Lo strappo di Chiamparino: "questa sinistra fuori dal mondo mi ha stufato".

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trixam
00venerdì 14 gennaio 2011 11:45
Sergio Chiamparino dice al Riformista di essere «stufo del benaltrismo di una sinistra» che ormai ragiona «come se fosse fuori dal mondo reale». Sostiene che «in qualsiasi altro paese, Marchionne sarebbe stato accolto col tappeto rosso». Aggiunge che la posizione del Pd sul caso Fiat «rimane confusa». E parlando della classifica del Sole 24 ore sui sindaci più apprezzati, scandisce: «Renzi primo, io secondo. Sono un pensionando e lo dico con molta umiltà: è ora che il Pd inizi ad ascoltare davvero queste persone che hanno dimostrato di avere cultura di governo. Oppure l’unico requisito per entrare nel gruppo dirigente nazionale del partito è quello di non aver mai vinto un bel niente?».

Chiamparino, Berlusconi dice che se vince il «no» al referendum di Mirafiori, la Fiat farà bene ad andarsene. È d’accordo?
Se malauguratamente vincesse il no, il governo dovrebbe convocare un tavolo per trovare un rimedio. Anche se sarebbe molto difficile farlo. Come ha ben spiegato Marchionne, le auto che vanno vendute sulla “piazza” internazionale hanno bisogno di essere prodotte con modalità e tempi coerenti con la domanda dei mercati.

Come sta Torino a poche ore dal referendum di Mirafiori?
Mi creda, la gente è infastidita dal tentativo di politicizzare una questione sindacale, economica e sociale. E soprattutto la città sa che Marchionne è stato l’uomo che ha salvato il Gruppo Fiat e che, insieme agli enti locali, ha impedito la chiusura di Mirafiori.

Visto l’acceso dibattito in corso tra i lavoratori, non le sembra di esagerare un po’?
Nel 2003-2004 Mirafiori era praticamente chiusa. Al punto che c’erano già alcune proposte per riconvertire quell’area persino in un mastodontico parco divertimenti. Una specie di Gardaland di Torino, non so se mi spiego. Quanto a Marchionne, rimane l’uomo che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata. Tornando a Mirafiori, c’è la possibilità storica non solo di portare quella produzione che là manca da vent’anni. Ma di farne un vero e proprio “hub” dell’innovazione per la mobilità sostenibile.

Sembra una gigantesca réclame del sì, non trova?
Detto con la massima sincerità, io sono esterrefatto per tutte le polemiche su Marchionne. L’ad della Fiat sta solo proponendo un nuovo modo di lavorare. Nel settore del tessile e dell’alimentaristica lavorano così da vent’anni. Ma soprattutto sono senza parole perché, in qualsiasi altra parte del mondo, uno che mette sul tavolo un miliardo di investimenti sarebbe stato accolto col tappeto rosso.

Però non vorrà negare l’accordo prevede l’appesantimento dei carichi di lavoro.
L’appesantimento c’è e va compensato. Alzando i salari e coinvolgendo sempre di più il sindacato nelle decisioni dell’azienda.

Il modello tedesco.
Appunto. Se al referendum vince il sì, tutte le strade sono praticabili. Se passa il no, invece, si finirà tutti a fare i gatti neri in un gigantesco limbo. Dobbiamo metterci in testa che nelle relazioni industriali italiane c’è sempre questo gap di dieci anni che va colmato. Le faccio un esempio: se l’accordo del 1993 fosse stato fatto dieci anni prima, come proponevano Tarantelli, Modigliani e la Cisl, i lavoratori ne avrebbero guadagnato in diritti e in tutela del reddito. Oggi ci troviamo di nuovo a un bivio. Se non anticipiamo, finiremo per subire. Le vie sono due: votare sì al referendum per lasciare aperte tutte le strade e correggere in seguito tutte quelle criticità che ci sono nell’accordo. Oppure, se vince il no, tocca prepararsi al nulla.

Torniamo a Marchionne. Come giudica il fatto che, considerando le stock options, l’ad Fiat paga meno tasse dei suoi operai?
Tra Marchionne e un metalmeccanico c’è uno scarto troppo grande. Primo, per una ragione di natura morale, visto che chi guadagna di più dovrebbe versare dei contributi straordinari. Secondo, per una distorsione nel meccanismo delle stock options. Questo discorso però non vale solo per Marchionne, ma anche per moltissimi altri manager.

