Nicolas Refn, il "nuovo Tarantino": "La mia violenza è solo artistica"

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Koogar
00sabato 4 maggio 2013 12:55
Ultraviolento, quasi poetico, pop. Il danese Nicolas Winding Refn, 42 anni, e l'etichetta di "nuovo Tarantino" certificata nel 2011 dal premio alla regia per Drive, torna a Cannes in corsa per la Palma d'oro. Emozionato, non preoccupato. "Sarei nervoso se avessi fatto lo stesso film, ne ho fatto uno molto diverso. Perciò è bello tornare". Attraente, anche se non come il suo alter ego cinematografico Ryan Gosling, cresciuto tra le scuole di cinema di Copenaghen e New York (dove lo espulsero per aver distrutto un banco) Refn ha girato nove lungometraggi, una fama cresciuta in rete e nei festival di tutto il mondo. Film intrisi di tenerezza e brutalità. Visivamente affascinanti e originali ("sono daltonico, vedo solo i contrasti di colore", confessa Refn).



Nel nuovo Solo Dio perdona (in sala il 30 maggio per Fulvio e Federica Lucisano) l'autore abbandona i neon di Los Angeles per fotografare una Bangkok notturna. Ryan Gosling, antieroe taciturno e attore feticcio di Refn, gestisce una palestra di thai boxe, copertura per lo spaccio di droga, insieme al fratello maggiore. Che una sera lo avverte: "Vado a prendermi una boccata d'inferno". Ucciderà brutalmente una prostituta e verrà a sua volta giustiziato da un ex poliziotto. L'arrivo della madre dei fratelli, un'inedita e terribile Kristin Scott Thomas, narcotrafficante, scatenerà una spirale di vendetta e omicidi. Atmosfere rarefatte, torture e mutilazioni. Canzoni sacre e un destino ineluttabile. "L'idea della storia è nata tre anni fa: la lotta tra un uomo che crede di essere dio e un altro che cerca una religione in cui avere fede".

Un sentimento autobiografico?
"Sì. Stavo affrontando una crisi esistenziale molto forte".

Perché ha ambientato il film in Thailandia?
"Ci avevo appena trascorso una vacanza con la famiglia. Era anche un modo per sfuggire per altri sei mesi al freddo della Danimarca. Io colleziono giocattoli e molti giocattoli giapponesi lì sono più economici. E mi piaceva ambientare un western a Bangkok, città che sembra uscita da Blade Runner: futuristica ma con un passato antico. E' piena di occidentali e davvero multiculturale, mi ricorda più New York che l'Europa".

Mentre era in vacanza con i suoi bambini ha immaginato questa storia così efferata?
"Il dramma vive sui contrasti, più li estremizzi, più diventa forte. Ma non mi considero una persona violenta. Ho grande senso morale. Ho due figli piccoli e capisco cosa può essere visto e cosa no. Ma i miei sono film per adulti in cui la violenza è squisitamente artistica".

Alla violenza lei affianca sentimenti assoluti.
"Drive era una favola. Un film sull'amore puro, fuori dalla fisicalità del rapporto, dai problemi di coppia. Solo Dio perdona racconta invece l'universale difficoltà degli uomini nel rapporto con la madre. Sul tema hanno cercato risposta molte tragedie greche. Gli uomini si muovono sulla base dell'istinto primario, le donne sono più sofisticate. Nel mio film, tra i due uomini in lotta, quello che vuole essere dio e l'altro che lo cerca, si inserisce la madre: colei che genera la vita ma tiene prigionieri i propri figli".

La madre, Kristin Scott Thomas, non somiglia a una Lady Macbeth?
"E' stata fin dall'inizio la mia unica scelta. Ha accettato subito perché il ruolo di "bitch-witch", mantide crudele e volgare, non le era mai stato offerto in vita sua".

Notevole anche Vithaya Pansringarm nel ruolo dell'ex polizotto giustiziere.
"Pensavo che in Thailandia ci fosse una scuola di recitazione, come in Giappone. In realtà non esistono attori professionisti. Hanno tutti un secondo lavoro, girano soap opera come automi. Ho preso gente dalla strada. Incontrare Vithaya, che ha 53 anni e recita solo da tre, è stata una fortuna. Parla un ottimo inglese ed emana un senso di calma che fa paura".

Com'è cambiata la carriera dopo il successo di Drive?
"Drive mi ha aperto nuovi mercati e ne sono felice. La prima volta ho lavorato con Gosling su consiglio di mia moglie, sua fan. Ora con Ryan c'è una sorta di telepatia. Quello tra regista e attore è un rapporto intimo".

Non dovevate girare insieme anche il remake di La fuga di Logan?
"Alla fine abbiamo rinunciato entrambi, per motivi diversi. Ma non era un nostro progetto, era il materiale di una major".

Lei è cresciuto tra New York e Copenaghen. Si sente più europeo o americano?
"Ho vissuto a New York dagli 8 ai 17 anni. Sono intriso di sogno americano. Ho una sensibilità europea, ma il cuore è americano".

E l'Italia? Nel suo western asiatico c'è molto di Sergio Leone.
"La mia nuova passione è collezionare colonne sonore di film italiani. Amo e conosco il vostro cinema, il neorealismo, i grandi affreschi di Fellini e Visconti, Sergio Leone. E le favole terrorizzanti di Argento e Fulci. Il mio nuovo film sarà un horror pieno di donne, una specie di sogno feticista nella migliore tradizione dei vostri B-movie".

Ha raccontato di aver attraversato alti e bassi e conosciuto profonde crisi. In che fase si sente ora?
"In transizione. Sono emotivo, per me fare il cinema è andare in guerra. Soffro, ma ci devo credere. Sono già fortunato a poter fare i film che voglio, non chiedo di più. Il basso budget ti lascia la libertà creativa, il kolossal ti trasforma in un manager. Devi avere un cinismo che mi manca, rinunciare al rock'n roll. Non so se sono pronto".

fonte: repubblica.it
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:10.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com