Lodo mondadori: fininvest dovrà risarcire cir per 750 milioni di euro

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S3SI
00domenica 4 ottobre 2009 10:33
Lodo Mondadori: «Fininvest
deve risarcire 750 milioni a Cir»
Il risarcimento per il danno causato dalla corruzione giudiziaria. De Benedetti: «Resa giustizia»

ROMA - Fininvest dovrà risarcire Cir del danno patrimoniale da «perdita di chance» di un giudizio imparziale, quantificato in circa 750 milioni (749.955.611,93, per l'esattezza). Lo scrive Cir in una nota, riferendo della sentenza del Tribunale di Milano nella causa civile promossa dalla società contro Fininvest per il risarcimento del danno causato dalla corruzione giudiziaria nella vicenda del 'lodo Mondadori'. Cir ha diritto anche al risarcimento da parte di Fininvest dei danni non patrimoniali, la cui liquidazione «è riservata ad altro giudizio».

DE BENEDETTI - «Dopo quasi vent'anni dalla condotta fraudolenta messa in atto per sottrarre al nostro gruppo la legittima proprietà della Mondadori, finalmente la magistratura, dopo la sentenza che ha confermato definitivamente in sede penale l'avvenuta corruzione di un giudice, ci rende giustizia anche sul piano civile», commenta Carlo De Benedetti, presidente onorario di Cir.

APPELLO - La Fininvest esprime invece «tutta la propria incredulità» e annuncia che farà «subito appello». È, afferma Fininvest in una nota, «una sentenza profondamente ingiusta». «In attesa di conoscerne le motivazioni, la Fininvest ribadisce la correttezza del suo operato, la validità delle proprie ragioni e degli elementi che sono stati addotti per sostenerle». Il presidente della Fininvest, Marina Berlusconi, parla di «verdetto incredibile e sconcertante». «La Fininvest - commenta - ha sempre operato nella massima correttezza e ha dimostrato in modo limpido e inconfutabile la validità delle proprie ragioni. Non posso non rilevare che questa sentenza cade in un momento politico molto particolare. Non posso non rilevare che dà ragione ad un Gruppo editoriale la cui linea di durissimo attacco al presidente del Consiglio, per non dire altro, è sotto gli occhi di tutti. Sbaglia però chi canta vittoria troppo presto. Sappiamo di essere nel giusto e siamo certi che alla fine questo non potrà non esserci riconosciuto».

LA VICENDA - La vicenda Lodo Mondadori si incentrava su presunte sentenze comprate che avevano assegnato il gruppo editoriale di Segrate alla Fininvest nella battaglia legale che nella seconda metà degli anni '80 aveva opposto Silvio Berlusconi al gruppo di Carlo De Benedetti. Nel processo, Berlusconi era stato prosciolto per intervenuta prescrizione.
S3SI
00domenica 4 ottobre 2009 10:35
La storia del Lodo Mondadori

Dalla fine degli anni Ottanta la Fininvest di Silvio Berlusconi acquisisce progressivamente quote della Arnoldo Mondadori Editore. Nel 1988, acquistando le azioni di Leonardo Mondadori, Fininvest dichiara che da quel momento in poi prenderà un ruolo di primo piano nella gestione della società editoriale. L'editrice, quindi, è in mano a tre soggetti, la Fininvest di Silvio Berlusconi, la CIR di Carlo De Benedetti e la famiglia Formenton (gli eredi di Arnoldo Mondadori). De Benedetti non approva la volontà di Berlusconi di amministrare personalmente la società e stipula un'alleanza con la famiglia Formenton, che decide di vendere a De Benedetti le sue azioni entro il 30 gennaio 1991.

Ma nel novembre 1989 la famiglia Formenton cambia idea e si schiera dalla parte di Berlusconi, consentendogli di insediarsi come nuovo presidente della compagnia il 25 gennaio 1990; De Benedetti protesta, forte dell'accordo scritto stabilito pochi mesi prima con i Formenton, ma i vari schieramenti non trovano un accordo soddisfacente per tutti e decidono quindi unanimemente di ricorrere ad un lodo arbitrale.

