La foto che ha vinto il Pulitzer 2012 - ATTENZIONE immagine shockante all'interno!

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Paperino!
00mercoledì 18 aprile 2012 19:14




Una bambina di 12 anni che urla in mezzo a corpi insanguinati, molti dei quali sono di bambini. È questa la fotografia che si è aggiudicata il prestigioso premio Pulitzer di quest'anno nella categoria "photography breaking news". Autore dello scatto è il 30enne afgano Massoud Hossaini, che lavora per l'agenzia France Presse e per cui stava coprendo la processione sciita del 6 dicembre scorso durante la quale un kamikaze si è fatto esplodere in mezzo a centinaia di persone. Si tratta del più sanguinoso attentato dopo quello contro l'ambasciata indiana del 2008, che ha visto la morte di circa 70 persone.





L'orrore, in una sola immagine.

Niña de Luna
00mercoledì 18 aprile 2012 19:54
Dio santo...
gegge82
00mercoledì 18 aprile 2012 20:22
Qui ci sarebbe da intavolare una discussione sul diritto di cronaca (non so se è corretto ricomprendere anche la modalità fotografica)
PERSONALMENTE ho delle perplessità sull'opportunità di pubblicare o anche semplicemente solo di scattare una fotografia in un momento del genere. Un po' come settimane fa la foto di quell'asiatico che per la sua causa si dette fuoco , non so se l'avete vista.
Mi farebbe piacere leggere le motivazioni che hanno giustificato la vittoria del premio, se si riferiscono al carpe diem del momento, agli effetti che ha prodotto nell'opinione pubblica in merito alla causa oppure altro.
Anticipo chi la pensa diversamente da me chiarendo che non sono contro il mostrare le cose , la realtà , anche quando essa è così orribile. A me , personalmente , ripeto , questa scena è solo dolore e chi ha la macchina fotografica in mano avrebbe dovuto invece correre ad abbracciare e sostenere la donna , per essere ritenuto meritevole di un qualche premio.
Per il resto l'opinione pubblica si puo' sensibilizzare ad una causa anche in altri modi , meno spettacolari ma necessariamente più costanti e forse per questo meno interessanti.





Giubo
00giovedì 19 aprile 2012 19:08
è un bene o un male?io dico che è giusto mostrare anche il lato piu'cruento delll'orrore,purchè all'indignazione segua la reazione
VincenzoP@
00sabato 21 aprile 2012 12:47
è giusto, perchè nella nostra vita quotidiana di occidentali "fortunati" è forse l'unico modo per far arrivare una piccola parte dell'orrore e della sofferenza che impera nell'altra metà del mondo. E se rovina l'appetito a qualcuno è una conseguenza che sono disposto a tollerare, un'immagine vale più di mille parole, arriva diretta e lascia il segno. E per una volta tanto, non possiamo fare finta di niente e voltarci dall'altra parte.
--letizia22--
00sabato 21 aprile 2012 14:06
non so perche' ma il mio sguardo e' caduto sul neonato con la tutina gialla capovolto...cmq, condivido l'opportunita' della foto, anche cosi si fa la storia.
orny985
00sabato 21 aprile 2012 14:13
Sconvolta!!

mi chiedo, forse inutilmente: Ma gli altri "uomini", soprattutto coloro che causano tutto questo, non si addolorano? non hanno minimanente il pensiero di voler finire queste cavolo di guerre?? che a niente portano...se non a questo!!

Concordo sul dover diffondere queste scene, per scuotere chi contribuisce a questo scempio, ma si tappa gli occhi, e chi non sa... perchè questa realtà non è così distante da noi!
lucia.17
00sabato 21 aprile 2012 15:01
Re:
gegge82, 18/04/2012 20.22:

Qui ci sarebbe da intavolare una discussione sul diritto di cronaca (non so se è corretto ricomprendere anche la modalità fotografica)
PERSONALMENTE ho delle perplessità sull'opportunità di pubblicare o anche semplicemente solo di scattare una fotografia in un momento del genere. Un po' come settimane fa la foto di quell'asiatico che per la sua causa si dette fuoco , non so se l'avete vista.
Mi farebbe piacere leggere le motivazioni che hanno giustificato la vittoria del premio, se si riferiscono al carpe diem del momento, agli effetti che ha prodotto nell'opinione pubblica in merito alla causa oppure altro.
Anticipo chi la pensa diversamente da me chiarendo che non sono contro il mostrare le cose , la realtà , anche quando essa è così orribile. A me , personalmente , ripeto , questa scena è solo dolore e chi ha la macchina fotografica in mano avrebbe dovuto invece correre ad abbracciare e sostenere la donna , per essere ritenuto meritevole di un qualche premio.
Per il resto l'opinione pubblica si puo' sensibilizzare ad una causa anche in altri modi , meno spettacolari ma necessariamente più costanti e forse per questo meno interessanti.









credo che "l'artista" vero, in questo caso il fotografo,non riesca a trattenersi. Così come sente il bisogno di immortalare con la sua macchina un tramonto o il mare fa lo stesso anche davanti alla morte.
Ciò non toglie che abbia potuto aiutare la donna prima o dopo lo scatto secondo me [SM=x43799]
...Leon...
00venerdì 27 aprile 2012 16:13


Che fine ha fatto il piccolo nella famosa foto dal Sudan, premio pulitzer del 1994, stremato dalla siccità e sull’orlo della morte?