Questo è un tema sollevato da sinistra. Non sembra un aspetto di poco conto.
Io sono stufo di questo “benaltrismo” della sinistra, di questo modo di ragionare che alla sinistra ha provocato e sta provocando danni irreparabili. Ormai, a sinistra, è quasi sempre così. Il problema è sempre “ben altro”…

Iniziamo dalla Fiom. Ce l’ha con Landini?
Io non ce l’ho con Landini. Ma siamo seri, la torsione politica della Fiom è ormai una cosa scontata.

Ripone le sue speranze nella Camusso?
Tenuto conto dei vincoli che derivano dal peso della Fiom sull’intero sindacato, bisogna riconoscere che la Camusso si sta muovendo con saggezza. Se passano il sì al referendum e la sua linea di firmare, un minuto dopo si può porre il tema della rappresentanza sindacale che sta tanto a cuore alla Cgil.

Dal “benaltrismo” al “maanchismo” di cui è stato accusato il suo partito, il Pd, sul caso Mirafiori. Deluso?
Se fossi stato il segretario del Pd avrei detto le stesse cose che sto dicendo adesso. Tiri le somme e veda lei se sono deluso o no. Io mi rendo conto che il leader di un partito come il nostro senta la necessità di provare a tenere “tutti dentro”. Ma alcune cose non sono chiare. L’approccio del Pd alla questione Fiat è stato all’insegna di una grande incertezza. Oggi, da quell’incertezza, è scaturita la linea del dire «sì agli investimenti» e no a tutto il resto.

Il sospetto del “ma anche”, appunto.
Il problema è che mi devono spiegare come il sì agli investimenti può convivere col fatto che il responsabile Economia del partito, Stefano Fassina, continui a parlare di «accordo regressivo». Di regressivo, in questa storia, ci sono soltanto le attuali relazioni sindacali che il Pd continua inspiegabilmente a difendere. Le stesse che hanno contribuito a portare a meno salari per i lavoratori e meno produttività per le aziende.

Sta dicendo che il Pd è fuori dalla realtà dell’anno 2011?
Oltre al benaltrismo della sinistra, il Pd ha un altro grave problema. Sembra infatti che questo partito sia prigioniero di un diaframma invisibile che ci ributta addosso tutte le nostre parole. E la Fiat, purtroppo, è soltanto uno dei temi sui quali potremmo sfondare e invece andiamo all’indietro. Perché una sinistra che non pensa a prospettive di crescita che siano fuori dall’ombrello della spesa pubblica è una sinistra fuori dal mondo. Le faccio un esempio?

Prego.
Vorrei rivolgere un quesito all’amico Vendola. È più “di sinistra” tenere il 60 per cento delle società ex municipalizzate e conservare le poltrone? Oppure mantenere il controllo di quelle aziende limitandosi al 30 per cento e col ricavato dell’altro 30 costruire gli asili nido? Io credo che sia più di sinistra la seconda opzione. Certo, bisogna rinunciare a qualche poltrona per aumentare i servizi per i cittadini.

Chiamparino, sia sincero. Con queste parole sta pensando ad “altre” prospettive politiche?
Per me mancano quattro mesi all’alba, e cioè alla fine del mandato. Il mio obiettivo è la scadenza pensionistica di luglio, alla quale arriverò finendo di pagare il riscatto degli anni dell’università.

E la sua intenzione di candidarsi alle primarie per la premiership?
Le faccio una rivelazione. Ho deciso di ascoltare i consigli di Beppe Severgnini. Quando finirò di fare il sindaco, mi metterò “a disposizione”. Valuterò le eventuali proposte non necessariamente nell’ambito della politica di chi me ne farà, di chi sente di aver bisogno di un’esperienza come la mia.

Ne sta già valutando qualcuna?
Niente di particolare, per ora.

Secondo lei, il Pd tenterà di ridimensionare le primarie?
Per me le primarie non hanno una funzione salvifica. Ma non capisco davvero che bisogno c’è di farne a meno. Viene il sospetto che le si vogliano accantonare per tentare di coinvolgere qualche possibile alleato che, in realtà, non ci sta neanche a sentire.

Si riferisce a Casini?
L’idea secondo cui per fare un’alleanza con l’Udc bisogna mettere in discussione noi stessi non la capisco affatto.

Renzi primo. Lei, secondo, ha raggiunto il podio per il decimo anno consecutivo. De Luca terzo. Tre piddì guidano la classifica del sindaci del Sole24 ore.
Renzi è uno su cui puntare per il futuro. Detto questo, visto che io sono un pensionando, vorrei umilmente chiedere ai vertici del Pd: non sarebbe il caso di ascoltare e coinvolgere un po’ di più questo pezzo di partito che sul territorio ha dimostrato di avere capacità di governo? In caso contrario, inizierei a sospettare che il requisito necessario per entrare nel gruppo dirigente nazionale del nostro partito sia il non aver vinto mai niente.

