La Società Liquida

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Un_Minollo
00lunedì 18 ottobre 2010 14:29
Ecco perché chi ha talento
oggi fa fatica a emergere


di FRANCESCO ALBERONI


Ci sono dei luoghi in cui, per un certo periodo, fioriscono i geni, in seguito torna la mediocrità. Atene fra il 450 e il 350 ospitava figure come Socrate, Platone e Aristotele, poi nulla. L'Italia ha avuto lo splendore del Rinascimento, poi le occupazioni straniere e la decadenza. Alla fine del secolo a Vienna c'erano Freud, Klimt, Mahler poi il deserto. In Francia negli anni Sessanta e Settanta Sartre, Simon de Beauvoir, Levy Strauss, Barthes. Oggi non c'e più nessuno come loro. In tutta Europa la cultura sembra avvizzita.

Perché? Perché non nascono più persone di genio oppure perché il nuovo ambiente non le aiuta a crescere, ad affermarsi, ma le ostacola e valorizza altri tipi di personaggi? Io credo che sia questa la vera causa. Quand'è che fioriscono i geni? Quando la società ha slancio, ottimismo, fame di futuro e quindi di persone competenti e geniali. Come in Italia nel dopoguerra, quando tutti volevano lasciarsi alle spalle la miseria e creare prosperità. Ed erano pronti a lavorare duramente, a prodigarsi. Gli operai lottavano per diventare piccoli imprenditori, gli studenti facevano a gara per sapere di più. I più bravi erano subito richiesti dalle imprese. In una piccola città come Pavia gli studenti universitari più brillanti erano conosciuti da tutti e ricercati dalle ragazze.

Poi è venuta la globalizzazione e una crisi dei sentimenti morali collettivi. Abbiamo una popolazione invecchiata, una economia stagnante, una scuola scadente, una università satellite di quelle anglosassoni, con studenti che non hanno più la passione del sapere. Fra cui si è radicato il devastante convincimento che chi fa bene, chi si prodiga, chi lavora duramente, chi merita, non verrà ricompensato, non avrà successo. Mentre riuscirà chi è spregiudicato, chi appare in televisione, chi trova protezioni politiche.

Si è diffusa l'idea che siamo in una «società liquida» in cui non conta ciò che hai fatto, non valgono la lealtà, la parola data. Cosa non vera perché se non resistessero questi valori la società smetterebbe di funzionare. E anche nel lavoro vediamo che i giovani preparati, pronti a lavorare e ad adattarsi, lo trovano. Ma con più fatica. Come fa più fatica chi ha grandi doti e si trova in un ambiente culturale che non lo aiuta e non lo capisce. Per riuscire deve avere una grande fede, un grande ideale e una fiducia di fondo nella natura umana per vincere ogni giorno la sfiducia, il cinismo, l'indifferenza di chi lo circonda.


http://www.corriere.it/editoriali/alberoni/10_ottobre_18/alberoni_1092c244-da7c-11df-b6f8-00144f02aabc.shtml
lucas22
00lunedì 18 ottobre 2010 14:36
parzialmente è cosi.

sissy forte
00giovedì 21 ottobre 2010 22:43
Alberoni [SM=x43653] Al liceo era diventato un incubo [SM=x43628]


Entrando nel merito del discorso, mi trovo piuttosto d'accordo.
Siamo una società decadente, in cui ogni slancio in avanti sbatte contro un muro di rassegnazione, disincanto e cinismo.
Quando la fiducia si tramuta in illusione, ogni sforzo diventa una perdita di tempo da irridere. Perchè se pensi che niente possa cambiare, chi tenta di farlo non puo' che apparire ridicolo.
Merito, impegno, dignità, lealtà, coerenza...balocchi per bimbi ingenui.
Ma forse è proprio questo che dovremmo riconquistare. Un po' di ingenuità. Un po' di candore.
Un_Minollo
00venerdì 22 ottobre 2010 12:58
Re:
sissy forte, 21/10/2010 22.43:

Alberoni [SM=x43653] Al liceo era diventato un incubo [SM=x43628]


