Maria Luisa Busi lascia il Tg1.

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Gervaise85
00sabato 22 maggio 2010 01:53
Un giornalista puo' togliere la firma, una conduttrice puo' togliere la faccia"
La lettera di Maria Luisa Busi "Non mi riconosco più nelTg1" Minzolini, direttore del Tg1

ROMA - "Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto". E' questo uno dei punti centrali della lettera con cui Maria Luisa Busi ha annunciato l'intenzione di abbandonare la conduzione del Tg1 1. La missiva, tre cartelle e mezzo affisse nella bacheca della redazione del telegiornale, è indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi. Ecco il testo integrale.

"Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".

"Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".

"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".

"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".

"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".

"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".

Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1)respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2)Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".

E conclude: "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".

(21 maggio 2010)
Paperino!
00sabato 22 maggio 2010 03:20
Minzolini è stato capace di sfracellare una redazione...
Quando lo faranno fuori????
napulitanboy
00sabato 22 maggio 2010 04:53
Re:
Paperino!, 22/05/2010 3.20:

Minzolini è stato capace di sfracellare una redazione...
Quando lo faranno fuori????




Quando cadrà Berlusconi, suppongo [SM=x43606]
°Paranoid Android°
00sabato 22 maggio 2010 12:38
Re: Un giornalista puo' togliere la firma, una conduttrice puo' togliere la faccia"
Gervaise85, 22/05/2010 1.53:

La lettera di Maria Luisa Busi "Non mi riconosco più nelTg1" Minzolini, direttore del Tg1

ROMA - "Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto". E' questo uno dei punti centrali della lettera con cui Maria Luisa Busi ha annunciato l'intenzione di abbandonare la conduzione del Tg1 1. La missiva, tre cartelle e mezzo affisse nella bacheca della redazione del telegiornale, è indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi. Ecco il testo integrale.

"Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".

"Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".

"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".

"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".

"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".

"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".

Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1)respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2)Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".

E conclude: "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".

(21 maggio 2010)




[SM=x43807]

lo Zimbawe sta messo meglio, altrochè [SM=g1617904]
Etrusco
00sabato 22 maggio 2010 13:22
Re:
Paperino!, 22/05/2010 3.20:

Minzolini è stato capace di sfracellare una redazione...
Quando lo faranno fuori????




Che Augusto Minzolini fosse professionalmente inadeguato (generoso eufemismo) a far il giornalista si sapeva già, avendolo lui dimostrato, purtroppo, in tutti questi suoi anni di "carriera".
Ora bisognerebbe che chi lo ha messo su quella poltrona da Direttore(!) ne paghi per i danni (economici e d'immagine per Tg1 e Rai) che Minzolini ha provocato.
Basta osservale il vistoso calo di ascolti dall'inizio della sua direzione.
Etrusco
00lunedì 24 maggio 2010 10:02

Dopo l’intervista al «Corriere» e le critiche all’ex volto del telegiornale
Minzolini e Busi, nuova lite al Tg1
Il sindacato dei giornalisti: dal direttore accuse a ruota libera.

La replica: ho solo risposto


NOTIZIE CORRELATE:

Minzolini e la ribelle Busi: «Non mi piace chi dà giudizi usando la mimica facciale»
(23 maggio 2010)


Maria Luisa Busi
(Ansa)