I tre arbitri sono scelti di comune accordo da De Benedetti, i Formenton e la Corte di Cassazione. Il 20 giugno 1990 si ha il primo verdetto: l'accordo tra De Benedetti e i Formenton è ancora valido a tutti gli effetti, le azioni Mondadori devono tornare alla CIR. Silvio Berlusconi, allora, lascia la presidenza Mondadori e i suoi dirigenti Fininvest lo imitano, venendo rimpiazzati da quelli dell'ingegner De Benedetti (Carlo Caracciolo, Antonio Coppi e Corrado Passera).

Ma Berlusconi e i Formenton non gettano la spugna: impugnano il lodo arbitrale davanti alla Corte di Appello di Roma, che stabilisce che ad occuparsi del caso sarà la I sezione civile, presieduta da Arnaldo Valente e con giudice relatore Vittorio Metta. Il 14 gennaio del 1991 si chiude la camera di consiglio e la sentenza viene depositata e resa pubblica il 24 gennaio, cioè 10 giorni dopo la chiusura della camera di consiglio. La sentenza annulla il precedente verdetto del lodo arbitrale e consegna nuovamente le azioni della Mondadori in mano alla Fininvest di Berlusconi.

Ma direttori e dipendenti di alcuni giornali si ribellano al nuovo proprietario; nella vicenda interviene l'allora presidente del consiglio Giulio Andreotti che convoca le parti e le invita a trovare un accordo di transazione: è così che "la Repubblica", "L'Espresso" e alcuni giornali periodici locali tornano alla CIR, mentre "Panorama", "Epoca" e tutto il resto della Mondadori restano alla Fininvest, che riceve anche 365 miliardi di lire di conguaglio.

Nel 1995, in seguito ad alcune dichiarazioni di Stefania Ariosto, antiquaria milanese vicina agli ambienti di Forza Italia, la magistratura inizia a indagare sulla genuinità della sentenza della Corte di Appello di Roma. Stefania Ariosto dichiara che sia il giudice Arnaldo Valente che il giudice Vittorio Metta erano amici intimi di Cesare Previti e frequentavano la sua casa. Inoltre la Ariosto testimoniò di aver sentito Previti parlare di tangenti a giudici romani. Il pool di giudici milanesi si mise in moto e riuscì a rintracciare dei sospetti movimenti di denaro che andavano dalla Fininvest ai conti esteri degli avvocati Fininvest – fra i quali Cesare Previti - e da questi arrivarono al giudice Metta.

Cesare Previti parlò di quelle somme definendole come ricompensa per semplici servizi e prestazioni professionali che in qualità di avvocato di Finivest egli avrebbe svolto. Il giudice si difese asserendo di aver ricevuto una importante somma di denaro in eredità.

Il 19 giugno 2000 il gup di Milano Rosario Lupo proscioglie dall'accusa di concorso in corruzione «perché il fatto non sussiste» Silvio Berlusconi, gli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora e il giudice romano Vittorio Metta. Il 26 settembre la Procura di Milano impugna il proscioglimento. Il 25 giugno 2001 la quinta sezione della Corte d'Appello di Milano emette la sentenza sul ricorso e proscioglie Silvio Berlusconi per intervenuta prescrizione, perché i fatti contestatigli risalgono al 1991, mentre rinvia a giudizio Previti, Pacifico, Acampora e Metta, tutti accusati di concorso in corruzione in atti giudiziari. Il proscioglimento di Berlusconi viene confermato dalla Cassazione il 17 novembre 2001.
A gennaio 2002 il processo Lodo Mondadori é riunito a quello Imi-Sir.