Entrando nel merito del discorso, mi trovo piuttosto d'accordo.
Siamo una società decadente, in cui ogni slancio in avanti sbatte contro un muro di rassegnazione, disincanto e cinismo.
Quando la fiducia si tramuta in illusione, ogni sforzo diventa una perdita di tempo da irridere. Perchè se pensi che niente possa cambiare, chi tenta di farlo non puo' che apparire ridicolo.
Merito, impegno, dignità, lealtà, coerenza...balocchi per bimbi ingenui.
Ma forse è proprio questo che dovremmo riconquistare. Un po' di ingenuità. Un po' di candore.



ti sto quotando di nuovo nell'arco di poche ore...non è che mi ti monti la testa? [SM=x43636]

Scherzi apparte, sono d'accordo con te...Siamo giunti alla mercificazione, banalizzazione, demolizione del sogno. Non c'ero, e non mi reputo un retorico, ma lo penso: un tempo anche sognare era diverso. E, sembra paradossale, ma basta studiare la Storia (non solo dai libri). Un tempo sogno e progetto non erano due cose scisse. Oggi spesso lo sono e, soprattutto fra i giovani come me, c'è chi sogna perchè non vuole o non sa progettare. Oggi il sognare è la scorciatoia, non più l'imput; lo si è ridotto al banale protagonista di canzoni e storielle idiote, un concetto edulcorato proprio a causa dell'incapacità di far si che il sogno viva con e contro il reale. E naturalmente la colpa è proprio di quest'ultimo. Sono così tanti i problemi che caratterizzano la nostra vita quotidiana e la vita della nostra epoca che non c'è quasi più tempo per sognare. D'altronde qual'è il senso di appellarsi ad un'essenza così pulita come il sogno in un'epoca democratica solo a parole, dov'è la meritocrazia fa rima con nostalgia? Questo pessimismo non è quello che ci meritiamo: è logica reazione di quello che viviamo. Alberoni scrive: "Per riuscire deve avere una grande fede, un grande ideale e una fiducia di fondo nella natura umana per vincere ogni giorno la sfiducia, il cinismo, l'indifferenza di chi lo circonda." ma poco prima parlà anche di chi è bravo, ma capace di adattarsi. Che significa adattarsi? A cosa? Alla decadenza? Alla società liquida? Salvare se stessi in questo modo è possibile...ma come ci possiamo salvare tutti da questo cinismo enorme?


sissy forte
00venerdì 22 ottobre 2010 13:20
Re: Re:
Un_Minollo, 22/10/2010 12.58:



ti sto quotando di nuovo nell'arco di poche ore...non è che mi ti monti la testa? [SM=x43636]

Scherzi apparte, sono d'accordo con te...Siamo giunti alla mercificazione, banalizzazione, demolizione del sogno. Non c'ero, e non mi reputo un retorico, ma lo penso: un tempo anche sognare era diverso. E, sembra paradossale, ma basta studiare la Storia (non solo dai libri). Un tempo sogno e progetto non erano due cose scisse. Oggi spesso lo sono e, soprattutto fra i giovani come me, c'è chi sogna perchè non vuole o non sa progettare. Oggi il sognare è la scorciatoia, non più l'imput; lo si è ridotto al banale protagonista di canzoni e storielle idiote, un concetto edulcorato proprio a causa dell'incapacità di far si che il sogno viva con e contro il reale. E naturalmente la colpa è proprio di quest'ultimo. Sono così tanti i problemi che caratterizzano la nostra vita quotidiana e la vita della nostra epoca che non c'è quasi più tempo per sognare. D'altronde qual'è il senso di appellarsi ad un'essenza così pulita come il sogno in un'epoca democratica solo a parole, dov'è la meritocrazia fa rima con nostalgia? Questo pessimismo non è quello che ci meritiamo: è logica reazione di quello che viviamo. Alberoni scrive: "Per riuscire deve avere una grande fede, un grande ideale e una fiducia di fondo nella natura umana per vincere ogni giorno la sfiducia, il cinismo, l'indifferenza di chi lo circonda." ma poco prima parlà anche di chi è bravo, ma capace di adattarsi. Che significa adattarsi? A cosa? Alla decadenza? Alla società liquida? Salvare se stessi in questo modo è possibile...ma come ci possiamo salvare tutti da questo cinismo enorme?






Il richio c'è...sono naturalmente predisposta alla megalomania.


Cacchiate a parte, l'ultima domanda mi ha fatto venire in mente un passo di Calvino. Forse è poco attinente, ma è la prima cosa a cui ho pensato.
"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
Astronascente86
00venerdì 22 ottobre 2010 17:53
Come non essere d' accordo.
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