Pensa forse a un congresso straordinario?
Ai congressi non ci credevo nemmeno quando servivano a discutere e non solo a contare delle tessere. Io chiedo soltanto che questo partito, una buona volta, impari a fare chiarezza. E a stare se possibile nel mondo reale, non al di fuori.

Dal riformista
trixam
00venerdì 14 gennaio 2011 11:46
Chiamparino for president.
.pisicchio.
00venerdì 14 gennaio 2011 16:44
A me piace molto Chiamparino però, a dirla tutta, è troppo facile criticare senza trovarsi nella scomodissima posizione di Bersani.

Quest'ultimo è da mesi costretto a posizioni di incomprensibile cerchiobottismo perchè non vuole perdere per strada potenziali alleati (vedi incomprensibili non-dichiarazioni sul caso Fiat).

C'è da capirlo...già alleandosi con il mondo intero rischia di perdere.

Peccato perchè gente come Chiamparino, Cacciari e Bersani, senza alleati impresentabili, potrebbe tranquillamente offrire agli elettori una sinistra moderna...

ps: si noti come Chiamparino, da persona intelligente, si sofferma sull'imposizione tributaria delle stock option rispetto al reddito dell'operaio...senza cadere nella demagogia dello "stipendio troppo alto"...
trixam
00venerdì 14 gennaio 2011 16:58
Io credo che Chiamparino possa criticare a ragion veduta, visto che nel 2001 preferì rischiare di perdere piuttosto che allearsi con l'estrema sinistra e poi vinse, e quando quelli tornarono con il cappello in mano, prima li mise sull'attenti e poi li fece rientrare a patto che stessero zitti e buoni per sempre, cosa è puntualmente avvenuta.

Bersani nella situazione scomoda ci si è messo da solo quando ha deciso di vincere la segreteria con i voti di D'alema.
Ovvio che ora si trova nel limbo tra le due linee che perseguitano la sinistra post-comunista: il nuovo compromesso storico(linea di d'alema), o l'idea di un grande partito riformista(linea veltroni), che non ha un popolo che lo vuole veramente.
.pisicchio.
00venerdì 14 gennaio 2011 17:40
Re:
trixam, 14/01/2011 16.58:

Io credo che Chiamparino possa criticare a ragion veduta, visto che nel 2001 preferì rischiare di perdere piuttosto che allearsi con l'estrema sinistra e poi vinse, e quando quelli tornarono con il cappello in mano, prima li mise sull'attenti e poi li fece rientrare a patto che stessero zitti e buoni per sempre, cosa è puntualmente avvenuta.

Bersani nella situazione scomoda ci si è messo da solo quando ha deciso di vincere la segreteria con i voti di D'alema.
Ovvio che ora si trova nel limbo tra le due linee che perseguitano la sinistra post-comunista: il nuovo compromesso storico(linea di d'alema), o l'idea di un grande partito riformista(linea veltroni), che non ha un popolo che lo vuole veramente.




Non conosco gli equilibri interni al PD (mi appassionano molto, invece, quelli dell'IDV).

Tuttavia...siamo sicuri di poter confrontare le due situazioni (elezioni comunali di Torino ed elezioni politiche)?

Anche il famoso scrittore nonchè africanista nonchè regista d'avanguadrdia Valter Weltroni scelse coraggiosamene di isolare gli estremisti. Gli esiti elettorali li ricordiamo tutti. A Veltroni riconosco di aver fatto un coraggioso passo in avanti verso un bipolarismo (o forse bipartitismo) moderno...ma cui prodest?

Mi pare che dal punto di vista elettorale tutti i sondaggi impongano larghe alleanze se non si vuole perdere.

Alla luce di questo scenario risulta difficile per Bersani fare scelte come quelle da te menzionate... andrebbe incontro a tremende bastonature elettorali... o no?
trixam
00venerdì 14 gennaio 2011 18:06
Re: Re:
.pisicchio., 14/01/2011 17.40:




Non conosco gli equilibri interni al PD (mi appassionano molto, invece, quelli dell'IDV).

Tuttavia...siamo sicuri di poter confrontare le due situazioni (elezioni comunali di Torino ed elezioni politiche)?

Anche il famoso scrittore nonchè africanista nonchè regista d'avanguadrdia Valter Weltroni scelse coraggiosamene di isolare gli estremisti. Gli esiti elettorali li ricordiamo tutti. A Veltroni riconosco di aver fatto un coraggioso passo in avanti verso un bipolarismo (o forse bipartitismo) moderno...ma cui prodest?