El Mundo ha fatto un viaggio. E’ volato fino in Sudan per trovare il soggetto della famosa foto di Kevin Carter, Bambina in agonia, scattata nel 1993. La foto non ha bisogno di presentazioni, e simboleggia in maniera ben più forte di qualsiasi parola la drammaticità della situazione africana, piagata dalla fame e distrutta dalla siccità.

OMISSIONE DI SOCCORSO – Al tempo della foto, il fotografo fu duramente criticato. La foto vinse il premio Pulitzer nel 1994, ma poi Carter si suicidò. “Perchè, invece di fotografare, non aiutò il bambino in difficoltà?”. El Mundo, per dare la risposta a questa domanda, ha prima analizzato la foto in profondità, e poi ha viaggiato in Sudan.

La creatura nella foto porta sulla sua mano destra una polsiera di plastica della locale missione Onu, installata in quei giorni. Se si osserva la foto in alta risoluzione si può leggere, scritto in lettere azzurre, il codice “T3″.

Ed ecco la rivelazione: il fotografo non scappò via lasciando il bambino al suo destino, tutt’altro.

Carter fu criticato per non aver aiutato il bambino e il mondo lo diede per morto proprio perchè Carter non lo aveva visto morire, scattò la foto e se ne andò pochi minuti dopo. La realtà è che era già registrato presso l amissione Onu, nella quale lavoravano infermieri francesi della Ong Medici del Mondo. Florence Mourin coordinava il lavoro in quell’ospedale improvvisato: “Si usavano due lettere: “T”, per la malnutrizione severa, ed “S”, per chi necessiva solo alimentazione supplementare. Il numero indica l’ordine di entrata al centro di nutrizione”: Così, il bambino fu il terzo ad entrare nel centro, sopravvisse alla carestia, all’avvoltoio e ai peggiori presagi dei lettori occidentali.

MORTO ALTRIMENTI – El Mundo è volato fino in Sudan per incontrarlo. Ma non l’ha trovato.

Con questa premessa, e la possibilità che il bambino di allora fosse ancora vivo, abbiamo viaggiato verso Ayod dopo 18 anni per ricostruire la storia di quella fotografia. Dopo varie riunioni con decine di abitanti della cittadina, una donna chiamata Mary Nyaluak diede la prima pista sul destino della misteriosa creatura. “Era un bambino, e non una bambina. Si chiamava Kong Nyong, e vive fuori dall’abitato”. Dopo due giorni, abbiamo rintracciato la famiglia del piccolo, il quale padre ha identificato il bambino e ha confermato che si rimise dopo la denutrizione, ma morì quattro anni dopo di febbre”.

Almeno ora il fotografo potrà essere parzialmente scagionato.
Paperino!
00venerdì 27 aprile 2012 18:33
Non mi è ben chiara una cosa: se faceva già parte di un programma Onu e c'erano dei dottori che lo seguivano, cosa ci faceva da solo, per terra, con un avvoltoio che lo "aspetta"?
E' stato messo lì apposta per scattare quella foto?

E non capisco nemmeno "l'ironia" del fotografo scagionato...forse che se il bambino fosse morto in quella circostanza la sua azione sarebbe stata più grave...mentre morendo dopo diventa più lieve?

Tuttavia nemmeno condivido la ferocia delle critiche. La maggior parte di coloro che criticano, nemmeno ci sono mai andate in Africa, né per aiutare concretamente né per testimoniare la realtà con una foto.
E' troppo facile dire, commentare, giudicare l'operato o le omissioni altrui, ma chi parla dov'era?
Con questo non voglio dire che io avrei agito allo stesso modo, dico solo che si tratta di una realtà che non conosco e faccio una enorme fatica mentale anche solo ad immaginare.

Non parliamo di un bambino che, occasionalmente, vedi ai margini di una strada, solo e in difficoltà, in una nostra città...parliamo di un mondo, di zone in cui va così in maniera sistematica... Se tu vai lì a fare foto, puoi anche aiutare un bambino, due, 3, 10, ma quanti ne vedi che non puoi aiutare? E sei il responsabile?
E' tua la responsabilità?
E se il tuo "compito", quello che ti aveva indotto ad intraprendere il viaggio, era fotografare una realtà e trasmetterla, documentarla, denunciarla...trovatoti poi dinanzi alla realtà, devi abbandonare il proposito e trasformare la tua missione in una missione umanitaria, altrimenti smetti di essere un uomo?
E perché chi è proprio rimasto a casa, e non ha fatto altro che criticare una foto, per poi passare al canale successivo, sarebbe più uomo?

Credo che la realtà sia un po' meno facile da giudicare..
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