore è proprio quello di sottovalutare la gravità del fenomeno". Cascini sottolinea che "i fatti che emergono sono chiarissimi, per questo noi abbiamo espresso subito la nostra indignazione".
fulvio25
00venerdì 16 luglio 2010 18:19
pazzesco cosa sta venendo fuori (grazie alle intercettazioni)...molti magistrati coinvolti nello scandalo della P3...addirittura l'ex presidente della Cassazione e presidenti delle corti d'appello...

I VERBALI
Nomine e missioni proibite
venti toghe a disposizione della "loggia"

ROMA - "Prendono parte alle riunioni nelle quali vengono impostate le operazioni e paiono fornire il proprio contributo alle attività di interferenza". Venti nomi che scottano. Quelli delle toghe coinvolte nell'inchiesta sull'eolico e sulla nuova loggia "P3". Il rapporto dei Carabinieri non lascia adito a equivoci. Era fitta la rete di giudici e procuratori attraverso la quale la banda Carboni portava avanti i suoi piani di "interferenza" sulle istituzioni. Tutto ruotava intorno al ruolo di Arcibaldo Miller (capo degli ispettori del ministero della Giutsizia), Giacomo Caliendo (sottosegretario alla Giustizia) e Antonio Martone (ex avvocato generale in Cassazione). Loro gli incaricati di costruire la ragnatela da stendere sui magistrati. Qualcuno aveva un ruolo di primissimo piano nell'attività dell'associazione segreta, altri davano informazioni preziose. Altri ancora erano semplicemente oggetto di tentativi di avvicinamento da parte della combriccola che - per perseguire i propri obiettivi illeciti - si avvaleva della copertura offerta dal centro studi "Diritti e libertà".

Sono sempre Miller, Caliendo e Martone i commensali del famoso pranzo a casa Verdini del 23 settembre scorso in cui sarebbe stato pianificato il condizionamento della Consulta per far approvare il Lodo Alfano. Martone era stato invitato senza giri da parole da Lombardi all'incontro a piazza dell'Aracoeli: "Noi ci dobbiamo vedere all'una meno un quarto". "Ma io sono impegnato con il procuratore...". "Mandalo affanc. che chisto non porta voti e vieni da noi...", insiste Lombardi mostrando una certa confidenza.

Caliendo poi è presente in tutte le manovre. Dopo il pranzo a casa Verdini, Lombardi raccomanda al sottosegretario di fare la conta dei giudici costituzionali a favore e contro il Lodo: "Ci dobbiamo vedere ogni giorno, ogni settimana, capire dove sta o' buono e dove o' malamente: vuagliò, ti hai la strada spianata per fare il ministro". Le carte raccontano che Caliendo, su pressione di Lombardi, ha sollecitato al vicepresidente del Csm Mancino la nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte d'Appello di Milano. Nomina che si è rivelata poco decisiva: Caliendo infatti è poi intervenuto, senza fortuna, con lo stesso Marra per far accogliere il ricorso di Formigoni contro l'esclusione della sua lista nelle elezioni regionali lombarde. Successivamente, davanti alle pressioni dello stesso Lombardi per far inviare gli ispettori alla Procura di Milano, il sottosegretario ammetterà: "L'ho chiesto trenta volte al ministro!". Della stessa vicenda è protagonista anche Miller, chiamato confidenzialmente Arci dai membri della banda, che in una telefonata del 5 marzo suggerisce ad Arcangelo Martino cosa fare per ottenere l'ispezione: "Ci vorrebbe un esposto...".

Un magistrato vicino a Lombardi, Angelo Gargani, compare frequentemente nell'inchiesta: con il tributarista, dopo il pranzo a casa Verdini, parla della vicenda del Lodo e gli fornisce il numero di un ex presidente della Consulta da contattare, Cesare Mirabelli (che respingerà la "corte" del disinvolto faccendiere napoletano).

Lombardi attiva di continuo la sua rete di contatti con i magistrati. Lo fa all'occorrenza e soprattutto in occasione dell'elezione di Marra che - secondo i carabinieri - è avvenuta proprio grazie all'interferenza della banda. Il tributarista ne parla il 21 ottobre con Celestina Tinelli, componente del Csm. Alla quale chiede informazioni anche sulle chances di altri due "amici" in corsa per incarichi di rilievo: Gianfranco Izzo per la Procura di Nocera e Paolo Albano per Isernia. Lombardi parla in quel periodo con diversi magistrati. Fra i voti da conquistare (e poi conquistati) per l'elezione di Marra, c'è quello di Vincenzo Carbone, primo presidente di Cassazione: il 22 ottobre Lombardi invita Caliendo a "lavorarselo per bene", e gli comunica di avere già prospettato un aumento dell'età pensionabile da 75 a 78 anni. Una modifica della legge che proprio in quei giorni il governo proporrà con un emendamento. Lo stesso Carbone, un mese prima, aveva chiesto a Lombardi: "Che faccio dopo la pensione?".