ROMA - Un caso al giorno al Tg1. Ieri sera, quando ormai era buio, il Comitato di redazione della testata, vale a dire i tre rappresentanti sindacali dei giornalisti, hanno preso di mira il direttore Augusto Minzolini. Dice il loro comunicato: «Due giorni fa - in occasione della decisione di Maria Luisa Busi di lasciare la conduzione delle ore 20 - avevamo auspicato per la redazione un momento di riflessione. Ci permettiamo di dire che l’odierna intervista del direttore al Corriere della Sera - per il contenuto e soprattutto per il tono - rischia di riportare la redazione ai momenti peggiori di divisione e frattura».
E più avanti: «La logica del "di qua i buoni, di là i cattivi, di qua i giovani sereni, e di là i vecchi logorati rancorosi" non ha mai giovato ad alcun corpo redazionale.
Men che meno giova buttare benzina sul fuoco"».
Infine, il Comitato di redazione (Alessandra Mancuso, Alessandro Gaeta, Claudio Pistola) ricorda che Maria Luisa Busi, quando fece un’intervista polemica con Minzolini, ricevette dall’azienda un invito a distinguere il suo ruolo di sindacalista (è consigliera della Federazione nazionale della Stampa) da quello di giornalista: «Vorremmo sapere dall’azienda se l’uso di "esternazioni" possa essere consentito invece a un direttore per esprimere giudizi a ruota libera sui dirigenti della stessa azienda e sui giornalisti con cui lavora.
Due pesi e due misure».
[SM=x44463]

Il direttore Minzolini reagisce di getto: «Mi viene da ridere! Il sindacato parla di "momento di riflessione". La Busi ha parlato in tutti i modi, ha attaccato in bacheca una lettera di molte pagine contro di me. Io le ho solo risposto. Non mi è concesso?». Venerdì Maria Luisa Busi aveva affisso la sua lettera: rinunciava a condurre l’edizione delle 20 e parlava della «perdita di credibilità» del Tg1, dell’assenza dal notiziario dei problemi reali del Paese, del dilagare di notizie «leggere».

Minzolini, nell’intervista al Corriere, replicava attaccando: «La Busi accompagna le notizie con la mimica facciale dando giudizi», «La Busi conduceva il Tg da 18 anni», «La Busi sputa nel piatto dove mangia». E confermava la sostituzione della «dimissionaria» con la giovane Laura Chimenti, «che ha velocità e ritmo». Con una battuta, toccava anche il presidente della Rai, Garimberti. Ieri in redazione, nella sede di Saxa Rubra, c’era malumore, soprattutto per i toni secchi del direttore.

Una redattrice, che preferisce non comparire con il nome, sintetizza:
«Qui vorremmo tornare a una situazione normale. Se il direttore dà interviste incendiarie non aiuta!
Se ogni critica è come sputare nel piatto…».

Il Cdr ha discusso a lungo (due membri erano fuori sede) e alla fine ha reso noto il comunicato. La preoccupazione principale riguarda proprio la seconda parte del giornale, quella dell’«alleggerimento», che la Busi ha sintetizzato così: notizie sulle «mutande antiscippo» e sulla «caccia al coccodrillo nel lago». Il clima è nervoso.

Giovedì la Rai dovrebbe presentare il nuovo Piano industriale che prevedrebbe il taglio di 2-300 ore di programmazione l’anno per il Tg1. Subito dopo i giornalisti terranno un’assemblea dove si parlerà anche del Tg formato Minzolini e del caso Busi.

Ieri anche l’Associazione di telespettatori cattolici (Aiart) ha segnalato che «nel Tg delle 13.30, in apertura, sono stati dedicati 7 minuti alla vittoria dell’Inter e ai fatti di cronaca collegati.
Solo a metà telegiornale, e dopo il pastone politico, è stato trasmesso il servizio sull’anniversario della strage di Capaci.
Questo Tg non aiuta i cittadini a distinguere quali sono i valori che dovrebbero essere alla base della civile convivenza di un Paese avanzato.
Questo è un telegiornale senza autorevolezza.

I nuovi conduttori sono sicuramente giornalisti preparati, ma di sicuro Maria Luisa Busi ha lasciato la conduzione perché non condivideva, giustamente, questa linea editoriale».