La Corte di Cassazione nel luglio 2007 ha stabilito la condanna di Previti, Pacifico e Acampora a 1 anno e 6 mesi di reclusione, mentre Vittorio Metta a 1 anno e 9 mesi. Oggi il Tribunale di Milano ha emesso la sentenza nella causa civile promossa dalla società Cir contro Fininvest, condannata a pagare 375 milioni di euro come risarcimento al danno causato dalla corruzione giudiziaria nella vicenda. Cir ha diritto anche al risarcimento da parte di Fininvest dei danni non patrimoniali, la cui liquidazione «è riservata ad altro giudizio». (Rielaborazione da Wikipedia)
pacovarra
00domenica 4 ottobre 2009 11:51
ottimo!!!!
gran generale
00domenica 4 ottobre 2009 17:23
una sentenza sconcertante, senza dubbio.. ormai non è più possibile nemmeno corrompere dei giudici tranquillamente! queste procure rosse sono sempre pronte ad ostacolare i piani degli onesti imprenditori
Giubo
00lunedì 5 ottobre 2009 08:23
e ora si che lo dovrà vendere,il Milan..
fersen82
00lunedì 5 ottobre 2009 10:31
la vendita di kakà mi sa che non basta più...
e peccato per i tempi..ah..quella prescrizione ad inizio millennio.....
.pisicchio.
00lunedì 5 ottobre 2009 15:46
Qualsiasi avvocato auspicherebbe una quantificazione del danno che va ben oltre la misura prospettata...

Purtroppo non succede quasi mai...tranne che in questo caso.




gran generale
00lunedì 5 ottobre 2009 16:19

Il comunicato del Pdl. "Gli attacchi che fuoriescano dai canoni dell'opposizione democratica, dura ma rispettosa delle istituzioni, ci portano ad assicurare che, in Parlamento così come nel Paese, forti di un consenso chiaramente e più volte espresso dagli italiani, il centrodestra proseguirà nella politica del fare e del governare, che nessun disegno eversivo potrà sconfiggere", si legge nella nota congiunta sottoscritta dai capigruppo Pdl al Senato ed alla Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, ed i rispettivi vicepresidente vicari, Gaetano Quagliariello e Italo Bocchino.

"La tempistica e i contenuti di una sentenza che a 20 anni dai fatti arriva con sospetta puntualità - prosegue la nota - rafforzano l'opinione di quanti, come noi, pensano che vi sia chi sta tentando, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano".

"Mentre il governo Berlusconi affronta con energia e consenso largamente maggioritario la realizzazione degli impegni assunti con gli elettori e ogni emergenza, si tenta, vanamente - dicono i capigruppo Pdl in Parlamento - di delegittimarne l'azione. Siamo certi che questo disegno non troverà spazio nelle istituzioni e, che ciascuno nella sua diversa responsabilità, agisca partendo dal presupposto del rispetto della legalità e della sovranità popolare".



intanto il Pdl sta preparando una manifestazione nazionale a sostegno di Berlusconi, vittima di un disegno eversivo ad opera delle toghe rosse [SM=x43820]
gran generale
00giovedì 29 ottobre 2009 14:21
Il giudice che ha deciso la sospensione dell'esecutività della sentenza sul Lodo Mondadori è il fratello di un ex-deputato PDL

Irrituale. Così era stata definita da diversi giuristi la decisione, presa pochi giorni fa dal presidente della II Corte d'Appello di Milano, di sospendere l'esecutività della sentenza sul Lodo Mondadori. Secondo la sentenza di condanna la Fininvest di Silvio Berlusconi avrebbe dovuto pagare immediatamente (in attesa di ricorrere in appello) 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti per avergli rubato attraverso la corruzione di un giudice la Mondadori una ventina d'anni fa.
Le decisioni in sede civile sono immediatamente esecutive ma nel caso Berlusconi-De Benedetti, in modo appunto irrituale, si è deciso di sospendere il pagamento che avrebbe probabilmente messo alle corde anche il colosso brianzolo.

A decidere sulla sospensiva è stato il presidente della II Corte d'Appello civile di Milano, il giudice Giacomo Deodato. E allora? Che c'è di strano?