Mi pare che dal punto di vista elettorale tutti i sondaggi impongano larghe alleanze se non si vuole perdere.

Alla luce di questo scenario risulta difficile per Bersani fare scelte come quelle da te menzionate... andrebbe incontro a tremende bastonature elettorali... o no?



Hai ragione che le elezioni locali e nazionali sono diverse.
Anche perché la sinistra si è indebolita anche su quelle.
Tuttavia Torino è torino, la città simbolo del proletariato(una volta) e quella fu una scelta comunque coraggiosa.

Noi del 2008 sottovalutiamo una cosa, giustamente direi dato che a guidare il Pd c'era l'africanista. Tuttavia il nostro scipione al termine del governo prodi che aveva fatto incazzare di brutto la maggioranza degli italiani in quello che si può definire un perfetto suidicio politico(leggasi le tasse sono bellissime, spero che Dio abbia perdonato TPS), conquistò con una base riformista il 33% dell'elettorato, il più grande risultato per un partito riformista nella storia d'Italia. Diciamo che se fosse andato fino in fondo evitando l'errore fatale di allearsi con di pietro e presentare i candidati figli di, forse sarebbe arrivato anche al 36%, non avrebbe vinto, ma sarebbe stato il più grande partito italiano.
Se non fosse partita la solita guerra civile forse quel partito avrebbe avuto le basi per conquistare, con una nuova legge elettorale, un ruolo fondamentale nella politica italiana, magari con un nuovo leader riformista al posto di scipione.

Ora bersani e d'alema possono gingillarsi come vogliono, ma il loro pd nei momenti di gloria va al 25% dei sondaggi.
Certo d'alema direbbe che grazie alle sue alchimie almeno la sinistra due volte le ha vinte le elezioni, ma sono state brevi parentesi tra i governi di B. E se rifanno una nuova invincibile armada, come mi sembra il progetto, saranno costretti di nuovo alla sconfitta nel peggiore dei casi o ai soliti due anni di governo nel migliore.

--letizia22--
00venerdì 14 gennaio 2011 19:25
Re:
trixam, 14/01/2011 11.46:

Chiamparino for president.




la posizione di Chiamparino mi sembra abbastanza ovvia,quale sindaco non direbbe le stesse cose per mantenere un impianto "attivo" nella propria citta'???
Il discorso sulla sinistra e' condivisibile,anzi e' ormai anticamente condiviso!
JuanManuelFangio
00venerdì 14 gennaio 2011 20:19
Re:
trixam, 14/01/2011 11.45:

Sergio Chiamparino dice al Riformista di essere «stufo del benaltrismo di una sinistra» che ormai ragiona «come se fosse fuori dal mondo reale». Sostiene che «in qualsiasi altro paese, Marchionne sarebbe stato accolto col tappeto rosso».

Allora Ghidella lo avrebbero beatificato.

Aggiunge che la posizione del Pd sul caso Fiat «rimane confusa». E parlando della classifica del Sole 24 ore sui sindaci più apprezzati, scandisce: «Renzi primo, io secondo. Sono un pensionando e lo dico con molta umiltà: è ora che il Pd inizi ad ascoltare davvero queste persone che hanno dimostrato di avere cultura di governo. Oppure l’unico requisito per entrare nel gruppo dirigente nazionale del partito è quello di non aver mai vinto un bel niente?».

Giusto, peccato che dimentica Veltroni. Plebisciti a Roma dove fu votato anche da persone di destra, peccato che alle elezioni nazionali fu una debacle.

Chiamparino, Berlusconi dice che se vince il «no» al referendum di Mirafiori, la Fiat farà bene ad andarsene. È d’accordo?
Se malauguratamente vincesse il no, il governo dovrebbe convocare un tavolo per trovare un rimedio. Anche se sarebbe molto difficile farlo. Come ha ben spiegato Marchionne, le auto che vanno vendute sulla “piazza” internazionale hanno bisogno di essere prodotte con modalità e tempi coerenti con la domanda dei mercati.

No. Le auto che vanno vendute sulla piazza internazionale devono essere innanzitutto auto. Non rientrano nella categoria: Duna, Multipla, Stilo, Brava. Quelle attuali sono state progettate prima dell'arrivo di Marchionne e, salvo qualche caso, non sono competitive perché inserite in produzione in ritardo rispetto ai concorrenti. Ma ragionare sul prodotto ogni tanto?