Fonte: Corriere della Sera - Andrea Garibaldi
24 maggio 2010
Etrusco
00lunedì 24 maggio 2010 11:28
24/05/2010, ore 00:50
IdV: "Il Tg1 oramai è diventato bulgaro"
di: Germano Milite


ROMA - Non si placa l'aspra polemica esplosa da oramai diversi mesi tra il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e la telegiornalista tra le più note ed apprezzate d'Italia Maria Luisa Busi.
Dopo una settimana in cui i toni si erano particolarmente accesi, il responsabile del primo tg nazionale sulla possibilità che la Busi passi al Tg3, in un'intervista al Corriere della Sera risponde ondivago: "Non so, non parlo con lei da fine febbraio, da quei giudizi sull’Aquila".
In ogni caso, prosegue, "se vuole restare al ‘Tg1’ un posto per lei ci sarà sempre".

IDV CONTRO MINZOLINI
Contro il Direttore del Tg1 interviene a muso duro l'opposizione; con l'IdV che, per voce di Leoluca Orlando, osserva che il telegionare della prima rete Rai "ormai è diventato ‘Bulgaro' Il ‘direttorissimo' Minzolini, fido scudiero di Berlusconi, oggi è stato capace di dare la finale di Champions league come terza notizia e, neanche fosse il miglior Houdini, ha fatto sparire completamente le molte critiche al governo sul ddl intercettazioni".
"Anche ieri sera ha censurato l’Italia dei Valori l’unico partito presente in Parlamento che non ha accettato la logica lottizzatoria e le relative poltrone nel Cda Rai.
Il ‘direttorissimo' censura le notizie sgradite al Governo ed epura i colleghi non allineati.
Sta facendo il giornale a sua immagine e somiglianza: cioè a immagine del suo capo, il Presidente del Consiglio".
In effetti sono tante e ripetute le "dimenticanze" di cui pare soffrire la redazione di quello che dovrebbe il 1° canale informativo nazionale e che, giorno dopo giorno, registra poderosi cali d'ascolto.
"È evidente ormai che Minzolini non conosce vergogna, mente spudoratamente e continua ad offendere l’intelligenza dei telespettatori che calano vertiginosamente sera dopo sera";
osserva ancora Orlando che poi conclude:
"L’Italia dei Valori continuerà a fare opposizione:
quand’è che Minzolini comincerà a fare il giornalista?".

Maria Luisa Busi

L'ASSOCIAZIONE CATTOLICI E TELESPETTATORI APPOGGIA LA BUSI
E contro il sempre meno apprezzato "direttorissimo" si scaglia anche l'associazione cattolici e telespettatori (AIART)
che, attraverso il presidente Luca Borgomeo, dichiara:
"E' chiaro che la Busi ha lasciato il Tg1 perché non condivideva la linea editoriale. Questo è un telegiornale senza autorevolezza. Oggi, alle 13.30, in apertura, sono stati dedicati sette minuti alla vittoria dell`Inter e ai fatti di cronaca ad essa collegati. Solo a metà telegiornale, e dopo il pastone politico, è stato trasmesso il servizio sulla strage di Capaci, in totale circa 2 minuti e mezzo".
Insomma il Minzolini contro tutti continua a discapito dell'informazione e alla faccia dei milioni di italiani che pagano il canone e vorrebbero usufruire di un servizio d'informazione meno cialtrone e di parte.
Il problema atavico della lottizzazione della Rai torna alla ribalta in maniera forte e decisa, lasciando sul campo di battaglia "cadaveri" eccellenti.
Chissà se, prima o poi, arriverà qualcuno in grado di decapitare giornalisticamente l'highlander della disinformazione che si è insediato a Saxa Rubra.

Articolo di Germano Milite
Etrusco
00lunedì 24 maggio 2010 12:09

LA LETTERA
per dire addio alla conduzione del telegiornale
«Tg1 di parte, dov'è il Paese reale?»
Lo sfogo della Busi contro Minzolini: ecco il testo