Un altro giudice, Francesco Castellano, il 31 gennaio conferma all'attivissimo Lombardi di avere segnalato alla Tinelli il nome di Marra. Ma intanto Lombardi aveva già parlato del caso Marra a Beppe ("verosimilmente il giudice Giuseppe Grechi", scrivono i carabinieri). Anzi, è quest'ultimo il 16 novembre a chiedere a Lombardi qual è l'intenzione del "comune amico" Carbone in vista del voto: "Tienilo sotto che lo tengo sotto anch'io", dice il tributarista.

Il 19 gennaio Lombardi parla con Gaetano Santamaria della candidatura di tale "Nicola" per la Procura di Milano. A Cosimo Ferri, altro componente del Csm, arriva a chiedere il rinvio di quella nomina. Ferri, in realtà, si ritrae imbarazzato. A Lombardi sta a cuore, in quel periodo, anche la candidatura di Nicola Cosentino alla guida della Regione Campania. Vede due volte il procuratore di Napoli Giambattista Lepore per chiedergli informazione sulla situazione giudiziaria di Cosentino, indagato per rapporti con la camorra. Dopo l'incontro del 20 ottobre, Lombardi riferirà, violando tutte le procedure, ad Arcangelo Martino che le prospettive per il sottosegretario (appena dimessosi) non sono buone: "Negativo al 90 per cento". Agli atti anche una telefonata fra Lombardi e il magistrato Giovanni Fargnoli: parlano del ricorso in Cassazione contro la richiesta di arresto a carico di Cosentino: Fargnoli assicura a Lombardi che gli farà sapere perché il ricorso è stato rigettato. Una conferma, l'ennesima, della rete che lega i componenti della combriccola, i politici e i magistrati: il 14 ottobre Ugo Cappellacci, presidente della Sardegna, chiama Martino per avere il numero di telefono di Cosimo Ferri: vuole evitare il trasferimento di Leonardo Bonsignore, presidente del tribunale di Cagliari, ad altra sede: "Perderemmo un amico carissimo e una persona valida". Martino si attiva subito e parla con la segretaria di Ferri. Secondo i carabinieri proprio per questo motivo Martino "poteva ritenersi creditore nei confronti di Cappellacci".

gran generale
00sabato 17 luglio 2010 11:29
magari sono proprio queste le intercettazioni che Berlusconi vuole assolutamente nascondere (cose che in un paese normale porterebbero a crisi di governo, dimissioni a catena etc etc)

o forse c'è addirittura di peggio in arrivo.. chissà..
fulvio25
00domenica 18 luglio 2010 22:32
Intanto, sul versante politico, Antonio Di Pietro scrive sul suo blog: "La seconda Repubblica sta cadendo sotto i colpi di un nuovo scandalo giudiziario. L'inchiesta sull'eolico e sulla cosiddetta P3 ha messo all'angolo il governo. Ma in tutto questo bailamme senza fine mi chiedo dove sia finito il cittadino italiano. L'Italia è una nazione che non si indigna più".

questa è la cosa che fa più paura...nessuno si indigna più per niente...non c'è reazione oramai più rispetto a nulla...tutto ci scivola addosso come se non fosse mai successo nulla...in un giorno si dimentica tutto...nonostante quello che stia venendo fuori sia qcosa di incredibile (soprattutto per noi di giurisprudenza) visto il coinvolgimento anche di alcuni magistrati ai massimi livelli...

...e la dimostrazione è anche qui su questo forum sec me...magari si apre un topic di gossip e si hanno 1000 risposte...ne apri uno come questo dove si parla di un'associazione segreta che con alcuni magistrati ai più alti livelli (presidente di cassazione, presidenti delle corti d'appello) che ha il potere di influenzare nomine politiche, i giudici della Corte (almeno a mò di tentativo), e le stesse nomine dei giudici ai più alti livelli ed in pochi intervengono...
gran generale
00lunedì 19 luglio 2010 13:04
Re:
fulvio25, 18/07/2010 22.32:

Intanto, sul versante politico, Antonio Di Pietro scrive sul suo blog: "La seconda Repubblica sta cadendo sotto i colpi di un nuovo scandalo giudiziario. L'inchiesta sull'eolico e sulla cosiddetta P3 ha messo all'angolo il governo. Ma in tutto questo bailamme senza fine mi chiedo dove sia finito il cittadino italiano. L'Italia è una nazione che non si indigna più".

questa è la cosa che fa più paura...nessuno si indigna più per niente...non c'è reazione oramai più rispetto a nulla...tutto ci scivola addosso come se non fosse mai successo nulla...in un giorno si dimentica tutto...nonostante quello che stia venendo fuori sia qcosa di incredibile (soprattutto per noi di giurisprudenza) visto il coinvolgimento anche di alcuni magistrati ai massimi livelli...