Come sta Torino a poche ore dal referendum di Mirafiori?
Mi creda, la gente è infastidita dal tentativo di politicizzare una questione sindacale, economica e sociale. E soprattutto la città sa che Marchionne è stato l’uomo che ha salvato il Gruppo Fiat e che, insieme agli enti locali, ha impedito la chiusura di Mirafiori.

Aggiungo ai salvatori della Fiat anche la mia famiglia con le tasse (rectius imposte, qualcuno dovesse infastidirsi) pagate da mio padre, ma credo anche da molte altre famiglie.

Visto l’acceso dibattito in corso tra i lavoratori, non le sembra di esagerare un po’?
Nel 2003-2004 Mirafiori era praticamente chiusa. Al punto che c’erano già alcune proposte per riconvertire quell’area persino in un mastodontico parco divertimenti. Una specie di Gardaland di Torino, non so se mi spiego. Quanto a Marchionne, rimane l’uomo che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata. Tornando a Mirafiori, c’è la possibilità storica non solo di portare quella produzione che là manca da vent’anni. Ma di farne un vero e proprio “hub” dell’innovazione per la mobilità sostenibile.

Il jts dell'alfa è un capolavoro di mobilità sostenibile. Consuma tre stazioni esso al km ed eroga una potenza inferiore ad un diesel di una berlina media tedesca.


Sembra una gigantesca réclame del sì, non trova?
Detto con la massima sincerità, io sono esterrefatto per tutte le polemiche su Marchionne. L’ad della Fiat sta solo proponendo un nuovo modo di lavorare. Nel settore del tessile e dell’alimentaristica lavorano così da vent’anni. Ma soprattutto sono senza parole perché, in qualsiasi altra parte del mondo, uno che mette sul tavolo un miliardo di investimenti sarebbe stato accolto col tappeto rosso.

serviranno anche a migliorare le rifiniture della tappezzeria?

Però non vorrà negare l’accordo prevede l’appesantimento dei carichi di lavoro.
L’appesantimento c’è e va compensato. Alzando i salari e coinvolgendo sempre di più il sindacato nelle decisioni dell’azienda.

tipo 30 euro lordi al mese?

Il modello tedesco.
Appunto. Se al referendum vince il sì, tutte le strade sono praticabili. Se passa il no, invece, si finirà tutti a fare i gatti neri in un gigantesco limbo. Dobbiamo metterci in testa che nelle relazioni industriali italiane c’è sempre questo gap di dieci anni che va colmato. Le faccio un esempio: se l’accordo del 1993 fosse stato fatto dieci anni prima, come proponevano Tarantelli, Modigliani e la Cisl, i lavoratori ne avrebbero guadagnato in diritti e in tutela del reddito. Oggi ci troviamo di nuovo a un bivio. Se non anticipiamo, finiremo per subire. Le vie sono due: votare sì al referendum per lasciare aperte tutte le strade e correggere in seguito tutte quelle criticità che ci sono nell’accordo. Oppure, se vince il no, tocca prepararsi al nulla.

Questo è molto condivisibile, però presuppone che la Fiat diventi competitiva nel lungo periodo.


Torniamo a Marchionne. Come giudica il fatto che, considerando le stock options, l’ad Fiat paga meno tasse dei suoi operai?
Tra Marchionne e un metalmeccanico c’è uno scarto troppo grande. Primo, per una ragione di natura morale, visto che chi guadagna di più dovrebbe versare dei contributi straordinari. Secondo, per una distorsione nel meccanismo delle stock options. Questo discorso però non vale solo per Marchionne, ma anche per moltissimi altri manager.

Questo è un tema sollevato da sinistra. Non sembra un aspetto di poco conto.
Io sono stufo di questo “benaltrismo” della sinistra, di questo modo di ragionare che alla sinistra ha provocato e sta provocando danni irreparabili. Ormai, a sinistra, è quasi sempre così. Il problema è sempre “ben altro”…

Iniziamo dalla Fiom. Ce l’ha con Landini?
Io non ce l’ho con Landini. Ma siamo seri, la torsione politica della Fiom è ormai una cosa scontata.

Ripone le sue speranze nella Camusso?
Tenuto conto dei vincoli che derivano dal peso della Fiom sull’intero sindacato, bisogna riconoscere che la Camusso si sta muovendo con saggezza. Se passano il sì al referendum e la sua linea di firmare, un minuto dopo si può porre il tema della rappresentanza sindacale che sta tanto a cuore alla Cgil.