La linea editoriale impressa al Tg1 equivale a «una sorta di dirottamento» a causa del quale il telegiornale della rete ammiraglia «rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori», mentre finora era stato «il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era la sua ricchezza». Oggi l'informazione del Tg1 «è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il paese reale?, dov'è l'Italia che abbiamo il dovere di raccontare?».
Un'Italia fatta anche di precari, di uomini e donne che hanno perso il lavoro, di cassintegrati, di aziende che a centinaia chiudono e di imprenditori del Nord-est che si tolgono la vita perchè falliti.
«Quell'Italia esiste. Ma il Tg1 l'ha eliminata».
Sono le accuse che Marialuisa Busi mette nero su bianco nella lettera che ha indirizzato al direttore del Tg1 Augusto Minzolini e con cui chiede di essere sollevata dalla conduzione dell'edizione delle ore 20 della testata dove - precisa - «lavoro da 21 anni» e che ama, e la scelta fatta «è per me una scelta difficile, ma obbligata».
Una lettera fatta avere per conoscenza anche al presidente della Rai Paolo Garimberti, al direttore generale Mauro Masi e al responsabile delle risorse umane, Luciano Flussi, oltre che al Cdr della testata.

La Busi ricorda a Minzolini che il Tg1 era il giornale «anche dei colleghi che hai rimosso
dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati.
Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola».
La giornalista aggiunge «anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale». E «l'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte e l'infotainment quotidiano. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale».
Nel ricordare che un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma, «un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto».

«Nell'affidamento dei telespettatori - prosegue la Busi - è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori». E i fatti de L'Aquila (quando la troupe del Tg1 guidata dalla Busi venne contestata per strada, ndr) «ne sono stata la prova» è stato allora che «ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica».

L'ultima parte della lettera contiene annotazioni un pò più personali.
«Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire», e pertanto «respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente.
Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento.
Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo». Inoltre, «respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo», come pure «respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti».

La Busi sottolinea quindi a Minzolini «ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale.
Un attacco a orologeria:
screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni.

A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20».
Infine, «Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre.
Anche tu ne avresti il dovere».


Fonte: Corriere della Sera - 21 maggio 2010

Il testo della lettera di Maria Luisa Busi al Direttore del Tg1 Augusto Minzolini (LINK)
sanimma
00lunedì 24 maggio 2010 13:01
grande perdita
Giubo
00lunedì 24 maggio 2010 13:38
la Busi(l'ho incontrata ad una premiazione l'anno scorso a Nola,davvero molto garbata e umile)ha la mia stima e la mia solidarietà in questo momento...Minzolini l'ha proprio sfasciato il Tg1,forse era meglio Riotta a sto punto
J.Rebus
00lunedì 24 maggio 2010 13:43
Re:
Giubo, 24/05/2010 13.38:

la Busi(l'ho incontrata ad una premiazione l'anno scorso a Nola,davvero molto garbata e umile)ha la mia stima e la mia solidarietà in questo momento...Minzolini l'ha proprio sfasciato il Tg1,forse era meglio Riotta a sto punto




riotta a mio parere era un'altra munnezza...ma in confronto a minzolini sembrava il fratello di marx.
cmq secondo me il dato più avvilente è ke è difficile ke il tutto non passi come una guerra "poltica" ,o ke almeno molte persone la vedano csoì, quando invece è una battaglia per un informazione vera ,professionale,degna di questo nome.


ps: ieri è stato censurato(ufficalmente un guasto) l'intervento di germano a cannes contro la classe dirigente del paese .
romita poi ha riportato verbalmente il tutto...ovviamente tranne gli scorscianti applausi della platea...
Etrusco
00lunedì 24 maggio 2010 18:28
Metterci la faccia
di Silvia Truzzi 23 maggio 2010


Dov’è il paese reale? Se lo domanda Maria Luisa Busi nella lettera in cui ha annunciato l’abbandono della conduzione del Tg1. Si domanda dove sono le donne che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla. “Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c’è posto”. E poi commenta: “Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo”. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? “Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari? E i cassintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord-est che si tolgono la vita perché falliti?”. Molte domande, una sola risposta: abitano le nostre stesse strade e piazze, ma non si fanno vedere perché danno fastidio.