...e la dimostrazione è anche qui su questo forum sec me...magari si apre un topic di gossip e si hanno 1000 risposte...ne apri uno come questo dove si parla di un'associazione segreta che con alcuni magistrati ai più alti livelli (presidente di cassazione, presidenti delle corti d'appello) che ha il potere di influenzare nomine politiche, i giudici della Corte (almeno a mò di tentativo), e le stesse nomine dei giudici ai più alti livelli ed in pochi intervengono...



concordo su tutto [SM=x43799]
sta uscendo davvero l'impossibile.. cose assurde..
è vero che poi i fatti andranno valutati nelle sedi giudiziarie, ma le intercettazioni telefoniche sono assolutamente inequivocabili

e poi c'è gente che si lamenta di Santoro e non ci dorme la notte [SM=x43802]
angel in the sky
00lunedì 19 luglio 2010 16:45
perchè in molti si son convinti che i "veri" problemi siano altri, convinti a furia di vedere la tv e di bersi tutto ciò che viene detto dal tubo catodico e dai vari Minzolini di turno. Ergo,il problema vero è Santoro e la massoneria non esiste [SM=x43808] .

E quello che sta uscendo è un altro motivo per far passare la legge sulle intercettazioni,meno si fa sapere meglio è per i massoni che stanno nei posti di maggior rilievo e responsabilità. [SM=x43614]





giusperito
00lunedì 19 luglio 2010 21:59
sempre la stessa storia.. sarà il caso di cambiare qualcosa nell'istituzione e non solo nei nomi? Oggi p3 domani p4 con altri nomi.. il vecchio ed il nuovo che si fonde..
uno stato depotenziato in cui anche se sei massone non hai il potere di fare nulla??
fulvio25
00martedì 27 luglio 2010 16:52
La lista Pdl del Lazio. L'inchiesta sulla cosiddetta P3 si arricchisce intanto di nuovi sviluppi. Il "gruppo" che secondo la magistratura faceva capo a Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi, si interessò anche dell'esclusione della lista del Pdl provinciale dalle elezioni regionali del Lazio. Lo scrivono i giudici del riesame che hanno negato la scarcerazione a Carboni e Lombardi.
fulvio25
00mercoledì 28 luglio 2010 10:54
Le carte del Riesame sull'inchiesta sulla nuova loggia dicono che sono almeno 17 gli alti magistrati contattati da Lombardi, in molti casi con esiti positivi. Si appesantisce, tra l'altro, proprio la posizione di Martone. Al telefono il geometra affarista dice: "... E poi altri due ancora che non ti faccio i nomi perché sono i migliori magistrati d'Italia". Sono Arcibaldo Miller (in verità ora a capo degli ispettori del ministero di Giustizia) e Antonio Martone, traducono gli inquirenti. Il giudice del Riesame scrive: "Dovrà valutarsi il rapporto con l'associazione criminale di quegli alti magistrati che non si siano limitati a un singolo intervento ad adiuvandum".

Ministero di Giustizia, Presidenza della Suprema corte di Cassazione, Consiglio superiore della magistratura, Corte costituzionale, vertici di alcune Regioni, membri del Parlamento e del Governo. "Una impressionante rete di conoscenze con soggetti che ricoprono cariche istituzionali di alto livello". Così il Riesame definisce i rapporti della neologgia appoggiandosi a un anno di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. La "societas sceleris", lungi dall'essere composta solo da "tre pensionati" (Carboni, Lombardi e Arcangelo Martino), poteva contare su una rete di nove collaboratori. Quattro erano i politici di riferimento di primo piano (Marcello Dell'Utri, Denis Verdini, Nicola Cosentino, Giacomo Caliendo), diversi i satelliti regionali (il presidente Cappellacci in Sardegna, l'assessore Sica in Campania). Il Riesame ha sottolineato la profondità dell'intervento del gruppo su pezzi fondamentali della magistratura. "Lombardi si era interessato alla nomina a uffici direttivi di alcuni magistrati amici, come Alfonso Marra alla Procura di Milano, Gianfranco Izzo alla Procura di Nocera Inferiore e Paolo Albano a Isernia, su richiesta di costoro". Il giudice Muntoni segnala "la volgarità e la sfacciataggine con la quale Lombardi ha ritenuto di potersi rivolgere al presidente della Consulta Cesare Mirabelli".