Dal “benaltrismo” al “maanchismo” di cui è stato accusato il suo partito, il Pd, sul caso Mirafiori. Deluso?
Se fossi stato il segretario del Pd avrei detto le stesse cose che sto dicendo adesso. Tiri le somme e veda lei se sono deluso o no. Io mi rendo conto che il leader di un partito come il nostro senta la necessità di provare a tenere “tutti dentro”. Ma alcune cose non sono chiare. L’approccio del Pd alla questione Fiat è stato all’insegna di una grande incertezza. Oggi, da quell’incertezza, è scaturita la linea del dire «sì agli investimenti» e no a tutto il resto.

Il sospetto del “ma anche”, appunto.
Il problema è che mi devono spiegare come il sì agli investimenti può convivere col fatto che il responsabile Economia del partito, Stefano Fassina, continui a parlare di «accordo regressivo». Di regressivo, in questa storia, ci sono soltanto le attuali relazioni sindacali che il Pd continua inspiegabilmente a difendere. Le stesse che hanno contribuito a portare a meno salari per i lavoratori e meno produttività per le aziende.

Mai parlare di qualità del prodotto, non sia mai!!!

Sta dicendo che il Pd è fuori dalla realtà dell’anno 2011?
Oltre al benaltrismo della sinistra, il Pd ha un altro grave problema. Sembra infatti che questo partito sia prigioniero di un diaframma invisibile che ci ributta addosso tutte le nostre parole. E la Fiat, purtroppo, è soltanto uno dei temi sui quali potremmo sfondare e invece andiamo all’indietro. Perché una sinistra che non pensa a prospettive di crescita che siano fuori dall’ombrello della spesa pubblica è una sinistra fuori dal mondo. Le faccio un esempio?

Prego.
Vorrei rivolgere un quesito all’amico Vendola. È più “di sinistra” tenere il 60 per cento delle società ex municipalizzate e conservare le poltrone? Oppure mantenere il controllo di quelle aziende limitandosi al 30 per cento e col ricavato dell’altro 30 costruire gli asili nido? Io credo che sia più di sinistra la seconda opzione. Certo, bisogna rinunciare a qualche poltrona per aumentare i servizi per i cittadini.

Vorrei sapere al comune di Torino come funzionano le cose,lo dico sinceramente.

Chiamparino, sia sincero. Con queste parole sta pensando ad “altre” prospettive politiche?
Per me mancano quattro mesi all’alba, e cioè alla fine del mandato. Il mio obiettivo è la scadenza pensionistica di luglio, alla quale arriverò finendo di pagare il riscatto degli anni dell’università.

E la sua intenzione di candidarsi alle primarie per la premiership?
Le faccio una rivelazione. Ho deciso di ascoltare i consigli di Beppe Severgnini. Quando finirò di fare il sindaco, mi metterò “a disposizione”. Valuterò le eventuali proposte non necessariamente nell’ambito della politica di chi me ne farà, di chi sente di aver bisogno di un’esperienza come la mia.

Ne sta già valutando qualcuna?
Niente di particolare, per ora.

Secondo lei, il Pd tenterà di ridimensionare le primarie?
Per me le primarie non hanno una funzione salvifica. Ma non capisco davvero che bisogno c’è di farne a meno. Viene il sospetto che le si vogliano accantonare per tentare di coinvolgere qualche possibile alleato che, in realtà, non ci sta neanche a sentire.

Si riferisce a Casini?
L’idea secondo cui per fare un’alleanza con l’Udc bisogna mettere in discussione noi stessi non la capisco affatto.

Io si, l'Unione Dei Carcerati non è il massimo per fare una riforma della giustizia o per fare le liberalizzazioni.

Renzi primo. Lei, secondo, ha raggiunto il podio per il decimo anno consecutivo. De Luca terzo. Tre piddì guidano la classifica del sindaci del Sole24 ore.
Renzi è uno su cui puntare per il futuro. Detto questo, visto che io sono un pensionando, vorrei umilmente chiedere ai vertici del Pd: non sarebbe il caso di ascoltare e coinvolgere un po’ di più questo pezzo di partito che sul territorio ha dimostrato di avere capacità di governo? In caso contrario, inizierei a sospettare che il requisito necessario per entrare nel gruppo dirigente nazionale del nostro partito sia il non aver vinto mai niente.

Vale quanto detto sopra su Veltroni.

Pensa forse a un congresso straordinario?
Ai congressi non ci credevo nemmeno quando servivano a discutere e non solo a contare delle tessere. Io chiedo soltanto che questo partito, una buona volta, impari a fare chiarezza. E a stare se possibile nel mondo reale, non al di fuori.