Giacomo Deodato è il fratello di Giovanni Deodato, parlamentare messinese di Forza Italia per due legislature. Insomma, il giudice che ha deciso di sospendere la Fininvest dall'obbligo di pagare subito i 750 milioni a De Benedetti è il fratello di un esponente importante del partito del padrone della Fininvest.

Ecco i malati risultati di un conflitto d'interesse di dimensioni spropositate che la sinistra non ha mai saputo elidere dalla scena politica italiana.
.pisicchio.
00giovedì 29 ottobre 2009 18:57
Re:
gran generale, 29/10/2009 14.21:

Il giudice che ha deciso la sospensione dell'esecutività della sentenza sul Lodo Mondadori è il fratello di un ex-deputato PDL

Irrituale. Così era stata definita da diversi giuristi la decisione, presa pochi giorni fa dal presidente della II Corte d'Appello di Milano, di sospendere l'esecutività della sentenza sul Lodo Mondadori. Secondo la sentenza di condanna la Fininvest di Silvio Berlusconi avrebbe dovuto pagare immediatamente (in attesa di ricorrere in appello) 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti per avergli rubato attraverso la corruzione di un giudice la Mondadori una ventina d'anni fa.
Le decisioni in sede civile sono immediatamente esecutive ma nel caso Berlusconi-De Benedetti, in modo appunto irrituale, si è deciso di sospendere il pagamento che avrebbe probabilmente messo alle corde anche il colosso brianzolo.

A decidere sulla sospensiva è stato il presidente della II Corte d'Appello civile di Milano, il giudice Giacomo Deodato. E allora? Che c'è di strano?

Giacomo Deodato è il fratello di Giovanni Deodato, parlamentare messinese di Forza Italia per due legislature. Insomma, il giudice che ha deciso di sospendere la Fininvest dall'obbligo di pagare subito i 750 milioni a De Benedetti è il fratello di un esponente importante del partito del padrone della Fininvest.

Ecco i malati risultati di un conflitto d'interesse di dimensioni spropositate che la sinistra non ha mai saputo elidere dalla scena politica italiana.





Quali sarebbero questi autorevolissimi giuristi?

Lo sanno questi autorevoli giuristi che la sospensione dell'esecutività la prevede il cpc?

Io non ho mai visto un appello senza la richiesta di sospensione degli effetti della sentenza di primo grado...mai!

Vorrei capire nel merito perchè sarebbe irrituale...

Tra l'altro l'istanza irrituale è stata firmata da avvocati non proprio sconosciuti...che forse hanno un'idea di cosa sia rituale e cosa no...: (De Nova (ordinario diritto civile), Lombardi (praticamente uno dei migliori avvocati civilisti italiani), Saletti (ordinario di procedura civile), Vaccarella (ordinario di procedura civile)

Parlando poi del singolo magistrato (che tra l'altro è solo un membro di un organo collegiale) adottano esattamente la stessa strategia di SB...ma non dovevamo sempre fidarci della magistratura?

mah...


trixam
00giovedì 29 ottobre 2009 19:08
Questa cosa dei giudici parenti di è curiosa.
Il giudice che assolse de magistris a salerno lo scorso giugno era la cognata di santoro.
Mi sa che il conflitto di interessi è bipartisan su questi temi.

Poi diciamocela tutta, se la vicenda del lodo mondadori non riguardasse berlusconi, credo che tutti inorridiremmo per come è stato condotto questo procedimento, sia in sede penale che civile.
gran generale
00giovedì 29 ottobre 2009 19:18
Re: Re:
.pisicchio., 29/10/2009 18.57:



Quali sarebbero questi autorevolissimi giuristi?

Lo sanno questi autorevoli giuristi che la sospensione dell'esecutività la prevede il cpc?

Io non ho mai visto un appello senza la richiesta di sospensione degli effetti della sentenza di primo grado...mai!

Vorrei capire nel merito perchè sarebbe irrituale...