Per sollecitare le nomine degli amici, l'affarista non si pone il problema di "rivolgersi a due consiglieri togati del Csm (Ferri e Carrelli Palombi) e ai componenti laici Tinelli, Saponara e Bergamo". Una volta contatta il vicepresidente Nicola Mancino. Con l'avvocato Pennetta, rivelerà lui stesso, "si era parlato della nomina del procuratore della Repubblica di Avellino".

Dopo il passaggio del Riesame si delinea la posizione del primo presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone: "Carbone si premura di comunicare a Lombardi la data dell'udienza e riceve olio e promesse per il futuro". La neologgia considera il presidente necessario sul ricorso Mondadori: 400 milioni di multa per tasse evase dal gruppo. Lombardi al telefono dirà a Martino: "Qua dipende da Vincenzo...". E in assoluta confidenza il faccendiere campano chiederà al presidente di Cassazione: "Preside', quando?". Intende la data del ricorso. E Carbone: "Il 28 gennaio". Lombardi: "Ah, 28 gennaio... e n'à putimmo fà nu poco prima e ve'?". Lombardi dirà ancora a Carbone: "Ieri sono stato con molti amici bravi e dicono che tu dovresti stare altri due anni alla Cassazione per mettere a posto le cose come le hai già messe". Il Riesame scrive: "La disponibilità del primo presidente Carbone ad andare incontro alle richieste del Lombardi discutendo con lui di un ricorso che non lo riguardava personalmente e fornendo consigli procedurali non deve stupire anche se lascia sgomenti".
fulvio25
00sabato 11 settembre 2010 20:10
ROMA - "Cesare-Berlusconi, il vice-Cesare dell'Utri e la sua cricca piduista vadano a casa", così il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando commenta la deposizione di Arcangelo Martino che ha detto ai pm che il "Cesare" venuto fuori nelle intercettazioni sui loschi affari della P3 sarebbe proprio il premier. "Le istituzioni democratiche - ha continuato Orlando - e la stessa Costituzione sono in pericolo. Dalle ultime rivelazioni di alcuni organi di stampa sull'inchiesta della nuova P2 emerge, infatti, un quadro gravissimo, eversivo e inquietante. Il presidente del Consiglio, il senatore Dell'Utri, l'ispettore del ministero Miller, il sottosegretario alla giustizia Caliendo, il coordinatore Verdini e l'ex sottosegretario Cosentino, con affaristi e imprenditori senza scrupoli, non solo avrebbero fatto pressioni sulla Consulta per il lodo Alfano, ma anche sulla Cassazione per sistemare la causa da 450 milioni di euro fra la Mondadori e lo Stato. In un paese normale - conclude orlando - si sarebbero già dovuti dimettere tutti".

La polemica nasce dalla notizia secondo cui il nome in codice 1 Cesare usato al telefono dai componenti della "cricca" era effettivamente rivolto al premier. Arcangelo Martino, arrestato assieme a Flavio Carboni e Pasquale Lombardi per la presunta associazione segreta P3, avrebbe spiegato ai pm il suo ruolo nel 'gruppo di potere occulto' e rivelato che il nome in codice si riferirebbe a Silvio Berlusconi e che il "vice-Cesare" delle intercettazioni sarebbe il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri.

Martino avrebbe inoltre ammesso che, nelle riunioni a casa del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, si sarebbe discusso effettivamente del destino del lodo Alfano alla Corte Costituzionale e della causa milionaria tra la Mondadori e lo Stato. E avrebbe riferito anche di compravendite di voti che si sarebbero svolte in senato per far cadere il governo Prodi nella scorsa legislatura.

Per l'avvocato Renato Borzone, difensore di Flabio Carboni, le dichiarazioni di Martino fanno invece parte di un "circo mediatico" molto prevedibile. "Come ampiamente prevedibile - ha detto - dopo che la Cassazione ha annullato l'ordinanza del Tribunale della Libertà, riprendono le indiscrezioni sull'inchiesta nel tentativo di stampellarla in qualche modo. La notizia del cosiddetto "pentimento" dell' imprenditore Martino, fatta filtrare ad arte all'indomani della decisione della Cassazione, conferma, al di là del gioco di specchi tra procura e gip, che la vera ragione della custodia cautelare degli indagati contrasta con le norme del codice di procedura penale, che vietano che il carcere preventivo sia contemplato per esercitare pressioni sugli indagati a rendere dichiarazioni".

Una dichiarazione alla quale si è attaccato subito il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. "A proposito della inchiesta sulla cosiddetta P3 - ha detto Cicchitto - le dichiarazioni dell'avvocato su Arcangelo Martino sono molto inquietanti perché oramai è evidente che c'è una ulteriore ipotesi che riguarda l'arresto ed è quella di forzare le dichiarazioni dell'imputato".
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