Dal riformista




trixam
00venerdì 14 gennaio 2011 20:45
Re: Re:
JuanManuelFangio, 14/01/2011 20.19:








Quindi non bisognerebbe candidare nemmeno Vendola che i plebisciti in puglia non li ha mai avuti?
Il comune di torino è un modello di buona gestione. Non ha mai avuto mezza giunta sotto inchiesta e non ha mai dovuto dire "io non sapevo nulla, quei dirigenti non li conosco".


JuanManuelFangio
00venerdì 14 gennaio 2011 21:07
Re: Re: Re:
trixam, 14/01/2011 20.45:




Quindi non bisognerebbe candidare nemmeno Vendola che i plebisciti in puglia non li ha mai avuti?
Il comune di torino è un modello di buona gestione. Non ha mai avuto mezza giunta sotto inchiesta e non ha mai dovuto dire "io non sapevo nulla, quei dirigenti non li conosco".






No no, aspetta. Prima che parta la polemica, voglio solo dire che una cosa è vincere alle comunali, un'altra è alle politiche. Nulla di diverso da ciò che sostieni anche tu. Il discorso sulla selezione della leadership in base alle vittorie elettorali, così come fatta da Chiamparino, non sta in piedi. Veltroni e Rutelli ne sono esempi palesi.
Vendola ha già fatto un mezzo miracolo a vincere la prima volta in Puglia, regione feudo del ras Fitto (padre e figlio), battendo anche il candidato di D'Alema, quindi non lo considererei uno dei "perdenti".
La verità è che il csx ha perso le elezioni proprio con gli ex sindaci che tanto bene in termini elettorali hanno fatto nelle rispettive città, mentre ha vinto con Prodi che, a parte le politiche, davvero non ha mai vinto altro.
E comunque Chiamparino fu indagato nel 2002 per quella storia dei contributi elettorali, e la celebre frase: "non conosco quell'uomo" l'ha pronunciata anche lui agli imprenditori che l'accusavano.


trixam
00venerdì 14 gennaio 2011 22:00
Re: Re: Re: Re:
JuanManuelFangio, 14/01/2011 21.07:




No no, aspetta. Prima che parta la polemica, voglio solo dire che una cosa è vincere alle comunali, un'altra è alle politiche. Nulla di diverso da ciò che sostieni anche tu. Il discorso sulla selezione della leadership in base alle vittorie elettorali, così come fatta da Chiamparino, non sta in piedi. Veltroni e Rutelli ne sono esempi palesi.
Vendola ha già fatto un mezzo miracolo a vincere la prima volta in Puglia, regione feudo del ras Fitto (padre e figlio), battendo anche il candidato di D'Alema, quindi non lo considererei uno dei "perdenti".
La verità è che il csx ha perso le elezioni proprio con gli ex sindaci che tanto bene in termini elettorali hanno fatto nelle rispettive città, mentre ha vinto con Prodi che, a parte le politiche, davvero non ha mai vinto altro.
E comunque Chiamparino fu indagato nel 2002 per quella storia dei contributi elettorali, e la celebre frase: "non conosco quell'uomo" l'ha pronunciata anche lui agli imprenditori che l'accusavano.





Un paio di piccole differenze. Prodi ha sfidato Berlusconi nel 1996 quando il cav era al massimo della sua debolezza politica e nel 2006 alla fine di un periodo di governo di berlusconi che era stato quasi completamente disastroso, con la crescita ferma allo zero per quattro anni. Ed entrambe le volte sono state vittorie di Pirro, dopo le quali è andato a casa dopo due anni.
Rutelli ha sfidato Berlusconi alla fine del governo di centrosinistra raccogliendo l'eredità disastrosa dei governi d'alema e senza essere alleato con i rifondaroli e perse per soli 400.000 voti.
Veltroni ha sfidato B nel 2008 al termine del suicidio del governo prodi, ed ha ottenuto il più grande risultato di un partito di sinistra nella storia d'italia, il 33%.
In contesti del tutto sfavorevoli, hanno fatto meglio di Prodi in termini di voti e solo per le circostanze esterne non sono andati al governo.

Su Chiamparino lui non conosceva davvero, infatti l'indagine è stata archiviata senza nessun addebito.
In più Chiamparino ha gestito le olimpiadi invernali del 2006, l'unico grande evento italiano di questi anni filato via senza una sola inchiesta o irregolarità.