Tra l'altro l'istanza irrituale è stata firmata da avvocati non proprio sconosciuti...che forse hanno un'idea di cosa sia rituale e cosa no...: (De Nova (ordinario diritto civile), Lombardi (praticamente uno dei migliori avvocati civilisti italiani), Saletti (ordinario di procedura civile), Vaccarella (ordinario di procedura civile)

Parlando poi del singolo magistrato (che tra l'altro è solo un membro di un organo collegiale) adottano esattamente la stessa strategia di SB...ma non dovevamo sempre fidarci della magistratura?

mah...




guarda, io sono d'accordo con te
non è necessario nemmeno essere illustri docenti di diritto per capire tutto questo..

l'intento del post era piuttosto di contrapporsi ai vari "disegni eversivi", "attacchi alla democrazia" e "la magistratura rossa di Milano" sbandierati ai quattro venti dalle marionette pidielline

se dovessimo metterci a discutere sul merito di un provvedimento che sospende l'esecutività di una sentenza di primo grado saremmo alla frutta davvero
fulvio25
00lunedì 23 agosto 2010 09:45
Per salvare il Lodo
5 milioni di cause a rischio
Così il Cavaliere vuol evitare il pagamento del risarcimento Mondadori. Finiani e opposizione in allerta per sventare il colpo di spugna sui 750 milioni

ROMA - Mandare al macero, o quantomeno compromettere pesantemente il corso, di 5 milioni di cause civili pendenti, pur di cambiare il destino dell'unica che gli interessa. La sua. Quella sul lodo Mondadori che, se venisse confermata la sentenza di primo grado del giudice Raimondo Mesiano, costerebbe alla Fininvest 750 milioni di euro da versare alla Cir di Carlo De Benedetti. Non si smentisce mai Silvio Berlusconi. Il metodo delle leggi ad personam e ad aziendam è sempre lo stesso. Storia lunghissima, Cirami, Cirielli, rogatorie, falso in bilancio, blocca processi, processo breve, lodo Schifani, lodo Alfano, già una norma per il caso fiscale della stessa Mondadori. Solo per citare le più note.

E le prime indiscrezioni sul suo progetto, annunciato venerdì a palazzo Grazioli durante la conferenza stampa post vertice, per "un piano straordinario per il rapido smaltimento delle cause civili pendenti", svela subito il suo interesse recondito. Poiché per i processi civili non c'è amnistia che tenga, allora la strategia del colpo di spugna deve camminare per altre vie e ammantarsi di una fittizia regolarità. Ma i finiani all'interno della maggioranza, e le opposizioni, sono già in allerta, pronti a sventare il nuovo tentativo.

Dice il Cavaliere che i processi civili "sono talmente lenti e inefficienti da rappresentare un ostacolo insormontabile per chi voglia investire in Italia". Che farne dunque? Toglierli di mezzo al più presto. Soprattutto se l'urgenza del caso specifico, la Mondadori in specie, va affrontata al più presto visto che il processo è già in secondo grado. Tant'è che il Guardasigilli Angelino Alfano ci aveva già provato a luglio, addirittura per decreto legge. Con il solito sistema di piazzare un emendamento del tutto estraneo per materia in un decreto già in dirittura d'arrivo e tale da dover essere convertito per assoluta necessità.

Niente di meglio che quello sulla manovra economica in cui, al Senato, il governo ha tentato di infilare una paginetta che riscriveva le regole per i processi civili pendenti. Due trucchi e il dibattimento si blocca: la sospensione di sei mesi e una nuova figura, quella dell'ausiliario del giudice, che a bocce ferme studia e propone una soluzione nel merito. Le parti possono accoglierla, l'ausiliario si becca un bel gruzzolo, la causa è finita. Oppure, se i contendenti non sono d'accordo, si va alla sentenza per le vie regolari, ma sul perdente pesa la minaccia di doversi accollare tutte le spese per aver rifiutato la "via breve".
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