Chi ha visto la giornalista dopo le dimissioni, ha scritto di sigarette accese una dietro l’altra e occhi lucidi. Il pianto è spesso stupidamente inteso come manifestazione di debolezza. Ma c’è più forza nel gesto della Busi che nell’allegro restare dove si è senza farsi troppe domande. Il commento del direttore Minzolini (“Volevo spostarla al tg delle 13:30, l’avrà saputo”) non è ingeneroso. È un regalo dello specchio: lui se ne sarebbe andato per quello, per evitare una “retrocessione”, non certo perché la coscienza si rivoltava nello stomaco. Tendiamo ad attribuire agli altri – esercizio di superbia e intolleranza – le nostre debolezze. Lo stesso deve aver fatto Maurizio Lupi (PdL) che ha dichiarato: “Fa la vittima per godersi venti minuti di notorietà”. Nemmeno si è reso conto che di popolarità la Busi, dopo 21 anni di telegiornali, forse non ha bisogno. Il paese reale non sta nel Tg1 e nemmeno lo guarda: ha perso quasi un milione e mezzo di spettatori da febbraio a oggi. Perché molti fanno come Milena Gabanelli che ha spiegato: “Non mi piace, semplicemente non lo seguo”. E come lei, evidentemente, tanti altri. Sarà disobbedienza civile anche questa? Nessuno ha pensato che gli editoriali del direttore, il suo uso disinvolto di presunti sinonimi [SM=x44452] (“assoluzione” per “prescrizione” nel caso Mills, non fa mai male ricordarlo) hanno allontanato anche gli abbonati. La lettera della Busi è piena di verità: mentre le cose vanno male, parliamo di danza del ventre, della dieta paleolitica per mantenersi in forma, di come si diventa “cacciatori di fulmini” o maggiordomi. Una professione, quest’ultima, che forse non le piaceva. Ha spiegato le sue ragioni, se n’è andata, ha tolto la sua (bella) faccia, si è presa il solito strascico dei commenti offensivi. Laura Chimenti, 34 anni, da poco approdata all’edizione delle 13:30, la sostituirà: la meno invidiabile delle promozioni.



da Il Fatto Quotidiano del 23 maggio 2010
Paperino!
00martedì 25 maggio 2010 00:58
Colta l'occasione per dare un pò di spazio alla vicenda e invitare, neppure poi tanto indirettamente, Minzolini ad andarsene.
Non bisogna lasciare che anche stavolta venga tutto distorto e reso confuso, potranno anche fare attacchi violenti alla Busi, non sono riusciti certo così a nascondere qual è il vero problema, ossia riavere finalmente una RAI seria e credibile. Anzi, stavolta questo attacco mediatico mi sa che è proprio un autogoal. [SM=x43799]
Etrusco
00martedì 25 maggio 2010 12:32
Re:
Paperino!, 25/05/2010 0.58:

Colta l'occasione per dare un pò di spazio alla vicenda e invitare, neppure poi tanto indirettamente, Minzolini ad andarsene.
Non bisogna lasciare che anche stavolta venga tutto distorto e reso confuso, potranno anche fare attacchi violenti alla Busi, non sono riusciti certo così a nascondere qual è il vero problema, ossia riavere finalmente una RAI seria e credibile. Anzi, stavolta questo attacco mediatico mi sa che è proprio un autogoal. [SM=x43799]




[SM=x43620] per la segnalazione: ottimo articolo [SM=x43799]
Paperino!
00martedì 25 maggio 2010 15:40
Re: Re:
Etrusco, 25/05/2010 12.32:




[SM=x43620] per la segnalazione: ottimo articolo [SM=x43799]




In realtà è la Busi ad averlo fatto nero [SM=x43636]
Mi sono limitato a cappello e chiusura, in ogni caso grazie del giudizio [SM=x43819]
Astronascente86
00martedì 25 maggio 2010 21:24
Re: Un giornalista puo' togliere la firma, una conduttrice puo' togliere la faccia"
Gervaise85, 22/05/2010 1.53:






Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".



"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".



E conclude: "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".

(21 maggio 2010)




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