Mica era il vicepresidente della sua giunta che non conosceva.
Mica erano i direttori sanitari che aveva nominato che non conosceva.
Mica era la tangentopoli nella sanità della sua regione provocata dalle persone di cui sopra di cui non sapeva nulla.
JuanManuelFangio
00venerdì 14 gennaio 2011 22:13
Re: Re: Re: Re: Re:
trixam, 14/01/2011 22.00:



Un paio di piccole differenze. Prodi ha sfidato Berlusconi nel 1996 quando il cav era al massimo della sua debolezza politica e nel 2006 alla fine di un periodo di governo di berlusconi che era stato quasi completamente disastroso, con la crescita ferma allo zero per quattro anni. Ed entrambe le volte sono state vittorie di Pirro, dopo le quali è andato a casa dopo due anni.
Rutelli ha sfidato Berlusconi alla fine del governo di centrosinistra raccogliendo l'eredità disastrosa dei governi d'alema e senza essere alleato con i rifondaroli e perse per soli 400.000 voti.
Veltroni ha sfidato B nel 2008 al termine del suicidio del governo prodi, ed ha ottenuto il più grande risultato di un partito di sinistra nella storia d'italia, il 33%.
In contesti del tutto sfavorevoli, hanno fatto meglio di Prodi in termini di voti e solo per le circostanze esterne non sono andati al governo.

Su Chiamparino lui non conosceva davvero, infatti l'indagine è stata archiviata senza nessun addebito.
In più Chiamparino ha gestito le olimpiadi invernali del 2006, l'unico grande evento italiano di questi anni filato via senza una sola inchiesta o irregolarità.

Mica era il vicepresidente della sua giunta che non conosceva.
Mica erano i direttori sanitari che aveva nominato che non conosceva.
Mica era la tangentopoli nella sanità della sua regione provocata dalle persone di cui sopra di cui non sapeva nulla.



Mi risulta che fu archiviata quella del cimitero non quella dei rimborsi elettorali. In ogni caso Prodi le vinse le elezioni, Rutelli e Veltroni no. Poi se li consideri un modello di sinistra vincente....

giusperito
00venerdì 14 gennaio 2011 22:17
Personalmente credo che la vittoria di Prodi sia stata anche la conseguenza di una particolare vocazione moderata del personaggio. Il limite strutturale del Pd è l'incapacità di avere un linea del segretario. Ci vuole un nome capace di dettare una linea netta. In questo il nome di Vendola vincente alle primarie potrebbe essere un'occasione per la fine dei dissidi palesi, ma sarebbe sicuramente un'autostrada per la vittoria di B. Non credo che V. abbia il tempo necessario per mostrarsi moderato come e quanto desidera. Anche un'eventuale leadership di Chiamparino sarebbe troppo debole. L'alternativa, secondo me, è il papa straniero.
JuanManuelFangio
00venerdì 14 gennaio 2011 22:19
Re:
giusperito, 14/01/2011 22.17:

Personalmente credo che la vittoria di Prodi sia stata anche la conseguenza di una particolare vocazione moderata del personaggio. Il limite strutturale del Pd è l'incapacità di avere un linea del segretario. Ci vuole un nome capace di dettare una linea netta. In questo il nome di Vendola vincente alle primarie potrebbe essere un'occasione per la fine dei dissidi palesi, ma sarebbe sicuramente un'autostrada per la vittoria di B. Non credo che V. abbia il tempo necessario per mostrarsi moderato come e quanto desidera. Anche un'eventuale leadership di Chiamparino sarebbe troppo debole. L'alternativa, secondo me, è il papa straniero.




Condivido quasi tutto l'intervento ma il papa straniero pagherebbe una debolezza strutturale, ovvero il non avere un partito alla base. Prodi docet
giusperito
00venerdì 14 gennaio 2011 22:23
Non ti permetto di condividere...

Un papa straniero nel Pd non nella coalizione..
JuanManuelFangio
00venerdì 14 gennaio 2011 22:29
Re:
giusperito, 14/01/2011 22.23:

Non ti permetto di condividere...

[SM=x43636]


Un papa straniero nel Pd non nella coalizione..




Non ci avevo pensato. Tipo?
giusperito
00venerdì 14 gennaio 2011 22:31
Mo' vuoi troppo..
Si parlava di Profumo (un po' mi convinceva)..
JuanManuelFangio
00venerdì 14 gennaio 2011 22:46
Re:
giusperito, 14/01/2011 22.31:

Mo' vuoi troppo..
Si parlava di Profumo (un po' mi convinceva)..




...o Zaccheroni. Anche Zidane non sarebbe male.
giusperito
00sabato 15 gennaio 2011 00:22
Zidane non allena.. Zaccheroni è in Giappone.. potresti andare tu con la tua simpatia potresti concorrere su Silvio
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